Da una nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, si apprende che nel nostro Paese, nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno “mangiato” in media più di 15 ettari al giorno, ingoiando aree naturali e superfici agricole. E la Puglia è seconda solo alla Lombardia per incremento di consumo di suolo, divorato in buona parte da impianti eolici e fotovoltaici. Il suolo, a differenza del vento e del sole, non si rinnova. È un pezzo sottratto per sempre al nostro paesaggio.
Proprio in queste ore, su proposta del ministro della transizione ecologica Cingolani, dal Governo nazionale è arrivata l’autorizzazione ad altri sei mega impianti eolici, la metà dei quali nel territorio già sfigurato del Foggiano, a Cerignola e Ascoli Satriano.
La domanda è lecita, anzi doverosa: che transizione ecologica è, questo scriteriato via libera a nuovo sfruttamento di suolo in una regione che, pur avendo pagato un prezzo già altissimo, continua ad essere assediata dai giganti dell’eolico affamati di terra e di mare in cui piazzare le loro gigantesche pale, dal Gargano al Salento? Perché non si alzano le barricate contro l’offensiva dei signori delle rinnovabili
Lo strumento c’è, e si chiama Pear: Piano energetico ambientale regionale. L’aggiornamento in corso è un’occasione imperdibile per programmare in maniera davvero strategica e intelligente gli interventi in campo energetico sul territorio regionale, avendo come bussola la tutela dell’ambiente e del paesaggio, e la conservazione delle risorse naturali che sono anche culturali e turistiche e che stiamo dissipando. Basta con gli insediamenti colossali sui terreni e off-shore, che vanno ad ingrossare le pance già gonfie delle multinazionali, e si punti sugli impianti di piccola taglia per l’autoproduzione e di comunità, finalmente a misura d’uomo e del nostro paesaggio.