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LOTTA ALL’ABBANDONO SCOLASTICO

La Capitanata è tra le province pugliesi che presenta la maggiore incidenza di giovani Neet (giovani compresi nella fascia di età tra i 15 e 29 anni) che non studiano e nemmeno lavorano: sono in tutto 42.906, corrispondenti al 6,73% della popolazione residente e al 36,38% dei giovani (dati Settore Politiche del Lavoro Provincia di Foggia). A  questi giovani è rivolto un programma comunitario cofinanziato dal Governo Italiano e dalla Regione Puglia suddiviso in varie misure come: formazione mirata all’inserimento lavorativo, reinserimento dei giovani 15-18enni in percorsi formativi, accompagnamento al lavoro, apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, apprendistato per l’alta formazione e la ricerca, tirocini formativi, anche in mobilità geografica, servizio civile nazionale, servizio civile regionale, sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità, mobilità professionale transnazionale e territoriale, bonus occupazionale. Ai tanti ragazzi dai 15 ai 18 ed ai loro genitori, noi dell’A.P.S. Gargano Solidale chiediamo di non arrendersi all’insuccesso scolastico e di abbracciare una delle possibilità che la Regione Puglia ha riservato ai giovani che rientrano in questa fascia di età!

Con atto dirigenziale n. 1522 del 10/11/2015, BURP. n. 147/2015, è stato approvato l’Avviso per la presentazione di candidature, rivolto agli Enti di Formazione ed Istituti Superiori, per la realizzazione della misura 2B: reinserimento di giovani 15-18enni in percorsi formativi. La misura 2B è pensata per quei ragazzi che hanno abbandonato la Scuola e per dargli una possibilità di riscatto lottando contro la dispersione scolastica. Essa prevede la possibilità per questi minori di poter partecipare a dei corsi di formazione professionale che verranno svolti in vari Comuni della Provincia di Foggia, dagli Enti di Formazione o alcuni Istituti Scolastici. Ai ragazzi che parteciperanno a questi corsi sarà rilasciata una qualifica professionale regolarmente riconosciuta e, tra l’altro, ci sarà anche la possibilità, nel caso in cui lo vogliano, di proseguire gli studi presso un Istituto Superiore iscrivendosi direttamente al 3° o 4° superiore, in base a quale tipo di corso frequenteranno proficuamente.

Per poter iscriversi a questi corsi i ragazzi con un età compresa tra i 15 e 18 anni dovranno, però, essere prima iscritti al Centro per l’Impiego e aver chiesto di poter partecipare a Garanzia Giovani!!! Per tale motivo, prima che prenda avvio la Misura 2B e sia troppo tardi, siccome vogliamo fortemente che i giovani della nostra Comunità abbiano un futuro diverso e gratificante con serie possibilità lavorative, chiediamo loro di recarsi immediatamente al Centro per l’Impiego del Comune per chiedere informazioni ed iscriversi al programma Garanzia Giovani !!!

Nazario Tancredi

REGIONE PUGLIA, ON LINE REDDITI E SPESE ELETTORALI DEI CONSIGLIERI

Meno della metà dei cinquanta consiglieri regionali rivela le spese sostenute per la propaganda elettorale, orchestrata in vista della consultazione di maggio 2015. Si tratta di un drappello di ventitré parlamentari locali. Mentre sono dieci quelli che ancora non rispettano la legge del 2013: impone ai “titolari di incarichi politici” di fare sapere quanto guadagnano “entro tre mesi dalla elezione”. Il rischio per gli “inadempienti”, è quello di beccarsi una sanzione pecuniaria da 500 a 10mila euro con l’accusa di “mancata comunicazione”.
La campagna elettorale, innanzi tutto. È il dem Mario Loizzo a proclamare di avere scucito più di tutti quanti gli altri: 41mila euro. Il secondo e il terzo gradino del podio, lo conquistano altri due esponenti del Pd: Loredana Capone (40mila euro) e Michele Mazzarano (39mila euro). Il paladino della pubblicità low cost è invece, il pentastellato Gianluca Bozzetti, di Mesagne: mette mano al portafoglio per tirare fuori appena 523 euro. C’è poi il caso del riformista Gianni Giannini: figura tra i pochi – anzi, tra i pochissimi – che ricevono contributi in denaro. I versamenti più cospicui, il titolare dei Trasporti nella giunta di lungomare Nazario Sauro li riceve dall’imprenditore della pasta Enzo Divella, ex presidente della Provincia di Bari (5mila euro), e dalla “signora del caffè” Simonetta Lorusso, assessore comunale ai Lavori pubblici quando Michele Emiliano era sindaco del capoluogo pugliese (altri 5mila euro). Così come la Capone dei 39mila 757 euro impiegati per reclamizzare se stessa, è l’unica che riserva la parte più rilevante di questa cifra al personale del comitato: 12mila 970 euro. Nonostante, alla fine, l’avvocato salentino pur essendo tra i più votati, non ce la fa a impadronirsi del seggio. Ma Emiliano la richiama in campo nei panni di assessore esterno.

Già, Emiliano. Non c’è traccia dell’investimento fatto dal Gladiatore perché riuscisse a salire sugli scudi come successore di Nichi Vendola a capo della coalizione di centrosinistra. Del magistrato prestato alla politica si conosce il reddito (del 2014) e basta: 55mila euro, la retribuzione del primo cittadino all’ombra di san Nicola.
Si riferiscono sempre al 2014, anche le dichiarazioni dei quaranta membri dell’assemblea di via Capruzzi. Gli altri dieci (ricordate?) per ora voltano le spalle alla regola del gioco: Ernesto Abaterusso e Paolo Campo, del Pd; Antonella Laricchia e Rosa Barone, del M5S; Mino Borraccino, di Noi a sinistra; Salvatore “Totò” Negro, dei Popolari; Giovanni Stea, di Area popolare; Alfonso Pisicchio e Peppe Turco, della civica La Puglia con Emiliano; la “esterna” Annamaria Curcuruto, responsabile dell’Urbanistica. I Paperoni sono entrambi vicepresidenti del consiglio regionale: Peppino Longo (Popolari), imprenditore edile a Modugno, dove è proprietario o comproprietario di quarantatré fabbricati, risulta a quota 464mila euro; l’avvocato di Manfredonia Diego Gatta (Forza Italia), lo incalza con 396mila euro. La medaglia di bronzo è al collo del vicepresidente della Regione, l’ex prefetto Antonio “Tonino” Nunziante: 197mila euro. Nei primi cinque ci sono pure Paolo Pellegrino, capogruppo di Puglia con Emiliano (183mila euro) e Giannini (148mila euro). Tra i magnifici dieci ci sono Giovanni De Leonardis (Area popolare, 147mila), Sabino Zinni (Sindaco di Puglia, 143mila), Ignazio Zullo (Cor, 138mila), Loizzo (Pd, 122mila), Capone (Pd, 113mila euro). (lello parisi-larepubblica)

LA STORIA DI SAN NICANDRO E PIATTI TIPICI (ULTIMA PARTE)

Il primo e più illustre monumento è il Castello medioevale di cui si è già detto essendo la sua storia intrecciata a quella di San Nicandro. Degna di attenzione è la leggiadra e aerea loggetta rinascimentale che sovrasta l’arco di ingresso alla Terra Vecchia. Un esempio illustre, ma in via di estinzione per l’indifferenza degli amministratori locali, è il borgo medioevale della Terra Vecchia: un intrico di stradine, case a un piano e costruzioni antiche, strette attorno al Castello e ricordo di una umanità tenace e caparbia che ha sfidato i secoli e le traversie della vita per giungere intatto, o quasi, fino ai nostri giorni. La Chiesa di Santa Maria del Borgo è chiamata dai sannicandresi La Cattedrale, come ricorda un suo figlio illustre, Alfredo Petrucci, “in memoria di una aspirazione non appagata e della lontana visita di un vescovo, per il quale gli artigiani del luogo apprestarono in fretta un’artistica cattedra in legno intagliato e ferro battuto, andata distrutta. L’attuale chiesa fu costruita nel 1535 o 1539 sul posto di quella precedente più volte abbattuta dai terremoti e sempre ricostruita”. La costruzione del campanile, antecedente a quella della Cattedrale, è del 1200. Nell’interno della chiesa, a tre navate, vi è un interessante dipinto che ha per tema l’Assunzione del concittadino Alessandro Mastrovalerio. Altre chiese interessanti sono quelle di San Giorgio nel vecchio borgo, quella di Sant’Antonio al Convento e quella di San Giuseppe sulla collina omonima, legata a storie di eremiti che lì vissero in contemplazione di Dio e a contatto con l’aspra e selvaggia natura circostante. Assumono oggi importanza storica anche le fosse granarie, che un tempo servivano da capaci silos per depositare e immagazzinare il grano. Ne esistono tuttora in largo Gelso e al Corso Garibaldi. Ma dopo una lodevole iniziativa degli amministratori locali che sembravano volessero valorizzarle, allo stato attuale sono calate di nuovo nell’oscurità. A qualche chilometro da San Nicandro è consigliabile la visita alla chiesa di Monte d’Elio e al Casino di Moia che si trovano a poca distanza l’una dall’altro. La prima che svetta su una cima che domina la fascia a nord dell’Adriatico e le Isole Tremiti, è stata dichiarata monumento nazionale per le preziose opere pittoriche che conserva nel suo interno, non sempre ben custodito. Il secondo è un pregevole esempio di villa di campagna dei Signori di un tempo. Dipinti di sapori allegorico e d’ispirazione omerico-virgiliano-ariostesca ne impreziosiscono le pareti. Ma il tutto è in stato di avanza decomposizione e di sicuro deperimento per l’incuria delle autorità preposte.

Piatti tipici

Per finire, indichiamo, tra moltissimi, un primo, un secondo e due contorni di assoluto originalità sannicandrese.

Primo: “Ministra con la carne fuggita”. E’ un primo di poveri contadini a base di verdura dove la carne non c’è perchè, come dice il titolo, è, appunto, scappata, fuggita.

Secondo: “Lampascioni con la carne”. I lampascioni, cipollaccio col fiocco, sono la leccornia sannicandrese che li preparano in tutti i gusti e in tutte le salse; con la carne al forno è la più antica.

Contorno: “Aglio sotto la cenere”. E’ un contorno (forse una volta era il primo) a base di aglio, olio e sale, molto gustoso e genuino, anche se sconsigliabile a stomaci cittadini o a chi ha in programma una serata con amici.

Contorno: “Insalata di crescione”. E’ un’insalata stuzzicante a base di olio, limone e sale, fatta con erbe che vivono immerse completamente nell’acqua.

Enzo Lordi

RIORDINO OSPEDALIERO, GENTILE: “RIVOLUZIONE EMILIANO? ASSOLUTAMENTE NO”

«Squilli di tromba, rulli di tamburo per annunciare quello che già era stato programmato e avviato con la definizione del piano operativo 2007-2014 e confermato con la programmazione del settennio 2014-2020 approvata in quel di Bruxelles all’inizio dell’estate scorsa quando ancora la giunta Emiliano cominciava a muovere i primi passi». Con queste parole l’On. Elena Gentile ritorna sulla questione riguardante il riordino ospedaliero e le manovre messe in campo, attraverso diversi proclami, dall’attuale Presidente regionale Michele Emiliano.

«Dunque nulla di nuovo accadrà nella nostra sanità che non sia stato ampiamente previsto nelle scelte del precedente Governo regionale – precisa l’Eurodeputata -. Da Ceglie a Conversano, da Massafra a Triggiano, da Trani a Torremaggiore, da San Nicola a Montesantangelo (solo per citarne alcuni) sono a disposizione dei pazienti strutture territoriali (allocate prevalentemente in ex presidi ospedalieri) in grado di soddisfare la domanda di salute prevalente e la domanda di presa in carico delle persone (anziane e disabili) non autosufficienti. Per non parlare delle tantissime strutture distrettuali nate ex-novo nei comuni più piccoli: da Accadia ad Ascoli, da san Nicola a Casamassima, ricordando anche gli hospice ed i centri risveglio già deliberati e non ancora realizzati per i ritardi nell’esecuzione di cui sono responsabili le Asl». 

«Il piano di riordino ospedaliero con le tipologie organizzative che oggi sono state ovviamente confermate e la rifunzionalizzazione dei nosocomi in strutture territoriali anche queste dimensionate per rispondere alla domanda di salute maggiormente rappresentata sono patrimonio della storia già scritta – precisa l’ex delegata alla Sanità della Giunta Vendola –. Insomma è bastato rovistare nel cassetto in alto a sinistra di quella che fu la scrivania degli assessori alla sanità per confermare, così come di fatto è avvenuto l’impianto complessivo del piano dei servizi nella nostra regione. Parlare di investimenti in infrastrutture (di cui l’intero territorio regionale ha già beneficiato) che dovranno essere animate da nuove figure professionali tutte da reclutare con le procedure concorsuali relative alle ipotetiche deroghe che dovranno essere autorizzate così come avvenuto nel recente passato e che oggi sono state messe a concorso non significa aver cambiato il futuro delle politiche della salute». 

«Rivoluzione quella annunciata da Emiliano? Assolutamente no! Piuttosto una resa – conclude Gentile –, difficile da accettare (dopo l’annuncio reiterato di voler cambiare tutto) all’evidenza delle cose già fatte. Buona fortuna dunque al presidente Emiliano con l’augurio sincero che i ritardi accumulati in questo scorcio di legislatura non facciano ritornare indietro la Puglia imbrigliandola in un nuovo piano di rientro di cui il “passato” non avrebbe responsabili». (lanotiziaweb)

APRICENA, AVVISO PUBBLICO PER L’ASSEGNAZIONE 3 BORSE LAVORO A PERSONE CON DISABILITA’

Il comune di Apricena ha emanato un avvisto pubblico consistente in n. 3 borse lavoro sociale a persone con disabilità. La borsa lavoro è uno strumento educativo/formativo per facilitare l’inserimento nel mercato del lavoro di soggetti appartenenti alle cosiddette “fasce deboli” attraverso azioni di “Workexperience”. Pertanto, la finalità che si intende perseguire mediante lo svolgimento delle borse lavoro è quello di realizzare percorsi lavorativi al fine di sostenere l’integrazione sociale di n. 3 persone adulte con disabilità fisiche, riconosciute disabili ai sensi dell’art. 1 della legge 12 marzo 1999, n. 68. Il progetto prevede l’inserimento socio – lavorativo di n. 3 soggetti con invalidità fisica superiore al 45%  (per un periodo di sei mesi per 15 ore settimanali), da inserire presso gli uffici comunali, quali: Biblioteca c/o Palazzo della Cultura, Polizia Municipale, Anagrafe e/o eventuali altri uffici comunali maggiormente confacenti alle attitudini lavorative dei destinatari degli interventi in oggetto. I soggetti a cui sono rivolti i progetti di borse lavoro dovranno avere i seguenti requisiti: – avere un’invalidità superiore al 45% ai sensi dell’art.1 della Legge 12 marzo 1999, n. 68; – essere disoccupato e/o inoccupato; – essere residente nel Comune di Apricena da almeno due anni alla data di pubblicazione del presente bando; – avere un reddito ISEE del nucleo familiare non superiore ad €. 30.000,00 riferito all’anno 2015; – avere conseguito almeno il diploma di scuola media inferiore. Si specifica che: – potrà presentare domanda un solo componente per ogni nucleo familiare e per un solo progetto di borsa lavoro. Ogni borsa lavoro avrà la durata di 6 mesi per 15 ore settimanali. L’importo mensile di ogni singola borsa lavoro viene quantificato in €. 200,00 (duecento/00); L’Amministrazione provvederà, per ogni borsista, alla copertura delle spese INAIL e delle spese per l’assicurazione civile verso terzi; La modulazione settimanale e l’articolazione oraria delle borse lavoro saranno concordate con il responsabile dell’Ufficio cui verrà assegnato il borsista. Gli interessati all’iniziativa potranno presentare domanda entro il termine improcrastinabile del 31 Marzo 2016 – ore 12,30, utilizzando esclusivamente la modulistica reperibile presso l’Ufficio Protocollo comunale o sul sito ufficiale del Comune di Apricena all’indirizzo: www.comune.apricena.fg.it. Per informazioni ci si può rivolgere all’Ufficio Servizi Sociali, sito in Corso Generale Torelli n. 63 – Telefono n. 0882/646775 – n. 0882/646744 – n. 0882/646745 – Fax 0882/646747. Apricena 18 Febbraio 2016 LA RESPONSABILE SETTORE AFFARI GENERALI dott.ssa Vincenza CCI

INQUINAMENTO MARINO, TREMITI IN GARA PER BANDO COSTA CROCIERE

L’Area Marina Protetta delle Isole Tremiti ha partecipato come ente capofila ad un bando di finanziamento promosso dalla Fondazione Costa Crociere sulla prevenzione e riduzione dell’inquinamento marino. Il progetto, che coinvolge l’Area adriatica centrale e vede una partnership con le Aree Marine Protette di Torre del Cerrano, del Piceno e della Riviera del Conero, intende affrontare la problematica dei rifiuti marini sotto diversi aspetti, tra cui la riduzione dei rifiuti prodotti dal settore della pesca attraverso processi formativi e la diffusione di nuove tecnologie sostenibili.

I rifiuti del mare rappresentano una minaccia enorme e crescente per l’ambiente marino e costiero” – spiega Stefano Pecorella, presidente del Parco Nazionale del Gargano, ente gestore dell’AMP delle Tremiti . “Ecco perché vincere questo bando ci consentirebbe ancora una volta di proteggere il nostro mare da quei rifiuti che si accumulano nell’ambiente circostante e i cui residui, se ingeriti, potrebbero mettere a serio rischio la fauna marina”.

Se il piano delle quattro Aree marine protette vincerà, sarà finanziata la formazione di almeno trenta operatori della piccola pesca (l’unico genere di pesca permesso all’interno delle AMP) a cui saranno distribuite 25 mila cassette in materiale biodegradabile per lo stoccaggio del pescato. Verrà inoltre utilizzata, in tutte le quattro aree protette coinvolte, una rete per la raccolta di microplastiche. Prevista anche l’organizzazione di dodici eventi informativi aperti alla cittadinanza ed ai turisti. I risultati del progetto saranno poi divulgati, anche tramite newsletters e video promozionali, in eventi nazionali ed internazionali.

PRESENTATO IL PIANO RIORDINO OSPEDALIERO, CHIUDE L’OSPEDALE DI LUCERA

“Comincio questa audizione con spirito di grande fiducia nella sovranità del Consiglio e consapevolezza nella maturità politica delle persone con cui condivido questo mandato. Avremmo potuto scegliere un’altra strada – come pure qualcuno più esperto mi aveva consigliato – meno inclusiva, ma abbiamo preferito garantire il massimo livello di condivisione su criteri e regole. Il 27 febbraio (due giorni prima della scadenza per l’approvazione formale della delibera del piano di riordino) procederemo con la presentazione dettagliata del piano a consiglieri, sindaci e sindacati e ascolteremo tutti, prima di passare alla deliberazione finale, affrontando anche le questioni più specifiche. Mi auguro dunque che chi andrà a formulare suggerimenti, lo faccia mettendosi sempre al posto di chi queste decisioni poi le deve prendere”. Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano intervenendo questa mattina in terza commissione Sanità del Consiglio regionale per l’audizione sul Piano di riordino ospedaliero, illustrato attraverso 56 slide, insieme con il direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Giovanni Gorgoni.

Emiliano ha poi parlato di come tutto questo potrà “provocare sicuramente qualche riorganizzazione dolorosa e come sempre mi caricherò sulle spalle il peso di queste scelte con l’inevitabile carico di dolore e disappunto, come ho sempre fatto nella mia vita. Questa è la terza e ultima occasione per fare del riordino ospedaliero una opportunità di miglioramento e di efficientamento dell’assistenza su tutto il territorio – ha detto il direttore del dipartimento Salute della Regione Puglia Giovanni Gorgoni – la normativa nazionale nel frattempo si è arricchita di indicazioni e prescrizioni così dettagliate e imperative che questa potrebbe essere l’ultima volta per le regioni di avere sovranità piena nella definizione delle proprie reti cliniche. Non dobbiamo perdere l’occasione di fare della norma una risorsa e non un obbligo. Infine vorrei chiarire una cosa: dietro al termine riordino si pensa sempre a tagli e depressioni. Invece va chiarito che quello del riordino è un percorso nazionale, e non regionale, è un percorso complesso di adeguamento a degli standard che riguarda tutti gli ospedali italiani, standard omogenei di assistenza, qualità, efficacia, efficienza”.

Di seguito la relazione del direttore di Dipartimento, Gorgoni.

Il Piano di Riordino della rete ospedaliera nasce dall’esigenza di adeguare tutti gli ospedali italiani a standard omogenei di assistenza, qualità, sicurezza, efficacia ed efficienza. Il decreto 70/2015 propone una classificazione delle strutture ospedaliere, prevede bacini di utenza minimi e massimi per disciplina, volumi ed esiti di ricovero, standard di qualità, standard organizzativi tecnologici e strutturali, definisce le reti ospedaliere e dell’emergenza-urgenza e qualifica i percorsi di continuità assistenziali ospedale-territorio. In particolare, il decreto prevede 3 tipi di ospedale a complessità crescente: di base con 72/80 posti letto, di primo livello con 220/240 posti letto e un DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) di I livello, e di secondo livello con più di 450 posti letto e un DEA di II livello. I bacini di utenza per disciplina, pur tenendo conto delle eccellenze consolidate, definiscono alcuni importanti parametri di riferimento: lo standard nazionale prevede 3,7 posti letto per mille abitanti mentre il dato pugliese è di 3,4, un massimo di 160 ricoveri annui ogni mille abitanti e in Puglia il dato è di 158, un tasso di occupazione dei posti letto del 90 per cento mentre la nostra regione non supera l’82 per cento, un numero di giorni di ricovero inferiore a 7 per i casi ordinari mentre la Puglia ha una media di 7,6 giorni di ricovero. I bacini di utenza, inoltre, prevedono un bacino massimo e un bacino minimo per le diverse discipline che devono essere rispettati, facendo riferimento sia alle strutture pubbliche che a quelle private: per esempio, per la cardiochirurgia è stato previsto un bacino massimo di un milione e 200mila abitanti e un bacino minimo di 600mila abitanti e quindi è possibile prevedere per la Puglia che ci siano un numero di reparti che va da un minimo di 3 a un massimo di 7.  I volumi e gli esiti di ricovero rispondono a una regola, provata scientificamente, molto semplice: chi fa di più, fa meglio. Il decreto quindi prevede standard precisi di volumi e di rischio/esito per 7 procedure (colecistectomia laparoscopica, intervento chirurgico per la frattura del femore, taglio cesareo, angioplastica coronarica percutanea, by pass aorto-coronarico, valvuloplastica o sostituzione valvola). In Puglia gli ospedali che raggiungo più obiettivi sono Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (9 obiettivi), il Policlinico di Bari e gli Ospedali Riuniti di Foggia (8 obiettivi), l’ospedale San Paolo di Bari, il Perrino di Brindisi, il Vito Fazzi di Lecce e il Miulli di Acquaviva (7 obiettivi). Dunque la lettura per parametri delle performance ospedaliere permette di mettere in evidenza criticità (alcune più significative, altre più lievi) e punti di forza.

La legge di Stabilità 2016 ha definito alcuni parametri da rispettare. Entro il 30 giugno la Regione deve individuare le aziende ospedaliere e gli istituti di ricovero e cura che presentano almeno una delle seguenti condizioni: uno scostamento tra costi e ricavi del 10 per cento o pari a 10 milioni di euro e il mancato rispetto dei parametri di volumi, qualità ed esiti delle cure. La struttura che presenti almeno una delle due condizioni va in piano di rientro triennale: il mancato rientro nei parametri comporta la decadenza del Direttore Generale. Nel 2017 la stessa norma sarà estesa ai presidi ospedalieri di Asl.

In Puglia il costo totale dell’assistenza sanitaria – dato 2014 che non deve essere superato – ammonta a 3,6 miliardi di euro: 1,82 miliardi sono assorbiti dagli ospedali, 830 milioni vanno a aziende ospedaliere e Irccs, 700milioni ai privati accreditati e 220 milioni alla mobilità passiva. La rete pubblica è costituita da 8.412 posti letto per un costo totale di 2miliardi e 679milioni di euro mentre la rete privata è costituita da 4.893 posti letto e ha un costo totale di 699milioni di euro. Il costo medio del posto letto pubblico è di 318mila euro mentre il costo medio dell’assistenza ospedaliera privata ammonta a 143 milioni di euro: bisogna però considerare che in questo ultimo caso la media è fortemente influenzata dal basso costo delle Casa di Cura che non svolgono attività di emergenza-urgenza. Un buon parametro di riferimento possono essere gli enti ecclesiastici che hanno un costo per posto letto di 169 mila euro e svolgono eterogenea attività di emergenza-urgenza.
L’analisi dei dati mette in evidenza che gli ospedali pugliesi costano più di quanto producono, cioè in tutti i casi i costi superano in maniera significativa i ricavi: le percentuali di costo oscillano da 59 a 65 per cento mentre quelle dei ricavi si assestano tra il 35 e il 43 per cento. L’approfondimento analitico dei costi, svolto utilizzando il banchmark Nisan, ha messo in evidenza che il costo del personale nelle strutture pugliesi è superiore a quello di altre realtà italiane: il parametro ottimale di riferimento prevede un costo del personale del 51 mentre per la Puglia i costi sono del 52 per cento (Taranto), 55 per cento (Brindisi), 57 per cento (Foggia), 59 per cento (Lecce) e 61 per cento (Bat e Bari). Il costo del personale – vero parametro per la realizzazione di qualsivoglia rete ospedaliera – non può superare il limite massimo della spesa 2004 diminuita del 1,4 pe cento: sommando la spesa effettiva e quella residua (cioè quella relativa alle assunzioni soggette a deroghe) si ottiene un totale di 2.398 milioni di euro. Al momento, il 68 per cento dei costi del personale viene utilizzato per gli ospedali mentre al territorio resta il 32 per cento.  In base alle prime simulazioni fatte sulla scorta di anticipazioni ministeriali sui criteri di calcolo di sforamento economico, da quest’anno con buona probabilità le due aziende ospedaliere e i due istituti di ricovero e cura della regione Puglia andranno in piano di rientro. I presidi di Asl hanno una situazione talmente critica che, nonostante la legge di Stabilità rimandi al 2017 l’eventuale piano di rientro, si rende necessario avviare già nel 2016 il percorso di risanamento per avere almeno un quadriennio di lavoro.

Per la definizione della rete ospedaliera, questa Regione ha avviato una interlocuzione attiva con le Direzioni Generali alle quali sono stati forniti criteri omogenei di valutazione. Il lavoro di definizione della rete parte dalle indicazioni normative già analizzate e da alcuni punti fermi: i centri nascita devono avere 1000 parti annui e la rianimazione, deve essere rispettata la classificazione ministeriale degli ospedali, tutti i reparti e i servizi devono avere un numero di operatori adeguato a rispondere agli standard assistenziali di legge, tenendo conto anche delle novità in termini di turnistica dei lavoratori e mantenendo invariato il costo del personale allo storico 2014.

L’esito dell’applicazione dei criteri descritti e dell’interlocuzione con le Direzioni Generali ha determinato un risultato di massima che prevede la sostenibilità per 31 ospedali – rispetto agli attuali 40 – tra ospedali di base (17), ospedali di primo livello (9), ospedali di secondo livello (5).  In particolare per la provincia di Foggia si passa da 5 a 4 ospedali di cui 3 di base e 1 di secondo livello, per la provincia Bat si passa da 5 a 3 ospedali di cui 1 di base e 2 di primo livello, per la provincia di Bari si passa da 12 a 10 ospedali di cui 6 di base, 3 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Taranto si passa da 6 a 5 ospedali di cui 3 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Brindisi si passa da 6 a 3 ospedali di cui 1 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Lecce restano invariati 6 ospedali di cui 3 di base, 2 di primo livello e 1 di secondo livello. I passaggi successivi prevedono una condivisione con tutti gli interlocutori per la definizione dei dettagli: il 29 febbraio 2016 dovrà essere adottato il provvedimento definitivo.

RIPRISTINI STRADALI E SOSTITUZIONE LAMPADE SPENTE, INTERROGAZIONE DI FORZA ITALIA

Il sottoscritto consigliere comunale VILLANI GIOVANNI , capogruppo consiliare di Forza Italia, premesso che:

-con delibera di G.C. n. 135 del 23.11.2015 è stata impegnata la somma di € 11.000, per “rendere compiuto” (?) il progetto di riqualificazione dell’ecocentro sito in via del Gargano , utilizzando gli oneri di urbanizzazione;

-con delibera di G.C. n. 5 del 21.01.2016 è stato approvato il progetto preliminare del canile sanitario e canile rifugio, mediante 5 lotti funzionali per un importo di €73.376 , impegnando gli oneri di urbanizzazione che devono ancora essere incassati(!?!). Considerato che i cittadini per ottenere i permessi a costruire devono pagare gli oneri concessori per poi vedere realizzare le urbanizzazioni primarie quali strade, punti luce, acqua e fogna, manutenzioni stradali ecc.. Dato atto che quasi tutte le strade sono danneggiate, con un numero indecifrabile di buche più o meno grandi, e la pubblica illuminazione è in uno stato pietoso, con tanti punti luce spenti, pali di illuminazione cadenti ed intere zone molto spesso al buio. Precisato che i cittadini hanno il sacrosanto diritto di vivere in un paese con il minor numero di insidie stradali (buche, punti luce spenti, ecc.) e la Pubblica Amministrazione deve fare i ripristini necessari e sostituire le lampade consumate per evitare disagi e ridurre quanto più possibile i danni a persone e/o cose. Rilevato che una quota rilevante degli oneri versati per i permessi a costruire deve essere impegnata per le manutenzioni stradali e per il corretto funzionamento della pubblica illuminazione poiché dare la priorità a queste opere significa anche pagare meno risarcimenti danni da parte del Comune.

C H I E D E:

-quale somma è stata incassata nell’anno 2015 dai proventi degli oneri di urbanizzazione?

-relativamente alle manutenzioni stradali ed alle sostituzioni delle lampade spente, quale somma è stata spesa nell’anno 2015 e quale si intende impegnare nel 2016?

-per quali motivi si privilegia impegnare altrimenti quei pochi oneri concessori, versati dai cittadini, sacrificando le manutenzioni stradali ed il corretto funzionamento della pubblica illuminazione e, quindi, danneggiando un’intera comunità che, sicuramente, non merita tali mortificazioni?

Capogruppo Forza Italia

VILLANI GIOVANNI

TROVATO LUPO APPESO A TESTA IN GIU’ AD UN ALBERO

Macabra scoperta, stamattina lungo la Strada Provinciale 43 che collega Cagnano Varano al comune di San Giovanni Rotondo. Rinvenuto un lupo privo di vita appeso a testa in giù al chilometro 5 in località Coste di Manfredonia. Sul posto personale della Guardia Forestale, dell’Asl, e del servizio veterinario provinciale. In fase di accertamento la dinamica del fatto e le cause del decesso dell’animale.

Ines Macchiarola

IL CLUB ATLETICO DI SAN NICANDRO ALLA MEZZA MARATONA DI BARLETTA

Domenica 21 febbraio a Barletta ha inizio la stagione  sportiva 2016 del Club Atletico  San Nicandro .La mezza maratona  di Barletta  di km.21,097, gara podistica che attraverserà tutta  la città dal centro  storico  al lungo  mare con partenza  dal campo di atletica che ha visto  allenare il giovane campione Barlettano Pietro Mennea. Infatti la medaglia commemorativa ai partecipanti riporta in grande il tempo di 19″72 conquistato nel ’79 da Mennea sui 200 mt. diventando la freccia  del sud famosa nel mondo. Ben 11 i sannicandresi del Club Atletico in gara ad onorare  un super evento sportivo pugliese  molto partecipato e ricco di vero sport.

Il direttivo del Club Atletico  San Nicandro

FERGARGANO: SAN NICANDRO-APRICENA SEMPRE PIU’ VICINI, APPROVATO PIANO DI EMERGENZA

Si avvicina sempre più la data di inaugurazione del nuovo tracciato delle Ferrovie del Gargano che interessa la tratta Apricena San Nicandro. Infatti, è stato approvato dalla prefettura il piano di Emergenza Esterna della galleria Monte Tratturale che insiste proprio su quella tratta. L’approvazione del Piano, senza del quale non era possibile la prosecuzione dei lavori, è di vitale importanza in quanto lo stesse definisce gli interventi per eventuali rischi di possibili incidenti che dall’interno della galleria potessero interessare anche la parte esterna. L’ulteriore step dei lavori è quello che riguarda una esercitazione entro la fine di marzo proprio per evidenziare l’efficacia del piano approvato. Insomma tutto lascia sperare che per l’estate prossima quella tratta potrebbe essere utilizzata con grandi vantaggi per l’utenza.

ANCHE LA CULTURA FA REDDITO

Il bilancio dell’operato del ministro Dario Franceschini (e del governo Renzi) sul comparto cultura è sostanzialmente positivo. Quanto meno, c’è un’inversione di tendenza rispetto a molteplici aree da decenni in sofferenza (musei in primis). Resta una forte discrepanza tra annunci pirotecnici e numeri reali degli investimenti, ma questo è un tema che riguarda le capacità generali del governo di liberare risorse (per esempio attraverso la spending review). Il “Grande progetto” annunciato da Matteo Renzi per il restauro dell’area archeologica di Pompei, con data di scadenza simbolicamente fissata al 24 agosto 2017 (il 24 agosto è la data della storica eruzione), è partito. Dopo anni di scandali e dopo i crolli del 2010, il governo ha avuto il merito di ottenere una proroga di due anni per l’utilizzo dei fondi europei che altrimenti sarebbero andati persi (e si tratta di 6,5 miliardi di euro). Sono state riaperte e restaurate sei domus a dicembre 2015 con l’annuncio del premier: “Facevamo notizie per i crolli, adesso facciamo notizia per i restauri”. Venti cantieri sono terminati e ventinove sono in corso di realizzazione. Sono stati stanziati 159,8 milioni di euro ed è stato messo a punto il sistema di sorveglianza per 3,8 milioni di euro. I visitatori dell’area di Pompei, 3milioni e 250mila nel 2015, sono aumentati del 20 per cento in un anno. In programma c’è anche il piano di assunzione di un squadra di archeologi, antropologi, architetti, ingegneri e amministrativi. Alcune criticità emergono però sul fronte della portata prevista degli investimenti: ad esempio, Roberto Cecchi, già segretario generale del ministero dei Beni e delle attività culturali, sostiene che gli interventi previsti da qui al 2017, che riguardano 70 domus, costituiscono solo il 5 per cento dell’intera area (che ne comprende, invece, 1.500). La priorità sarebbe uno screening con aggiornamento della Carta del rischio per evitare nuovi crolli e mettere in sicurezza l’intera area. Per quanto riguarda i musei, il cambiamento è stato enorme. Sono stati nominati i venti direttori dei super musei, con grandi poteri di autonomia, e si si tratta in effetti di una vera e propria rivoluzione, a partire dal metodo di selezione, con un bando internazionale che ha portato alla definizione di una terna di candidati per ciascun istituto e alla decisione finale annunciata dal ministro Franceschini.
Ai super direttori è attribuito un grande potere con autonomia contabile, scientifica, finanziaria e organizzativa degli istituti. Si alleggerisce la struttura, prima appesantita da una gerarchia rigida con funzionario ministeriale che rispondeva al sopraintendente. Il vero cambiamento è la possibilità di affiancare alle entrate ministeriali quelle da raccolta fondi propri, nonché il recupero delle competenze sulla progettazione scientifica.Unico neo: non c’è autonomia nella gestione del personale in una situazione che necessita interventi rapidi (l’età media degli archivisti è 59 anni). Vero è, però, che è stato autorizzato un concorso straordinario per contratti a tempo indeterminato per l’assunzione in deroga alle norme vigenti di 500 funzionari dei beni culturali: antropologi, archeologi, archivisti, bibliotecari, esperti di marketing e comunicazione, restauratori e storici dell’arte.

Nella logica dell’autonomia finanziaria in parte attribuita ai super musei, molto rimane da fare nella ripartizione dei Fus, i fondi unici dello spettacolo. Si tratta di contributi pubblici erogati a orchestre, teatri, scuole di danza. La situazione attuale vede uno squilibrio nell’erogazione che non premia adeguatamente il merito. La distribuzione è penalizzante, paradossalmente, per le istituzioni più meritorie: quelle, cioè, che riescono a richiamare più pubblico per le proprie esibizioni o che, in qualche modo, sono in grado di raccogliere efficacemente fondi al di fuori del contributo pubblico. Per esempio, se si calcola il rapporto tra contributi pubblici e ricavi propri, La Scala si segnala per un 53,4 per cento, mentre il teatro Lirico di Cagliari (con tutto il rispetto per lo stesso) evidenzia un 693 per cento. Per evitare paradossi simili, serve ripensare completamente l’attuale distribuzione che, nonostante le buone intenzioni del ministro Franceschini, presenta ancora molte criticità. Aumentano intanto le risorse stanziate a bilancio dal ministero Beni e attività culturali. Con un +8 per cento nel 2016 e un +10 per cento nel 2017, anche qui è apprezzabile l’inversione di tendenza, ma la situazione è meno roboante se si guardano i numeri assoluti degli aumenti: 150 milioni di euro nel 2016, 170 nel 2017 e 165 nel 2018, lontani dal reale fabbisogno del comparto culturale. Serviranno presto nuove risorse. Con la legge di Stabilità, poi, sono stati stanziati 290 milioni di euro per un bonus da 500 euro da spendere in attività culturali per chi compie 18 anni nel 2016. La polemica sull’esclusione iniziale degli extracomunitari residenti sul territorio italiano è rientrata con un emendamento che estende la validità anche a loro. Rimangono perplessità su una misura comunque regressiva e sul possibile impiego di risorse, anche limitate, per altri obiettivi più equi. Una nota dolente per l’immagine del ministero è stato invece lo scandalo (ripreso anche dalle principali testate europee) scoppiato in occasione della visita di Hassan Rouhani, presidente iraniano, con la decisione di coprire i nudi delle statue dei Musei Capitolini a Roma. Il ministro Franceschini e il presidente del Consiglio hanno negato alcuna responsabilità diretta nella scelta, stigmatizzandola. Pare comunque difficile credere che il ministero non fosse a conoscenza della decisione. Va semmai rilevata l’importanza strategica dell’incontro con il presidente iraniano, volto a raggiungere l’intesa su tredici memorandum di intesa per contratti dal valore di 17 miliardi di euro.

Luciano Canova

LA STORIA DI SAN NICANDRO, LEGGENDE E TRADIZIONI (SECONDA PARTE)

Ogni paese ha le sue leggende e tradizioni, ma San Nicandro ne ha qualcuna in più. Parecchi studiosi ed esimi storici hanno posto in rilievo questo dato, mettendo in luce una forte religiosità, un ancestrale attaccamento alla natura, una inspiegabile dose di mistero tra i caratteri salienti del sannicandrese. Tanto da far scrivere a una rivista francese che “un vento misterioso soffia su questo paese”. Tra le tradizioni è da annoverare la Fiera d’Ottobre, di cui studiosi locali hanno rintracciato l’atto di nascita risalente al 1942, quando un Decreto Reale, dato a Napoli il 23 marzo, autorizzava il “Comune di Sannicandro in Capitanata a celebrare un’annua fiera nei giorni 16, 17 e 18 di luglio, serbandosi la prescrizione contenuta nella sovrana risoluzione del primo giugno 1826” poi trasferita ad ottobre con ulteriore decreto. Altra tipica tradizione sannicandrese è il Carnevale che non ha l’eguale in tutte le contrade circostanti e forse in tutta l’Italia. Il carnevale sannicandrese. Che un giornale a tiratura nazionale ha classificato al terzo posto, dopo quelli di Rio e di Venezia, per originalità e partecipazione popolare, ha inizio il 17 gennaio (S, Anton’ maschr e son”) e finisce alla domenica successiva al mercoledì delle Ceneri. Nei giorni in cui ricorrono i festeggiamenti dei Santi Antonino, Biagio e Sebastiano è usanza accendere fuochi davanti alle rispettive chiese e nelle vie del paese. Attorno ai fuochi si riuniscono le famiglie delle strade vicine e di dà vita ad una festa che conserva molti connotati delle antiche feste pagane. Alla ricorrenza del primo maggio, in ricordo delle lotte sostenute nei primi anni del secolo e sotto il regime fascista, il popolo si reca in località Monte Vergine, nella immediata periferia del paese (sul cui cucuzzolo, nei giorni dell’era fascista svetteva sempre, il primo maggio, una bandiera) per celebrare la festa del lavoro. Anche se in via di estinzione non è raro incontrare nelle notti calde e insonni delle profumate estati sannicandresi comitive di giovani che, con chitarre, fisarmoniche e, ma sempre più di rado, mandolini, si recano alle abitazioni delle proprie innamorate per porgere una malinconica “serenata”. A cavallo tra tradizione e leggenda possiamo annotare lo spirito aperto e tollerante del sannicandrese. Questo tratto, unito alla sua caratteristica un po’ “misteriosa”, hanno permesso quel singolare fenomeno, studiato do storici di tutto il mondo, che va sotto il nome di “ebrei sannicandresi di razza ariana”. Infatti, per opera di Donato Manduzio, sannicandrese, prima analfabeta e poi accanito lettore della Bibbia, è nato qui un forte nucleo di ebrei che dopo alterne e lunghe vicende, ha ottenuto il permesso di trasferirsi e vivere bella Terra Promessa, Israele. Le leggende sono tante, ne trascriviamo quelle più originali. Alla estrema periferia del paese, una zona selvaggia fino a qualche decennio fa e oggi sconvolta da anonimi condominii, è possibile rintracciare le “prove” di queste due leggende. La prima è legato ad un Santo, Giacomo, a cui era stata dedicata una Chiesa nei paraggi. Si dice che San Giacomo, per sfamare alcuni animali di cui era custode, avesse rubato un po’ di paglia da una vicina stalla. Ma il peso del “maltolto” divenne così gravoso che un piede del Santo si impresse su una pietra della zona: ancora oggi è possibile vedere l’orma di San Giacomo su un macigno del posto. L’altra leggenda forse fa riferimento ad un fatto realmente accaduto: si tratta della “Murgia di Leonarda Ceci”. Si dice che nel secolo scorso vivesse a San Nicandro una donna di incomparabile bellezza. Tutti i sannicandresi erano affascinati dalla maestosa e quieta venustà della donna, rispettandone la discrezione e la delicatezza di sentire. Ma il marito era geloso e temeva che la donna, prima o poi, potesse cedere alla corte di qualche malintenzionato. Un giorno, durante una festa, la condusse con alcuni amici ed amiche non lontano dal posto dell’orma di San Giacomo, in direzione nord. Dirupi stregati e rocce selvagge coronano la zona, battuta, quasi sempre, da un vento misterioso. Qui il marito geloso invitò la donna a godere il meraviglioso panorama che si stendeva ai suoi piedi: il lago di Lesina, l’istmo, il mare, le Isole Tremiti e mentre Leonarda Ceci con passi circospetti si portava verso l’orlo dell’abisso, l’uomo la spinse di sotto, mandandola a sfracellarsi sulle rocce sottostanti. A due chilometri dal paese, poggiato sul fianco della strada che porta a Torre Mileto c’è un enorme macigno, un cubo quasi perfetto, la cui facciata porta i segni di una scrittura enigmatica, la cosiddetta “Pietra Scritta”, pare del 1700. Per la verità qualcuno, era inevitabile, pare sia riuscito a decifrare il senso dello scritto (2Pellegrino, fermati un istante, godi il panorama, lungo il cammino percorso…”) ma noi piace pensare che quei segni restino ancora senza senso, un misterioso rebus, tutto ancora da svelare. Nella chiesa più antica di San Nicandro, quella di San Giorgio, nascosto ai più e sconosciuto agli stessi sannicandresi delle giovani generazioni, c’è il “Pozzo dei desideri”. Chi riesce a tirare da un piccolo pozzo, alimentato da una freschissima e limpida acqua sorgiva, che si trova dietro l’altare, il secchio pieno fino all’orlo, senza far cadere una goccia, vedrà realizzato qualsiasi desiderio. L’ultima leggenda sannicandrese è, strano a dirsi, una corposa realtà. E’ la leggenda legata all’indovino cieco del Gargano che alla periferia nord di San Nicandro, come un moderno Calcante, attira moltitudini di persone provenienti da ogni parte d’Italia e, si dice, anche dall’estero. La gente si accalca alle porte di questo non vedente. “M’chel ‘nta la Terra” che dispensa i suoi oracoli con un eloquio antico e suggestivo, come una Sibilla Cumana, spesso indecifrabile. (domani ultima parte)

Enzo Lordi

A SAN MARCO IN LAMIS CONCERTO DELL’ORCHESTRA ETNICA DEL GARGANO

Prosegue il tour dell’Orchestra Etnica del Gargano che, sabato 20 febbraio 2016, si esibisce a San Marco in Lamis (ore 20, Auditorium Istituto Giannone). Una scaletta musicale variegata quella della neonata Orchestra promossa dal Centro studi tradizioni popolari “Terra di Capitanata” e DAL Comitato provinciale della Federazione italiana tradizioni popolari, nata per promuovere ed esportare la cultura tradizionale della “montagna del sole” e della provincia di Foggia in tutto il mondo. Diretta dall’etnomusicologo Salvatore Villani, l’Orchestra è composta da musicisti e cantori espressione dei gruppi di musica popolare di tutta la provincia, tra cui i “Cantori di Carpino”. E, per l’occasione, l’ospite speciale della serata sarà il soprano Marialuigia Villani originaria di San marco in Lamis

Il ritmo stregante della tarantella del Gargano ha fatto già tappa a San Severo, San Giovanni Rotondo, Fiuggi, Roma, Apricena e al carnevale di Manfredonia dove l’Orchestra ha registrato un notevole successo di pubblico. L’evento è organizzato dal Centro studi tradizioni popolari “Terra di Capitanata”, dal Comune di San Marco in Lamis e della Fitp con il sostegno delle Ferrovie del Gargano, main sposnor dell’Orchestra.

PUGLIA, IL REDDITO MEDIO D’IMPRESA E’ DI 68MILA EURO

Le aziende pugliesi versano oltre mezzo miliardo di euro per l’imposta sul reddito delle società (Ires). Rispetto all’anno precedente, il gettito è aumentato di circa 10 milioni, pari all’1,9 per cento (l’anno prima sono stati versati 499 milioni). A rilevarlo è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato gli ultimi dati del Dipartimento delle Finanze.In particolare, sono state presentante 58.890 dichiarazioni, pari al 5,3 del totale nazionale (1.104.875). L’anno prima ne erano state presentate 57.947. Si registra, dunque, un incremento dei modelli Ires inviati al Fisco (943 in più, pari all’1,6 per cento). Il reddito d’impresa medio è di 68.713 euro, in crescita dell’1,4 per cento rispetto all’anno prima (67.773), mentre la perdita media è di 60.637 euro. Le società hanno dichiarato un imponibile di un miliardo 856 milioni, registrando un aumento dell’1,9 per cento, rispetto all’anno precedente (un miliardo 820 milioni). Il reddito imponibile medio è di 59.359 euro, mentre l’imposta media è di 16.286. In Puglia, le società che hanno aderito al «regime consolidato» sono state 317. Quelle consolidanti sono state 82. Purtroppo il Governo non è riuscito ad anticipare in legge di stabilità il taglio dell’aliquota IRES dal 27,5 al 24 per cento, un’operazione che solo in Puglia avrebbe liberato risorse per 60 milioni, usando come base di calcolo i dati delle dichiarazioni 2014.
Allo stesso modo continuano a mancare quegli interventi che tengano conto delle esigenze della piccola impresa come ad esempio la deducibilità totale dell’IMU sugli immobili strumentali, beni che continuano ad essere soggetti ad una tassazione gravosa e priva di una coerente giustificazione.

IL PLESSO SCOLASTICO DI PIAZZA IV NOVEMBRE CHIUSO IL 19 FEBBRAIO

L’Enel ha comunicato alla cittadinanza che venerdì 19 febbraio 2016 è prevista presso il plesso “Piazza IV Novembre” l’interruzione dell’energia elettrica dalle ore 09.00 alle ore 13.00.  La mancanza di energia elettrica non consente di garantire l’igienicità degli ambienti scolastici con evidenti rischi per la salute degli alunni e del personale docente e non docente, in quanto verrebbe a mancare l’acqua nei bagni. Pertanto, ricorrendone le condizioni, il sindaco ha emanato l’ordinanza di chiusura del solo plesso di “Piazza IV Novembre” per il giorno suddetto. Si avvisano le famiglie i cui figli frequentano le classi di Piazza IV Novembre che le lezioni riprenderanno sabato 20 febbraio.

CASA SOLLIEVO “TOGLIE” LA CARDIOCHIRURGIA A FOGGIA

Non c’è pace per la sanità in provincia di Foggia. L’ultimo scontro “politico” riguarda l’attivazione della cardiochirurgia, annunciata qualche settimana fa agli Ospedali Riuniti di Foggia. Sulla questione, le dichiarazioni del governatore della Puglia, Michele Emiliano, sono sempre state inclinate verso il sistema pubblico. Ma lo scenario negli ultimi giorni sembra essere cambiato. L’ospedale di San Pio, Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo, avrebbe bruciato tutte le tappe: sarebbe pronta a partire con la cardiochirurgia già ad aprile. Il management, contattato da immediato.net, non ha voluto commentare la notizia che spariglia le carte nel sistema dell’offerta sanitaria provinciale e regionale. Il privato, dunque, “brucerebbe” sul tempo il pubblico in un segmento decisivo per determinare il “salto di qualità” di un ospedale. E non solo in termini sanitari, ma anche economici, se è vero che una prestazione costa mediamente alla Regione più di 20mila euro, rispetto ai 6-7 delle altre.

Il manager calabrese Domenico Crupi avrebbe dunque vinto il “duello” con l’unico altro competitor, gli OO.RR.. Difatti, secondo molti addetti ai lavori ascoltati dalla nostra redazione, in provincia di Foggia non ci sarebbero i margini per tenere in piedi due cardiochirurgie. “A Foggia arrivano circa 62mila pazienti con patologie cardiovascolari gravi, per di più la città è in una posizione baricentrica favorevole”, dichiarano fonti vicine ai vertici di via Pinto. Ma allora perché la Regione ritiene di spostare l’asse a San Giovanni, sul promontorio? La risposta dovrà darla Emiliano, evidentemente. La decisione è politica a questo punto, perché a Foggia servirebbero 2,5 milioni per il personale e, al momento, nessuno ha pensato di sbloccarli per il secondo policlinico della Puglia. Al contrario, nel privato la gestione del personale è molto più flessibile.

I numeri per sostenere il doppione in Capitanata non ci sono: servirebbero almeno 500 interventi l’anno, e con 200 interventi a testa nelle due strutture l’investimento sarebbe antieconomico. Ancora, per via della complessità degli interventi (per gran parte urgenze), solo l’elevato numero di prestazioni può determinare una buona qualità dell’offerta. Il caso dell’insostenibilità delle due cardiochirurgie venne sollevato nel 2014 dall’allora consigliere anziano di via Capruzzi, Cecchino Damone, il quale sottolineava l’importante mobilità passiva interregionale (pazienti foggiani in cerca di cure a Bari). Adesso, la questione sembra essersi chiusa con l’attivazione della struttura nell’ospedale di San Pio. (limmediato)

STORIA DI SAN NICANDRO GARGANICO (1^ PARTE)

Le origini di una città sono quasi sempre avvolte nelle nubi della leggenda. Non esistono mai, o quasi mai, dati e date inoppugnabili sulla nascita di un paese. San Nicandro non fa eccezione alla regola. Pertanto questa breve storia di San Nicandro tutte le notizie e le date che daremo sono da prendersi con il beneficio d’inventario. Gli studiosi locali, dai cui scritti le abbiamo desunte, hanno più certezze di noi. Beati loro. Quello che ci interessa è offrire una rapida occhiata alla storia attraverso i secoli e soffermarci, con più dovizia di particolari, sull’atmosfera che si respira oggi, o si respirava fino a qualche decennio fa, nell’aria di San Nicandro e dintorni.

A parte la leggenda che indica sul Monte d’Elio la nascita del primo nucleo della futura San Nicandro, dovuto al mitico eroe greco Diomede e ai suoi guerrieri, reduci dalla battaglie di Troia, pare che la fondazione di San Nicandro sia avvenuta nel 663, dopo Cristo, s’intende. In quell’epoca Lucera fu sconfitta dall’imperatore Costante II e gli scampati all’efferato eccidio si rifugiarono in un punto che corrisponde all’attuale Terra Vecchia, sorta attorno al castello, costruito nel 1238 da Federico II, forse su una preesistente base normanna o, addirittura, romana. Allora il paese si chiamava S. Maria del Borgo; l’attuale denominazione la si trova per la prima volta in un documento del 905. L’ubicazione di San Nicandro, defilata e lontana dal mare, fu certamente voluta per sfuggire ai continui e tragici attacchi dei pirati: per cui sicuramente in essa confluirono anche i primi nuclei di Santannea e Lauro. Come tutti i paesi della zona, San Nicandro ha conosciuto meò corso dei secoli le vicissitudini legate alle varie dominazioni straniere: normanni, svevi, angioini. Una data certa è quella del 1464 quando feudo e castello vennero comprati da Nicola Della Marra, il cui figlio Gianpaolo li perdette per fellonia: da costoro passerà ad Antonello Picciolo, poi a Gianfrancesco di Sangro (1558), ai Ca0rprese (1605), ai Cattanei (1626), ai Della Volta (1649). Devono trascorrere circa due secoli prima che altri dati certi affiorino dal sonno della storia. Dal 1847 in poi il castello passò dalle mani dei Cattaneo, cui era ritornato, ai Signori di Elia, ai De Vita, ai Della Monica, agli Zaccagnino fino agli attuali proprietari, i Tozzi. Qualche studioso locale afferma che il castello di San Nicandro dimorarono un imperatore, Federico II, un re, Manfredi) e un papa, Celestino V.

Territorio

Il comune di San Nicandro si stende su una superficie di 172,63 Kmq. Nelle zone pianeggianti si coltivano frumento e prodotti ortofrutticoli, nell’area montata abbondano pascoli e boschi di selvaggia e imprevedibile bellezza; redditizi sono anche vigneti, uliveti e mandorleti. Con la bonifica della zona paludosa del lago di Lesina i sannicandresi hanno tratto vantaggi economici inestimabili: favorite le colture di barbabietole, pomodori, girasole, fiori che hanno dato una spinta positiva a tutta l’economia del paese. San Nicandro, distesa su un pianoro dal dolce declivio, ha alle spalle le colline del Gargano e al Nord le acque azzurre e non inquinate del “Mare Nostrum” dell’Adriatico in dialetto locale familiarmente indicato come “mar nostr” e quelle calme e pescose del lago di Lesina. Su quasi tutte le aree sono predominanti fenomeni carsici con grotte, depressioni e grave, spesso legate a leggende locali. La più importante è la Dolina Pozzatina, un ampio e maestoso anfiteatro naturale a pochi chilometri da San Nicandro e, pare, la più estesa e profonda d’Europa. Una leggenda vuole che lo slargo sia dovuto ad un frammento infuocato piovuto dal cielo. Di una grava si dice che sia il luogo dove, dopo un’epica battaglia, il protettore del paese, San Nicandro, ha fatto sprofondare un drago che mieteva vittime nel territorio. (continua)

Enzo Lordi

PROCESSIONARIA IN PUGLIA, A RISCHIO ANCHE I CANI, PRIMI CASI NEL SALENTO

La processionaria, un bruco della farfalla così chiamato per la tendenza a spostarsi come in una piccola “processione”, è pericoloso per le persone ma anche per i cani e gli altri animali.  La sua peluria è fortemente urticante, per questo in molti comuni pugliesi e salentini è partita la campagna di prevenzione per individuare i nidi ed evitare che soprattutto i bambini vengano a contatto con i pericolosi bruchi che mangiano gli aghi di pino e poi raggiungono il terreno per impuparsi e trasformarsi in farfalla. Tra le “vittime” della processionaria ci sono ogni anno molti cani, anche se il fenomeno quest’anno è iniziato in anticipo. “Normalmente i primi casi arrivano tra marzo e aprile ma visto l’andamento di stagione di quest’anno tutto è anticipato – spiega il veterinario di Neviano, Salvatore D’Ospina che ha in cura un cane venuto a contatto con una processionaria – i bruchi sono provvisti di una peluria fortemente urticante e i cani ne sono attratti”.  Il rischio è che vengano ingerite ma anche solo il contatto con la lingua crea danni: “Il cane, come nel caso si questo che ho in cura, solitamente perde un pezzo di lingua anche se, per fortuna, la morte è rara”. (leccesette)