I recenti dati Eurostat sulla distribuzione del reddito in Italia sono stati accolti come una conferma di alcune tendenze: aumento della disuguaglianza, del divario tra ricchi e poveri e della quota del reddito nazionale che va ai più benestanti. È una lettura in parte corretta, ma incompleta. Vediamo perché.
La disuguaglianza nella distribuzione del reddito, misurata dall’indice di Gini, è leggermente cresciuta durante la crisi, per tornare ai livelli di circa 15 anni fa. Sembra che la crescita dei primi anni Duemila abbia provocato un calo della disuguaglianza e la crisi iniziata nel 2008 un successivo aumento. La variazione tra 2008 e 2016 è statisticamente significativa, anche se non di molto. Insomma, in Italia l’indice di Gini continua a oscillare tra 0.31 e 0.33.
Quanto al divario tra ricchi e poveri, è in effetti aumentato, ma soprattutto a causa del crollo dei redditi più bassi. Durante la crisi, infatti, i redditi di tutti i decili sono mediamente diminuiti, ma la perdita è stata molto superiore per il 10 per cento più povero della popolazione. I primi anni della ripresa (tra il 2014 e il 2016) hanno visto un recupero dei redditi medio-alti, mentre quelli bassi sono ancora diminuiti. Se consideriamo l’intero periodo 2008-2016, si conferma il calo medio per tutte le fasce di reddito, molto più forte per i redditi bassi.
I dati Eurostat forniscono anche l’occasione per confrontare i redditi degli italiani con quelli di altri paesi europei. Qui consideriamo solo quelli di Germania e Francia. Questi dati mostrano come è cambiato il reddito disponibile reale medio del 10 per cento più povero delle persone, conferma che in Italia questo gruppo ha subito un forte calo del reddito, mentre in Germania e Francia il primo decile non solo ha un reddito medio più alto, ma è anche diminuito meno o è rimasto sostanzialmente costante. I Dati ci dicono che il reddito della classe media ha tenuto molto bene in Francia e Germania, mentre in Italia è sceso durante la crisi, per cominciare un timido recupero solo ultimamente. Stesso discorso anche per il 10 per cento più ricco: stabilità per Germania e Francia, calo in Italia, con inizio di recupero.
Un’analisi più completa richiederebbe molto più spazio e dovrebbe considerare tanti altri elementi, ad esempio il ruolo del flusso di nuovi immigrati, che può aver contribuito ad abbassare il reddito medio del primo decile, o le differenze territoriali. I dati inoltre non permettono di cogliere le dinamiche relative ai redditi altissimi, che difficilmente rientrano nelle indagini campionarie.
Sintetizziamo brevemente le principali tendenze emerse:
- la disuguaglianza è in Italia a livelli simili a quelli di 15 anni fa;
- la disuguaglianza è leggermente aumentata durante la crisi;
- questa crescita è dovuta non al fatto che i ricchi si allontanano dalla classe media, ma alla forte riduzione dei redditi dei poveri;
- tutte le classi di reddito hanno subito un calo (ovviamente in media) durante la crisi;
- la prima fase della ripresa non ha ancora raggiunto i redditi più bassi;
- il fenomeno più rilevante è l’aumento non della disuguaglianza, ma della povertà.
A proposito della povertà, proprio questa settimana Eurostat ha pubblicato un dato che induce all’ottimismo: nel 2017 la quota di persone in grave deprivazione materiale è diminuita da 12,1 per cento a 9,2 per cento, scendendo sotto il 10 per cento per la prima volta dal 2010.