Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.
Il detto di oggi è: “La lusinga la capisc’ ma u’ r’mprov’r no” cioè “La lusinga la capisci ma il rimprovero no”.
Questo detto popolare, nella sua sinteticità costituisce in se’ un valore educativo di prim’ordine perché riesce a far distinguere al destinatario del motto il buono dal cattivo, il vero dal falso, il giusto dall’iniquo, il bene dal male.
Professionalmente parlando, non ci sembra un’impresa di poco conto porre il nostro interlocutore di fronte alle responsabilità che gli deriverebbero da un comportamento finalizzato esclusivamente al soddisfacimento di personali interessi, ovvero da una condotta che si porrebbe in antitesi con i valori di natura etica e sociale che normalmente informano la vita delle comunità.
L’interesse, il guadagno, il profitto non possono certamente sparire dal palinsesto della nostra vita civile e sociale, ma, accanto a questi, il motto popolare previene e sostiene anche che l’uomo accetti e prediliga un comportamento che non si ponga all’antipode della buona educazione e di uno stile di vita che sia espressione di umanità e di civiltà insieme.