La plastica della regione pugliese è sostanzialmente dominata da superfici orizzontali, che lo sguardo rileva osservando il perimetro cacuminale del Gargano e delle Murge o quasi sempre cercando invano un confine morfologico al Tavoliere di Foggia e di Lecce, limitati soltanto da un orizzonte ove cielo e terra confondono le reciproche sfumate lontananze. In realtà, l’unico rilievo in cui la montagna sviluppa elementi di caratterizzazione è costituito dai Monti della Daunia e dal Subappennino pugliese (Appennino di Capitanata).
Ma tali monti, pugliesi solo nel versante orientale, costituiscono una cornice periferica e oltremodo limitata rispetto al quadro morfologico della Puglia. Questa manca della montagna fatta di vette in fuga spiccanti dall’intrico di valli che tortuosamente si incontrano, fatta di contrasti di quote in superfici relativamente ristrette, e soprattutto fatta di quelle altezze in cui alla soddisfazione di scalare la montagna si unisca la sensazione di essere giunti nel bel mezzo del cielo.
Le elevazioni sembrano ancor più modeste per la mancanza di notevoli difficoltà al raggiungimento delle vette, stemperate in nudi dossi cupoleggianti -toppe e motte- o in ripiani smerigliati dal vento.
La più alta cima pugliese è il Monte Cornacchia (1152 m.) nei Monti della Daunia; segue il Monte Calvo (1056 m.) nel Gargano. Poche altre cime superano i 1000 m.: Monte Crispiniano (11105 m.), Monte Pagliarone (1042 m.) e Monte San Vito (1015 m.) nei Monti della Daunia; Monte Nero (1012 m.) e Monte Spigno (1009 m.) nel Gargano