Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.
Il detto di oggi è: “Chi t’ dic’ ca t’ vò cchiù ben’ d’ mamm’ta t’ nganna”, cioè “Chi ti dice che ti vuole più bene di tua madre t’inganna”
La mamma è un bene senza pari, sempre pronta a sacrificarsi. Ecco perché nessun’altra persona può competere con l’amore che la madre nutre per i propri figli. Noi siamo convinti che se mai qualcuno dovesse o volesse affermare il contrario, costui mentirebbe in modo vergognoso e interessato.
Questo è stato il pensiero dei nostri antenati. Questo anche il nostro giudizio. Sicchè è sempre bene guardarsi dalle parole “dolci e melate” (piacevoli, lusinghiere) perché esse nascondono certamente malizia, insidie e inganni finalizzati a garantire chissà quali secondi fini.
Si tratta di un proverbio straordinariamente attuale ove pensiamo che tanti ragazzi ed adolescenti (ma anche giovani) restano vittime di persone senza scrupoli, nel senso che essi sono avviati, quali senza accorgersene, all’uso della droga, alla rapina, al delitto e alla prostituzione. Il tutto, in nome di un presunto bene sviscerato, superiore addirittura a quello della madre e finalizzato unicamente a questo supposto benessere economico dei giovani che oggi, purtroppo, stanno arrancando per un posto di lavoro. E il giovane, ammaliato da tante premure, abbocca perché spesso pensa di poter trascorrere una vita all’insegna del divertimento e del piacere.
Diffidate sempre di coloro che vi offrono spontaneamente il loro aiuto sono ed esclusivamente per il vostro bene. Guardatevi da certi “figuri”.
