Il referendum “sulle trivelle” non ha raggiunto il quorum necessario. Questo è un dato di fatto, come lo è che 13.334.764 italiani si sono recati alle urne per esprimere la loro netta contrarietà alla politica energetica del Governo. Nonostante una scarsa copertura dei media e l’inesistente coinvolgimento dell’opinione pubblica, oltre 15 milioni di italiani hanno votato. Di questi, la stragrande maggioranza ha detto che no, la salute e l’ambiente non sono beni sacrificabili sull’altare del profitto e no, il referendum non è uno strumento demagogico ma è un diritto inalienabile.
Noi vogliamo ripartire da qua. E vogliamo farlo allargando la piattaforma, dando voce in più capitoli agli italiani che con questo referendum hanno dimostrato di avere voglia di prendere in mano il loro destino. Scuola, ambiente, salute e beni comuni. Cosa c’è di più importante nella vita di una comunità? I referendum sociali per cui stiamo raccogliendo le firme diventeranno la pietra miliare della volontà popolare. Smantelleremo la riforma della “cattiva scuola” renziana, che prevede un preside-manager e non educatori; che equipara lo studio al lavoro e le scuole pubbliche a quelle private; salveremo l’ambiente e la salute nostra e delle generazioni future impedendo sia la costruzione di quindici nuovi inceneritori e la ristrutturazione dei quarantasei vecchi inceneritori che l’autorizzazione di nuove trivelle – tutte le trivelle, a prescindere da concessioni e deroghe – sul territorio italiano; ricorderemo, con una petizione popolare, che l’acqua e i beni comuni non sono sul mercato, con buona pace del ministro Madia e della sua direttiva che ignora il referendum del 2011.
Hanno vinto i poteri forti. Quelli che fanno accordi con le compagnie petrolifere, che preferiscono ascoltare i dirigenti della Total piuttosto che i presidenti di Regione. Quelli che si scagliano contro le – in verità poche – trasmissioni televisive che tentano di fare informazione. Quelli che dai loro scranni parlamentari rispettano il mandato popolare con un “ciaone“. Quelli a cui il voto, in fin dei conti, fa così paura da invitare all’astensione. Adesso tocca a noi. Noi siamo in piazza, a raccogliere le firme per i sei quesiti dei referendum sociali e per la petizione popolare.
L’obiettivo è chiaro: riprenderci il futuro nelle nostre mani.
IL COORDINAMENTO REGIONE PUGLIA :