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SAN NICANDRO DELIBERA DI ADERIRE ALL’ASSOZIAZIONE “BORGHI AUTENTICI D’ITALIA”

L’ultimo consiglio comunale ha deliberato l’adesione del comune di Sannicandro all’Associazione “BORGHI AUTENTICI D’ITALIA”, il cui statuto ha come oggetto la promozione dello sviluppo e la  valorizzazione dei Borghi caratteristici italiani, comprese le loro aree rurali, con particolare riferimento ai patrimoni architettonici, urbani, culturali, turistici, sociali ed identitari e in tale cornice strategica si  pone come missione principale quella di supportare i propri associati nella promozione e sviluppo di azioni ed interventi di cambiamento e miglioramento. L’adesione alla associazione comporta una serie di comportamenti da parte del comune nell’ambito dei quali sono stabilite strategie pubbliche e politiche locali coerenti con i principi della sostenibilità ambientale e sociale e con la qualità urbana e culturale al fine di preservare e valorizzare il  patrimonio identitario delle comunità locali e le risorse di valore del territorio, e, nel contempo, sono fissati obiettivi e proposte di iniziative e progetti volti a valorizzare i borghi caratteristici e le loro comunità. Insomma una città più sostenibile per un turismo più integrato.

SERVIZIO ADI ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA PER I COMUNI DELL’AMBITO TERRITORIALE

Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata, è rivolto a d anziani ultra sessantacinquenni, residenti nei comuni dell’Ambito Territoriale di San Marco in Lamis, in condizione di non autosufficienza o ridotta autosufficienza temporanea o protratta, derivante da condizioni critiche di bisogno socio-sanitario ed in particolare in pazienti che si trovino nelle seguenti condizioni: · di fragilità e limitazioni dell’autonomia; · Con patologie sub-acute temporanee invalidanti, trattabili a domicilio; · In dimissione socio-sanitaria protetta da reparti ospedalieri; · Con disabilità, pluripatologie e patologie cronico-degenerative che determinano limitazione dell’autonomia.

LE PRESTAZIONI DEL SERVIZIO · Prestazioni di tipo domestico, Assistenza domestica, le prestazioni sono rivolte al governo dell’alloggio e alle attività domestiche · Prestazioni di aiuto personale, Assistenza all’igiene e alla cura della persona, prestazioni para-infermieristiche: · Prestazioni e sostegno psico-sociale, assistenza tramite il sostegno e stimolo psicologico nel contesto abitativo per rafforzare le capacità residue di autosufficienza, attraverso anche una “messa in sicurezza” dell’abitazione: · Segretariato sociale · Servizi di prossimità, accompagnamento presso ambulatori e centri medici, presidi sanitari e Enti pubblici , Centri presenti sul territori, di diagnosi e cura, di socializzazione e per commissioni varie.

COME SI ACCEDE AL SERVIZIO L’accesso alle prestazioni è riservato ai soggetti che hanno presentato istanza presso la P.U.A. (Porta Unica d’Accesso), per ulteriori e maggiori informazioni rivolgersi ai Servizi Sociali dei Comuni di Residenza.

CASA SOLLIEVO, PRESENTATA DENUNCIA PER PRESSIONI INTIMIDATORIE CONTRO LA DIRIGENZA

Le minacciose pressioni intimidatorie – ormai di pubblico dominio, poste in atto nei confronti della dirigenza dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, manifestatesi in concomitanza del rinnovo di contratti relativi a forniture e servizi, nonché della selezione per l’assunzione di Operatori Socio-Sanitari – hanno indotto l’Ospedale a sporgere denuncia alle autorità competenti, interessando immediatamente la Procura della Repubblica, per tutelarne il suo buon nome e la sicurezza di quanti si occupano della gestione.

I gravi fatti perpetrati nei confronti dell’Ospedale costituiscono al tempo stesso una circostanza propizia, seppur negativa, per ribadire che l’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza voluto da San Pio, senza nulla temere, continuerà ad operare fedelmente alla missione affidata dal Fondatore, per assicurare alla persona ammalata ogni amorevole attenzione e cura possibile, procedendo nella gestione secondo i canoni della trasparenza e delle buone pratiche, per testimoniare, anche mediante tali modelli gestionali, il perseguimento del bene comune, tenendo sempre vivo il carisma del Santo fondatore, agendo in conformità al Magistero e alla dottrina sociale della Chiesa.

SAN NICANDRO: RICORSO AL CAPO DELLO STATO SULLA QUOTE ROSA, CONTROMOSSA DEL SINDACO

Dopo la presentazione del ricorso dei consiglieri Matteo Vocale, Mario D’Ambrosio, Giovanni Villani, Giuseppe Ritoli, Vincenzo Giagnorio, Vincenzo Marinacci e Antonio Zuccaro per il decreto del sindaco Gualano circa la nomina dei due nuovi assessori a settembre dello scorso anno, ecco la contromossa dell’amministrazione in carica con la richiesta della trasposizione del ricorso straordinario al Capo dello Stato in sede giudiziaria avvalendosi del disposto di cui all’art. 10 del Dpr n. 1199 del 1071 che così recita: “I controinteressati, entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione del ricorso,  possono richiedere, con atto notificato al ricorrente e all’organo che ha emanato l’atto impugnato, che il  ricorso sia deciso in sede giurisdizionale. In tal caso, il ricorrente, qualora intenda insistere nel ricorso, deve depositare nella segreteria del giudice amministrativo competente, nel termine di sessanta giorni dal ricevimento dell’atto di opposizione, l’atto di costituzione in giudizio, dandone avviso mediante notificazione all’organo che ha emanato l’atto impugnato e dai controinteressati e il giudizio segue in sede giurisdizionale secondo le norme del titolo III del testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato…”

GARGANO, INCISIONI RUPESTRI IN LOCALITA’ SFINALICCHIO

Una delle storie più straordinarie dell’umanità, una storia lunga, lenta e complessa: la scrittura. Il graffito è un’incisione eseguita in modo da lasciare una traccia distinguibile. Gli uomini primitivi incidevano sulle pareti delle caverne. Al Neolitico risalgono molti graffiti spesso colorati. L’uomo, divenuto sedentario, impara a descrivere meglio l’ambiente circostante. Rappresenta forme geometriche quasi astratte, dai contorni netti, e animali stilizzati. Le immagini documentano avvenimenti e trasmettono informazioni, sono perciò più sintetiche, come una scrittura.

Primi esempi di comunicazione, ci trasmettono il più grande patrimonio della civiltà: la memoria degli uomini.

Il riparo di Sfinalicchio posto al confine tra i comuni di Peschici e Vieste è la testimonianza di queste primitive forme di comunicazione, sicuramente ad oggi la più importante in Puglia e non solo. Si tratta appunto di una serie di incisioni su parete rocciosa, a monte di un dirupo, molto schematiche che appaiono a volte raggruppate e a volte singole. Sul significato non è stata fatta ancora molta chiarezza.

Da molti anni questo sito è conosciuto da noi “speleologi indigeni” e amanti del trekking in genere, per cui desideriamo divulgare questo tesoro culturale inestimabile, presente sul Gargano, in primis per ampliare la platea che prende coscienza di questa testimonianza preistorica, in secundis, di riflesso, salvaguardare la sua integrità, attraverso un’azione che possa proteggere il sito. (Gruppo Speleologico Gargano)

SAN SEVERO E CERIGNOLA, DUE CITTA’ IN PROTESTA PER GLI OSPEDALI

Due città in protesta per il riordino del piano ospedaliero di Emiliano: San Severo e Cerignola. Infatti il futuro dei due ospedali potrebbe essere mortificante per le comunità per via del loro declassamento da ospedali di primo livello e ospedali di base.  A San Severo, sindaco, assessori e consiglieri hanno costituito un comitato a difesa congiuntamente agli operatori sanitari dell’ospedale. Stessa protesta a Cerignola ove sono stati interessati anche i cittadini che chiamano in loro aiuto anche le parrocchie e i comuni dei 5 reali siti. Insomma una vera e propria divisione tra le comunità coinvolte e il governo regionale.

BIOTOSSINA, MITILICOLTORI IN GINOCCHIO A CAGNANO VARANO, OK TAVOLO TECNICO

Le alte temperature della scorsa estate hanno provocato la moria dei mitili con grave perdita economica per il settore della mitilicoltura cagnanese. Oggi, ad aggravare la situazione dei mitilicoltori è la presenza di biotossina algale liposolubile D.S.P. (Diarrhetic Shelifish Poisoning) che da ormai quattro mesi ha paralizzato l’intero comparto del Nord Gargano. L’ASL FG con ordinanza cautelativa ha disposto il blocco della commercializzazione e dell’immissione al consumo umano di tutti i molluschi bivalvi vivi presenti nell’Area Nord Gargano visto il rapporto di prova rilasciato dall’IZS di Puglia e Basilicata di Foggia, dal quale risulta che i molluschi bivalvi vivi (Mitilus galloprovincialis), prelevati in data 27 ottobre 2015, sono risultati non conformi per la presenza di biotossina algale liposolubile D.S.P. oltre i limiti di legge. Il prolungato periodo di fermo ha causato gravi danni economici alle imprese di acquacoltura, mettendo in ginocchio l’intero comparto della mitilicoltura della zona. A sostegno delle sollecitazioni pervenute dalle imprese di mitilicoltura, il Sindaco Claudio Costanzucci Paolino, ha chiesto al Ministero delle Politiche Agricole Direzione Generale della Pesca e agli organi regionali di attivare misure sanitarie finalizzate a favorire tempi più veloci per la valutazione dei prelievi e la determinazione di interventi finanziari a sostegno delle imprese, così come previsto dalla nuova programmazione del F.E.A.M.P.

Il Comune di Cagnano Varano, attento alle problematiche legate allo sviluppo del territorio ha convocato per martedì 23 febbraio 2016 un Tavolo Tecnico alla presenza delle autorità regionali, l’ente ARPA Puglia, l’ASL di Foggia, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata di Foggia, l’Unità Operativa ISMAR Lesina, l’Alleanza delle Cooperative Italiane della Pesca e i presidenti delle cooperative di mitilicoltura. La convocazione del Tavolo Tecnico costituisce l’occasione essenziale per avviare un percorso di confronto e di collaborazione al fine di fronteggiare l’emergenza che da mesi ha colpito i mitilicoltori della zona e garantire provvedimenti di tutela e gestione del rischio sanitario e delle produzioni locali. (ilrestodelgargano))

TROPPE PROCEDURE INTRAPPOLANO LA “BUONA SCUOLA”

Dopo forti discussioni e proteste, nel 2015 è stata approvata la riforma de “la Buona scuola”. Al governo va certamente riconosciuto il merito di aver aumentato la spesa pubblica in istruzione invertendo la politica dei tagli seguita dai precedenti esecutivi. Non meno importante è il merito di aver riaffermato la centralità della scuola per lo sviluppo del paese e la necessità di innalzare i livelli di istruzione e le competenze degli studenti allo scopo anche di contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali. L’aumento della spesa si è tradotto per lo più in nuove assunzioni (87mila precari assunti e circa altre 64mila assunzioni in arrivo con il nuovo concorso), ma ha anche permesso la concessione di incentivi monetari agli insegnanti e il finanziamento di una card annuale di 500 euro per i loro consumi culturali, l’avvio di investimenti nell’edilizia scolastica, l’alternanza scuola lavoro. I punti cruciali della riforma però andranno veramente a regime solo quest’anno e molti sono i nodi da sciogliere. Un aspetto importante della riforma era costituito dalla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici. Dopo una lunga trattativa, pochi giorni fa i sindacati e i tecnici del ministero hanno siglato il contratto sulla mobilità (la Gilda degli insegnanti non l’ha firmato). Se la Buona scuola prevedeva il trasferimento su ambito territoriale per tutti, il contratto stabilisce una soluzione più graduale: i vecchi assunti (almeno per il 2016/2017) potranno continuare a scegliere (se intendono spostarsi all’interno della stessa provincia) la scuola di destinazione, mentre i nuovi assunti (fasi A e C) potranno indicare un ambito territoriale (a livello sub-provinciale) e ottenere il posto grazie alla chiamata diretta del preside. In questo modo, non solo si è accresciuta la disparità di trattamento tra insegnanti che svolgono lo stesso lavoro (perché i docenti a chiamata diretta ricevono incarichi triennali, seppur rinnovabili), ma si è anche limitata la possibilità di scelta da parte dei presidi. Questa facoltà incontra poi un altro limite che deriva dai profili professionali disponibili. Il problema si è presentato per l’organico di potenziamento: in teoria dovrebbe servire per attuare i progetti formativi delle scuole, ma in pratica non è così poiché i professori disponibili spesso non sono quelli di cui le scuole avrebbero bisogno. Il disallineamento tra domanda e offerta spiega forse i ritardi da parte del ministero a fornire i necessari chiarimenti sull’utilizzo dell’organico potenziato (nel frattempo questi insegnanti vengono utilizzati prioritariamente nella sostituzione dei colleghi assenti).

A seguito della riforma, le istituzioni scolastiche si sono trovate a gestire una serie di nuovi compiti. Tra questi la compilazione del piano triennale dell’offerta formativa con la definizione delle attività di potenziamento, le iniziative per l’orientamento, la predisposizione del rapporto di autovalutazione, la nomina del comitato di valutazione dei docenti. Si tratta di compiti gravosi che in alcuni casi hanno presentato intoppi non irrilevanti (in alcuni scuole i collegi dei docenti non hanno nominato i due insegnanti che erano chiamati a esprimere) e che hanno richiesto l’impiego di molte risorse. L’aggravio deriva anche dal fatto che le linee guida del governo sono state solo di indirizzo generale. Ad esempio, il comitato di valutazione dei docenti dovrà procedere alla definizione dei criteri per valutare e valorizzare gli insegnanti più meritevoli e a causa della genericità degli indirizzi sarà chiamato a prendere decisioni estremamente complesse, come stabilire se valutare esclusivamente l’apprendimento degli allievi oppure anche il contributo del docente al miglioramento del funzionamento dell’istituzione scolastica. Fatto ciò, dovrà decidere come valutare l’apprendimento degli studenti, questione assai difficile: quali risultati si devono considerare (i voti ottenuti, i risultati ai test Invalsi, il comportamento in classe)? Conta il risultato medio oppure conta anche la capacità di coinvolgere gli studenti più deboli a rischio di abbandono o quella di valorizzare le eccellenze? A che arco temporale si dovrà fare riferimento? Lasciando troppa discrezionalità, il governo non ha solo perso l’occasione di indicare le priorità e di rendere il processo più trasparente, ma ha anche aggravato il compito assegnato alle scuole. Inoltre, come evidenziato in alcuni interventi su lavoce.info, non è chiaro quale sarà l’effetto prodotto da questo grande sforzo. Ciò perché finora non è stata fatta chiarezza circa le conseguenze derivanti da un risultato buono o cattivo della scuola, né sono state definite in maniera chiara le responsabilità dei dirigenti scolastici. Le istituzioni scolastiche incontrano numerose difficoltà anche su un altro fronte. La legge 107/2015 aveva stanziato 100 milioni di euro all’anno a partire dal 2016 per i percorsi di alternanza scuola-lavoro. L’idea era quella di creare una maggiore connessione tra istruzione e occupazione, ma in molti casi è difficile darvi avvio non tanto per la mancanza di volontà da parte delle aziende ad accogliere gli studenti (anche questa da verificare e non incentivata dal costo di 150 euro per l’iscrizione al registro nazionale per l’alternanza scuola-lavoro – non ancora attivato), quanto per la mancanza di aziende (soprattutto al Sud). Sono molte quindi le questioni da risolvere e ed è ancora troppo presto per presentare un bilancio, c’è però il rischio che ci si trovi intrappolati in un processo estremamente complesso e che le procedure sottraggano risorse all’obiettivo ultimo di innalzare la qualità dell’apprendimento degli studenti.

Maria De Paola

IL MISTERO DELLA VIDEOSORVEGLIANZA. PERCHE’ NON FUNZIONA?

Sono pervenute in redazione due mail da parte di due lettori che hanno contenuti comuni, la videosorveglianza. Si sintetizzano i contenuti delle due mail. Vengono poste alcune domande al Sindaco Gualano con preghiera di voler dare risposte.

La domanda comune è conoscere il motivo vero del non funzionamento della videosorveglianza. E’ impossibile dare la colpa al “fulmine” in quanto tale fenomeno non può mettere ko l’intero sistema cittadino ma, al limite, solo parte di esso. Forse la cause saranno di natura “amministrativa”, cioè burocrazia o atti che riguardano la pratica della videosorveglianza, ma anche questa ipotesi pare non reggere. Allora ne rimane un’altra e cioè che l’impianto non funziona per motivi proprio legati all’impianto, cioè al malfunzionamento dello stesso. Se nessuna di queste ipotesi è valida, si chiede al sindaco Gualano di far conoscere la vera motivazione e, soprattutto, quando inizierà a funzionare l’intero sistema. Questo per un motivo importante. Pare che a qualcuno sia stata rubata una macchina e che costui abbia chiesto la visione dei filmati chissà ci fosse traccia del ladro. La risposta delle istituzioni è stata secca, “la sorveglianza non funziona”. Se continua così, l’obiettivo viene vanificare in quanto non più strumento utile per la sicurezza dei cittadini. Bene ha fatto l’amministrazione a segnalare con cartelli le zone interessate alla videosorveglianza ma meglio fare uno sforzo in più per cercare di farle funzionare a pieno regime.

PUGLIESI NEL MONDO ASSUMONO CORREGIONALI IN ITALIA E ALL’ESTERO

Siamo lieti di annunciare la nascita di un servizio gratuito a favore di tutti i pugliesi nati o aventi origini pugliesi, che vivono sia in Puglia che in altre Regioni e Paesi. Un servizio anche a favore delle Aziende e Imprese di ogni genere, esercizi commerciali, cooperative e consorzi, pugliesi e non, interessati ad assumere corregionali di ambo i sessi, sia in Italia che all’estero.  L’Associazione Internazionale “Pugliesi nel Mondo” farà da garante fra le parti creando una banca dati a disposizione anche di enti istituzionali e associazioni di categoria. Gli interessati devono cliccare sull’apposito banner che si trova sulla homepage del nostro sito webhttp://www.puglianelmondo.com/

INDIVIDUATE VARIAZIONI DEL DNA CAUSA DI MICROCITOMA POLMONARE

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, è stato realizzato da un gruppo internazionale di ricercatori in collaborazione con i ricercatori del Laboratorio di Oncologia dell’IRCCS Casa Sollievo Le cellule del microcitoma polmonate accumulano, nel loro DNA, un elevato numero di cambiamenti nelle basi azotate del DNA tipiche del tabagismo al quale questo tumore caratteristicamente si associa. Si è dimostrato che questi cambiamenti colpiscono prevalentemente geni solitamente coinvolti nel ciclo cellulare, nel processo di trasduzione del segnale, nell’organizzazione della cromatina e geni onco-soppressori implicati nello sviluppo di altri tipi di tumore e che possono rappresentare – come il gene BRAF – il bersaglio molecolare di specifici farmaci. É questo il risultato del recente studio pubblicato sulla rivista Nature effettuato da un gruppo internazionale di ricercatori, guidato da Roman Thomas dell’Università tedesca di Colonia. All’ambizioso progetto ha preso parte anche un gruppo di ricercatori del Laboratorio di Oncologia dell’IRCCS Casa Sollievo guidato dalla biologa Lucia Anna Muscarella. «Negli ultimi anni – spiega Muscarella – è stato dimostrato come attraverso il sequenziamento di tutte le regioni codificanti del genoma si è evidenziatoche allo sviluppo del microcitoma polmonare contribuiscano non solo mutazioni di singoli geni ma anche anomalie cromosomiche complesse che permettono alle cellule di proliferare in maniera incontrollata e di diffondersi a distanza, infiltrando altre sedi dell’organismo».

Partendo da questa ipotesi, i ricercatori hanno studiato 110 microcitomi polmonari alla ricerca delle variazioni presenti nell’intero genoma di ciascun tumore. «Lo studio – continua Muscarella, – ha fornito la prima evidenza del ruolo chiave svolto dai geni della famiglia NOTCH, coinvolti nei processi di staminalità e differenziamento cellulare dei microcitomi polmonari, nei quali risultano alterati con una frequenza del 25%. La scoperta apre la strada alla sperimentazione di molecole che intercettino caratteristiche tipiche della disfunzione recettoriale staminale che sono alla base della ricaduta di malattia». Il carcinoma a piccole cellule, definito comunemente microcitoma, è un tumore polmonare estremamente aggressivo che oggi colpisce circa 40.000 persone l’anno solo in Europa. Si caratterizza per la sua rapida frazione di crescita e per la sua elevata capacità di metastatizzare in altri organi. La prognosi, generalmente infausta, comporta, nell’85% dei casi, una probabilità di sopravvivenza inferiore a tre anni, fatta eccezione per i rari casi diagnosticati in fase molto precoce. A causa dello stadio avanzato della malattia al momento della diagnosi, il trattamento oncologico basato su chemio e radioterapia è attualmente la strategia terapeutica di scelta alle quali la malattia è inizialmente molto responsiva, seppur eccezionalmente efficace a lungo termine. L’opzione chirurgica è possibile esclusivamente in un’estrema minoranza di casi in cui la malattia risulta limitata. Il trattamento del microcitoma polmonare basato su farmaci biologici, cioè su farmaci disegnati per indirizzare l’attività tossica specificamente e selettivamente contro recettori cellulari tumorali mutati, sono ancora in fase di studio.

ANCORA UN RINVIO PER LA VERTENZA ISTMO TRA LESINA E SAN NICANDRO

Giovedì scorso, 18 febbraio, a Bari si è tenuta l’ennesima udienza sulla vertenza confinaria tra il comune di San Nicandro e quello di Lesina. Nulla di fatto in quanto il nuovo legale del comune di San Nicandro, appena nominato e subentrato al precedente in quanto dimissionario, ha chiesto tempo per poter conoscere gli atti della causa in corso e preparare la linea di difesa. Una richiesta ritenuta giusta da parte del giudice che ha dato appuntamento le parti ad un’altra udienza (pare nel mese di giugno prossimo). Presente anche il comune di Lesina che ha chiesto al giudice l’annullamento dell’ordinanza (pare del 1969?) che stabiliva lo stato dei luoghi senza ulteriori modifiche, ma il rinvio della causa ha comportato, di fatto, anche il rinvio della decisione del giudice su tale problema. Sembra che, in caso di accoglimento della richiesta suddetta, il comune di Lesina potrebbe procedere con molta più speditezza soprattutto per quanto inerente al Pirt presentato. Intanto tutto lascia prevedere che l’udienza di giugno non sarà l’ultima e quasi certamente si andrà a dopo l’estate per capirci meglio chi sarà il comune soccombente il quale, si presume, in ogni caso farà appello e tutto comincerà daccapo.

CANONE RAI 2016: E PER CHI NON POSSIEDE LA TV?

È ormai chiaro che il Canone Rai verrà pagato da luglio 2016 nella bolletta elettrica della casa in cui si è residenti. È chiaro anche che l’importo da pagare si è abbassato rispetto al 2015, dai 113,50 euro si è passati a 100 euro. Sia i programmi televisivi della Rai che i giornali proclamano la facilità del pagamento, cercano di farci capire che abbandoneremo il tanto odiato bollettino. Ma è veramente così facile da pagare come si dice? Per di più, pagare il canone in bolletta significa possedere un apparecchio televisivo in casa. Come si deve comportare chi non ce l’ha? Il pagamento del Canone Rai verrà introdotto nella bolletta della luce dal 1 luglio 2016, ma le domande che ci poniamo sono tante. Chi non possiede una tv in casa si può opporre di pagare il canone rai? Come si può dimostrare il non possesso di un apparecchio televisivo? Il sito della Rai ci conferma che chi non ha un televisore in casa ha la possibilità di dimostrarlo e in modo legale. Basta fare una dichiarazione appropriata e presentarla all’Agenzia delle Entrate, alla “Direzione provinciale I di Torino –Ufficio territoriale – Sportello S.A.T”. Vi è però un particolare in quanto non si conoscono ancora quali sono le modalità di presentazione di tale dichiarazione. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate non ci sono indicazioni a riguardo, poichè il Fisco sta aspettando delle direttive provenienti dai ministeri dell’Economia, tramite un decreto presente nella legge di Stabilità, ormai entrata in vigore il 1 gennaio di quest’anno. Si sa invece che la dichiarazione, dopo essere stata esibita, è valida per l’anno corrente alla presentazione, e chi la espone si assume tutte le responsabilità penali nell’ipotesi che si fosse dichiarato il falso. L’Agenzia delle Entrate, inoltre, comunica che il canone sarà addebitato nella fattura elettrica anche se il pagamento è previsto con addebito bancario.

E l’esenzione del Canone Rai per reddito ed età? Si presentano dei punti non chiari su chi ha diritto all’esenzione del Canone Rai. Poiché è stato stabilito che il pagamento avverrà attraverso la bolletta della luce, ci saranno più contribuenti costretti a pagare e si andrà ad abbattere l’evasione che si è riscontrata fino adesso. Per cui il governo ha deciso di aumentare la soglia di reddito per usufruire dell’esenzione, ciò significa che è stato portato a 8 mila euro annui, favoreggiando chi ha un’età pari o superiori a 75 anni. Anche per quanto riguarda l’esenzione si dovrà aspettare il decreto da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze per capire bene le modalità di utilizzo della stessa. E attendiamo con ansia di comprendere se ci saranno tutti i controlli necessari.

Vanessa Morano

LOTTA ALL’ABBANDONO SCOLASTICO

La Capitanata è tra le province pugliesi che presenta la maggiore incidenza di giovani Neet (giovani compresi nella fascia di età tra i 15 e 29 anni) che non studiano e nemmeno lavorano: sono in tutto 42.906, corrispondenti al 6,73% della popolazione residente e al 36,38% dei giovani (dati Settore Politiche del Lavoro Provincia di Foggia). A  questi giovani è rivolto un programma comunitario cofinanziato dal Governo Italiano e dalla Regione Puglia suddiviso in varie misure come: formazione mirata all’inserimento lavorativo, reinserimento dei giovani 15-18enni in percorsi formativi, accompagnamento al lavoro, apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, apprendistato per l’alta formazione e la ricerca, tirocini formativi, anche in mobilità geografica, servizio civile nazionale, servizio civile regionale, sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità, mobilità professionale transnazionale e territoriale, bonus occupazionale. Ai tanti ragazzi dai 15 ai 18 ed ai loro genitori, noi dell’A.P.S. Gargano Solidale chiediamo di non arrendersi all’insuccesso scolastico e di abbracciare una delle possibilità che la Regione Puglia ha riservato ai giovani che rientrano in questa fascia di età!

Con atto dirigenziale n. 1522 del 10/11/2015, BURP. n. 147/2015, è stato approvato l’Avviso per la presentazione di candidature, rivolto agli Enti di Formazione ed Istituti Superiori, per la realizzazione della misura 2B: reinserimento di giovani 15-18enni in percorsi formativi. La misura 2B è pensata per quei ragazzi che hanno abbandonato la Scuola e per dargli una possibilità di riscatto lottando contro la dispersione scolastica. Essa prevede la possibilità per questi minori di poter partecipare a dei corsi di formazione professionale che verranno svolti in vari Comuni della Provincia di Foggia, dagli Enti di Formazione o alcuni Istituti Scolastici. Ai ragazzi che parteciperanno a questi corsi sarà rilasciata una qualifica professionale regolarmente riconosciuta e, tra l’altro, ci sarà anche la possibilità, nel caso in cui lo vogliano, di proseguire gli studi presso un Istituto Superiore iscrivendosi direttamente al 3° o 4° superiore, in base a quale tipo di corso frequenteranno proficuamente.

Per poter iscriversi a questi corsi i ragazzi con un età compresa tra i 15 e 18 anni dovranno, però, essere prima iscritti al Centro per l’Impiego e aver chiesto di poter partecipare a Garanzia Giovani!!! Per tale motivo, prima che prenda avvio la Misura 2B e sia troppo tardi, siccome vogliamo fortemente che i giovani della nostra Comunità abbiano un futuro diverso e gratificante con serie possibilità lavorative, chiediamo loro di recarsi immediatamente al Centro per l’Impiego del Comune per chiedere informazioni ed iscriversi al programma Garanzia Giovani !!!

Nazario Tancredi

REGIONE PUGLIA, ON LINE REDDITI E SPESE ELETTORALI DEI CONSIGLIERI

Meno della metà dei cinquanta consiglieri regionali rivela le spese sostenute per la propaganda elettorale, orchestrata in vista della consultazione di maggio 2015. Si tratta di un drappello di ventitré parlamentari locali. Mentre sono dieci quelli che ancora non rispettano la legge del 2013: impone ai “titolari di incarichi politici” di fare sapere quanto guadagnano “entro tre mesi dalla elezione”. Il rischio per gli “inadempienti”, è quello di beccarsi una sanzione pecuniaria da 500 a 10mila euro con l’accusa di “mancata comunicazione”.
La campagna elettorale, innanzi tutto. È il dem Mario Loizzo a proclamare di avere scucito più di tutti quanti gli altri: 41mila euro. Il secondo e il terzo gradino del podio, lo conquistano altri due esponenti del Pd: Loredana Capone (40mila euro) e Michele Mazzarano (39mila euro). Il paladino della pubblicità low cost è invece, il pentastellato Gianluca Bozzetti, di Mesagne: mette mano al portafoglio per tirare fuori appena 523 euro. C’è poi il caso del riformista Gianni Giannini: figura tra i pochi – anzi, tra i pochissimi – che ricevono contributi in denaro. I versamenti più cospicui, il titolare dei Trasporti nella giunta di lungomare Nazario Sauro li riceve dall’imprenditore della pasta Enzo Divella, ex presidente della Provincia di Bari (5mila euro), e dalla “signora del caffè” Simonetta Lorusso, assessore comunale ai Lavori pubblici quando Michele Emiliano era sindaco del capoluogo pugliese (altri 5mila euro). Così come la Capone dei 39mila 757 euro impiegati per reclamizzare se stessa, è l’unica che riserva la parte più rilevante di questa cifra al personale del comitato: 12mila 970 euro. Nonostante, alla fine, l’avvocato salentino pur essendo tra i più votati, non ce la fa a impadronirsi del seggio. Ma Emiliano la richiama in campo nei panni di assessore esterno.

Già, Emiliano. Non c’è traccia dell’investimento fatto dal Gladiatore perché riuscisse a salire sugli scudi come successore di Nichi Vendola a capo della coalizione di centrosinistra. Del magistrato prestato alla politica si conosce il reddito (del 2014) e basta: 55mila euro, la retribuzione del primo cittadino all’ombra di san Nicola.
Si riferiscono sempre al 2014, anche le dichiarazioni dei quaranta membri dell’assemblea di via Capruzzi. Gli altri dieci (ricordate?) per ora voltano le spalle alla regola del gioco: Ernesto Abaterusso e Paolo Campo, del Pd; Antonella Laricchia e Rosa Barone, del M5S; Mino Borraccino, di Noi a sinistra; Salvatore “Totò” Negro, dei Popolari; Giovanni Stea, di Area popolare; Alfonso Pisicchio e Peppe Turco, della civica La Puglia con Emiliano; la “esterna” Annamaria Curcuruto, responsabile dell’Urbanistica. I Paperoni sono entrambi vicepresidenti del consiglio regionale: Peppino Longo (Popolari), imprenditore edile a Modugno, dove è proprietario o comproprietario di quarantatré fabbricati, risulta a quota 464mila euro; l’avvocato di Manfredonia Diego Gatta (Forza Italia), lo incalza con 396mila euro. La medaglia di bronzo è al collo del vicepresidente della Regione, l’ex prefetto Antonio “Tonino” Nunziante: 197mila euro. Nei primi cinque ci sono pure Paolo Pellegrino, capogruppo di Puglia con Emiliano (183mila euro) e Giannini (148mila euro). Tra i magnifici dieci ci sono Giovanni De Leonardis (Area popolare, 147mila), Sabino Zinni (Sindaco di Puglia, 143mila), Ignazio Zullo (Cor, 138mila), Loizzo (Pd, 122mila), Capone (Pd, 113mila euro). (lello parisi-larepubblica)

LA STORIA DI SAN NICANDRO E PIATTI TIPICI (ULTIMA PARTE)

Il primo e più illustre monumento è il Castello medioevale di cui si è già detto essendo la sua storia intrecciata a quella di San Nicandro. Degna di attenzione è la leggiadra e aerea loggetta rinascimentale che sovrasta l’arco di ingresso alla Terra Vecchia. Un esempio illustre, ma in via di estinzione per l’indifferenza degli amministratori locali, è il borgo medioevale della Terra Vecchia: un intrico di stradine, case a un piano e costruzioni antiche, strette attorno al Castello e ricordo di una umanità tenace e caparbia che ha sfidato i secoli e le traversie della vita per giungere intatto, o quasi, fino ai nostri giorni. La Chiesa di Santa Maria del Borgo è chiamata dai sannicandresi La Cattedrale, come ricorda un suo figlio illustre, Alfredo Petrucci, “in memoria di una aspirazione non appagata e della lontana visita di un vescovo, per il quale gli artigiani del luogo apprestarono in fretta un’artistica cattedra in legno intagliato e ferro battuto, andata distrutta. L’attuale chiesa fu costruita nel 1535 o 1539 sul posto di quella precedente più volte abbattuta dai terremoti e sempre ricostruita”. La costruzione del campanile, antecedente a quella della Cattedrale, è del 1200. Nell’interno della chiesa, a tre navate, vi è un interessante dipinto che ha per tema l’Assunzione del concittadino Alessandro Mastrovalerio. Altre chiese interessanti sono quelle di San Giorgio nel vecchio borgo, quella di Sant’Antonio al Convento e quella di San Giuseppe sulla collina omonima, legata a storie di eremiti che lì vissero in contemplazione di Dio e a contatto con l’aspra e selvaggia natura circostante. Assumono oggi importanza storica anche le fosse granarie, che un tempo servivano da capaci silos per depositare e immagazzinare il grano. Ne esistono tuttora in largo Gelso e al Corso Garibaldi. Ma dopo una lodevole iniziativa degli amministratori locali che sembravano volessero valorizzarle, allo stato attuale sono calate di nuovo nell’oscurità. A qualche chilometro da San Nicandro è consigliabile la visita alla chiesa di Monte d’Elio e al Casino di Moia che si trovano a poca distanza l’una dall’altro. La prima che svetta su una cima che domina la fascia a nord dell’Adriatico e le Isole Tremiti, è stata dichiarata monumento nazionale per le preziose opere pittoriche che conserva nel suo interno, non sempre ben custodito. Il secondo è un pregevole esempio di villa di campagna dei Signori di un tempo. Dipinti di sapori allegorico e d’ispirazione omerico-virgiliano-ariostesca ne impreziosiscono le pareti. Ma il tutto è in stato di avanza decomposizione e di sicuro deperimento per l’incuria delle autorità preposte.

Piatti tipici

Per finire, indichiamo, tra moltissimi, un primo, un secondo e due contorni di assoluto originalità sannicandrese.

Primo: “Ministra con la carne fuggita”. E’ un primo di poveri contadini a base di verdura dove la carne non c’è perchè, come dice il titolo, è, appunto, scappata, fuggita.

Secondo: “Lampascioni con la carne”. I lampascioni, cipollaccio col fiocco, sono la leccornia sannicandrese che li preparano in tutti i gusti e in tutte le salse; con la carne al forno è la più antica.

Contorno: “Aglio sotto la cenere”. E’ un contorno (forse una volta era il primo) a base di aglio, olio e sale, molto gustoso e genuino, anche se sconsigliabile a stomaci cittadini o a chi ha in programma una serata con amici.

Contorno: “Insalata di crescione”. E’ un’insalata stuzzicante a base di olio, limone e sale, fatta con erbe che vivono immerse completamente nell’acqua.

Enzo Lordi

RIORDINO OSPEDALIERO, GENTILE: “RIVOLUZIONE EMILIANO? ASSOLUTAMENTE NO”

«Squilli di tromba, rulli di tamburo per annunciare quello che già era stato programmato e avviato con la definizione del piano operativo 2007-2014 e confermato con la programmazione del settennio 2014-2020 approvata in quel di Bruxelles all’inizio dell’estate scorsa quando ancora la giunta Emiliano cominciava a muovere i primi passi». Con queste parole l’On. Elena Gentile ritorna sulla questione riguardante il riordino ospedaliero e le manovre messe in campo, attraverso diversi proclami, dall’attuale Presidente regionale Michele Emiliano.

«Dunque nulla di nuovo accadrà nella nostra sanità che non sia stato ampiamente previsto nelle scelte del precedente Governo regionale – precisa l’Eurodeputata -. Da Ceglie a Conversano, da Massafra a Triggiano, da Trani a Torremaggiore, da San Nicola a Montesantangelo (solo per citarne alcuni) sono a disposizione dei pazienti strutture territoriali (allocate prevalentemente in ex presidi ospedalieri) in grado di soddisfare la domanda di salute prevalente e la domanda di presa in carico delle persone (anziane e disabili) non autosufficienti. Per non parlare delle tantissime strutture distrettuali nate ex-novo nei comuni più piccoli: da Accadia ad Ascoli, da san Nicola a Casamassima, ricordando anche gli hospice ed i centri risveglio già deliberati e non ancora realizzati per i ritardi nell’esecuzione di cui sono responsabili le Asl». 

«Il piano di riordino ospedaliero con le tipologie organizzative che oggi sono state ovviamente confermate e la rifunzionalizzazione dei nosocomi in strutture territoriali anche queste dimensionate per rispondere alla domanda di salute maggiormente rappresentata sono patrimonio della storia già scritta – precisa l’ex delegata alla Sanità della Giunta Vendola –. Insomma è bastato rovistare nel cassetto in alto a sinistra di quella che fu la scrivania degli assessori alla sanità per confermare, così come di fatto è avvenuto l’impianto complessivo del piano dei servizi nella nostra regione. Parlare di investimenti in infrastrutture (di cui l’intero territorio regionale ha già beneficiato) che dovranno essere animate da nuove figure professionali tutte da reclutare con le procedure concorsuali relative alle ipotetiche deroghe che dovranno essere autorizzate così come avvenuto nel recente passato e che oggi sono state messe a concorso non significa aver cambiato il futuro delle politiche della salute». 

«Rivoluzione quella annunciata da Emiliano? Assolutamente no! Piuttosto una resa – conclude Gentile –, difficile da accettare (dopo l’annuncio reiterato di voler cambiare tutto) all’evidenza delle cose già fatte. Buona fortuna dunque al presidente Emiliano con l’augurio sincero che i ritardi accumulati in questo scorcio di legislatura non facciano ritornare indietro la Puglia imbrigliandola in un nuovo piano di rientro di cui il “passato” non avrebbe responsabili». (lanotiziaweb)

APRICENA, AVVISO PUBBLICO PER L’ASSEGNAZIONE 3 BORSE LAVORO A PERSONE CON DISABILITA’

Il comune di Apricena ha emanato un avvisto pubblico consistente in n. 3 borse lavoro sociale a persone con disabilità. La borsa lavoro è uno strumento educativo/formativo per facilitare l’inserimento nel mercato del lavoro di soggetti appartenenti alle cosiddette “fasce deboli” attraverso azioni di “Workexperience”. Pertanto, la finalità che si intende perseguire mediante lo svolgimento delle borse lavoro è quello di realizzare percorsi lavorativi al fine di sostenere l’integrazione sociale di n. 3 persone adulte con disabilità fisiche, riconosciute disabili ai sensi dell’art. 1 della legge 12 marzo 1999, n. 68. Il progetto prevede l’inserimento socio – lavorativo di n. 3 soggetti con invalidità fisica superiore al 45%  (per un periodo di sei mesi per 15 ore settimanali), da inserire presso gli uffici comunali, quali: Biblioteca c/o Palazzo della Cultura, Polizia Municipale, Anagrafe e/o eventuali altri uffici comunali maggiormente confacenti alle attitudini lavorative dei destinatari degli interventi in oggetto. I soggetti a cui sono rivolti i progetti di borse lavoro dovranno avere i seguenti requisiti: – avere un’invalidità superiore al 45% ai sensi dell’art.1 della Legge 12 marzo 1999, n. 68; – essere disoccupato e/o inoccupato; – essere residente nel Comune di Apricena da almeno due anni alla data di pubblicazione del presente bando; – avere un reddito ISEE del nucleo familiare non superiore ad €. 30.000,00 riferito all’anno 2015; – avere conseguito almeno il diploma di scuola media inferiore. Si specifica che: – potrà presentare domanda un solo componente per ogni nucleo familiare e per un solo progetto di borsa lavoro. Ogni borsa lavoro avrà la durata di 6 mesi per 15 ore settimanali. L’importo mensile di ogni singola borsa lavoro viene quantificato in €. 200,00 (duecento/00); L’Amministrazione provvederà, per ogni borsista, alla copertura delle spese INAIL e delle spese per l’assicurazione civile verso terzi; La modulazione settimanale e l’articolazione oraria delle borse lavoro saranno concordate con il responsabile dell’Ufficio cui verrà assegnato il borsista. Gli interessati all’iniziativa potranno presentare domanda entro il termine improcrastinabile del 31 Marzo 2016 – ore 12,30, utilizzando esclusivamente la modulistica reperibile presso l’Ufficio Protocollo comunale o sul sito ufficiale del Comune di Apricena all’indirizzo: www.comune.apricena.fg.it. Per informazioni ci si può rivolgere all’Ufficio Servizi Sociali, sito in Corso Generale Torelli n. 63 – Telefono n. 0882/646775 – n. 0882/646744 – n. 0882/646745 – Fax 0882/646747. Apricena 18 Febbraio 2016 LA RESPONSABILE SETTORE AFFARI GENERALI dott.ssa Vincenza CCI

INQUINAMENTO MARINO, TREMITI IN GARA PER BANDO COSTA CROCIERE

L’Area Marina Protetta delle Isole Tremiti ha partecipato come ente capofila ad un bando di finanziamento promosso dalla Fondazione Costa Crociere sulla prevenzione e riduzione dell’inquinamento marino. Il progetto, che coinvolge l’Area adriatica centrale e vede una partnership con le Aree Marine Protette di Torre del Cerrano, del Piceno e della Riviera del Conero, intende affrontare la problematica dei rifiuti marini sotto diversi aspetti, tra cui la riduzione dei rifiuti prodotti dal settore della pesca attraverso processi formativi e la diffusione di nuove tecnologie sostenibili.

I rifiuti del mare rappresentano una minaccia enorme e crescente per l’ambiente marino e costiero” – spiega Stefano Pecorella, presidente del Parco Nazionale del Gargano, ente gestore dell’AMP delle Tremiti . “Ecco perché vincere questo bando ci consentirebbe ancora una volta di proteggere il nostro mare da quei rifiuti che si accumulano nell’ambiente circostante e i cui residui, se ingeriti, potrebbero mettere a serio rischio la fauna marina”.

Se il piano delle quattro Aree marine protette vincerà, sarà finanziata la formazione di almeno trenta operatori della piccola pesca (l’unico genere di pesca permesso all’interno delle AMP) a cui saranno distribuite 25 mila cassette in materiale biodegradabile per lo stoccaggio del pescato. Verrà inoltre utilizzata, in tutte le quattro aree protette coinvolte, una rete per la raccolta di microplastiche. Prevista anche l’organizzazione di dodici eventi informativi aperti alla cittadinanza ed ai turisti. I risultati del progetto saranno poi divulgati, anche tramite newsletters e video promozionali, in eventi nazionali ed internazionali.

PRESENTATO IL PIANO RIORDINO OSPEDALIERO, CHIUDE L’OSPEDALE DI LUCERA

“Comincio questa audizione con spirito di grande fiducia nella sovranità del Consiglio e consapevolezza nella maturità politica delle persone con cui condivido questo mandato. Avremmo potuto scegliere un’altra strada – come pure qualcuno più esperto mi aveva consigliato – meno inclusiva, ma abbiamo preferito garantire il massimo livello di condivisione su criteri e regole. Il 27 febbraio (due giorni prima della scadenza per l’approvazione formale della delibera del piano di riordino) procederemo con la presentazione dettagliata del piano a consiglieri, sindaci e sindacati e ascolteremo tutti, prima di passare alla deliberazione finale, affrontando anche le questioni più specifiche. Mi auguro dunque che chi andrà a formulare suggerimenti, lo faccia mettendosi sempre al posto di chi queste decisioni poi le deve prendere”. Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano intervenendo questa mattina in terza commissione Sanità del Consiglio regionale per l’audizione sul Piano di riordino ospedaliero, illustrato attraverso 56 slide, insieme con il direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Giovanni Gorgoni.

Emiliano ha poi parlato di come tutto questo potrà “provocare sicuramente qualche riorganizzazione dolorosa e come sempre mi caricherò sulle spalle il peso di queste scelte con l’inevitabile carico di dolore e disappunto, come ho sempre fatto nella mia vita. Questa è la terza e ultima occasione per fare del riordino ospedaliero una opportunità di miglioramento e di efficientamento dell’assistenza su tutto il territorio – ha detto il direttore del dipartimento Salute della Regione Puglia Giovanni Gorgoni – la normativa nazionale nel frattempo si è arricchita di indicazioni e prescrizioni così dettagliate e imperative che questa potrebbe essere l’ultima volta per le regioni di avere sovranità piena nella definizione delle proprie reti cliniche. Non dobbiamo perdere l’occasione di fare della norma una risorsa e non un obbligo. Infine vorrei chiarire una cosa: dietro al termine riordino si pensa sempre a tagli e depressioni. Invece va chiarito che quello del riordino è un percorso nazionale, e non regionale, è un percorso complesso di adeguamento a degli standard che riguarda tutti gli ospedali italiani, standard omogenei di assistenza, qualità, efficacia, efficienza”.

Di seguito la relazione del direttore di Dipartimento, Gorgoni.

Il Piano di Riordino della rete ospedaliera nasce dall’esigenza di adeguare tutti gli ospedali italiani a standard omogenei di assistenza, qualità, sicurezza, efficacia ed efficienza. Il decreto 70/2015 propone una classificazione delle strutture ospedaliere, prevede bacini di utenza minimi e massimi per disciplina, volumi ed esiti di ricovero, standard di qualità, standard organizzativi tecnologici e strutturali, definisce le reti ospedaliere e dell’emergenza-urgenza e qualifica i percorsi di continuità assistenziali ospedale-territorio. In particolare, il decreto prevede 3 tipi di ospedale a complessità crescente: di base con 72/80 posti letto, di primo livello con 220/240 posti letto e un DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) di I livello, e di secondo livello con più di 450 posti letto e un DEA di II livello. I bacini di utenza per disciplina, pur tenendo conto delle eccellenze consolidate, definiscono alcuni importanti parametri di riferimento: lo standard nazionale prevede 3,7 posti letto per mille abitanti mentre il dato pugliese è di 3,4, un massimo di 160 ricoveri annui ogni mille abitanti e in Puglia il dato è di 158, un tasso di occupazione dei posti letto del 90 per cento mentre la nostra regione non supera l’82 per cento, un numero di giorni di ricovero inferiore a 7 per i casi ordinari mentre la Puglia ha una media di 7,6 giorni di ricovero. I bacini di utenza, inoltre, prevedono un bacino massimo e un bacino minimo per le diverse discipline che devono essere rispettati, facendo riferimento sia alle strutture pubbliche che a quelle private: per esempio, per la cardiochirurgia è stato previsto un bacino massimo di un milione e 200mila abitanti e un bacino minimo di 600mila abitanti e quindi è possibile prevedere per la Puglia che ci siano un numero di reparti che va da un minimo di 3 a un massimo di 7.  I volumi e gli esiti di ricovero rispondono a una regola, provata scientificamente, molto semplice: chi fa di più, fa meglio. Il decreto quindi prevede standard precisi di volumi e di rischio/esito per 7 procedure (colecistectomia laparoscopica, intervento chirurgico per la frattura del femore, taglio cesareo, angioplastica coronarica percutanea, by pass aorto-coronarico, valvuloplastica o sostituzione valvola). In Puglia gli ospedali che raggiungo più obiettivi sono Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (9 obiettivi), il Policlinico di Bari e gli Ospedali Riuniti di Foggia (8 obiettivi), l’ospedale San Paolo di Bari, il Perrino di Brindisi, il Vito Fazzi di Lecce e il Miulli di Acquaviva (7 obiettivi). Dunque la lettura per parametri delle performance ospedaliere permette di mettere in evidenza criticità (alcune più significative, altre più lievi) e punti di forza.

La legge di Stabilità 2016 ha definito alcuni parametri da rispettare. Entro il 30 giugno la Regione deve individuare le aziende ospedaliere e gli istituti di ricovero e cura che presentano almeno una delle seguenti condizioni: uno scostamento tra costi e ricavi del 10 per cento o pari a 10 milioni di euro e il mancato rispetto dei parametri di volumi, qualità ed esiti delle cure. La struttura che presenti almeno una delle due condizioni va in piano di rientro triennale: il mancato rientro nei parametri comporta la decadenza del Direttore Generale. Nel 2017 la stessa norma sarà estesa ai presidi ospedalieri di Asl.

In Puglia il costo totale dell’assistenza sanitaria – dato 2014 che non deve essere superato – ammonta a 3,6 miliardi di euro: 1,82 miliardi sono assorbiti dagli ospedali, 830 milioni vanno a aziende ospedaliere e Irccs, 700milioni ai privati accreditati e 220 milioni alla mobilità passiva. La rete pubblica è costituita da 8.412 posti letto per un costo totale di 2miliardi e 679milioni di euro mentre la rete privata è costituita da 4.893 posti letto e ha un costo totale di 699milioni di euro. Il costo medio del posto letto pubblico è di 318mila euro mentre il costo medio dell’assistenza ospedaliera privata ammonta a 143 milioni di euro: bisogna però considerare che in questo ultimo caso la media è fortemente influenzata dal basso costo delle Casa di Cura che non svolgono attività di emergenza-urgenza. Un buon parametro di riferimento possono essere gli enti ecclesiastici che hanno un costo per posto letto di 169 mila euro e svolgono eterogenea attività di emergenza-urgenza.
L’analisi dei dati mette in evidenza che gli ospedali pugliesi costano più di quanto producono, cioè in tutti i casi i costi superano in maniera significativa i ricavi: le percentuali di costo oscillano da 59 a 65 per cento mentre quelle dei ricavi si assestano tra il 35 e il 43 per cento. L’approfondimento analitico dei costi, svolto utilizzando il banchmark Nisan, ha messo in evidenza che il costo del personale nelle strutture pugliesi è superiore a quello di altre realtà italiane: il parametro ottimale di riferimento prevede un costo del personale del 51 mentre per la Puglia i costi sono del 52 per cento (Taranto), 55 per cento (Brindisi), 57 per cento (Foggia), 59 per cento (Lecce) e 61 per cento (Bat e Bari). Il costo del personale – vero parametro per la realizzazione di qualsivoglia rete ospedaliera – non può superare il limite massimo della spesa 2004 diminuita del 1,4 pe cento: sommando la spesa effettiva e quella residua (cioè quella relativa alle assunzioni soggette a deroghe) si ottiene un totale di 2.398 milioni di euro. Al momento, il 68 per cento dei costi del personale viene utilizzato per gli ospedali mentre al territorio resta il 32 per cento.  In base alle prime simulazioni fatte sulla scorta di anticipazioni ministeriali sui criteri di calcolo di sforamento economico, da quest’anno con buona probabilità le due aziende ospedaliere e i due istituti di ricovero e cura della regione Puglia andranno in piano di rientro. I presidi di Asl hanno una situazione talmente critica che, nonostante la legge di Stabilità rimandi al 2017 l’eventuale piano di rientro, si rende necessario avviare già nel 2016 il percorso di risanamento per avere almeno un quadriennio di lavoro.

Per la definizione della rete ospedaliera, questa Regione ha avviato una interlocuzione attiva con le Direzioni Generali alle quali sono stati forniti criteri omogenei di valutazione. Il lavoro di definizione della rete parte dalle indicazioni normative già analizzate e da alcuni punti fermi: i centri nascita devono avere 1000 parti annui e la rianimazione, deve essere rispettata la classificazione ministeriale degli ospedali, tutti i reparti e i servizi devono avere un numero di operatori adeguato a rispondere agli standard assistenziali di legge, tenendo conto anche delle novità in termini di turnistica dei lavoratori e mantenendo invariato il costo del personale allo storico 2014.

L’esito dell’applicazione dei criteri descritti e dell’interlocuzione con le Direzioni Generali ha determinato un risultato di massima che prevede la sostenibilità per 31 ospedali – rispetto agli attuali 40 – tra ospedali di base (17), ospedali di primo livello (9), ospedali di secondo livello (5).  In particolare per la provincia di Foggia si passa da 5 a 4 ospedali di cui 3 di base e 1 di secondo livello, per la provincia Bat si passa da 5 a 3 ospedali di cui 1 di base e 2 di primo livello, per la provincia di Bari si passa da 12 a 10 ospedali di cui 6 di base, 3 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Taranto si passa da 6 a 5 ospedali di cui 3 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Brindisi si passa da 6 a 3 ospedali di cui 1 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Lecce restano invariati 6 ospedali di cui 3 di base, 2 di primo livello e 1 di secondo livello. I passaggi successivi prevedono una condivisione con tutti gli interlocutori per la definizione dei dettagli: il 29 febbraio 2016 dovrà essere adottato il provvedimento definitivo.