ZAMPOGNARI: DA DOVE VENGONO E COSA RAPPRESENTANO

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Gli zampognari appartengono ad una tradizione antichissima. Sono conosciuti in primis per la zampogna, lo strumento che suonano e da cui deriva anche il loro nome. Ma anche per essere diventati un simbolo del Natale. Ma quali sono le loro origini? Perché ancora oggi suonano per le vie del centro e cosa rappresentano?

DOVE SONO NATI GLI ZAMPOGNARI

È dalla zampogna che nascono gli zampognari, pastori delle montagne che con pantaloni corti e un mantello scuro, ogni Natale, sogliono vagare per le vie del centro e deliziare con armonia le giornate di dicembre.

La storia degli zampognari così come li conosciamo oggi è riconducibile al XVIII secolo, quando Sant’Alfonso de Liguori, teologo e dottore della chiesa napoletana, compose il noto canto Tu scendi dalle stelle, adattando la melodia a quelle udite dalle zampogne suonate dai pastori in Abruzzo.

È pertanto auspicabile che sia proprio l’Abruzzo la regione madre degli zampognari, dove la transumanza e i pascoli sono un simbolo locale.

QUANDO VENGONO GLI ZAMPOGNARI

Gli zampognari ai giorni d’oggi riempiono le viuzze e i vicoli dei borghi italiani durante le festività di Natale. In particolar modo, lo zampognaro annuncia la venuta del Signore, ed è anche per questo che il pastore con la zampogna è rappresentato anche nei presepi.

Gli zampognari a Napoli cominciavano ad arrivare in città dal 25 di novembre, scandendo ogni giorno del calendario dell’avvento fino al 24 di dicembre.

Con particolare enfasi, i musicisti si concentravano nei giorni della Novena dell’Immacolata Concezione, ossia il periodo che antecede l’Annunciazione del concepimento della Vergine Maria.

La tradizione vuole che i musicisti proseguano di soglia in soglia per annunciare l’imminenza della venuta di Gesù bambino.

Tuttavia, in antichità, la festività coincideva con il Solstizio d’inverno, giorno dedicato alla divinità solare pagana Sol Invictus. La zampogna in quel giorno riecheggiava per accogliere la rinascita del sole. La celebrazione in epoca cristiana fu assorbita e cristianizzata per dar vita al Natale.

PERCHÈ SI CHIAMA ZAMPOGNA

Lo strumento suonato dagli zampognari ha un’origine etimologica particolare. In antichità e nelle diciture poetiche si incontra con il nome di sampógna. La radice latina invece è symphonia che proviene dal greco, συμϕωνία, ovvero concerto, accordo o per l’appunto sinfonia.

La zampogna tuttavia era utilizzata in Italia dai pastori che durante la transumanza richiamavano a loro le greggi. Pertanto, almeno in origine, lo strumento aveva ricoperto un ruolo più vicino all’intrattenimento del pubblico. Anche se nel nostro Paese diventò caratteristico per il richiamo dei pascoli.

ORIGINI DELLA ZAMPOGNA

Le origini della zampogna affondano le loro radici nella cultura ellenica. Nella mitologia greca infatti era il dio Pan ad essere rappresentato con l’omonimo flauto.

Lo strumento musicale somigliava più ad una zampogna, simbolo che raffigurava, in senso metaforico, l’unione tra due distinti elementi che si attraggono: il femminile e il maschile.

La divinità delle montagne e della vita agreste, sotto forma di fauno con corna aguzze e zampe caprine, simboleggiava il protettore dei pascoli e degli animali domestici.

Lo strumento, ricavato da canne ottenute da legno di olivo o di bosso, venne innestato in una sacca di pelle, ovvero una camera d’aria per l’insufflazione. In questo modo ebbe origine la zampogna che viene ritrovata anche durante l’impero romano e nel mondo dei latini sotto il nome di utricularis.

Giunse dall’oriente e conquistò l’antica Roma, a tal punto da convincere l’imperatore Nerone a imparare a suonarlo. Secondo una leggenda fu proprio l’imperatore a diventare tra i primi zampognari d’Italia.

DIFFERENZA TRA ZAMPOGNA E CORNAMUSA

Sebbene possano sembrare identici, in realtà la zampogna e la cornamusa sono strumenti differenti. Oggi per le strade è possibile vedere zampognari che suonano anche le cornamuse, ma in origine non era così.

Contrariamente alla cornamusa, la zampogna è munita di due canne melodiche, le quali al loro interno possono avere un’ancia singola o doppia. Le due canne sono impiegate con due mani differenti. L’unica canna melodica nella cornamusa invece è suonata con due mani. Entrambi gli strumenti hanno canne innestate in una sacca di pelle di pecora. (nonsprecare)