La situazione socio-religiosa. La compattezza della cultura tradizionale e la sua incidenza nella mentalità collettiva e nei comportamenti emergenti si esprime nel Gargano in quasi tutti gli aspetti della religiosità delle classi subalterne. La persistenza, a più livelli di classe e di età, di una percezione di tipo magico nel rapporto uomo-natura si riversa infatti in gran parte nelle forme devozionali proprie del cattolicesimo locale, ma è presente anche in quei livelli di quotidianità che non hanno in sè alcunchè di religioso. Ancora oggi, quindi, a San Marco in L. e a Sannicandro G., si crede nella esistenza di esseri fantastici, gli gnomi; chiamati in dialetto “scazzamuredd” o “angeluzz”, questi esseri vivrebbero nelle case e la loro presenza, di natura positiva, non pericolosa per l’individuo, sarebbe rivelata da episodi strani e inspiegabili (rumori di mobili, oggetti spostati, ecc.). Questa credenza, presente anche in altre aree meridionali, rivela la diffusa concezione della dipendenza dell’individuo e del gruppo di appartenenza da forze extra-umane mai pienamente dominabili. Anche i rapporti tra gli individui sono improntati a questa precarietà, i cui risvolti potenzialmente negativi incidono potenzialmente sul possesso di alcuni beni fondamentali: la salute, la sicurezza, la casa, ecc. Il mezzo più idoneo per mantenere questi privilegi o comunque difenderli accanitamente era fino a poco tempo fa (non più di 20 anni addietro) la fattura, alla cui pratica erano preposte dalla tradizione locale in prevalenza donne che elaboravano filtri o compivano operazioni magiche, il cui scopo era quello di possedere la volontà dell’individuo, a cui la fattura era destinata, e piegarlo ai propri voleri. Amore, gelosia, invidia, vendetta, ecc. erano i moventi che spingevano i clienti del fattucchiere a rivolgerglisi per ottenere tanto beni come la salute, il matrimonio la sistemazione economica, ecc. che mali; da usare contro i nemici: la malattia e la morte. In generale, si chiedeva al fattucchiere la sicurezza psicologica che proveniva dalla sensazione di dominare il reale. La credenza nella fattura si è oggi molto rarefatta, tranne che in alcune realtà su cui mi soffermerò più avanti; tutte le testimonianze raccolte al riguardo parlano di questa pratica come di un fatto antico e superato, che però aveva una sua indubbia efficacia: gli intervistati anziani erano a conoscenza di casi di morte per fattura, i più giovani ne conoscevano indirettamente l’efficacia per i matrimoni. (Sannicandro Garganico, San Giovanni Rotondo). Si crede ancora, in maniera generalizzata, soltanto, nel malocchio o affascino. Secondo questa credenza, lo sguardo malevolo di una persona provocherebbe, anche senza reali e preordinate idee di danno, il mal di testa che, avuto con questa causa, può guarire facendo compiere ad una persona competente un rituale che è al contempo diagnostico e terapeutico. In un pò d’acqua posta in un piatto si mettono tre gocce di olio, tre grani di sale, tre di carbone; l’operatore si fa il segno della croce e recita formule magico-sincretiche; dalla dimensione che le gocce di olio assumono nel piatto, l’operatore può dire se vi è affascino e quindi garantire la guarigione, che comunque si ottiene soltanto se si crede veramente nel rito che si sta compiendo. Nell’affascino credono anche i giovani (S. Marco in L., Sannicandro, S. Giovanni R.), ma la sua pratica è diffusa soprattutto tra le donne dai 40 anni in su. È anche molto vivo il legame con il mondo dei defunti, la cui entità non è mai percepita negativamente, proprio per il valore socializzante e positivo che assume l’ideologia della morte nella cultura folklorica. L’al di là è concepito come prolungamento della vita terrena e il rapporto vivi-morti, coltivato sia nei rituali religiosi che nelle credenze tradizionali, serve per esorcizzare i danni molto spesso economici, oltre che affettivi, che la morte di una persona cara procura. La persistenza di questo mondo di valori, che è veramente differente rispetto ad altre forme culturali presenti nel Sud, si va progressivamente svuotando delle funzioni di un tempo, proprio in rapporto alle modificazioni sociali che sono avvenute soprattutto nella famiglia, nella parentela e nel vicinato. Il fattore disgregante la realtà sociale di questi gruppi è stato determinato principalmente dalla emigrazione, ma anche altri aspetti interni della locale dinamica culturale, per esempio il passaggio dalla realtà contadina a quella terziario-impiegatizia, cambiando la situazione abitativa di molte fasce sociali, ha causato la disgregazione fisica di queste piccole realtà associative locali. Ma, sorprendentemente, il magico sussiste ancora ed è presente con caratteri che testimoniano il passaggio tra vecchio e nuovo nella figura del più antico veggente pugliese: Michele ‘nda la Terra, ottantenne, cieco, di Sannicandro Garganico.
Mirian Castiglione