SAN NICANDRO, LE CAPANNE IN PIETRA A SECCO (U’ IACC’)

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La capanna in pietra a secco con copertura in aggetto, è presente sul Gargano in un’ampia fascia che comprende i comuni di Rignano Garganico, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Sannicandro Garganico e Ischitella. Nel dialetto locale prende il nome di pagghiar (“pagliaio”). Queste costruzioni erano connesse sia alle attività agricole che a quelle pastorali e nel primo caso, si ritrovano soprattutto nei terreni adibiti prevalentemente alle colture di ceci, fave, lenticchie, mandorle ed olive. Molte capanne sono abbinate alle opere di terrazzamento che, a partire dai secoli scorsi, hanno interessato le aree montuose e collinari garganiche, specie i territori di Mattinata e Monte Sant’Angelo, incrementandone la produttività agricola.

Strutturalmente il pagliaro garganico è in genere di forma grossolanamente circolare, con un basamento massiccio che ha la netta predominanza volumetrica sulla copertura, costruito con doppio paramento murario in pietra calcarea appena sbozzata. Frequente è anche la forma del basamento a tronco di piramide con spigoli smussati. La copertura esterna è in genere realizzata con un manto di chiancarelle poco o per nulla lavorate che vengono poste in opera a secco con un distanziamento maggiore di quello rilevato nella Murgia dei Trulli o nelle capanne cilindro-coniche murgiane e molisane, così da dar luogo a superfici esterne dalla forma “bombata” e non a “cono”. Tra l’estradosso della cupola in aggetto e la copertura di chiancarelle veniva interposto uno strato di terra rossa e pietrisco di varia pezzatura con lo scopo di migliorare il coefficiente di coibentazione della struttura. L’accesso alla copertura terrazzata avviene grazie ad una scala esterna in pietra a secco, costruita aumentando lo spessore del paramento murario della capanna. Le scale esterne a volte venivano giustapposte, come in questo caso, aumentando lo spessore della parete, ma più spesso erano costruite contemporaneamente alla costruzione del grosso basamento a secco, mantenendo sempre lo stesso spessore nel paramento e consentendo, inoltre, un trasporto più agevole del materiale litico senza far uso di impalcature. La precipua funzione della scala era quella di raggiungere la copertura esterna, che, essendo la parte più delicata del pagliaro, richiedeva controlli ed eventuali riparazioni periodiche, e veniva utilizzata come punto di vedetta, specie durante i periodi del raccolto e della vendemmia.

Come accorgimenti per migliorare la statica dell’edificio spesso veniva costruito all’esterno del basamento un muro a secco con funzione di controscarpa e un arco acuto di scarico o un sopraluce quadrangolare, che, interessando lo spessore dell’ingresso soltanto per la metà esterna, evitava un eccessivo carico sull’architrave. A volte, al posto dell’architrave veniva costruito un ingresso a sesto acuto ponendo a contrasto due pietre (biliti). Mentre per il basamento esterno si impiegavano massi di dimensioni maggiori in basso e progressivamente minori verso l’alto, per edificare la cupola in aggetto si utilizzavano possibilmente sassi lastriformi o variamente lenticolari (chianche) che consentano l’aggetto. Il materiale da costruzione veniva impiegato soltanto con qualche sbozzatura ed era largamente offerto dalla roccia locale, calcarea, naturalmente sagomata dalle numerose linee di frattura. Si aveva l’accortezza di lasciare aperta la lastra di copertura terminale della cupola in aggetto in modo da favorire il tiraggio del fumo.

All’interno della capanna trovano posto, poi, le consuete nicchie e ripostigli utili per aumentare e disimpegnare meglio lo scarso spazio a disposizione.

Nel territorio di San Giovanni Rotondo, molte capanne sono state edificate a ridosso della roccia nei punti in cui questa presenta un dislivello tra due superfici di terreno sfalsate (come negli esempi abruzzesi, elbani e liguri), risparmiando così una porzione di muro perimetrale e proteggendo meglio l’intera struttura dai venti e dalle intemperie. In genere queste costruzioni sono connesse con la pastorizia e a riprova di ciò vi sono i recinti in pietra a secco (jazzi) per il ricovero all’addiaccio delle pecore e soprattutto delle capre.

Di sicuro, tra le « fantasiose forme architettoniche » in uso tra i pastori garganici, vi è quella a carena di nave rovesciata, attestata per la prima volta nel Gargano dal Baldacci. La “varietà a camera rettangolare” riscontrata dal Baldacci nel ripiano di Rignano Garganico, appartiene alla cosiddetta tipologia rettangolare con copertura a carena di nave rovesciata che ha i suoi esempi migliori negli “oratories” della regione del Kerry nell’Irlanda sud-occidentale e nelle capanne francesi di Fontaine-de-Vaucluse. In Italia, ad esclusione dell’area garganica dove è discretamente presente, questa tipologia è molto rara ed è stata riscontrata finora soltanto sporadicamente, ad esempio nel Trullo Ferrante a sud di Ruffano da Rohlfs, in alcune capanne sarde dal Sanna e nella zona di Decontra (Abruzzo) dal Micati.

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