OPERAZIONE “ANTICAPORALATO” DI PROCURA DELLA REPUBBLICA E CARABINIERI DI FOGGIA

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia hanno dato esecuzione  oggi  pomeriggio  ad  una misura cautelare  custodiale  applicativa  degli  arresti  domiciliari  nei  confronti  di  un  imprenditore agricolo  e  del  fratello,  quest’ultimo  risultante  un  dipendente  dell’azienda,  entrambi  residenti  a Foggia.

I provvedimenti restrittivi della libertà personale sono derivati  da  una  complessa  ed  articolata attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica di Foggia e sviluppata da una “task force anticaporalato”  costituita  da  personale  di  alcune  Stazioni  del  Comando  Provinciale  e  del  NIL Foggia  con  finalità  prettamente  preventive  e  di  controllo integrata  dagli  approfondimenti d’indagine anche di natura tecnica del Nucleo Investigativo.  Le due misure  cautelari, emesse  dal GIP   del   Tribunale   di   Foggia        su richiesta   della   Procura   della   Repubblica, riguardano specificatamente  il  reato  di  concorso  di  persone  di intermediazione  illecita  e  sfruttamento  del lavoro aggravati ( artt. 110 cp – 603 bis cp).

Ventiquattro gli extracomunitari africani rintracciati dai Carabinieri  nei  giorni  scorsi, in  piena nottata , all’interno  dell’azienda  agricola sottoposta   a   verifica,   ubicata   sulla   SS89   Foggia          -Manfredonia, in Contrada  Faranello,  in occasione dell’esecuzione di  una perquisizione  delegata emesso  dalla  Procura di  Foggia.  Dalle risultanze  finora  emerse,  gli  stranieri, impiegati  quali braccianti agricoli, venivano sottopagati rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale di settore e fatti lavorare in un contesto organizzativo aziendale carente sotto vari profili (sicurezza, igienico-sanitario,  ambientale,  ecc.),  con  una  situazione  alloggiativa  definita   dallo  stesso  GIP  come “ degradante”.

Dopo l’intervento dei militari dell’Arma disposto dalla Procura di Foggia, gli extracomunitari erano poi stati collocati  in  strutture  d’accoglienza  della  zona,  al  fine  così  di  “liberarli”  dalla  critica condizione abitativa ed occupazionale in cui erano stati indebitamente inseriti.

Il GIP  del  Tribunale  di  Foggia,  accogliendo  la  richiesta  della  Procura, ha  poi  disposto  anche  il controllo  giudiziario dell’azienda, in  luogo  del  sequestro  preventivo,  limitato  ai  soli  containers utilizzati  dagli  indagati  quali  luoghi  di  alloggio  per  gli  stranieri;  è  stato  così nominato  un amministratore giudiziario secondo quanto previsto dalla normativa di settore, al fine di tutelare, sin da questa fase, l’attività lavorativa ed imprenditoriale nel suo complesso, preservando l’economia reale  del  territorio.

Tale misura  per  la  prima  volta  applicata  nella  provincia  di  Foggia  per  tale specifica  ipotesi  di  reato,  realizzando  concretamente  lo  spirito  della  norma  stessa,  in  quanto, utilizzando  le  stesse  parole  espresse  dal  Giudice,  “l’interesse  del  legislatore  è  di  regolarizzare  i rapporti di lavoro, favorendo l’emersione del lavoro nero e comunque contribuendo a fornire tutte le tutele imposte dalle norme di settore, evitando dunque di far decrescere le offerte di lavoro,  già di per sé, specie nel Sud Italia, affatto minime”.

Gli investigatori e gli inquirenti non escludono che possano essere molti di più gli stranieri ad essere stati impiegati nel  tempo  in  tale  deprecabile  sistema  lavorativo  da  parte  dell’azienda  agricola sottoposta a controllo giudiziario dalla Magistratura. Altri lavoratori sono stati infatti già individuati e sentiti quali testimoni dai Carabinieri anche dopo l’esecuzione della perquisizione delegata dalla Procura di Foggia. Le indagini quindi proseguono.