QUAL’E’ L’EFFICACIA DELLA TERZA DOSE? GIROROTONDO (VIRALE) DI ESPERTI

0
433

Il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere questa settimana il provvedimento che obbliga il personale sanitario alla somministrazione della terza dose di vaccino anti Covid e questo perché il numero di casi sta risalendo sia tra gli addetti ai lavori che tra la popolazione in generale.

Ma quali sono i dati e i pareri degli esperti su contagi, efficacia dei vaccini e necessità della terza dose?

I DATI SUI CONTAGI. Ieri in Italia si sono registrati 5.144 nuovi contagi, con un tasso di positività del 2,1% e 44 morti. In particolare, tra il personale sanitario – che è stato il primo a vaccinarsi all’inizio del 2021 – i contagi sono in costante aumento. Il Sole24Ore, riportando i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) elaborati dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi) e il sindacato degli infermieri Nursing Up, fa sapere che “nell’ultimo mese (14 novembre-14 ottobre) sono stati 2.736 rispetto ai 2.396 del mese precedente e ai 936 del periodo 14 settembre-14 agosto. Di questi, circa l’80% sono infermieri”.

I DATI SULLA TERZA DOSE. Secondo il report vaccini anti Covid pubblicato dal Governo e aggiornato a questa mattina, sono 2.613.712 le dosi booster, cioè i richiami, somministrati finora – ovvero, il 50,94 % della popolazione potenzialmente oggetto di terza dose che ha ultimato il ciclo vaccinale da almeno sei mesi.

CHI PUÒ RICEVERE (PER ORA) LA TERZA DOSE? Per ora sono stati coinvolti con la terza dose over 80, ospiti e personale delle Rsa e sanitari, si sono poi aggiunti con una nuova circolare anche tutti gli over 60, i soggetti iperfragili e infine tutti i soggetti vaccinati da almeno sei mesi con il monodose di Johsohn & Johnson, indipendentemente dall’età. Ma dal 1° dicembre potranno essere immunizzati con la dose booster anche le persone tra i 40 e i 60 anni a condizione che siano trascorsi sei mesi dal ciclo primario.

L’EFFICACIA DEL VACCINO. Ma perché è indispensabile la terza dose? Gli ultimi dati pubblicati dall’Iss mostrano che la protezione offerta dal vaccino diminuisce sensibilmente dopo sei mesi per quanto riguarda il contagio. Più precisamente, trascorso questo periodo, cala al 50,2% contro la media del 75,7% che segue i mesi dopo la seconda dose.

IL PARERE DI ANTONELLI (POLICLINICO GEMELLI). Nella babele di commenti e opinioni di esperti sulla terza dose, Massimo Antonelli, direttore del Dipartimento di emergenza, anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, è uno dei più diretti: “La gente è stanca, gli italiani sono stanchi, ma è necessario che facciano la terza dose. E continuare a indossare le mascherine e a rispettare le regole note”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera.

“Tutti stanchi della pandemia, mi pare giusto, dopo 2 anni passati così. Ma vi ricordo – sottolinea – che siamo stanchi anche noi medici, noi degli ospedali, che da marzo 2020 non ci siamo mai fermati e che, se è vero che all’inizio di questa estate pensavamo di poter finalmente tirare il fiato grazie ai vaccini, ecco che siamo di nuovo sotto pressione: qui da noi al Gemelli, per esempio, 21 posti letto occupati, su 30 disponibili per la terapia intensiva anti-Covid”.

Che succede? “Succede – risponde Antonelli – che i 5 milioni circa di persone che in Italia ancora non l’hanno fatto [il vaccino, ndr], 5 milioni di potenziali veicoli di trasmissione del contagio – dovrebbero al più presto vaccinarsi e tutti gli altri che sono già vaccinati senza indugi fare la terza dose. Perché non solo stanno crescendo i ricoveri, e sapeste quanti no vax ricoverati da noi ora stanno piangendo pentendosi. Ma la verità è che tra quelli che finiscono in terapia intensiva oggi il 15% è fatto di vaccinati estremamente fragili, mentre fino a qualche settimana fa non superavano il 5%. Ci sono poi quelli, una piccolissima parte, a cui il vaccino non ha fatto effetto e quelli che hanno patologie concomitanti gravi”.

COSA HA DETTO ABRIGNANI (CTS). Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico (Cts), non si sconvolge per la terza dose. “La terza dose si fa con la maggioranza dei vaccini, non è una particolarità di questo per il Covid-19”, ha detto, argomentando a favore della terza dose per tutti. “Viene effettuata generalmente a 6/12 mesi dall’ultima per innescare una memoria a lungo termine” dato che dopo due dosi “si riduce la forte risposta protettiva”. “In genere è così con tutti i vaccini che facciamo anche fare ai nostri figli: hanno bisogno di tre dosi perché le prime due dosi servono a indurre una forte risposta immunitaria, che però se non è seguita da una terza dose spesso inizia a decadere dopo pochi mesi”.

IL COMMENTO DI ROBERTO CAUDA (POLICLINICO GEMELLI). Per Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma e revisore scientifico dei parametri Covid del governo, è una scelta opportuna quella di Israele e Regno Unito di anticipare addirittura di un mese il richiamo, dopo cinque mesi, quindi, e non sei dal completamento del ciclo primario. È d’accordo sull’anticipare la terza dose anche l’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato. “Ci stanno arrivando dei segnali che non ci piacciono. Vediamo troppi casi, anche gravi, tra chi è stato vaccinato sei mesi fa. Bisogna cambiare strategia contro il Covid, imitare il Regno Unito e offrire la terza dose prima, a cinque mesi dalla seconda”, ha dichiarato in un’intervista al Messaggero. “Non lo sa nessuno al mondo – ha rincarato Cauda sullo stesso quotidiano – se con la terza dose si chiude la partita, oppure si dovranno eventualmente effettuare periodici richiami”.

IL MESSAGGIO UN PO’ CRITICO MA ANCHE POSITIVO DI CRISANTI. La somministrazione della terza dose “andava decisa subito”, secondo il direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, e sarebbe stata “opportuna già dopo 5 mesi” , ha aggiunto. La dose aggiuntiva, infatti, precisa l’esperto, “ripristina completamente la protezione”, ma per parlare di quarta dose, invece, “è ancora presto”. Tuttavia, nonostante si potesse fare meglio, Crisanti si dice ottimista per il prossimo Natale. “Sarà più libero. Il mio ottimismo viene dal guardare cosa sta accadendo nel Regno Unito, dove hanno vaccinato meno rispetto a noi, intorno al 75% della popolazione, ma non applicano le misure e il contenimento che invece applichiamo qui. Non c’è nessun divieto di assembramento e nessun obbligo di usare la mascherina al chiuso, e si è stabilito un equilibrio settato a 40 mila casi e 150 decessi al giorno. In Italia – conclude Crisanti – oltre ad una copertura vaccinale più alta, abbiamo le misure come l’obbligo della mascherina al chiuso e il Green pass. Da noi penso che si sia arriverà ad un equilibro più basso, probabilmente intorno a 15-20 mila casi, e a un numero di decessi accettabile e non più elevato di quello che potrebbe causare un’influenza severa”. (giuliaalfieri – startmagazine)