La Direzione Generale per il coordinamento delle Politiche di Coesione del Ministero della Giustizia ha promosso un progetto sperimentale che ha come obiettivo sperimentare nuovi modelli di lavoro e inclusione attiva delle persone in esecuzione penale.
ll Progetto è realizzato con il cofinanziamento del Programma Operativo Nazionale PON Inclusione 2014-2020, del Fondo sociale europeo (FSE) e vede Regione Puglia come Lead partner.
La strategia alla base del progetto punta al rinnovo dell’attuale modello del lavoro penitenziario e alla trasmissione di nuove competenze per garantire continuità lavorativa al momento del ritorno in libertà.
La sperimentazione del modello sarà condotta nei settori della produzione agricola e della falegnameria e in particolare in Puglia, sarà svolta un’azione specifica presso la falegnameria della -Casa Circondariale “N.C” di Lecce (in rete con la Casa di Reclusione di Sulmona).
Nella Casa Circondariale verrà avviata una vera e propria “azienda” per arredi con la definizione di uno specifico modello di business e un’attività di formazione per i detenuti coinvolti.
Per l’attuazione del progetto, la Regione Puglia ha siglato due Accordi di Cooperazione: con Arti (Agenzia Regionale per l’Innovazione Tecnologica) e con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) che svolgeranno, per le due distinte filiere, analisi e definizione dei fabbisogni funzionali alla implementazione dei processi produttivi.
Recenti studi dimostrano che il tasso di recidiva è molto inferiore nei soggetti che durante il periodo di esecuzione della pena abbiano avuto l’opportunità di svolgere attività formative e lavorative. Ciò è determinato, prevalentemente, dal reinserimento nel tessuto produttivo conseguente all’acquisizione di professionalità richieste dal mercato del lavoro.
Il progetto, pertanto, prevede una razionalizzazione dell’attuale sistema delle lavorazioni, valorizzandone le potenzialità e introducendone delle nuove. Il fine è trasmettere ai detenuti le competenze e le professionalità necessarie a garantir loro una continuità lavorativa nel momento del ritorno in libertà.
Il progetto mira, inoltre, ad incentivare la dimensione lavorativa come alternativa concreta al reato, a partire dalla fase della detenzione (quale elemento di rieducazione) e fino la fase post-detentiva (al fine di escludere il ricorso al crimine quale unico mezzo di sussistenza) attraverso la realizzazione di percorsi che favoriscano l’effettivo reinserimento socio-lavorativo al termine della pena.