SAN NICANDRO: “B’LLEZZA FIN’ A LA PORTA E V’RTU’ FIN’ A LA MORT’”

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Continua una nuova serie di articoli che parlano sui modi di dire e degli aforismi locali per capire e analizzare la quo ed offrire una visione chiara, lucida e trasparente della condizione umana in cui ognuno di noi può legittimamente dedurre o trarre da ciascuno di essi le considerazioni che gli sembrano più ovvie in riferimento ai tempi, alle usanze, ai problemi, ai comportamenti e agli altalenanti rivolgimenti che la società sta attualmente vivendo. Gli articoli sono tratti dal libro “Voci di Capitanata” di Donato D’Amico.

Il detto di oggi è: “B’llezza fin a la porta e v’rtu’ fin a la mort’”, cioè “Bellezza fino alla porta e virtù fine alla morte”.

Mai come questa volta ci siamo imbattuti in un proverbio dalla connotazione morale solida, ove pensiamo che la bellezza, l’avvenenza e la grazia della donna di solito invaghiscono e innamorano fino a far perdere la ragione tanto da farle preferire alle pregevoli ed impagabili qualità d’animo che dignità e decoro danno al proprio nucleo familiare.

È stata ed è opinione ricorrente che nella donna pregi e meriti costituiscono qualità, doti e virtù inestimabili, superiori alla sua bellezza ed avvenenza. In questo proverbio, i nostri antenati hanno visto lontani se appena pensiamo che oggi più di ieri, travolti da un desolante squallore morale, noi abbiamo maggiormente bisogno di trovare in quella scelta, nella virtù muliebre, il nostro riferimento se non vogliamo essere travolti da insane passioni.

Ovviamente non è una scelta facile, perché lusinghe e le attrattive di divertimento che una donna leggiadra e disponibile può offrire sono spesso più adescanti delle doti e delle virtù che possono costituire la base di una solida Unione. Molto spesso le ragioni del cuore entrano in gioco prepotentemente è quasi sempre entrano in collisione con la logica del ce bello il quale suggerisce tanti altri pensieri agli antipodi di quelli dettati esclusivamente dal sentimento.

Se la vita è questo equilibrio instabile, cioè, una commistione di ragione e cuore, di convenienza e di passione, comportiamoci da non sentire meno il cuore, ma più la ragione per mandare avanti armoniosamente un connubio alimentati, si’, dall’amore, ma anche e soprattutto nel bene dell’intelletto..

Non è una raccomandazione inutile perché essa è tesa intanto a recuperare un valore o un ideale di condotta o una norma di vita quale può essere il sacramento del matrimonio, oggi molto spesso posto in discussione più dalla sopraggiunta indifferenza dei contraenti che per i sacrifici o il carico di responsabilità che esso richiede.