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LA NAZIONALE ITALIANA ATTORI ED I LIONS CLUB DI SCENA A SAN MARCO IN LAMIS

La Nazionale Italiana Attori sarà presente il prossimo 15 aprile, ore 17:00, presso lo Stadio Comunale di San Marco in Lamis per un’amichevole di beneficenza contro una rappresentativa di soci lions/leo in occasione della terza edizione de “UN CALCIO ALL’IM…POSSIBILE – MEMORIAL ENZO MANDUZIO” con incasso totalmente devoluto alla LCIF (Lions Club International Foundation) e all’AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro).

L’evento è organizzato dal Lions Club San NIcandro Garganico, dal Lions Club San Marco in Lamis in collaborazione con il Leo Club San Severo, la web Radio Civico 93 e con il patrocinio dei Comuni di San NIcandro Garganico e di San Marco In lamis

Tra gli attori che compongono la nazionale Giuseppe Zeno, Andres Gil, Giorgio Pasotti, Franco Oppini, Maurizio Mattioli e tantissimi altri pronti a dare il proprio contributo per le cause benefiche.

Il costo del biglietto è di 5,00 euro.

Comunicato stampa.

GIORNATA DELLA DONNA: 8 MARZO, NON UNA FESTA MA UNA CELEBRAZIONE

La giornata internazionale della donna, definita comunemente Festa della Donna o Giornata della Donna, si celebra l’8 marzo per ricordare tutte le conquiste delle donne in campo economico, politico e sociale ma anche le discriminazioni e le violenze cui le donne sono state sottoposte in passato e, in alcune parti del mondo, ancora sono sottoposte. L’8 marzo ha, quindi, un significato ben diverso da quello che il consumismo moderno ha voluto imprimergli, le connotazioni attuali di questa data sono: i festeggiamenti, il regalare mimosa o fiori alle donne, cene fuori tra donne che si mettono in ghingheri. Tutto mero consumismo che cozza in maniera tremenda contro il reale significato di questa giornata celebrativa che poco ha a che vedere con quello che oggi le donne festeggiano l’8 marzo. Serve una giornata per sentirsi donne o per ricordare di esserlo? Serve una giornata per festeggiare l’essere donna? L’8 marzo non è un giorno di festa ma una celebrazione per le donne che riuscirono ad ottenere tutti i diritti che noi donne moderne di oggi diamo per scontati: diritto di voto, uguaglianza sul lavoro, parità tra i sessi, tutte cose ottenute grazie alle lotte di grandi donne del passato.

L’8 marzo… perchè si celebra la donna?

Ci sono molte leggende e racconti che circolano in merito a questa data; quello più accreditato, e che purtroppo ho visto anche essere dato come spiegazione della celebrazione a bambini di quinta elementare, è che si ricorda in quella data la morte di più di un centinaio di donne, avvenuta in un incendio in una fabbrica di New York. Le operaie, sempre secondo questa versione dei fatti, rimasero intrappolate nella fabbrica e perirono, proprio il giorno 8 marzo. Ma la storia non dice proprio questo. In effetti l’incendio della fabbrica in cui perirono le operaie ci fu davvero, ma accadde il 12 marzo, e soprattutto molto tempo dopo che si celebrava già la Giornata della donna.

Giornata della donna, quel che ci dice la storia

Questa giornata celebrativa nacque negli Stati uniti, come “Woman’s Day”, il 3 maggio 1908, quando a una delle conferenze del partito socialista di Chicago, alle quali erano invitate a partecipare anche le donne, in mancanza dell’oratore ufficiale prese la parola la socialista Corinne Brown, che era una ferma sostenitrice dei diritti delle donne e per la loro “liberazione”. Proprio durante il suo intervento in questa conferenza Corinne Brown affrontò il discorso dello sfruttamento da parte dei datori di lavoro nei confronti delle operaie, che tra l’altro ricevevano un salario bassissimo e avevano un orario di lavoro quasi intollerabile. Inoltre sempre nella stessa giornata venne affrontato anche il discorso delle discriminazioni sessuali nei confronti della donna e dell’estensione del diritto di voto alle donne. Dopo quella conferenza, che però non ebbe un effetto immediato, il Partito socialista americano decise «di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 per l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile». La prima giornata della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti.

Dall’America al mondo

La vera svolta della Giornata della donna si ebbe però nel 1910. Il un lungo sciopero di 20.000 operaie di New York durato tre mesi, dal novembre 1908 al febbraio 1909, fu considerato dal Partito socialista come una manifestazione che difendeva in pieno i diritti delle donne. E proprio per questo motivo alla Conferenza internazionale delle donne socialiste, che nel 1910 si svolse a Copenaghen, si decise di istituire in tutto il mondo una giornata che fosse dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Negli Stati Uniti la Giornata della donna continuò a tenersi alla fine di febbraio, mentre in Paesi come Germania, Austria, Svizzera, Danimarca, la prima Giornata della donna fu tenuta il 19 marzo del 1911.

Perchè l’8 marzo?

La celebrazione della Giornata della donna fu interrotta durante la Prima Guerra Mondiale, ma quando l’8 marzo 1917 a San Pietroburgo, le donne si unirono in una grande manifestazione nella capitale per rivendicare la fine della guerra, che non suscitò nessuna reazione da parte dei Cosacchi ed incoraggio il popolo alle successive manifestazioni che portarono alla rivoluzione che provocò il crollo dello Zar. L’8 marzo 1917 quindi è rimasto come il giorno in cui, grazie alle donne russe, ebbe inizio la Rivoluzione Russa. Per questo motivo nel 1921, la seconda Internazionale delle donne comuniste fissò come data celebrativa per la Giornata della donna l’8 marzo. In Italia per la prima volta la Giornata della donna fu celebrata il 22 marzo 1922.

Da celebrazione a festa…

Quello che era nato come un giorno che serviva a celebrare i diritti delle donne, a innalzare il loro ruolo nella storia e nella politica dell’epoca, quello che era un giorno per celebrare il coraggio e la determinazione delle donne, è ora un giorno che è stato completamente stravolto. Le donne usano l’8 marzo per avere una giornata libera, mentre questa data era nata proprio per commemorare la libertà delle donne. In questa data oggi le donne escono si divertono, festeggiano l’essere donna, senza neanche sapere il perchè lo fanno, dando per scontato che ci debba essere una giornata che serva a festeggiare le donne (si son mai chieste queste donne perchè non c’è una festa dell’Uomo?), senza chiedersi perchè si celebrano le donne e cosa hanno fatto per meritarlo. Fosse per le donne di oggi, probabilmente non esisterebbe nessun 8 marzo. Parlo da donna, libera e orgogliosa di esserlo, orgogliosa soprattutto di quello che le mie predecessore hanno fatto per far sì che io oggi possa vantare la mia libertà. Per quanto mi riguarda è 8 marzo tutti i giorni, poichè tutti i giorni festeggio il mio essere donna e non ho bisogno di una data sul calendario che mi ricordi di farlo.

Patrizia Del Pidio

SAN NICANDRO, ILLEGALITA’ DIFFUSA E SEQUESTRI DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA. E IL SENSO CIVICO?

Carissimo Direttore, non ti sembra giunto il momento “culturale” di aprire un serio dibattito pubblico su quanto sta avvenendo nella nostra città? Il continuo annuncio di sequestri, ultimo quello della struttura destinata alla macellazione, dopo una spesa di qualche centinaia di mila euro, per la messa a norma da parte del Comune attraverso l’utilizzo di fondi pubblici, costituisce un ulteriore allarme riguardante la salute pubblica, messa a rischio da fonti  notoriamente altamente “inquinanti”. D’altronde l’intervento eseguito dal Corpo Forestale sui liquami versati “non correttamente trattati “nel torrente Vallone e che porta al lago di Lesina, la dice tutta sui mancati controlli effettuati dagli organismi istituzionalmente preposti all’effettuazione di   questo servizio pubblico nella quotidianità.  Per quel che ricordo, il nostro centro di macellazione, risulterebbe in appalto di servizio ad una cooperativa locale, che meriterebbe di essere più tutelata dalle istituzioni, per il risvolto economico ed occupazionale sul nostro già disastrato territorio. Con questo, non voglio dire certamente che bisogna “tutelare” chi inquina, ma certamente questo provvedimento sarà certamente supportato da specifiche analisi per arrivare a tanto. L’allarme che vorrei lanciare (e che riguardano i miei continui interventi sugli organi di informazione locale, se non fosse stato ancora recepito dalle  altrui intelligenze), è l’assoluta mancanza di “cultura” amministrativa , spesso sostituita   da quella  “giudiziaria- penale”,   per  il continuo ricorso  attraverso esposti  non controfirmati  e che sono rappresentativi di una certa cultura.  In questi anni abbiamo forse assistito, fin troppo passivamente,  a queste forme diffuse di “illegalità“ dando la colpa più o meno giustamente alla “politica” ed al sistema  di fare politica sul territori,  inficiato esso stesso di note forme di “autorefenzialità”  in assenza di cultura,  di  informazione e formazione  che dovevano portare all’ innovazione dei processi produttivi garantiti dalla legalità. Dicevo,  in una situazioni amministrativa  caratterizzata dalla totale  assenza di  un solo “dirigente“, a busta paga  del  Comune attraverso concorsi pubblici, come sia possibile  garantire “legittimamente e legalmente” ad un qualsiasi soggetto privato, che decida di avviare o trasferire la propria attività sul nostro dichiarato “disastrato” Comune   e   relativo territorio  rimasto  senza uno strumento urbanistico aggiornato?  La diffusa illegalità ed il continuo ricorso della stessa politica ai Prefetti  e  alla Magistratura per ottenere  “giustizia “ su  fatti e nomine che  da ultimo  in sintesi riguardano:

  1. la composizione della nuova Giunta  in assenza di “quote rose” ;
  2. la chiusa di strutture pubbliche e private  che erogavano servizi alla cittadinanza in assenza di  adeguamenti programmati negli anni alle diverse normative intervenute;
  3. il ricorso al TAR  Puglia per ottenere i finanziamenti Regionali da parte del Comune ;
  4. l’affidamento alla Provincia di Foggia o a privati di gestione  e  collaborazioni interni a compiti e competenze istituzionalizzate;
  5. la sostituzione frazionata di alcuni componenti il CDA  dell’ASP  Zaccagnino;
  6. la nomina differita da parte della Regione Puglia,  da circa un anno,   del nuovo Presidente della ex  Fondazione Zaccagnino, oggi ASP, che dovrebbe svolgere e garantire in  adeguate forme  di “trasparenza”  e di  piena autonomia   programmatica  pluriennale,   servizi intercomunali a persone disagiate ed anziani.
  7. Altro e tanto altro ancora.

Per tutto ciò,  carissimo Direttore  non ritieni  anche tu sia necessario aprire un dibattito pubblico dopo quello richiesto dalle mutate “opposizioni” presenti in consiglio comunale su altri ambiti della pubblica amministrazione?

G. B. Della Torre

QUANDO L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DISCRIMINA LE DONNE

Nel corso degli ultimi decenni l’aumento della partecipazione delle donne all’istruzione, al mercato del lavoro e alla vita politica ha ridotto considerevolmente la distanza rispetto agli uomini. Ciononostante permangono tuttora significative differenze di genere nei tassi di occupazione, nei livelli retributivi e nella presenza delle donne nelle posizioni apicali di imprese e istituzioni pubbliche. L’analisi dei fattori che hanno giocato un ruolo determinante nel processo, seppur incompleto, di convergenza mostra dinamiche complesse, in cui aspetti culturali, demografici, economici e istituzionali hanno interagito con le norme sociali che regolano la divisione di genere nei ruoli all’interno della famiglia e nella cura dei figli. Un aspetto che solo recentemente ha attirato l’interesse degli studiosi è se vi sia o meno un pregiudizio di genere (gender bias) nell’organizzazione del lavoro, e cioè se l’individuazione degli obiettivi, la misurazione degli sforzi e la struttura degli incentivi non siano definiti da chi occupa posizioni di vertice nelle organizzazioni (principalmente uomini) secondo modalità che premiano maggiormente gli uomini, costituendo invece una penalizzazione per le donne. Ad esempio, cosa succede se il “capo” fissa un’importante riunione la sera tardi, dopo il termine dell’orario di lavoro? Cosa implica l’affidamento di un compito che richiede lo svolgimento di straordinari o di trasferte fuori sede e dal quale dipenda una promozione? Chi ha maggiori probabilità di percepire un bonus legato al risultato, quando questo viene misurato in modo da premiare la competitività e l’aggressività invece della collaborazione e del lavoro di squadra? Ebbene, la risposta implicita è che le donne, soprattutto quelle con figli, indipendentemente dall’impegno e dalle capacità, saranno svantaggiate e si sentiranno discriminate sul lavoro. Ma ci si può porre anche una domanda alternativa: se invece di un uomo, al comando ci fosse una donna, le cose andrebbero diversamente? Ci sarebbe una maggiore attenzione alle esigenze delle donne lavoratrici, senza penalizzare efficienza e raggiungimento degli obiettivi? E cosa implica per gli uomini avere un capo donna?

In un recente lavoro, abbiamo analizzato le informazioni di un’indagine rivolta a un vasto campione di lavoratori europei, ai quali viene domandato se, sul luogo di lavoro (nei dodici mesi precedenti), abbiano subito uno o più episodi di discriminazione legati al proprio genere. Nell’analisi empirica abbiamo messo in relazione l’informazione con le modalità di organizzazione del lavoro (come intensità di lavoro, lunghezza e flessibilità degli orari di lavoro, esistenza di procedure che consentono di bilanciare lavoro e vita familiare) e col fatto che il proprio “capo” fosse una donna. Da una prima analisi descrittiva sono emersi comportamenti opposti tra uomini e donne per quanto riguarda la relazione tra discriminazione di genere, quota di occupazione femminile e quota di donne “capo” in diverse categorie professionali. In particolare nelle professioni a maggiore concentrazione femminile o con una quota più elevata di donne in posizioni decisionali, la discriminazione di genere percepita dalle donne risulta inferiore, mentre per gli uomini cresce al crescere della presenza di donne in posizioni decisionali. Questo fatto risulta confermato nelle stime econometriche, dalle quali emerge come – a parità di condizioni – la presenza di un capo donna sia efficace nel ridurre la discriminazione tra le donne, mentre la aumenta tra gli uomini.

I risultati suggeriscono poi come la flessibilità negli orari di lavoro e la possibilità di conciliare lavoro e famiglia, contribuiscano a ridurre il “gender bias” percepito dalle donne, mentre tra gli uomini quelle stesse caratteristiche contano relativamente poco. Infine, utilizzando il modello stimato, abbiamo simulato, per diverse categorie professionali, la discriminazione che risulterebbe in un ambiente con condizioni di lavoro maggiormente “family-friendly” (orari brevi, flessibilità, conciliazione lavoro-famiglia), con un ambiente di lavoro “non family-friendly” e cioè con caratteristiche opposte. Le donne siano maggiormente penalizzate da un ambiente di lavoro “non family-friendly” e che la penalizzazione risulta maggiore nelle categorie professionali più qualificate (manager, quadri e tecnici).

I nostri risultati indicano come le politiche di pari opportunità di genere dovrebbero essere orientate, oltre che ai differenziali retributivi, anche alle modalità di organizzazione del lavoro. Ed emerge come la presenza di donne in posizioni decisionali contribuisca a ridurre il pregiudizio di genere sia in modo diretto, diminuendo la discriminazione tra le donne, sia in modo indiretto, creando un ambiente di lavoro meno penalizzante nei confronti dei lavoratori con carichi familiari (che sono ancora principalmente donne).

Claudio Lucifora e Daria Vigani

ACQUA, LE BOLLETTE SONO DIVENTATE CARISSIME

Il tasso d’inflazione nel 2015 sarà anche stato zero ma le bollette dell’acqua non sono state informate e sono cresciute in maniera spropositata. Secondo l’Osservatorio «Prezzi e mercati» di Unioncamere (le Camere di commercio) le tariffe idriche in Italia nel 2015 hanno subito un aumento medio dell’8,5% rispetto al 2014. In Puglia un rincaro sopra la media, oltre il 10%. Quello dell’acqua non è un caso isolato: Unioncamere calcola che i prezzi dei servizi gestiti dagli enti locali sono saliti in media dell’1,8%. Meglio ancora (o peggio ancora, a seconda dei punti di vista) hanno fatto le tariffe a controllo nazionale, il cui incremento medio è dell’1,4% (dal +1,8% del 2014). Fra queste spiccano le tariffe postali, aumentate del 12%, e le tariffe telefoniche che hanno fatto +4,1%.

Sulla specifica questione dell’acqua interviene Giovanni Valotti, presidente di Utilitalia: «I contributi pubblici coprivano il 34% degli investimenti realizzati nel 2012, il 25% nel 2013 e il 20% nel 2014. Più correttamente ora si sta adottando il principio che “chi usa l’acqua, paga l’acqua”. Le tariffe idriche italiane continuano a essere tra le più basse d’Europa: un terzo di quelle francesi, un quarto di quelle tedesche, un quinto di quelle scandinave e dei Paesi Bassi. E invece bisognerebbe incrementarle per fare gli investimenti necessari anche a evitare sanzioni comunitarie».

DIRITTI A SCUOLA 2016, PROGETTI LEGALITA’ E FORMAZIONE

“La scuola è una priorità per l’agenda politica pugliese e Diritti a Scuola un progetto irrinunciabile, di cui la nostra Regione è ancora più orgogliosa, dopo il conseguimento del primo Premio RegioStars 2015, il riconoscimento europeo alle buone pratiche realizzate negli stati dell’Unione. Per queste ragioni – ha detto l’Assessore al Diritto allo Studio e alla Scuola Sebastiano Leo – anche per l’anno accademico in corso sosterremo l’offerta formativa delle scuole pugliesi, stando accanto ai docenti, al personale ATA e a quello amministrativo, che conducono una serrata lotta contro la dispersione scolastica e per il conseguimento del successo formativo delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Da ieri – fa sapere l’assessore – è online la procedura con cui le istituzioni scolastiche potranno candidarsi: auspichiamo che le scuole partecipino numerose, cogliendo l’opportunità di integrare ulteriormente la propria offerta formativa, con particolare attenzione per i giovani in condizioni di fragilità ed esposti al rischio di restare indietro. La scuola – ha proseguito Leo – è una comunità dalla quale nessuno deve sentirsi escluso: al recupero delle competenze chiave di italiano e matematica, si accosta la fase C del progetto, che consente l’intervento di psicologi, mediatori culturali e orientatori capaci, con la propria professionalità, di fornire strumenti per il recupero dell’autostima e per facilitare le relazioni sia con gli insegnanti sia tra gli stessi studenti. Infine – ha concluso l’assessore – quest’anno c’è un’importante novità: abbiamo previsto, infatti, anche il coinvolgimento di esperti di diritto per avviare percorsi di legalità all’interno delle scuole e di professionisti per facilitare ulteriormente l’acquisizione di competenze disciplinari tecniche, per fornire ai nostri ragazzi tutti gli stimoli necessari per riscoprire l’interesse per la conoscenza e dotarli di strumenti sempre più all’avanguardia”.

A partire da giovedì 3 marzo 2016 è online la procedura telematica che consente alla scuole pugliesi primarie e secondarie di primo grado e al biennio degli Istituti di secondo grado di candidarsi a Diritti a Scuola 2016 con una proposta progettuale. La procedura è disponibile sulla piattaforma Sistema Puglia all’indirizzo http://www.sistema.puglia.it/dirittiascuola2016. A differenza delle precedenti edizioni, in cui gli istituti scolastici presentavano singoli progetti per area disciplinare, nell’ambito del nuovo Avviso ogni scuola potrà candidare una sola proposta progettuale contenente al proprio interno le diverse articolazioni disciplinari secondo le combinazioni previste dal bando. (…)

Tra le novità principali dell’edizione 2016, che sulla base dell’esperienza maturata intendono ampliare l’ambito d’azione attraverso importanti innovazioni, quelle di sviluppare un servizio specifico di sostegno e di sensibilizzazione sulle tematiche della cittadinanza attiva e della legalità per le famiglie e gli studenti a rischio di emarginazione sociale, di estendere l’intervento alle materie tecnico-professionali e potenziare le funzioni di orientamento ai percorsi di alternanza scuola–lavoro, infine – dando attuazione a quanto esplicitamente previsto nell’Accordo con il M.I.U.R. – sono previsti interventi a sostegno dell’attività di formazione/informazione del personale degli Istituti Scolastici.

Giunto alla settima edizione, grazie a Diritti a Scuola la Regione Puglia ha ottenuto importanti risultati nella lotta al fenomeno dell’abbandono scolastico: in Puglia il tasso di dispersione scolastica è sceso dal 30,3% del 2004 al 19.9% del 2013. I risultati raggiunti sono estremamente significativi anche da un punto di vista quantitativo: sono stati finanziati 3757 progetti e coinvolti 1.473 Istituti scolastici; hanno partecipato oltre 200 mila studenti, avvalendosi del lavoro di circa 7mila docenti aggiuntivi precari e di circa 3mila amministrativi e ausiliari aggiuntivi precari che – negli stessi anni – non avrebbero lavorato e ai quali è stato garantito anche il punteggio relativo al servizio prestato, valido ai fini del posizionamento nella graduatoria provinciale di servizio

CASA SOLLIEVO, AL VIA LA CARTELLA CLINICA VIA WEB

Verrà attivata nei prossimi giorni, per i pazienti ricoverati presso Casa Sollievo della Sofferenza, la possibilità di ricevere via web la propria cartella clinica. L’utente, al momento della richiesta avrà a disposizione, accanto alle già previste modalità di consegna a mano o spedizione postale, la terza opzione della “consegna WEB”. Un vantaggio per i pazienti che potranno evitare di recarsi nuovamente in Ospedale per il ritiro della copia cartacea della documentazione sanitaria e potranno risparmiare così sui costi di spedizione.

La procedura da seguire è semplice ed è stata studiata per rispettare a pieno i requisiti di riservatezza previsti dalla normativa vigente sulla privacy. Il paziente dovrà indicare il proprio indirizzo di posta elettronica e il numero di cellulare. Per avviare il processo di digitalizzazione della cartella clinica, l’Ospedale invierà una prima mail: “Conferma richiesta copia documentazione sanitaria” all’interessato, chiedendogli conferma dei dati personali forniti in prima istanza. Ottenuto questo passaggio, l’Ospedale avvierà la digitalizzazione della documentazione richiesta. Quando la cartella clinica sarà pronta, verrà inviata al destinatario una seconda mail: “Download documentazione sanitaria”, contenente un link web per scaricare i documenti; contemporaneamente il paziente riceverà tramite SMS una password temporanea. Cliccando sul link, l’utente accederà ad una pagina WEB https (non un comune sito internet, ma una pagina web assolutamente sicura alla quale solo l’interessato può accedere) nella quale dovrà inserire la password ricevuta via SMS, la propria email, e un codice di controllo Captcha (per evitare collegamenti da parte di programmi malevoli). Se i campi saranno compilati correttamente, sarà possibile effettuare il download della documentazione sanitaria. Dal primo accesso, l’utente avrà a disposizione 45 giorni per scaricare la cartella clinica e potrà in qualsiasi momento disattivare definitivamente la richiesta di download.

RIFIUTI SULLA STRADA DI TORRE MILETO, CHI PROVVEDERA’ ALLA RIMOZIONE?

Oggi la denuncia da parte della Teknoservice al comune e Comando dei Carabinieri l’immondizia depositata da ignoti all’incrocio della strada porta a Torre Mileto con l’altra che va allo Schiapparo proprio alla curva comunemente conosciuta di “Don Vincenzino”. Sabato mattina, infatti, la sorpresa da parte degli operatori della raccolta nettezza urbana che si sono trovati di fronte una grande quantità di rifiuti comprendenti, ferraglie, vetri, materasso e, soprattutto, pezzi di eternit. Siccome gli operatori ecologici non sono autorizzati alla rimozione di rifiuti potenzialmente pericolosi, ecco la denuncia alle autorità per provvedere alle operazioni da mettere in pratica. A tutto questo si aggiunge che i proprietari vicini alla discarica presenteranno, quasi certamente a loro volta, istanza al sindaco per l’immediata rimozione e relativa bonifica di quel sito. Insomma il mancato senso civico di qualcuno può aggiungere problemi in materia ambientale più di quanti finora si è riuscito a risolverli.

A QUANDO LA RIAPERTURA DEL MATTATOIO COMUNALE?

La notizia pubblicata sulla chiusura del mattatoio di San Nicandro e del suo sequestro preventivo ha fatto scalpore tanto che sono arrivate mail per sapere quando sarà operativo di nuovo. Sicuramente è stata una notizia inattesa e che solo il Comando Stazione Forestale ha potuto far emergere con un’operazione di analisi di campioni prelevati nel torrente “Vallone” eseguite dall’Arpa nei quali si sono riscontate sostanze inquinanti rivenienti dall’attività propria del mattatoio. Non è dato ancora sapere quando la situazione potrà tornare normale per dare così alla struttura la possibilità di poter funzionare di nuovo. Sarà l’autorità giudiziaria a decidere il da farsi, ma si auspica che la vicenda possa risolversi in un tempo non eccessivamente lungo. Occorre bonificare la zona inquinata e predisporre gli impianti affinchè non si ripeta quanto già successo.

MEDICINA POPOLARE. SAN NICANDRO, IL MALOCCHIO (U’ MALOCCHJ”)

E’ credenza popolare molto diffusa che la persona colpita da malocchio sia soggetta a cefalea, anemia, malinconia persistente, stato di ansietà e squilibri organici generali; alterazioni proprie di uno stato patologico. Di più, un malessere fisico e psichico che non si riesce a capire ed a curare viene attribuito al malocchio. Quello del malocchio è un concetto antichissimo, presente in tutte le culture del mondo. Non sorprende, quindi, che in tutto il mondo siano stati adottati i più svariati sistemi per combattere questo maleficio. Anche a San Nicandro questa credenza è molto diffusa e le misure protettive accertate prevedono vari sistemi. Uno dei più diffusi è’ “l’abitino” (l’ab’tina); si tratta di un piccolo sacchetto di stoffa, generalmente rettangolare, ricucito dopo che al suo interno siano stati inseriti più figurine di santi. Con “l’abitino” si realizza la protezione di un bambino dal momento della nascita a quello della puerizia, ma può essere destinato anche a tutte le fasce d’età. Si dice pure che basta un semplice complimento per il malocchio e, per eliminarlo, basta far seguire il complimento con una carezza o toccando la mano dell’altro. Poi sono d’uso altri sistemi quali: corna (le dita vanno rivolte in direzione delle persone ritenute artefici del malocchio), cornetti di metallo o rosso, ferro di cavallo dietro la porta di casa, “ficche” con le dita (vale a dire pollice fra indice e medio), forbici (collocate generalmente sotto il materasso), “fasc’natura” (sparisce l’olio gettato in una scodella d’acqua. Se le gocce d’olio si mantengono sull’acqua in modo limpido il malocchio non c’è. Se le gocce si allargano e poi scompare il malocchio c’è. Nell’acqua viene messo sale e pezzettini di carbone, ma alcuni anche usano coltello o forchetta o un paio di forbici. Chiaramente l’operatore deve preventivamente recitare una preghiera che, per essere veramente efficace, deve essere appresa la notte della viglia di Natale).

Quando poi il malocchio non riguarda la singola persona ma l’intera famiglia o la casa, si provvede con incenso e palma benedetta. Ma chi, sempre secondo le credenze, provoca il malocchio? Chi fa un complimento senza accarezzarlo o senza dire “San Martino” (Sant’ Martin’), oppure dica “Benedica” (B’n’dica), o anche “Beato te” (Viat’ a te). Un ultima cosa riguarda l’individuazione del colpevole del malocchio. Questo è difficile anche se qualcuno afferma che se il malocchio è stato fatto da una donna, le gocce d’olio, spesso, si dispongono nell’acque della scodella in forma di orecchino. (Nino Modugno)

PATTO DI SVILUPPO TERRITORIALE PER SCONGIURARE PROGETTI NON CONDIVISI

In merito al dibattito in corso sull’attivazione delle Misure POR e PSR Puglia 2014/2020 e sul futuro dei Gal interviene Confesercenti per fare il punto della situazione sull’impatto che i finanziamenti Regionali, se utilizzati, potranno avere sull’economia locale. Non possiamo farci illusioni che gli investimenti previsti per la nostra Regione da soli possano contribuire al superamento della crisi economica che sta pesantemente colpendo la nostra Provincia.

«L’impatto che i finanziamenti POR e PSR Puglia, se spesi tutti, possono avere sull’economia pugliese e quindi anche per la Capitanata – argomenta Franco Granata, direttore della Confesercenti Foggia – non supera l’uno per cento del prodotto interno lordo, quindi insufficiente a invertire la tendenza negativa dell’economia territoriale. A questo va aggiunto che il Governo centrale tenta sempre di più a sottrarre risorse alle Regioni, utilizzando fondi Fesr e Fse per la spesa ordinaria, il quadro si fa sempre più drammatico». Problematiche che danno la stura a più di una perplessità ai percorsi individuati. «Continuando così – aggiunge Granata – rischiamo che tutta la Capitanata scivoli in un’unica “area interna” con tutti i disagi che essa comporta». A parere del direttore della Confesercenti provinciale, «occorre comunque attivarsi per utilizzare tutte le possibilità di finanziamento per le imprese della Capitanata e gli Enti Pubblici».

C’è una proposta di Confesercenti: «La sottoscrizione tra Enti Locali e Partenariato Economico Sociale di un “Patto di Sviluppo Territoriale”. Da valutare se deve essere sottoscritto dagli Enti Locali ed Economici almeno dei Comuni della Provincia di Foggia o deve essere interprovinciale». Per l’attivazione di un “Patto di Sviluppo Territoriale” è necessario che i soggetti pubblici e privati interessati, e in una dimensione plurilivello, realizzino un percorso progettuale finalizzato a produrre un pacchetto negoziato e condiviso di progetti cantierabili e concretizzino un percorso di governance.

COMITATO PER IL “NO” CONTRO L’ITALUCUM DI RENZI

Ieri, presso la sala consiliare del Comune, si è insediato il comitato per il No alla riforma costituzionale voluta dal governo Renzi. Il comitato è aperto a tutti i cittadini, le forze politiche, sociali, culturali, sindacali e dell’associazionismo che intendono battersi contro lo snaturamento della carta costituzionale. Il comitato aderisce anche alla campagna per la raccolta firme per chiedere il referendum abrogativo contro la legge elettorale denominata “Italicum” che lungi dal modernizzare il sistema politico e rilanciare la partecipazione dei cittadini ne aggrava le distorsioni. Il comitato si sente parte attiva nel referendum contro le Trivellazioni è aderisce alle iniziative intraprese per il Si al referendum del 17 Aprile. Facciamo appello a tutti i cittadini che si riconoscono nelle nostre ragioni ad aderire. Il comitato terrà la prossima riunione venerdì 11 marzo alle ore 19 presso la sala gruppi del comune. Hanno già aderito: Domenico Petruccelli, Matarante Diego, Hamman Abdul, Antonio Villani, Giovanni Vigliotti, Galileo Emilio, Gravina Antonio, Vincenzo D‘onofrio, Antonio Vocale, Emanuela Testa, Umberto Della Vella, Gravina Antonio, Gentile Matteo, Enzo Berardi, Severino Cannelonga, Antonio Stornelli, Matteo Tricarico, Giovanni Cera. (comunicato stampa)

L’IMPATTO DEL CLIMA SULLA PRODUZIONE ALIMENTARE COMPORTERA’ OLTRE 500MILA DECESSI

L’impatto del cambiamento climatico sulla produzione alimentare potrebbe causare nel 2050 qualcosa come 529.000 decessi in più nel mondo, secondo uno studio di un’équipe dell’Università di Oxford pubblicato il 3 marzo nella rivista medica The Lancet. Numerosi lavori hanno mostrato che la deregolamentazione climatica -siccità, piogge sempre maggiori e irregolari, inondazioni, cicloni più frequenti…- minacciano la sicurezza alimentare, portando ad un calo dei rendimenti agricoli suscettibili di far aumentare il livello e la volatilità dei prezzi delle derrate, e di rendere ancor più difficile l’accesso dei più poveri all’alimentazione. Ma per la prima volta, uno studio valuta gli effetti del cambiamento climatico sull’equilibrio nutrizionale. La produzione agricola e l’offerta alimentare disponibile sono in effetti anche un impatto sulla composizione dei pasti. “Il nostro studio mostra che anche una lieve diminuzione dell’alimentazione disponibile per ogni persona, potrebbe portare a importanti modifiche nell’equilibrio dei regimi alimentari ed avere forti ripercussioni sulla salute delle persone”, sottolinea il dr Marco Springmann, che ha diretto l’équipe dei ricercatori.
Per cui, senza misure immediate di riduzione dei gas ad effetto serra, il cambiamento climatico potrebbe portare, in media, ad una diminuzione della disponibilità alimentare del 3,2% a persona, cioè 99 kilocalorie al giorno. Questo avrà la conseguenza di ridurre del 4% (14,9 grammi al giorno) il consumo di frutta e legumi, e dello 0,7% (05 g al giorno) quello di carne. Il calo del consumo di frutta e legumi, e quindi di vitamine, potrebbe da solo provocare 534.000 morti in più nel mondo nel 2050. Il numero di persone sottopeso, che rappresenta comunque un rischio maggiore di decessi, crescerebbe sensibilmente. Queste situazioni di carenza di vitamine e minerali causeranno 266.000 morti in più nel 2050.

Inoltre, “il cambiamento climatico avrà qualche effetto positivo”, sottolineano i ricercatori. Riducendo i rischi di cancro e di malattie cardiovascolari, il minor consumo di carne si rileverà benefico per la salute e potrebbe permettere di evitare qualcosa come 225.000 morti. L’ampiezza di questi effetti del cambiamento climatico varierà sensibilmente in base alle regioni. I Paesi a basso reddito e salari medi, saranno moto probabilmente i più colpiti, in particolare quelli del Pacifico occidentale e dell’Asia del sud-est, regioni particolarmente vulnerabili alle deregolamentazioni climatiche. Nel 2050, l’India e la Cina potrebbero, da sole, registrare circa i tre quarti dei decessi supplementari legati ai cambiamenti climatici, rispettivamente di 136.000 e 248.000 mila morti in più. In alcune parti del Pacifico occidentale, pertanto, secondo lo studio, il numero di decessi di fatto evitati grazie alla diminuzione dell’obesità, potrebbe essere superiore al numero di morti provocati dal sottopeso. “Pensare che la frequenza dell’obesità diminuirà nei Paesi del Pacifico perchè le persone mangeranno meno, è un po’ azzardato”, rileva tuttavia il professor Arnaud Basdevant della Pitié-Salpetrière. “L’obesità non è un problema di sovralimentazione, sottolinea questo specialista della nutrizione. Essa riguarda singolarmente le popolazioni che avendo conosciuto la denutrizione, entrano in un periodo più rapido di transizione economica. Accade anche che in uno stesso Paese, coesistendo persone obese e persone denutrite, occorre aggiungere che alcuni elementi inquinanti possano favorire la perdita di peso indipendentemente dagli apporti calorici”. E aggiunge: “Sarebbe prematuro tirare da questo studio delle conclusioni pragmatiche immediate in termini di salute pubblica. Questi dati sui rischi comportano molta incertezza, come lo sottolineano onestamente e fortemente gli stessi autori. L’interesse maggiore di questo studio è soprattutto di suscitare la riflessione sull’impatto delle deregolamentazioni climatiche sulla salute: in quale misura le evoluzioni della produzione agricola compromettono o migliorano il consumo alimentare e quindi la salute”. (articolo di Laetitia Van Eeckhout, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 03/03/2016)

LE MIGLIORI SPIAGGE PER NUDISTI SUL GARGANO, C’E’ ANCHE SAN NICANDRO

Secondo il sito Viaggiamo.it il Gargano è una delle poche zone in Italia in cui è possibile praticare nudismo. Quali sono le migliori spiagge? Eccole:

Lido Siponto – Manfredonia: spiaggia compresa tra il lato dello stabilimento dell’aeronautica ed il torrente

Sporting Club Gargano – Vignanotica: Vignanotica è una spiaggia ghiaiosa di un km circondata da una bellissima ed alta falesia di oltre 30 metri, molto nascosta dagli sguardi. In primavera è l’ideale. Qui sorge il Naturist Sporting Club del Gargano, unico posto in Puglia dove è possibile praticare naturismo protetto.

Baia di Vignanotica Mattinata: spiaggia di ciottoli, conosciuta come baia dei Gabbiani

Sannicandro Garganico: spiaggia tra Torre Mileto e Capojale

San Menaio – Alle Murgiette o Spiaggia del Sospetto: la baia si trova nel comune di Vico del Gargano. L’entrata è dalla statale 89 e si può raggiungere dalla Baia di Calenella o dalla spiaggia di San Menaio. La baia è formata da tre piccole calette, chiamate “alle murgiette”.

Vieste – zona Arenili: il Comune di Vieste ha approvato recentemente una spiaggia naturista di 500 metri, a picco sul mare

Baia di Calenella: il naturismo viene praticato soprattutto in bassa stagione nelle estremità della baia.

Una notizia che lascia stupiti e che pare non corrisponda al vero.

CANONE RAI A RISCHIO PER IL CAOS COMUNICAZIONI SULLA RESIDENZA

L’anello debole della macchina perfetta (stando alle rassicurazioni governative) del canone Rai in bolletta saranno i Comuni. Ciò perchè, in attesa della costituzione della futura Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, sono i Comuni gli unici depositari delle liste anagrafiche aggiornate. E’ vero che le compagnie elettriche sono già in possesso di alcuni dati però molti utenti hanno trascurato di effettuare questa comunicazione, altri utenti hanno trascurato di comunicare la variazione della residenza, altri ancora, da qui a luglio (e anche successivamente) cambieranno residenza, e quindi i dati andranno aggiornati, per i contratti domestici sopra i 3 kw – D3 – il gestore elettrico non rileva la residenza dell’intestatario,  le bollette nulla dicono in merito alla composizione della famiglia anagrafica dell’intestatario, “coperta” dal canone pagato da quest’ultimo. La collaborazione dei Comuni, quindi, sarà fondamentale per la corretta applicazione del canone Rai in bolletta e per l’individuazione di chi deve pagarlo e chi no.

E quì casca l’asino. Gli uffici anagrafe degli 8.047 Comuni italiani si sono già messi all’opera per collezionare i dati che l’Agenzia delle Entrate chiederà loro? Invieranno i dati in tempo utile per la stampa e l’invio delle bollette elettriche di luglio? Senza voler fare processi alle intenzioni, l’esperienza ci insegna che è altamente improbabile che l’operazione sia compiuta entro due o tre mesi. Basta pensare alla carta di identità elettronica, prevista da una legge del 1997, e sperimentata in 200 comuni dal 2001: in 14 anni di sperimentazione sono solo 4 milioni le carte d’identità elettroniche rilasciate. Nonostante il flop, con decreto legge del 23 dicembre 2015 si annuncia la “nuova” carta di identità elettronica. Quanti ne hanno una vecchia da sostituire? Problema economico perchè i Comuni non hanno le risorse economiche, e strumentali, per provvedere. Questione di soldi anche per la comunicazione dei dati anagrafici per la riscossione del canone in bolletta. I Comuni hanno le risorse per provvedere entro luglio? E se non le hanno, su chi ricadranno i costi di finanziamento? Sulla fiscalità generale e sui contribuenti, anche su quelli che la tv non ce l’hanno. Quanto ci costerà allora il canone in bolletta?

TEMPI PIU’ DURI PER CORROTTI E CORRUTTORI?

La lotta alla corruzione è stato uno dei cavalli di battaglia del governo Renzi fin dalle sue prime fasi. Si è trattato di una risposta pressoché obbligata e a tratti emergenziale alla lunga teoria di inchieste giudiziarie e scandali (tra cui Mose, Expo, Mafia capitale) che negli ultimi due anni hanno investito il sistema politico-amministrativo italiano, I provvedimenti anticorruzione fin qui approvati con un piglio “rottamatore”, tentando di proiettare un’immagine di cesura rispetto al passato, si possono ricondurre a tre filoni distinti. Sotto il profilo della prevenzione e della vigilanza nel settore dei contratti pubblici è stato progressivamente rafforzato il ruolo dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Si è intervenuti anche sul versante repressivo, riformando alcuni articoli del codice relativi a reati contro la pubblica amministrazione. Sono state infine approvate misure che incidono in aree contigue, potenzialmente utili a rafforzare gli strumenti disponibili per far emergere o sanzionare tali reati.

La prima carta giocata dal governo Renzi è stata la nomina nel marzo 2014 a presidente dell’Anac del magistrato Raffaele Cantone, il quale gode di una considerevole credibilità pubblica in virtù dei suoi successi nella lotta alla criminalità mafiosa. Ne è seguito il progressivo rafforzamento dell’Autorità, dal giugno 2014 ampliata tramite l’incorporazione dell’ex-Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, con una crescita significativa della sua dotazione di risorse organizzative e professionali. I nuovi poteri dell’Anac le attribuiscono un ruolo attivo di vigilanza e regolazione nel settore sensibile degli appalti, cui si accompagna la facoltà di proporre al prefetto commissariamento di imprese aggiudicatarie di contratti pubblici in situazioni sintomatiche di possibili illeciti. Sono riconoscibili nel provvedimento le “impronte digitali” dello scandalo Expo 2015, che ha spinto verso l’attribuzione al presidente di poteri straordinari di sorveglianza e garanzia nell’organizzazione del grande evento, secondo un modello replicato in successive vicende di corruzione. Ne emerge un accentramento di responsabilità nel coordinamento delle politiche di prevenzione della corruzione e di vigilanza sugli appalti in capo all’Autorità, come previsto anche dal nuovo codice degli appalti. A ciò si accompagna una marcata personalizzazione di tali politiche, con un ruolo di grande visibilità sulla scena pubblica del presidente Cantone, il cui intervento in molteplici ambiti – tra cui da ultimo persino quello degli arbitrati bancari – è stato ripetutamente evocato in sede governativa come garanzia di serietà. Nel febbraio 2016, peraltro, lo stesso Cantone ha segnalato i severi vincoli di bilancio imposti all’Anac, che mettono a repentaglio un efficace esercizio delle sue crescenti responsabilità.

Sul fronte della repressione penale è andata a incidere la legge anticorruzione approvata nel maggio 2015. A caratterizzarla sono l’innalzamento delle pene detentive previste per tutti i reati di corruzione, con l’obbligo di restituzione delle somme indebitamente ricevute, l’introduzione di meccanismi premiali per chi collabora con la giustizia, l’obbligo di pagamento del prezzo o profitto del reato per essere ammessi al patteggiamento. La maggiore severità delle sanzioni si accompagna a un contenuto innalzamento dei tempi di prescrizione, per legge agganciati alla pena massima prevista. Non è stato tuttavia riformato il meccanismo di calcolo dei tempi di prescrizione, ritenuto dagli osservatori internazionali principale lacuna dell’ordinamento e fonte delle alte aspettative di impunità, in quanto oggetto di un distinto disegno di legge ad oggi bloccato in Parlamento. Ugualmente stralciate in provvedimenti ad hoc – ad alto rischio di fallimento nell’iter parlamentare – o ignorate sono altre possibili misure raccomandate dagli esperti: tutela in caso di segnalazione degli illeciti, conflitti di interesse, introduzione degli agenti sotto copertura, non punibilità dei collaboratori di giustizia, semplificazione delle molteplici fattispecie penali, revisione dei reati di traffico di influenze e corruzione privata, introdotti nel 2012 e rivelatisi inefficaci.

La legge anticorruzione ha rivisto e reintrodotto pene detentive per il reato sentinella di falso in bilancio –nelle cui indagini i magistrati talvolta si imbattono in fondi neri impiegati per il versamento di tangenti. Sentenze contraddittorie della Corte di cassazione hanno però evidenziato il rischio che l’ambiguità di una non esplicita menzione delle “valutazioni” come oggetto di falsità materiale possa addirittura estendere i margini di impunità. L’introduzione nel dicembre 2014 del reato di autoriciclaggio ha colmato una lacuna dell’ordinamento italiano, segnalata in più occasioni in quanto propiziatrice di svariate forme di criminalità politica ed economica. D’atro canto, segnali di una maggiore tolleranza nei confronti di alcune forme di illecito propedeutiche anche alla corruzione – come l’innalzamento a 3 mila euro della soglia per i pagamenti in contanti o la riduzione delle sanzioni per gli evasori fiscali, previsti dalla legge di Stabilità 2016 – mostrano l’ambiguità dello sforzo riformatore, a conferma della difficile missione assegnata all’Autorità anticorruzione.

Alberto Vannucci

MESSO A PUNTO DALL’UNITA’ DI EPATOLOGIA IL SEQUENZIAMENTO DEL VIRUS DELL’EPATITE C

L’unità di Epatologia dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza ha messo a punto un complesso test di laboratorio per predire il rischio di appartenere alla minoranza di pazienti, stimata nel 10%, che non rispondono alla terapia orale con gli inibitori diretti del virus dell’epatite C attualmente in uso in Italia. Il virus dell’epatite C quando si riproduce è soggetto a cambiamenti nel suo codice genetico, cioè nella sua sequenza. Queste mutazioni possono rendere il virus resistente all’azione di alcuni farmaci antiviraliper uso orale attualmente impiegati nella cura dell’epatite cronica da virus C. In particolare, le mutazioni giocano un ruolo sfavorevole nella risposta al trattamento di pazienti con cirrosi epatica, esponendoli al rischio di un insuccesso terapeutico. «Per evidenziare queste mutazioni nel codice genetico dell’HCV non esistono al momento test commerciali– spiega Alessandra Mangia, medico responsabile dell’Unità e del Laboratorio di Epatologia che da oltre 20 anni si occupa di diagnosi e cura dell’infezione cronica da virus C-. Abbiamo pertanto messo a punto una tecnica di laboratorio altamente specializzata, chiamata sequenziamento virale, in grado di guidarci nella scelta della migliore terapia da somministrare ai pazienti, anche nel caso di precedenti insuccessi terapeutici».

Al test di laboratorio possono accedere tutti i pazienti che devono intraprendere la terapia antivirale o che abbiano già fallito un primo ciclo, dopo averne discusso con lo specialista da cui sono seguiti. Il test si esegue su campione congelato di siero del soggetto infettato da HCV, o su prelievo di sangue effettuato direttamente presso l’ambulatorio di Epatologia ubicato al Poliambulatorio Giovanni Paolo II. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì e fornisce risposte nell’arco di 20 giorni. Per ulteriori informazioni è possibile contattare la segreteria dell’Unità di Epatologia al numero 0882.416271.

DON MATTEO DE MEO: “A RENZI E VENDOLA NON DAREI LA COMUNIONE”

“A Renzi e Vendola non darei la comunione. E la Chiesa cattolica sulle questioni dottrinali e diritti non negoziabili farebbe bene a parlare con maggior vigore.” Ecco l’affondo di don Matteo De Meo, teologo ed esorcista che non fa sconti.

Don Matteo, nel confessionale, il sacerdote deve sempre essere indulgente?

”No, non risponde al vero . E non tutti i peccati sono da assolvere. Esistono, tanto per fare un esempio, quelli riservati. In dottrina su questo punto non è mutato nulla e niente può cambiare per il semplice fatto che la dottrina appartiene   alla Chiesa ed è immutabile. In pratica ogni cosa rimane come era ieri, come è oggi e come sarà domani”.

Eppure si parla tanto di misericordia, persino un Giubileo

”La misericordia va bene, ma senza la giustizia non ha senso. Spesso oggi alcuni sacerdoti nel confessionale si sentono rimproverare dai penitenti, perchè secondo loro non usano misericordia e non assolvono sempre, in sostanza sono paradossalmente accusati di svolgere bene il loro ruolo di pastori, questo è assurdo. Per assolvere occorre riscontrare il reale pentimento e che sia accompagnato da atti concreti di riparazione, altrimenti che assoluzione è mai questa?”.

Il divorziato risposato civilmente può essere assolto?

“Mi dispiace, ma dico di no.  Perchè col nuovo vincolo continua a vivere nel peccato che ha scelto liberamente e con consapevolezza. Noto con dispiacere che oggi la Chiesa cattolica sulle questioni dottrinali ed anche sui principi non negoziabili spesso tace e non ricordacon la dovuta energia la retta dottrina. Percepisco, probabilmente sono in errore, un silenzio e forse anche poca chiarezza che genera confusione, al punto che i fedeli talvolta non capiscono qual è davvero la posizione della Chiesa”.

Sulle unioni civili il Papa ha ai vescovi italiani ha detto di arrangiarsi, secondo lei li ha lasciati soli?

“Forse è stato mal interpretato, ha inteso dire ai vescovi assumetevi le vostre responsabilità scegliendo la linea della non intromissione diretta. Probabilmente ci voleva maggior incisività”.

Darebbe oggi la comunione a Renzi che ha appoggiato le unioni civili e Vendola che ha scelto l’ utero in affitto?

“No, non darei la comunione a Renzi come del resto a tutti i politici cattolici o che si definiscono tali i quali approvano leggi che vanno contro la morale cattolica e l’ insegnamento della Chiesa. Esistono documenti in tal senso e non mi risulta che siano stati abrogati. In più Renzi  si è anche vantato della sua scelta difendendola. Dare la comunione genera maggior scandalo”.

A Vendola?

“Anche qui  no, perchè gli atti omosessuali sono peccati gravissimi che nel vecchio catechismo gridavano vendetta al cospetto di Dio ed anche nel nuovo sono considerati con la stessa severità. In quanto all’utero in affitto è la conseguenza di questa deriva”.

Il vescovo polacco Pieronek sulla immigrazione ha detto che esiste il rischio concreto di una islamizzazione, condivide?

“Concordo con lui ed anche qui bisogna parlar chiaro. Occorre la sana prudenza cattolica che talvolta latita. L’ accoglienza che, pur è del cristiano, non significa irresponsabilità e non possiamo fare entrare tutti senza criterio. Rischiamo infatti una invasione islamica e la islamizzazione della società. Questa Chiesa, per molti aspetti e in alcune circostanze, manca di prudenza e scivola nel buonismo che fa danni”.

Bruno Volpe

IL PUG DI SAN NICANDRO, UNA CHIMERA CHE NON RISOLVERA’ PROBLEMI…ALMENO PER ORA

Ci è stata inviata una mail da parte di un lettore che parla del PUG, il Piano Urbanistico Generale, che a San Nicandro ancora non si approva. Non è che il lettore aspetta l’approvazione per poter costruire, ma lui vuole evidenziare l’inefficacia dello stesso, almeno nell’attuale momento storico.

L’edilizia a San Nicandro è in crisi insieme agli altri settori, primo fra tutti, l’agricoltura. Fa rilevare come a San Nicandro ci siano migliaia di abitazioni chiuse moltissime delle quali in vendita ma che non trovano nessun compratore. Le ditte dell’edilizia non costruiscono più perchè manca il mercato nonostante i prezzi delle abitazioni siano proprio prezzi da saldi. Si lavora solo sulle manutenzioni e molte ditte hanno chiuse l’attività anche se poi di “arrangiano” con un po’ di lavoro in nero.

Cosa può fare il Pug in questa situazione così critica? Oltre a definire l’assetto di alcune zone, non sarà sicuramente un incentivo per chi vuole costruire in quanto il mercato è saturo. Forse, continua il nostro lettore, se tale strumento fosse stato messo a disposizione della cittadinanza una decina d’anni fa, sicuramente le cose sarebbero andate diversamente e ci sarebbe stato lavoro per tutti. Con la crisi che ancora si fa sentire l’economia nazionale e, ancor più, quella sannicandrese, non ancora si decide a decollare. Ed allora, l’insistente richiesta dell’approvazione del Pug secondo il lettore, è puramente un fatto formale in quanto nulla cambierebbe nella situazione attuale. E fa l’esempio della zona industriale e artigianale di via Torre Mileto. Quanti insediamenti effettivi di natura commerciali sono stati avviati negli ultimi anni? La risposta la sappiamo tutti e certamente non per colpa del Pug. Ed allora si fa solo tanto rumore per nulla.

VIOLATO DAGLI HACKER IL SITO DEGLI “INCONTRI” DEGLI ITALIANI. C’E’ ANCHE SAN NICANDRO

Una mail a Civico93 chiede se della notizia dello scorso anno relativa alle “scappatelle” degli italiani e dei sannicandresi ci sia stato un seguito, per lo meno giudiziario tra gli interessati ed il portale. In verità, non si è saputo più niente anche per il carattere “morale” dell’argomento. Per coloro che non ne sono a conoscenza, si vuole ricordare che Civico93, lo scorso anno pubblicò una notizia riportata anche dai principali quotidiani italiani, che ha fatto gossip sulle scappatelle degli italiani, cioè storie extraconiugali. Tutto è cominciato da quando il sito del portale “Ashley Madison” è stato attaccato dagli hacker che hanno svelato le manie di uomini e donne che cercano relazioni extraconiugali. I risultati danno dell’Italia un paese particolarmente attivo. Non fa eccezione la nostra provincia dove sembra che il tradimento sia all’ordine del giorno. La notizia riportava che sul portale erano evidenti ben 2112 gli iscritti foggiani, seguiti da quelli di San Severo con 306 e, via via, Cerignola, Manfredonia, Lucera. E com’era messo il Gargano? La palma d’oro spettava a San Giovanni Rotondo con 128 persone iscritte, Cagnano Varano con 103 iscritti, poi Lesina. Presente anche San Nicandro con 27 iscritti mentre il dato delle “quote rosa” toccava addirittura il 18,52%. In totale si evidenzia che la stragrande maggioranza degli iscritti era composta da uomini e meno del 10 per cento dalle donne.