Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.
Il detto di oggi è: “Nott’ travagliata e figghja femm’na” cioè “Notte travagliata e figlia femmina”.
Da alcuni decenni la presenza e il ruolo della donna nella società vengono sempre più chiarendosi e affermandosi. Ma è d‘uopo fare una riflessione per chiarire meglio il ruolo della donna in seno alla famiglia.
Senza mezzi termini, dobbiamo ridire che diversa era la considerazione che gli stessi genitori dimostravano nei confronti della nascita dell‘uomo e della donna: il primo, l‘uomo, era accettato sempre con gioia perché avrebbe perpetuato il casato della famiglia e l‘erede delle sostanze familiari. La nascita della donna, invece, accettata dalla madre, era ritenuta una “cambiale in bianco” perché se essa non fosse convolata in matrimonio sarebbe stato un dalla locuzione “notte travagliata”.
Era la società maschilista che per secoli aveva coltivato un certo atteggiamento psicologico e culturale fondato sulla presunta superiorità dell‘uomo sulla donna. Dobbiamo arrivare alla fine del secolo XIX affinché cominci a delinearsi anche per la donna un apprezzabile curriculum vitae. E ora facile intuire, in tutta la sua portava, il significato del nostro proverbio è la delusione di tante donne che la loro sofferenza fisica e morale non vedono ancora del tutto premiata per via di un destino infame che, chissà per quale oscura ragione, le considera sempre morose nei confronti della vita e della società.
Possiamo concludere dicendo che in tempi remoti c‘era tanto rispetto e stima per le funzioni assistenziali e protettive svolte dalla donna, ma nessun riferimento veniva mai fatto alle sue qualità e alle sue potenziali attività: qualità e attività che oggi la donna ha dimostrato ampiamente di possedere e saper svolgere con competenza e dignità, almeno pari a quelle dell‘uomo. E, a nostro avviso, non c‘è alcuna ragione di dubitarne.