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FILASTROCCA DI SANT’ANTONIO ABATE

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Il porcellino di S. Antonio
ingannò il demonio
con al collo la campanella
aggirò la sentinella
nell’inferno s’intrufolò
tutto il giorno lì restò.
Tra i diavoli vi fu scompiglio
non trovando il nascondiglio
chiesero al Santo per cortesia
affinché se lo portasse via
e Lui col bastone
li rubò il tizzone.
Il diavolo arrabbiato
contro i due ha scagliato
il coltello al porcellino
al Santo un carboncino
e per colpa del demonio
ebbe il fuoco S. Antonio.
Il porcello non fu sepolto
ma squartato in ogni parte
per mantenere a tante lune
fece la carne a salume
rase i peli col coltello
e confezionò dei pennelli
con il sangue la farinata
con il lardo la pomata.
La gente di ogni loco
fa cerchio intorno al fuoco
danza e canta mascherata
per non essere individuata
beve vini saporiti
fa legumi abbrustoliti
carne arrosta con il sale
fino a tutto Carnevale.
Così passa l’inverno
e il diavolo resta all’Inferno.
Viva evviva S. Antonio
che ha gabbato il demonio.

Antonio Monte

DA APRICENA ALLA CASA BIANCA: BEVILACQUA IN CONCERTO

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Originario di Apricena, docente del conservatorio Umberto Giordano di Foggia, interprete e compositore di musiche per mandolino, Bevilacqua terrà un ciclo di cinque concerti negli Stati Uniti, uno dei quali avrà luogo in forma privata alla Casa Bianca per la famiglia Obama e i suoi ospiti insieme a diplomatici italiani negli Usa.

Con un repertorio che va dal consueto periodo barocco fino alla grande musica del Novecento, la sua tournèe inizierà da Belmont in North Carolina, il 23 gennaio dove Bevilacqua si esibirà nell’ambito della stagione concertistica del Belmont Abbey College. Sarà la volta del College di Charlotte e del College di Davidson per il secondo e terzo concerto, in programma il 3 febbraio.  E poi sarà ospite d’onore di un concerto del Consorzio liutai di North Carolina, a Lenoir.

Classe 1962, Matteo Bevilacqua intraprende lo studio del mandolino a 6 anni, dietro la scia del papà autodidatta e sotto la guida del maestro Vincenzo Scanzano. A 7 anni il suo primo concerto in cui esegue a memoria 35 brani di cultura popolare italiana. Famosi musicisti italiani lo notano e lo avviano allo studio del violino. La sua carriera continua con la laurea, con il massimo dei voti, al Conservatorio Umberto Giordano di Foggia. Da lì il suo percorso con il violino vincendo numerosi concorsi ed effettuando concerti in Italia ed Europa. Una strada seguita senza mai trascurare lo studio del mandolino: quando, infatti, viene istituita la cattedra per mandolino in Italia, lui si laurea al conservatorio di Padova e diventa uno dei primi in Italia ad acquisire questo titolo e il primo in Puglia. (ilrestodelgargano)

BONUS CULTURA, NON TUTTI I DICIOTTENNI SONO UGUALI

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Ha fatto molto discutere il bonus di 500 euro previsto per i giovani che compiranno diciotto anni nel 2016. L’incentivo è legato alla spesa per attività culturali (per esempio, acquisto di libri, ingresso a musei, cinema e teatri) ed è volta a ridurne il vincolo di costo. Alla fine dell’anno sarà interessante vedere se il bonus sarà stato utilizzato e in quale misura avrà portato giovani che altrimenti non lo avrebbero fatto a frequentare luoghi di cultura. Il bonus interessa solo i ragazzi italiani e stranieri comunitari che diventeranno maggiorenni nel 2016. Ne sono esclusi invece i giovani extracomunitari (comma 979) che sono cresciuti in Italia, hanno frequentato la scuola italiana e probabilmente faranno richiesta della cittadinanza italiana secondo la normativa vigente. È un’opportunità persa, dato che il loro numero non è elevato e quindi con un costo ridotto si sarebbe potuto realizzare un passo importante per l’integrazione anche culturale di nuovi cittadini italiani. Sono 46.538 i giovani stranieri presenti in Italia che compiranno diciotto anni nel 2016 secondo i dati Istat (8 per cento dei diciottenni italiani). L’Istituto sfortunatamente non distingue per nazionalità, dunque non è possibile sapere quanti di questi non sono cittadini europei. Ipotizziamo, per semplicità, che gli extracomunitari siano la metà, ovvero 23.269. Garantire anche a loro il bonus, se tutti ne usufruissero fino all’ultimo centesimo, costerebbe 11 milioni di euro. Per il bonus ai 570.959 giovani italiani che diventeranno diciottenni nel 2016 la legge di stabilità (comma 780) ha autorizzato una spesa decisamente maggiore, 290 milioni. I dati del ministero Istruzione, università e ricerca ci permettono di conoscere con maggior chiarezza quanti siano gli studenti stranieri iscritti nelle scuole di secondo grado italiane: nell’anno scolastico 2013-14 erano il 7 per cento del totale. I dati distinguono almeno in parte le diverse nazionalità degli studenti nella scuola secondaria e mettono in evidenza che 33.483 compiranno diciott’anni nel 2016 (13mila giovani stranieri presenti nei dati Istat non compaiono in quelli del Miur, probabilmente perché non frequentano più la scuola, ma è difficile sapere quanti sono gli extracomunitari). Sulla base delle nazionalità più rappresentate nelle scuole secondarie italiane, possiamo calcolare che gli oltre 33mila giovani che non usufruiranno del bonus sono albanesi (13,4 per cento), marocchini (12,6 per cento), cinesi (4,9 per cento), filippini (3,1 per cento), moldavi (3 per cento) e indiani (3 per cento). I dati Miur ci dicono anche che la percentuale di alunni stranieri di seconda generazione nelle scuole secondarie è pari al 15 per cento. Molto probabilmente, dunque, diversi tra questi ragazzi albanesi, marocchini o cinesi sono nati e cresciuti in Italia, ma saranno comunque esclusi dal bonus.

La scuola italiana si caratterizza per un approccio inclusivo e accoglie nelle aule minori stranieri regolari e non, favorendone così l’integrazione già dalla giovane età. Gli insegnanti ricoprono un ruolo determinante nel processo di integrazione e assimilazione perché formano i futuri cittadini, insegnando loro la nostra cultura e storia e facendogli seguire lo stesso percorso formativo dei coetanei italiani. Allo stesso tempo, abitua i futuri cittadini al rapporto con lingue, abitudini e culture diverse, per vivere in un mondo sempre più globale. Né va dimenticato che la scuola è il luogo dell’apprendimento della lingua italiana, che per molti studenti extracomunitari è la chiave per integrarsi e raggiungere una mobilità sociale. Il processo andrebbe sempre accompagnato da varie attività, per esempio, l’educazione all’arte tramite la visita di mostre e l’approfondimento della cultura italiana con lo studio e la lettura di testi italiani, ma anche attraverso il nostro teatro e il nostro cinema. Se la scuola è il punto di partenza per integrare i nuovi arrivati, l’esclusione dei futuri diciottenni extracomunitari dal bonus di 500 euro non aiuta la sfida della integrazione di giovani che la frequentano e che molto probabilmente rimarranno in Italia anche dopo la conclusione del percorso di studio. La legge di stabilità 2016 è stata approvata in via definitiva il 22 dicembre ed è ormai tardi per modificarla. Tuttavia, questa occasione persa deve far riflettere, per evitare di ripetere in futuro lo stesso errore. Una maggiore integrazione prevede incentivi economici non discriminanti, che diano l’opportunità anche agli stranieri di appassionarsi, insieme agli italiani, alla nostra cultura.

L’ULIVO PIU’ GRANDE DELLA PUGLIA SI TROVA NEL PARCO DEL GARGANO

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Gli ulivi secolari della Puglia presto potrebbero diventare patrimonio Unesco. Tra questi il “Colosso” di Mattinata, un ulivo millenario presente nel fondo agricolo del signor Pietro Prencipe in agro di Mattinata. A segnalare la presenza di questo albero monumentale sono stati i naturalisti Angela Rossini e Giovanni Quitadamo, autori di diversi libri sulle orchidee spontanee e grandi cultori della botanica del Parco Nazionale del Gargano. Secondo Rossini e Quitadamo, l’ulivo di contrada Macchione è il più grande di tutta la Puglia e il suo tronco misura 14 metri di circonferenza. Il proprietario Pietro Prencipe, 84 anni, ci ha raccontato che è riuscito a raccogliere fino a sette quintali di olive della varietà di ogliarola garganica. Da Mattinata parte l’ennesima richiesta per il riconoscimento da parte dell’Unesco di Patrimonio dell’Umanità. Gli ulivi del Gargano e della Puglia sono un raro esempio di arte naturale, al pari dei monumenti costruiti dall’uomo nel corso dei secoli e costituiscono un bagaglio di storia, di cultura, di vita popolare e di tradizioni.

CHIESA SAN GIORGIO, DOMANI FESTEGGIAMENTI PER SANT’ANTONIO ABATE

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La Confraternita Maria SS di Costantinopoli della Chiesa di San Giorgio continua, come ogni anno, a festeggiare il Santo cui è intitolata la chiesa. Il clou della manifestazione è per domani 18 gennaio. Oltre le consuete messe delle ore 8:00 e delle ore 18:30, sono previsti i festeggiamenti esterni dalle ore 19:30 con la benedizione degli animali davanti la chiesa. Seguirà alle ore 20:00 la 4^ sagra di Sant’Antonio Abate intorno al grande falò con musica e canti.

CONCESSIONE DEL FARO DELLE ISOLE TREMITI, PRESENTATE TRE PROPOSTE

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Nell’ottobre scorso sono partiti i bandi per la concessione di strutture da sottrarre al degrado. L’Agenzia del Demanio, insieme a ministero della Difesa ed enti territoriali, aveva messo a punto i bandi dedicati alla concessione sul mercato della rete dei fari. Totale di 11 fari tra cui c’è quello del faro di San Domino delle Isole Tremiti. L’obiettivo è stati quello di sottrarre al degrado quegli affascinanti tasselli di passato e valorizzarli. Sono infatti tutti funzionanti e automatizzati – le lanterne, insomma, fanno il loro lavoro – il problema sta negli edifici, in stato di abbandono. Per ciascuna struttura è stato cucito un bando specifico per concessioni anche fino a 50 anni. I fini del recupero non sono solo turistico-ricettivi. Il bando di gara si è concluso con una grande partecipazione del territorio, ma anche dell’associazionismo sociale e ambientale, dell’imprenditoria immobiliare e di investitori esteri.

Per partecipare alle gare, che prevedono l’affitto delle strutture per 50 anni, i bandi sono stati aperti dal 12 ottobre con la gestione dell’Agenzia del Demanio e del Ministero della Difesa, “con alcune differenze dovute alle peculiarità dei diversi fari”, ricorda una nota dell’Agenzia. “Per partecipare alla gara, era necessario presentare un progetto di riqualificazione e valorizzazione e un’offerta economica libera”.

Per il faro di San Domino alle isole Tremiti sono pervenute tre offerte. Ora si parte con la seconda fare: apertura dei plichi pervenuti e verifica della documentazione presentata. Le proposte idonee saranno valutate secondo il criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa2, data dalla proposta progettuale, valutata con punteggio pari al 60%, e dalla proposta economica, a cui può essere assegnato un punteggio massimo pari al 40%. La valutazione della proposta progettuale terrà conto di elementi qualitativi quali: soluzioni di recupero del faro, manutenzione, fruibilità pubblica, contributo allo sviluppo locale sostenibile e la possibilità di creare un network tra più strutture, attraverso una rete di servizi e attività condivise”. I progetti devono in particolare destinare i fari ad “accogliere iniziative ed eventi di tipo culturale, sociale, sportivo e per la scoperta del territorio insieme ad attività turistiche, ricettive, ristorative, ricreative, didattiche e promozionali”.

LA PRO LOCO E IL NOSTRO CARNEVALE

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L’Associazione Pro Loco risponde ad un articolo di qualche giorno fa di Civico93 su “Cosa bolla in pentola per il Carnevale 2016”

La salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale costituiscono uno dei compiti fondamentali dello Stato, così come indicato dall’art. 9 e dall’art. 117 della nostra costituzione. L’art. 117 della costituzione prevede che le Regioni possono emanare norme in materia di “valorizzazione dei beni culturali, ambientali, promozione e organizzazione di attività culturali” purché non in contrasto con i principi e le direttive delle leggi dello Stato. In chiave di promozione del patrimonio culturale assumono un ruolo determinante sul territorio le associazione Pro Loco, punti di riferimento sicuri ed autentici baluardi del patrimonio culturale e storico delle nostre località e fedeli custodi delle più antiche tradizioni. Infatti esse, da sempre, sono le principali custodi dei tesori dell’arte e delle tradizioni popolari; dalle ballate ai canti dialettali, alle ricette, alla gastronomia popolare. Ricercare, mantenere, valorizzare queste memorie promuovendo manifestazioni, feste, iniziative, eventi di diverso genere alla continua scoperta di suggestioni ed itinerari che mettono in luce tutte le bellezze, le bontà naturali e la genuinità dei prodotti della terra, è da sempre obiettivo comune a tutte le Pro Loco. Sta di fatto che in un territorio comunale, provinciale, regionale gli eventi e le manifestazioni più significative sono quelle promosse dalle Pro Loco; anche perché sempre presenti sul territorio, rappresentano la continuità rispetto alle iniziative promosse da privati o enti pubblici che programmano limitati nel tempo.

Questo mio sfogo non è mirato ad eleggere la Pro Loco Sannicandro quale unica associazione preposta ad eventi di qualsiasi genere, ma come invito, da quando ci siamo costituiti, alle varie associazioni a collaborare avendo tutti un unico obiettivo. E’ giusta la domanda che ti fai: “Cosa bolla in pentola per il Carnevale 2016?”, forse vi è anche la risposta. La nostra associazione è, come una pentola (metaforicamente parlando) dove bollono tante idee confortate anche dall’esperienza di questi anni che ci ha fatto constatare come personaggi come “Tr’ppetta” e Cusumicchj” ce ne sono tanti tra i nostri giovani che andrebbero incoraggiati e sostenuti.

Relativamente poi all’invito ai partecipanti ai veglioni di rallegrare le strade cittadine, sarebbe davvero spettacolare vedere i nostri compaesani, con indosso gli abiti nuovi confezionati per l’occasione, sfilare per le strade e animarle con la loro allegria. Così come andrebbero coinvolte le scuole di ogni ordine e grado e far sì che il nostro patrimonio culturale non si perda nel tempo ma ritrovi nelle nuove generazioni il vigore e l’entusiasmo del passato. La Pro Loco vorrebbe scoperchiare questa pentola ma l’impossibilità economica e la mancanza di cooperazione delle associazioni operanti sul territorio fanno sì che la pentola resti ancora chiusa.

Spero che questa mia possa sensibilizzare in qualche modo gli enti preposti e tutti coloro che vogliono per rivivere il nostro Carnevale. Cordialmente.

IERI SERA LEO BONFITTO CON RANIERI SU RAI 1

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Chi ha visto ieri lo spettacolo musicale “Sogno e son desto 3”, in prima serata su Rai1, condotto da Massimo Ranieri ha potuto notare nel corpo di ballo Leo Bonfitto. Con le coreografie di Bill Goodson, l’artista sannicandrese si sta affermando sempre più nel mondo straordinario del balletto come si evince dalle tante apparizioni televisive in trasmissioni di successo e dalle continue tournée in giro per l’Italia e all’estero.

A Leo un grande “in bocca al lupo” dalla nostra cittadina e dallo staff di Civico93 a cui è legatissimo.

IL GARGANO D’INVERNO SUL CORRIERE DELLA SERA

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Passeggiare nell’immensa distesa di faggi, rapiti da un silenzio surreale, interrotto di tanto in tanto dal rumore delle foglie sollevate da un capriolo, esemplare protetto di cui si scorge in lontananza soltanto il profilo. L’immagine di pace e di totale immersione nella natura arriva dalla Foresta Umbra, nel cuore del Parco Nazionale del Gargano. Un posto incantato d’estate come d’inverno, quando in più circostanze la neve rende il paesaggio quasi fiabesco. Come dare torto a Giuseppe Ungaretti quando scriveva che “nella Foresta Umbra sembra che le stagioni si siano incantate in sull’ora di sera; con caprioli, lepri, volpi che vi scappano di fra i piedi; con ogni gorgheggio, gemito, pigolìo d’uccelli”?! E’ l’inverno la stagione che, forse più delle altre, fa conoscere il Gargano in tutta la sua diversità: non solo mare e spiagge meravigliose, ma anche paesi dai vicoli che profumano di pancotto e fave e cicorie, laghi e lagune sulle cui acque danzano migliaia di uccelli svernanti. Un insieme di luoghi dal grande potere spirituale ma dove è possibile anche praticare gli sport più vari. “Il Parco del Gargano – spiega il presidente Stefano Pecorella – è una delle aree protette più importanti a livello nazionale ed europeo, con un territorio dai  paesaggi incredibilmente vari. Si va dalle zone umide di Manfredonia e del Lago Salso alla steppa pedegarganica di San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo, dalla zona boscata della Foresta Umbra e Bosco Quarto a quella delle lagune di Lesina e Varano, passando per la fascia costiera di Mattinata, Peschici, Vieste e RodiSi tratta – continua Pecorella – di un territorio di 18 comuni con una popolazione di oltre 200 mila abitanti. Il Gargano, che vanta anche cinque presidi Slow Food, è il monte più vario che si possa immaginare e che merita di essere visitato in ogni periodo dell’anno. E’ importante far conoscere la vera bellezza di un’area protetta che non è soltanto la natura ed il paesaggio ma enogastronomia, cultura, valori tradizionali della religione”. Il Gargano è anche la destinazione ideale di tanti sportivi che hanno la possibilità di scegliere tra il deltaplano (dal parapetto naturale di Rignano Garganico), il kite-surf sui litorali ventosi di Vieste, il diving alle Isole Tremiti, il trekking ed il cicloturismo attraverso i sentieri del Parco nazionale del Gargano e della Foresta Umbra, la vela grazie alla rete dei porti turistici. Tutto questo fa del Gargano la destinazione ideale del turismo attivo, nella cui categoria rientrano tutte le tipologie di fruizione turistica a basso impatto ambientale e che implicano un impegno del visitatore in diverse attività. Si tratta di una nuova strategia di sviluppo legata ad un’offerta turistica innovativa. “Il nostro territorio – conclude Pecorella – ha tutte le carte in regola per attirare visitatori in ogni periodo dell’anno. D’estate il mare, in primavera le ottanta specie di orchidee, in autunno i colori da tavolozza della Foresta Umbra, in inverno le incantevoli zone dell’entroterra dove si possono degustare piatti della cucina tradizionale”.

FOGGIA, PRETE PEDOFILO CONFERMA CONDANNA

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Condanna confermata per don Nicolangelo Rossi, il prete salesiano di 85 anni, beccato per pedofilia durante la sua permanenza alla parrocchia “Sacro Cuore”, rione Candelaro di Foggia. L’uomo, originario della Campania, secondo la giustizia ha commesso molestato sessualmente su una bambina e condannato a un anno e sei mesi. La Corte suprema ha rigettato, dunque, il ricorso presentato dal difensore del prete che chiedeva l’annullamento della condanna. Il prete fu arrestato a maggio del 2007 e messo ai domiciliari per alcuni mesi. Ha sempre protestato la sua innocenza ma invano. In primo grado infatti, fu condannato a 2 anni, 2 mesi e 10 giorni per una delle 4 imputazioni contestate dalla Procura. Sentenza del Gup del Tribunale di Foggia datata 13 maggio 2011. Invece fu assolto dall’accusa di aver molestato altre tre bambine sempre durante le confessioni. Le bambine ridimensionarono notevolmente le proprie accuse dopo iniziale denuncia. Le dichiarazioni della ragazzina, all’epoca 11enne (molestata la sera del 21 luglio 2006), vennero definite “intrinsecamente credibili e attendibili e i suoi genitori non erano affatto alla testa di un complotto, né erano anticlericali, né volevano attaccare l’istituzione ecclesiastica, né pretendevano lauti risarcimenti per il danno subìto dalla loro figlia o per mettere a tacere quanto accaduto”.

Don Nicolangelo Rossi, Pesco Sannita (Bn), sacerdote salesiano nato il 9 ottobre 1931 residente a Vico Equense (Napoli). È lui il protagonista di una vicenda che tenne banco soprattutto tra il 2006 e il 2007.

Dai ragazzini era definito come “quel prete anziano, un po’ gobbo e con pochi capelli”. Ma alcune delle bambine che all’epoca frequentavano la chiesa “Sacro Cuore”, lo ricordano per ben altri motivi. Una di loro raccontò di essere stata molestata durante una confessione. Don Nicola la faceva stare in piedi toccandola sul costato, sulla coscia e accarezzandola sulla guancia. La minore affermò di essere stata toccata in quell’occasione anche nell’interno. Spiegò che durante la confessione, svolta in occasione del ritiro spirituale, si inginocchiò poggiando la testa fra le gambe del sacerdote. Poi, una volta in piedi, mentre recitava l’atto di dolore, don Nicola con la stessa mano che poneva all’altezza dei suoi genitali, la toccò sul viso e nelle parti intime sulla tuta che indossava. (immediato)

IL TEATRO A SAN NICANDRO, E’ AVANGUARDIA 2.0

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Qualcuno lo ha rinominato Teatro2.0, questo teatro che ha ancora tanto da dire e che non si arrende di fronte alla noncuranza di chi della cultura dovrebbe fare un’arma, di distruzione sì, ma soltanto delle brutture sociali e del male del secolo: l’indifferenza. Nell’epoca in cui “2.0” è sinonimo di tecnologia, velocità, social network e rapporti umani sempre meno umani, a San Nicandro Garganico il Teatro2.0 ha riscosso un encomiabile successo alla sua prima presentazione. Non un grande palco con quinte e sipario ma una sala ricevimenti, debitamente allestita, e l’entusiasmo di 15 attori che hanno coinvolto e travolto il pubblico attraverso gli esilaranti quadri di una commedia tra le piú celebri della tradizione napoletana. “Il progetto di “Miseria e Nobiltà” è nato quasi per gioco, tra la voglia di ritornare alla prosa e, al contempo, il timore di non avere una location adeguata per la messa in scena dopo la recente chiusura del nostro CineTeatroItalia”, racconta Antonella Squeo, presidente dell’Associazione Culturale Prospettive Artistiche. “A questo proposito, a nome dell’Associazione tutta, ringrazio i gestori della Sala Ricevimenti “Villa Florio” che hanno accolto di buon grado la nostra proposta e hanno messo a completa disposizione degli artisti gli eleganti ambienti della villa, supportando la nostra iniziativa con estrema gentilezza ed ospitalità”. L’entusiasmo del pubblico è stato tale da sollecitare la proposta di una replica nelle prossime settimane. L’appuntamento è per martedì 26 gennaio presso la Sala Ricevimenti “Villa Florio”, San Nicandro Garganico (FG). Porta ore 20.30, sipario ore 20.45

Per info e prevendita 328 359 5844

LA SOPPRESSIONE INNOCENZIANA DEI CONVENTI CARMELITANI IN CAPITANATA NEL XVII SEC.

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Ecco la sintesi della relazione dei conventi carmelitani della Capitanata con riferimento al convento di San Nicandro.

Stato del convento di Santa Maria del Carmine intitolato a San Sebastiano della Terra di Santo Nicandro della provincia di Capitatata, diocesi di Lucera.

Situato dieci passi fuori dall’abitato sulla pubblica strada, fu fondato nel 1570 dal frate Giuseppe Siciliano, con atto del notaio Giovan Battista Melchionda. Nella parte superiore vi era una sala con due camere e in quella inferiore una stalla, un cellaro e un’altra camera. Accoglieva un sacerdote (il Priore padre Fabio Stampa foglio di anni 56 di Monte S. Angelo) e un converso (fra Geronimo Pacientia di anni 50 a di Apice).

Descrizione del bilancio in ducati                  Ducati       carlini        grana

Entrate per possessi e beni stabili 1650            50              2

Introito anno 1644                                                79               1             4,5

Introito anno 1645                                                 94              0              11

Introito anno 1646                                                84               4               7

Introito anno 1649                                               110              2              11

Totale                                                                      368              3             15

“Nell’anno 1647 e 1648 fu la revolutione del populo in detti anni, conforme fu per tutto il regno, e stante detta revolutione o guerra civile non si percepiva cosa nessuna dalli detti censi e quotidiani, ch’ognuno smesso pagare e non si regnava giustitia”.

Scudi          paoli        baiocchi

Uscite anno 1644                                                     82                 4

Uscite anno 1645                                                     96                 1               14

Uscite anno1646                                                      90                 2               12

Per gli anni 1647/48 vedi sopra

Uscite anno 1649                                                   120                 0              18,5

Uscite anno 1650 (mancano)

Totale                                                                        389                4                4,5

In scudi romani le entrate erano                          338                2                4

divise per anni quattro, ogni anno erano             84                0,5              1

e le uscite erano                                                      350                4             2 e q2

divise per quattro anni, ogni anno erano            88,5              1

Guseppe Clemente

UN 2016 ALL’INSEGNA DELLA PUGLIA, ANCHE IN AMERICA

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Meno male che Checco c’è. Il nuovo super testimonial della Puglia, l’uomo di cui tutti parlano, è lui, Luca Medici, in arte Checco Zalone, che, in coppia con il regista Gennaro Nunziante, ha dato vita a quel Quo Vado? che si avvia a diventare il film più visto di sempre in Italia, con incassi da record al botteghino e per il quale, come ha ironicamente annotato Lino Patruno in un suo recente articolo su La Gazzetta del Mezzogiorno, “c’è chi si mette in coda all’alba come davanti ai musei vaticani o per l’assegnazione della casa popolare”. Non meno imponente il dibattito scaturito dal film in cui, come sin dai tempi dei “comunisti” contro i “fascisti”, l’Italia si è divisa tra “pro” e “contro” Zalone, con molti più “pro” per la verità, con intellettuali che citano Sordi e perfino Totò, come Nicola Lagioia, che su La Repubblica recentemente ha ricordato anche i trascorsi del regista e sceneggiatore Nunziante, che su Telebari e Telenorba, negli anni Novanta, sfornava gli irresistibili show di Toti e Tata (Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo) e soprattutto Il polpo, mitica sit-com che proponeva in salsa pugliese la parodia della serie televisiva La piovra. “Il linguaggio usato era complesso e assolutamente in anticipo sui tempi: contaminava senza sosta i generi – afferma Lagioia – …da lì a poco nel mondo sarebbe esploso Pulp Fiction”. Onore al talento, insomma, con buona pace di chi critica, magari anche per invidia per la pioggia di milioni che sta sommergendo Medici e Nunziante.

E non c’è solo Zalone. Nonostante i tanti problemi che affliggono la Puglia e che si chiamano disoccupazione, Ilva, Xylella, Tap, trivelle alle Tremiti, solo per citare alcuni tra i temi più gravi sul tappeto, siamo sempre la regione da cui provengono le due tenniste che pochi mesi fa, con l’eclatante successo americano, sono state universalmente riconosciute come regine del tennis mondiale.

Riporta in Puglia anche la recente notizia, apparsa sui media dopo la pubblicazione sulla rivista scientifica Nature, quella della scoperta di un processo che potrebbe rapidamente annientare uno dei più insidiosi e frequenti tumori del cervello, il glioblastoma. A portare avanti la ricerca è stato un gruppo della Columbia University di New York, coordinato da Antonio Iavarone e Anna Lasorella, tra i più importanti cervelli italiani costretti a espatriare. Pugliese e legatissima alla sua terra Anna Lasorella, nativa di Noicattaro (Bari), è stata costretta a emigrare negli USA sedici anni fa per poter trovare una struttura universitaria in grado di offrire le opportune risorse economiche per portare avanti il suo lavoro di ricerca. Oggi, con il marito Antonio Iavarone, sta raccogliendo il meritato successo per questa scoperta che il mondo scientifico considera eclatante.

Last but not least il “nostro” Joseph Tusiani, ultranovantenne poeta, scrittore e latinista di fama internazionale, che compone in italiano, inglese, latino e dialetto garganico (nativo di San Marco in Lamis, Foggia, ma dall’età di 23 anni newyorkese d’adozione) lo scorso 9 gennaio è stato proclamato dal Governatore dello Stato di New York, Andrew Mark Cuomo, Poeta Laureato Emerito, insieme a Edmund White e Yusef Komunyakaa, in riconoscimento del contributo offerto alla comunità letteraria internazionale. “Questi scrittori di ispirazione e talento – ha affermato Cuomo – hanno dato notevoli contributi alla comunità letteraria di New York. Il loro lavoro, risorsa enorme, è servito come punto di riferimento per molti autori in tutto il mondo”. Chapeau alla Puglia. Speriamo che un inizio d’anno strepitoso e composito come questo porti a risultati sempre più grandi.

UNA DONNA PER L’ASP ZACCAGNINO?

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Si parla insistentemente di un avvicendamento alla guida dell’Asp Zaccagnino. Corrono voci che Emiliano potrebbe nominare commissario o presidente dell’ente una donna già candidata alle ultime elezioni regionali pugliesi. Insomma Di Salvia potrebbe essere sostituito. Il condizionale è d’obbligo in quanto nulla è prevedibile quando c’è la politica a decidere, come dire che può succedere di tutto e il contrario di tutto.

Una nota al presidente Emiliano, però, è dovuta. Lui si scaglia contro Renzi in quanto le decisioni (trivellazioni isole Tremiti ed altro) devono rispettare anche le volontà di altri enti, in questo caso la regione Puglia. Ebbene, c’è una delibera del consiglio comunale del comune di San Nicandro (approvata all’unanimità) che chiede al presidente della regione pro tempore circa la scelta del Presidente dell’Asp Zaccganino che sia individuato all’interno della nostra cittadina che vanta, in ogni caso, figure professionali di tutto rispetto e capaci di assolvere quell’incarico. Il ragionamento di Emiliano con Renzi si può tranquillamente traslare con quello tra l’amministrazione comunale di San Nicandro ed Emiliano. Insomma se il presidente della regione Puglia non dovrebbe adottare pesi e misure diverse. Ci si augura che quanto prima si proceda alla nomina del Presidente dell’Asp e che sia espressione di San Nicandro capace di ricoprire quell’incarico in maniera professionale e che possa fare dell’ente una eccellenza anche e soprattutto per l’economia del nostro territorio.

APRICENA, INAUGURAZIONE PALAZZO DELLA CULTURA

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Questa mattina apre la nuova ala del Palazzo della Cultura. Nuovi spazi che saranno destinati al settore cultura e scuola, ad ospitare importanti fondi librari, l’archivio storico e tante iniziative importanti. Un progetto, quello di Palazzo della Cultura, partito nel 2012, portato avanti con l’apertura del Museo Civico – Mediateca Federiciana e che oggi arriva a compimento.

FORZA ITALIA, A PROPOSITO DELLA FONDAZIONE ZACCAGNINO…

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La sua lunga storia di battaglie politiche ha sempre posto al centro del suo interesse San Nicandro ed i sannicandresi. Forza Italia negli anni 2013-2015, con gli assessori ai servizi sociali e pubblica istruzione ha collaborato con l’Asp con una costante, duratura e programmata gestione dello stato sociale e scolastico della nostra città.  Oggi la regione Puglia sta decidendo il nuovo presidente, alla sua figura sarà legata non solo l’appartenenza a posizioni indiscutibili di sinistra, ma soprattutto lo stresso legame con la città con la sua storia e le sue politiche sociali che il benefattore Vincenzo Zaccagnino ne esaltò con passione e dedizione privilegiando San Nicandro nelle sue note e chiare volontà.

Al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano il compito di intrecciare la sannicandresità, le competenze, le professionalità e la politica in un nome. In un momento critico per l’economia locale, la politica non può stare a guardare passivamente con il rischio che venga spostato il riferimento fuori dalla nostra città.

Si spera che anche la sinistra locale abbia fatto prevalere con fermezza tali peculiarità, mettendole in evidenza  ai loro referenti e amministratori regionali.

Lorena Di Salvia

Dipartimento Cultura e Territorio Forza Italia

SE IL PUBBLICO IMPIEGO HA REGOLE UGUALI AL PRIVATO

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La sentenza della Cassazione del 26 novembre 2015, n. 24157, ha risolto nel modo più logico e scontato il problema dell’estensione al lavoro pubblico dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori come modificato dalla riforma Fornero: evidenziando che l’articolo 18 riformato si applica alla pubblica amministrazione.
La ragione è semplicissima e sta tutta nella previsione contenuta nell’articolo 51, comma 2, del testo unico sul lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni (decreto legislativo 165/2001): “La legge 20 maggio 1970, n.300, e successive modificazioni ed integrazioni, si applica alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti”. Dunque, per espressa previsione di legge e con buona pace di qualsiasi interpretazione dottrinale o governativa, le modifiche allo Statuto dei lavoratori automaticamente si riverberano anche nell’ambito del lavoro pubblico privatizzato (con l’eccezione dei lavoratori non privatizzati, come docenti universitari, magistrati, prefetti, forze dell’ordine, militari). Il problema, ora, si sposta su due fronti. Il primo riguarda le intenzioni del governo e del parlamento. Da mesi, anzi da anni, i vari governi che si sono succeduti dalla riforma Fornero a oggi hanno sostenuto che la riforma dell’articolo 18 non valesse per il lavoro pubblico. La Cassazione conferma l’erroneità di questa impostazione, sicché per dare corpo all’intenzione di non estendere ai dipendenti pubblici gli effetti della riforma non resta che adottare una legge che modifichi l’articolo 51, comma 2. E su questa linea pare essersi orientato il governo, che ha manifestato l’intenzione di proporre l’esclusione esplicita del lavoro pubblico dalla riforma dell’articolo 18 con un decreto apposito.

Il secondo fronte riguarda l’estensione al lavoro pubblico dell’ulteriore riforma al regime del licenziamento dei dipendenti pubblici operata con uno dei decreti attuativi del Jobs act, il decreto legislativo 23/2015.
Secondo un primo orientamento, il Jobs act non si estende al lavoro pubblico perché riguarda espressamente lavoratori che rivestono la qualifica di operai, impiegati o quadri, assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, una classificazione che non riguarda il lavoro pubblico. Si può, dunque, ricavare da tale classificazione una riserva di applicazione del nuovo regime di tutela dal licenziamento illegittimo al solo lavoro privato. Tale tipo di interpretazione, tuttavia, può essere superata da una lettura più sostanziale. Nel lavoro pubblico non esistono, è vero, queste categorie di lavoratori, ma dall’esame delle declaratorie delle qualifiche e mansioni contenute nei vari contratti nazionali collettivi di lavoro è possibile reperire figure professionali del tutto assimilabili. C’è, poi, un secondo elemento, sia formale sia sostanziale, rappresentato dal comma 3 del medesimo articolo 1 del decreto legislativo 23/2015, che estende la disciplina del Jobs act anche ai lavoratori alle dipendenze di aziende prima non soggette all’articolo 18. Il quale articolo 18, tuttavia, per l’espressa previsione dell’articolo 51, comma 2, del testo unico alle dipendenze del lavoro pubblico si è sempre applicato alla Pa, a prescindere dal numero dei dipendenti.

Dunque, l’espresso richiamo dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori contenuto nel Jobs act rende evidente che è una modifica e integrazione implicita dell’articolo 18 stesso. Quindi, secondo l’interpretazione sostanziale, il decreto legislativo 23/2015 finirebbe comunque per rendersi operante nel lavoro pubblico.
Non si deve dimenticare che in termini generali il testo unico sul lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni dispone l’estensione delle norme contenute nelle leggi sul rapporto di lavoro subordinato nelle imprese che non siano espressamente derogate dalle regole speciali del pubblico impiego.
Il decreto legislativo 23/2015 è senza ombra di dubbio “legge sul rapporto di lavoro subordinato nell’impresa”, mentre nel testo unico non esiste alcuna disposizione “diversa” sulla tutela dei licenziamenti.
Il che, allo scopo di fugare ogni dubbio e il fondato rischio che in giurisprudenza emergano interpretazioni contrastanti come in dottrina, porta comunque alla necessità che governo e parlamento intervengano in modo chiaro ed espresso sul tema, decidendo quale posizione assumere. Il problema ulteriore che si porrà, laddove governo e parlamento adottino iniziative normative finalizzate a escludere il lavoro pubblico dalle riforme del Jobs act, sarà quello della legittimità costituzionale di simili norme, potenzialmente lesive dei principi di uguaglianza.

LA REGIONE PUGLIA ACQUISTA CARROZZINE AL DOPPIO DEL PREZZO

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“La Regione Puglia in un anno spende all’incirca 70 milioni di euro per l’acquisto di carrozzine motorizzate ad un costo medio di circa 6 mila euro a pezzo, peccato però che il prezzo di mercato equivalga a meno della metà e, a seconda del modello, può costare anche meno”. Questa la denuncia del consigliere M5S Mario Conca membro della commissione Sanità. La giustificazione addotta dalle ASL è quella che sono obbligati ad utilizzare i prezzi imposti dal nomenclatore nazionale, in vigore dal 1999 e non ancora adeguato ai nuovi LEA. Usa parole forti il consigliere Conca che parla di “una truffa legalizzata che solo l’inserimento del repertorio potrà rendere strumento equo e conveniente per l’Ente pubblico”. Facendo due conti insomma ogni anno ci sarebbe una “appropriazione indebita di almeno 30 milioni di euro a danno della collettività pugliese che finiscono in mano a pochi furbetti del quartiere” secondo il consigliere cinquestelle che prosegue: “I danni erariali crescono esponenzialmente se si considera che le stesse magagne avvengono per la fornitura di letti, traverse, cellulari per ipovedenti, etc”. Il consigliere gravinese prosegue annunciando una interrogazione al presidente Michele Emiliano: “Nei prossimi giorni depositerò apposita interrogazione all’assessore alla Sanità per chiedere di porre rimedio a questi furti di Stato, per denunciare tutte le storture che i pugliesi sono costretti a subire e per dirgli di farsi valere nella conferenza Stato-Regioni”. (immediato)

“MISERIA E NOBILTA’”, SI REPLICA

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L’associazione Prospettive Artistiche comunica che la commedia di Eduardo Scarpetta “Miseria e nobiltà” si replica martedì 26 gennaio prossimo sempre presso “Villa Florio Ricevimenti”. Porte ore 20:30, sipario ore 20:45.

UNIVERSITA’ DEL SUD A RISCHIO SCOMPARSA ENTRO 15 ANNI

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Entro 15 anni le università del Sud rischiano di sparire: lo ha detto il presidente della Svimez, Adriano Giannola, intervenuto al convegno su Innovazione e Mezzogiorno che si è svolto a Benevento nella sede dell’Associazione Futuridea. Secondo Giannola, “c’è un progetto per distruggere le università del sud, che sta andando avanti con cinismo da circa 9 anni, e che rischia di farle sparire nel giro di 15 anni.”
A lanciare l’allarme il quotidiano napoletano “Il Mattino”, che dedica alla presa di posizione di Giannola un ampio servizio.

Il problema principale, secondo il presidente della Svimez – scrive ancora “Il Mattino” -, sono i criteri utilizzati per ripartire i fondi alle università: “per esempio uno dei parametri adattati è dare più risorse a chi ha più studenti in corso. Al Sud – sottolinea – ci sono più studenti fuori corso a causa di difficoltà oggettive, come essere pendolare e dover impiegare tutti i giorni ore per arrivare all’università”. Poi un altro criterio è dare più fondi a chi ha la maggiore capacità di attrarre investimenti da privati ma “è ovvio – rileva Giannola – che in una realtà con difficoltà di sviluppo e con poche imprese è più difficile attrarre investimenti di questo tipo”.
L’articolo de “Il Mattino” è stato ripreso e rilanciato sul social network dal sindaco di Biccari, Gianfilippo Mignogna, che lo ha così commentato: “Secondo il presidente dello Svimez “entro 15 anni le Università del Sud rischiano di sparire”. Visto l’andazzo, probabile che a quella data saranno già spariti ‪#‎piccolicomuni, servizi pubblici locali, ospedali, ecc.. in cambio magari di qualche trivellazione nei nostri mari, di qualche altra ATO e di altre cose strane. E quando ci svegliamo tutti quanti?” (letteremeridiane)