SAN NICANDRO: “NA MANA LAVA L‘AUTA E TUTT’ E DUJ LAV‘N LA FACCIA”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “Na mana lava l’auta e tutt’ e duj lav’n la faccia cioè “Una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia”.

È veramente significativo questo proverbio perché esso, esplicitando che per una pacifica è gratificante convivenza umana sono indispensabili disponibilità, generosità, aiuto e concordia reciproco, riconosce e riafferma i valori della cooperazione, della collaborazione e della solidarietà; valori tanto più urgenti da salvaguardare non appena consideriamo che oggi la solitudine materiale e morale sta fortemente condizionando la vita dell‘uomo, una vita già naturalmente  contrassegnata da una vicenda continua di gioie e di dolori. Infatti, gli eventi e gli avvenimenti, i successi e gli accidenti si susseguono incessantemente nella vita di ciascuno di noi, tanto che, spesso, proprio a causa di questo continuo fluire di eventi ed episodi, noi ci ritroviamo come storditi è quasi incapaci di compiere i nostri doveri.

Orbene, in siffatte circostanze, sentirsi moralmente unito e solidale con gli altri e con essi condividere idee, iniziative responsabilità ci sembra un itinerario moralmente valido, socialmente soddisfacente, economicamente fruttuoso. D‘altronde, oggi lo stesso sviluppo tecnologico richiama ai valori del solidarismo e del cooperativismo, oltremodo validi sul piano del lavoro, dell‘assistenza e della ricerca scientifica. Ma in che modo possiamo proporci all‘altro? Intanto, per sgombrare il campo da alcuni equivoci diciamo subito che impegnarsi nel sociale non è tanto l‘esigenza di carattere etico, visto che essa, poi, viene solitamente ricondotta alle più o meno scadenti forme di assistenzialismo di moda che nulla hanno da condividere con il recupero morale dell‘uomo, tanto meno è una necessità di ordine economico, perché spesso questa necessità serve solo a mascherare questuanti iniziative pro-gruppi non meglio identificati.

Viceversa, noi riteniamo che l‘impegno debba preliminarmente proporsi come dono incondizionato di sè volto a recuperare nella società tutti quei valori (amore, giustizia, carità, solidarietà, affetto, amicizia, ecc.) che l‘Umanesimo cristiano ci ha trasmesso in duemila anni di storia. In secondo luogo, noi riteniamo che questo nostro impegno debba quotidianamente esplicitassi in azioni di vicendevole profitto etico-sociale, nel senso che non è  possibile promuovere, recuperare e migliorare situazioni e persone se non in contesti che conducano a forme di collaborazione e di operosità  umane valevoli a rasserenare l‘ambiente, a migliorare i rapporti tra gli uomini, a procedere civilmente al confronto delle proprie idee, a porsi in discussione tutte le volte che le circostanze lo richiedono.

Per concludere, desideriamo augurare a tutti noi di aver sempre la possibilità di ispirarsi a quei valori che abbiamo spesso ricordato, perché noi riteniamo che solo essi ci consentiranno di comportarci in modo giusto ed equo. In ogni caso, sforziamoci di non violentare mai la coscienza del prossimo. Non dimentichiamo che la persona va rispettata nella sua interiorità, ovvero come ragione, come spiritualità, come trascendenza. Solo a questo modo, sul quadrante della nostra vita tutte le ore saranno di luce. Questo significa che il bagliore e lo splendore di cui l‘umanità ha bisogno non possiamo rinvenirli che nella luce della fede cristiana.