Giuseppe Brengola
Nacque a Sannicandro nel XIX° secolo; scrisse “Della Reale Salina di Barletta”, pubblicato a Bari il 1854 e ricordato da Volpicella.
Antonio Calabrese
Dottore medico nato nel 1808 a Sannicandro. Nominato medico degli Stabilimenti Dipendenti dal Real Albergo dei Poveri di Napoli. Dotato di spirito di carità lo profuse tutto a favore dei colerosi (1836). Scrisse una memoria pregevolissima “Sulle cautele a prendersi onde non predisporsi al contagio colerico”, pubblicato a Napoli nel 1836.
Giuseppe Pescione
1856/1894. Dottore fisici, medico insigne, primo magistrato civico di Sannicandro. Dopo aver esercitato per qualche tempo nel nostro paese, fissò la sua residenza a Foggia ove la sua valentia gli procurò valida fama per l’intera provincia e fuori. Di lui ci sono pervenute opere di rilevante importanza medica che ne attestano la notevole cultura e il fine spirito di osservatore e di ricercatore. In quella Sannicandro che egli tanto predilesse vonno innalzato un omaggio marmoreo, tuttora presente nella Chiesa Madre a memoria perenne del suo nome.
Domenico De Pilla
1846/1895. Avvocato e pubblicista, perfezionò gli studi in Belgio e in Inghilterra, indi venne a Napoli e fu docente di Diritto e Procedura Penale presso quella università. Lasciò alcuni pregevoli scritti giuridici. A lui è dedicata una lapide come benefattore dell’ex Ospedale situato nell’omonima piazza.
Vincenzo Vetritto
1831/1901. Visse come pittore e decoratore a Napoli e a Foggia e, dopo una vita di intenso lavoro, tornò a Sannicandro a trascorrervi la vecchiaia. Molto note le sue decorazioni alla Stazione ferroviaria di Foggia che, successivamente, vennero distrutte dai bombardamenti. Pare che per aggiudicarsi tale lavoro abbia vinto un concorso nazionale. Nel nostro paese sono note le sue sulle pareti e sulle volte del Palazzo De Pilla (Corso Umberto); una Madonna di ispirazione marinara nella Chiesa del Convento, una Natura molta di lepri in casa Milena; nel Castello una veduta di Torre Mileto e altre nature morte ora introvabili. Fu soprannominato “il Tinturicchio sannicandrese” da Alfredo Petrucci che comprese la sua autentica vena d’artista.