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AL TEATRO VERDI “BUKUROSH, MIO NIPOTE” CON PANNOFINO E ROSSI

Sabato 27 gennaio prossino terzo appuntamento della Stagione Teatrale 2017-2018 organizzata dal Comune di San Severo – Assessorato alla Cultura in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.

In scena al Verdi “BUKUROSH, MIO NIPOTE” di Gianni Clementi con Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi. Altri interpreti: Andrea Lolli, Silvia Brogi, Maurizio Pepe, Filippo Laganà, Elisabetta Clementi. Regia di Claudio Boccaccini.

Dopo lo straordinario successo de I Suoceri Albanesi con una tournée di 200 repliche in tutta Italia, Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi, tornano a raccontarsi in Bukurosh, mio nipote. Lucio, consigliere comunale progressista; Ginevra, chef in carriera di cucina molecolare e la loro figlia 17enne Camilla; Corrado, Colonnello gay in pensione; Benedetta, titolare dell’erboristeria sotto casa; Igli, albanese, titolare di una piccola Ditta edile e Lushan, il suo giovane fratello, sono nuovamente gli “eroi” della nuova commedia di Gianni Clementi, autonoma, ma anche sequel ideale. Un interno medio borghese, una famiglia che vede messa in pericolo la propria presunta stabilità ed è costretta a mettersi in gioco. Bukurosh, mio nipote vuole essere una divertita riflessione sulla nostra società, sui nostri pregiudizi, i nostri timori, le nostre contraddizioni, debolezze e piccolezze.

(porta ore 20,30, sipario ore 21,00)

FORZA NUOVA, SUCCESSO PER IL CORSO GRATUITO DI DIFESA PER LE DONNE

Questo sabato sono ripresi con successo sia in numeri che in entusiasmo i corsi di autodifesa personale per le donne tenuti dall’Istruttore Federale Giuseppe Melfitano, corsi completamente gratuiti grazie anche al maestro Melfitano che ha dato la sua disponibilità per offrire un servizio alla comunità cittadina, ed al quale va il ringraziamento di tutta la federazione provinciale di Forza Nuova e Lotta Studentesca.

A breve anche altri appuntamenti, sempre gratuiti, di corsi di autodifesa per sole donne.

Ufficio Stampa Forza Nuova Puglia e Basilicata

GLI ITALIANI SPENDONO 19 MILIARDI L’ANNO IN ATTIVITA’ ILLEGALI

Una cifra spaventosa: 19 miliardi di euro all’anno. A tanto ammonta, secondo l’Ufficio studi della CGIA, la spesa degli italiani in attività illegali. In particolar modo per l’uso di sostanze stupefacenti (14,3 miliardi), per i servizi di prostituzione (4 miliardi) e per il contrabbando di sigarette (600 milioni di euro). Un’economia, quella ascrivibile alle attività illegali, che non conosce crisi: l’ultimo dato disponibile (2015) ci segnala che il valore aggiunto di queste attività fuorilegge (17,1 miliardi di euro) è aumentato negli ultimi 4 anni di oltre 4 punti percentuali.

“Lungi dall’esprimere alcun giudizio etico – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – è comunque deplorevole che gli italiani spendano per beni e servizi illegali più di un punto di Pil all’anno.  L’ingente giro d’affari che questa economia produce, costringe tutta la comunità a farsi carico di un costo sociale altrettanto elevato.  Senza contare che il degrado urbano, l’insicurezza, il disagio sociale e i problemi di ordine pubblico provocati da queste attività hanno effetti molto negativi sulla qualità della vita dei cittadini e degli operatori economici che vivono e operano nelle zone interessate dalla presenza di queste manifestazioni criminali”.

Va altresì ricordato che dal settembre del 2014 il valore aggiunto “prodotto” dalle attività illecite è stato addirittura inserito nel calcolo del Pil in molti paesi europei, tra cui l’Italia.

“Tra le attività illegali – asserisce il Segretario della CGIA Renato Mason – l’Istat include solo le transazioni illecite in cui c’è un accordo volontario tra le parti, come il traffico di droga, la prostituzione e il contrabbando di sigarette e non, ad esempio, i proventi da furti, rapine, estorsioni, usura, etc. Una metodologia, quest’ultima, molto discutibile che è stata suggerita dall’agenzia statistica della Comunità europea che, infatti, ha scatenato durissime contestazioni da parte di molti economisti che, giustamente, ritengono sia stato inopportuno aumentare il reddito nazionale attraverso l’inclusione del giro di affari delle organizzazioni criminali”.

L’elevata dimensione economica generata dalle attività controllate dalle organizzazioni criminali trova una conferma indiretta anche dal numero di segnalazioni pervenute in questi ultimi anni all’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia. Stiamo parlando di operazioni sospette “denunciate” a questa struttura di via Nazionale da parte di intermediari finanziari (per circa l’80 per cento banche e uffici postali, ma anche liberi professionisti, società finanziarie o assicurazioni).

Tra il 2009 e il 2016 (ultimo dato annuale disponibile), le segnalazioni sono aumentate di quasi il 380 per cento. Se nel 2009 erano poco più di 21 mila, nel 2016 hanno raggiunto la quota record di 101.065.

La tipologia più segnalata è stata quella del riciclaggio di denaro che per l’anno 2016 ha inciso per il 78,5 per cento del totale delle segnalazioni. Sempre secondo la Uif, nel 2016 la totalità delle operazioni sospette ammontava a 88 miliardi di euro, a fronte dei 97 miliardi di euro circa registrati nel 2015.

“I gruppi criminali – conclude Zabeo – hanno la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale. E il boom di denunce avvenute tra il 2009 e il 2016 costituisce un segnale molto preoccupante. Tra l’altro, dal momento che negli ultimi 2 anni si registra una diminuzione delle segnalazioni archiviate, abbiamo il forte sospetto che l’aumento delle denunce registrato negli ultimi tempi evidenzi come questa parte dell’economia sia forse l’unica a non aver risentito della crisi”.

A livello regionale la Lombardia (253,5), la Liguria (185,3) e la Campania (167) sono le realtà che nel 2016 hanno fatto pervenire il più elevato numero di segnalazioni (ogni 100 mila abitanti).

Su base provinciale, infine, le situazioni più a rischio (oltre 200 segnalazioni ogni 100.000 abitanti) si registrano nelle province di confine di Como, Varese, Imperia e Verbano-Cusio-Ossola. Altrettanto critica la situazione a Rimini, Milano, Napoli e Prato.  Più sotto (range tra 170 e 199 segnalazioni ogni 100 mila abitanti) scorgiamo le province di Treviso, Vicenza, Verona, Bergamo, Brescia, Novara, Genova, Parma, Firenze, Macerata, Roma, Caserta e Crotone.

PRO LOCO SAN NICANDRO, PREMIATA LA LETTERINA A GESU’ BAMBINO PIU’ BELLA

Questa mattina, alla presenza del sindaco Pierpaolo Gualano e alla dirigente dottoressa Angela Vaira, nell’aula magna dell’edificio di P.zza IV Novembre, del plesso scolastico Zuppa e presso le Suore Riparatrici del S. Cuore di C.so Garibaldi, si è proceduto alla premiazione della II° Edizione “Letterina a Gesù Bambino”.

Il progetto promosso dalla Pro Loco Sannicandro nel pieno recupero delle nostre tradizioni, ha vissuto una partecipazione numerosissima di bambini. La commissione, in sede di valutazione delle letterine, si è commossa per il contenuto molto profondo espresso dai bambini. La Pro Loco ringrazia tutti i bambini, le insegnanti, i genitori, la dirigente, le Suore e tutta l’amministrazione comunale per averci aiutati a far riscoprire ai nostri bambini una bella e gioiosa tradizione sannicandrese.

L’appuntamento è per la prossima edizione.

Lello Ciavarrella

CAMBIO AL VERTICE DELL’ATLETICA SAN NICANDRO

Domenica 21 gennaio nella sala di palazzo Fioritto si è svolta la prima assemblea dell’atletica San Nicandro. Dopo la relazione socio/sportiva del 2017, l’elezione del nuovo presidente e direttivo: da Olindo Stefania al vertice del club degli atleti podisti s’insedia Luca Giagnorio; una vera e propria staffetta per usare un termine sportivo di “passaggio e rilancio” dell’associazione sportiva tra le più accreditate sul panorama provinciale.

Tra le novità nel programma del nuovo esecutivo il ritorno a marzo della maratonina di San Giuseppe. Ad affiancare Luca Giagnorio nel direttivo: Moffa Nazario vice presidente, De Battista Costantino segretario, Stefania Olindo, D’amaro Costanzo, Ciavarella Leonardo, Stanisci Michele, Solimando Bruno, D’Emma Giovanni, Manduzio Aldo, Longo Antonio, Donatacci Angelo, D’Ambrosio Carlo, De Pasquale Raffaele, Gentile Michele, Squeo Mario, Carbonella Nicandro, Giagnorio Mauro, Pacilli Giovanni.

Auguri agli atleti/dirigenti e buona corsa. (comunicato stampa)

SAN NICANDRO, LA CHIESA DI SAN BIAGIO

Dopo i falò davanti alle chiese in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, di San Sebastiano e in quelli che si accenderanno per San Ciro e San Biagio, si vuole dare alcuni cenni storici proprio sulla Chiesa di San Biagio.

Non si hanno notizie precise sulla costruzione della chiesa: l’edificio originario, infatti, non esiste più, solo la struttura muraria esterna potrebbe essere l’elemento che non ha subito grossi cambiamenti nel corso del tempo. Nel 1794 si ha notizia del piccolo paese di S. Nicandro Garganico raggruppato intorno alla Chiesa di S. Maria del Borgo, mentre prima si limitava al terreno circostante la Chiesa di S. Giorgio, ma non ancora esteso fino alla Chiesa di San Biagio, Santa Maria del Carmine, S. Giovanni e S. Martino, chiese situate in aperta campagna. E fu per questo che una volta conglobate nel paese tali chiese non subirono, per lo più, ampliamenti o rifacimenti e alcune di queste sono rimaste fino ad oggi di ridottissime dimensioni.

I documenti più antichi relativi alla chiesa di San Biagio risalgono ai principi del 1700, citata come luogo di sepoltura, soprattutto di coloro che morivano nel vicino ospedale. In un documento del 1701 si legge che in questa chiesa era eremita Fra’ Cataldo Marantonio Zicchini di Sorrento, morto nello stesso anno all’età di ottant’anni e sepolto nella stessa chiesa. Successivamente è attestata la presenza dell’eremita Michele Padula, fino al 6 marzo 1730, anno della sua morte.

Nel Catasto Onciario del 1742, compilato dall’Università di Sannicandro, la chiesa è indicata come Badia di San Biagio: ciò indicava che essa godeva di un beneficio ecclesiastico e che il sacerdote detentore di questo poteva fregiarsi del titolo di “abate”. Questo beneficio era perpetuo e di libera collazione, cioè il sacerdote a cui veniva assegnato era liberamento scelto dal Vescovo di Lucera che lo deteneva fino al decesso. I sacerdoti che detennero il privilegio nella seconda metà del XVIII secolo furono: don Vincenzo Giacchesio (fino al 3 novembre 1765), don Michele Pepe (fino al 18 ottobre 1771) e don Vincenzo Conforto (fino al 3 novembre 1783. Questi fu l’ultimo a detenerlo, dopo la sua morte venne devoluto al fisco.

Durante il XIX sec. continuò ad assolvere le funzioni per cui fu edificata, anche se in alcuni periodi sembra non fosse tenuta con il decoro che le spettasse. Ciò spinse il Vescovo di Lucera ad intervenire perché fosse effettuata la necessaria manutenzione.

Nel 1863 venne istituita la Confraternita della Pia Unione della Cintura, con il titolo di “Beata Vergine Maria della Consolazione”, per interessamento del Canonico don Michele De Martino. La Confraternita resterà in attività fino agli anni 60 del 1900, estinguendosi successivamente per mancanza di adesioni.

Dagli inizi del ‘900 vi esercita il ministero sacerdotale don Pietro Pienabarca, fino alla sua morte (9 dicembre 1934), quando verrà succeduto da don Aristide d’Alessandro nella carica di rettore della Chiesa. Durante questo periodo i fedeli di San Biagio poterono godere pienamente ed in modo particolare della singolare guida di don Aristide, della sua carità cristiana, piena di impegno diligente, ricca di tanta umanità. Tante furono le vocazioni religiose incoraggiate.

Il 3 febbraio 1961 il vescovo di Lucera, mons. Domenico Vendola, emana il decreto di istituzione della nuova Parrocchia di San Biagio, che diventa la terza del paese. Il 25 novembre 1961, la chiesa accolse il ritorno dei Frati Minori a san Nicandro (dopo quasi un secolo di assenza). Dal verbale redatto dal terzo ordine francescano si legge: Un’immensa folla di fedeli si è radunata nella piazza principale per salutare festosamente i frati. I sacerdoti francescani hanno svolto il loro ministero nella parrocchia di San Biagio dal 1961 al 1981, fino a quando cioè il ministro provinciale dei tempo il Reverendo Padre Leonardo Di Pinto con il suo definitorio rinunciava alla parrocchia ed invitava i frati a trasferirsi. I parroci in questo ventennio furono tre: Padre Celestino Ciavarella, coadiuvato prima da Padre Giovanni Di Gemma, poi da Padre Modestino, Padre Marcello e Padre Leone.  II secondo parroco fu Padre Renato Tamburri, che guidò la parrocchia per tre anni. Gli successe Padre Gabriele Fania, coadiuvato da Padre Damiano e Padre Nicola.  Le attività svolte durante il ventennio furono molteplici: iniziative per aiutare i poveri, portare conforto agli ammalati, promuovere la frequenza alla Chiesa e ai sacramenti.

Dopo la partenza dei frati dalla chiesa di San Biagio per una sistemazione definitiva al convento di S. Maria delle Grazie, la parrocchia venne retta, per circa un anno, da Don Arnaldo Maffia, uomo mite e dolce, disponibile verso i fedeli. Nel mese di febbraio del 1982 don Giuseppe De Francesco sostituì Don Arnaldo nella carica di parroco. Attualmente, dopo la morte di don Giuseppe, il parroco della Chiesa è don Peppino D’Anello.

CONVEGNO SU DEVIA, UN EVENTO CHE RESTERA’ NEGLI ANNALI

Gentile Direttore, vorrei parlare del convegno su Devia tenuto a San Matteo tre mesi fa. Si tratta di un evento più unico che raro, per l’altissimo profilo dei relatori e per la qualità degli interventi. E non lo dico solo io: il Presidente della Repubblica Italiana in persona, Sergio Mattarella, ha desiderato premiare gli organizzatori con una medaglia (e pensare che, se ho ben capito, è stata tutta opera di una sola persona, il Dr. Gianclaudio Petrucci). Ero molto curioso di sapere come si sarebbe svolto, anche perché non avevo mai sentito parlare del Centro studi storici e socioreligiosi in Puglia, né di alcuni dei relatori. La presenza del Prof. Pasquale Corsi e della Prof.ssa Gioia Bertelli mi è sembrata una buona garanzia, e così è stato.

Non mi dilungo sui singoli discorsi (in quella sede è stata annunciata la pubblicazione degli atti, che attendo impaziente), dico solo che il convegno è risultato molto interessante, ha toccato vari argomenti ed è stato globalmente equilibrato, senza interventi prolissi e mai noioso. L’idea vincente è stata quella di affiancare i grandi nomi della ricerca storica in Puglia ai nuovi, promettenti, studiosi del nostro territorio. Posso immaginare come mai l’evento non si sia tenuto a Sannicandro, ma se da un lato sono dispiaciuto che gli amministratori di quella città non hanno compreso il valore del convegno, dall’altro sono contento che la mia città, San Marco in Lamis, abbia invece accolto e ospitato un evento che resterà negli annali, visto il grande successo riscosso dai vertici più alti delle nostre istituzioni nazionali (Presidenza della Repubblica) e sovranazionali (Giornate europee del patrimonio).

Spero che la giunta di Sannicandro abbia nel frattempo conferito un riconoscimento agli organizzatori, o spero lo farà come atto finale (o quasi) di governo, insieme al recupero del castello di cui leggevo nei giorni addietro: sarebbe un buon segnale per il rilancio della cultura sannicandrese, da troppo tempo quiescente (vedi biblioteca comunale) o costretta a cercare ospitalità altrove (vedi proprio convegno su Devia). Potrebbe anche essere vantaggioso per la prossima campagna elettorale, recuperando in extremis 5 anni di scarsa attenzione alla cultura con qualche intervento mirato, che valorizzi contenitori e contenuti di autentico spessore culturale: spero non siano in discussione il valore storico del vostro castello, tutto sommato tra i meglio conservati del Gargano, né l’eccezionalità del convegno su Devia (non mi risultano altri convegni che abbiano ricevuto in tempi recenti, a Sannicandro né in tutto il Gargano, una medaglia dal Presidente della Repubblica Italiana!).

Invito tutti i sannicandresi, a cominciare dal Presidente del consiglio comunale Dr. Domenico Fallucchi (che so essere un intellettuale sensibile e attento) e tutti i consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, a chiedere al sindaco e all’assessore alla cultura dei gesti, anche simbolici, a sostegno di ciò che di buono a Sannicandro c’è o si fa.

Grazie, e ad maiora semper Sannicandro!

Matteo Soccio da San Marco in Lamis

I FALO’ DELL’INVERNO, MEMORIA DIMENTICATA

Faceva tenerezza vedere quel falò acceso davanti alla Chiesa del Carmine, il giorno di San Sebastiano. L’unico in tutta San Nicandro. D’altronde anche la festa di Sant’Antonio Abate è stata orfana di falò cittadini. Le previsioni fanno pensare che nemmeno il giorno di San Biagio, oltre al falò davanti all’omonima chiesa, non ci sarà null’altro in tutta la nostra cittadina. E poi si parla di rinnovare le tradizioni le quali, in altri contesti, creano turismo e quindi ricchezza per cittadini. Poi, tra tre settimane, arriverà Carnevale e, oltre a alcuni avventurosi che, vestiti alla meno peggio, faranno il giro di Corso Garibaldi e del Convento, qualche coppia di Pacchiana e Pastore in visita ad amici e parenti e, come si dice, qualche carro allegorico, tutti in attesa del suono dei campanacci che chiudono un Carnevale.

Questo solo per parlare delle tradizioni del periodo invernale. Una memoria forse dimenticata anche dagli anziani e quindi mai trasmessa alle nuove generazioni. Per evitare di toccare il declino definitivo occorre una cabina di regia per mettere in atto progetti culturali tra i quali la rivalutazione delle tradizioni locali, una regia che coinvolga l’associazionismo, il volontariato, le nuove generazioni e tutta la politica locale come supporto alla progettualità da inventare e da modellare sui ricordi di chi ha ancora a cuore la quotidianità di una volta. Se non si corre ai ripari la cultura, nel senso più in generale, a San Nicandro sarà una parola senza senso e cancellata anche dal vocabolario della nostra vita. Piccoli interventi è importante che ci siano (e in effetti ci sono), ma senza un coordinamento saranno sempre pillole di cultura senza però curare il malato che invece ha bisogno di interventi congiunti e di tanto, ma veramente tanto amore per la nostra cittadina che ha tutte le potenzialità per assurgere ai vertici del mondo culturale del Gargano e dell’intera provincia.

CHI HA PAURA DEL SALARIO MINIMO?

Il salario minimo è entrato con forza nella campagna elettorale. Qui non entriamo nel merito della proposta di questi giorni, ma ci limitiamo ad analizzare alcune delle obiezioni sollevate.

Il salario minimo è alternativo alla contrattazione collettiva? Non per forza. Dove la contrattazione collettiva è debole, un salario minimo è necessario. Ma dove la contrattazione è ancora forte, un salario minimo può essere un utile complemento. In Belgio, Francia, Olanda, Spagna, per esempio, convivono alta copertura dei contratti collettivi e salario minimo (elevato in Belgio e Francia, moderato in Olanda, basso in Spagna). Se è elevato potrebbe, però, limitare in parte lo spazio di negoziazione nei contratti.

Un salario minimo a 9/10 euro è troppo alto? La ricerca economica discute da decenni su quali siano gli effetti di un salario minimo: se sia un freno all’occupazione, se invece favorisca l’investimento in formazione e tecnologia e quindi la produttività, o se invece venga trasferito sui prezzi dei prodotti e pagato dal consumatore. Gli effetti dipendono innanzitutto dal livello a cui è fissato e a un livello moderato quelli negativi sono limitati. I salari minimi nei paesi Ocse variano tra il 40 e il 60 per cento del salario mediano. In Italia, vorrebbe dire tra i 5 e i 7 euro all’ora. Il livello sarebbe anche compatibile con i minimi tabellari fissati dalla contrattazione collettiva, che oggi partono dai 7 euro circa per i contratti principali. Invece, 9-10 euro all’ora significherebbero un salario minimo al 75-80 per cento del mediano, ben al di sopra degli altri paesi. Comunque, in pochissimi paesi la scelta del livello è interamente politica, più spesso è nelle mani di una apposita commissione oppure deriva da consultazioni con le parti sociali.

Il salario minimo per legge va bene, ma solo per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva? Questa era già la formulazione nella legge delega del Jobs act e in questi giorni il concetto è stato ribadito da molti sindacalisti. Però, è una posizione ambigua. Attraverso l’articolo 36 della Costituzione, tutti i lavoratori dipendenti in Italia sono formalmente coperti da un contratto direttamente o indirettamente come riferimento per il giudice. Se, invece, con questa critica si intende la necessità di fissarlo sotto ai livelli attuali dei minimi tabellari allora andrebbe precisato che si parla del valore monetario e non del campo di applicazione.

Un salario minimo troppo basso inciterebbe le imprese a uscire dai contratti collettivi e pagare di meno?

È un altro rischio paventato dai sindacati: se il salario minimo fosse fissato intorno ai 5-6 euro, le imprese potrebbero uscire dai contratti nazionali, che ne prevedono di più alti, e pagare il minimo. In Germania, l’introduzione della misura, nel 2015, non ha portato a uno schiacciamento dei salari al ribasso e il declino della copertura dei contratti collettivi non è stata una conseguenza, ma una causa del salario minimo, che serve a contenere la perdita di potere negoziale nei settori in cui i sindacati sono deboli o assenti. Invece, dove i sindacati sono forti i contratti collettivi continuano a essere firmati con livelli di salario più elevati (altrimenti sciopero!). In Italia una riflessione sull’efficacia dei contratti collettivi (e dell’articolo 39 della Costituzione) e sulla copertura effettiva dei contratti, a prescindere dal dibattito sul salario minimo, sarebbe comunque necessaria perché la proliferazione di contratti (oltre 800 al momento) e una percentuale non bassa di lavoratori sottopagati solleva questioni importanti sul funzionamento del sistema.

Un salario minimo per legge in Italia dovrebbe essere più basso nelle regioni del Sud?

È una questione che, fin dall’abolizione delle gabbie salariali, torna spesso anche rispetto ai contratti collettivi e che merita di essere valutata attentamente. Da una parte, permetterebbe di avere minimi più pertinenti nelle diverse aree del paese (non troppo alti al Sud, non troppo bassi al Nord). Però aumenterebbe la complessità del sistema. Non è poi detto che il calcolo del costo della vita per regione sia così semplice, tanto più che varia molto anche all’interno delle regioni. Solo i grandi paesi federali – come il Canada, Messico e gli Usa (e il Giappone) – hanno salari minimi legali che variano per regione. Li si ritrovano anche in altri grandi paesi emergenti, come Brasile, Cina e India. Ma in paesi comparabili con l’Italia, come la Germania (qualche eccezione temporanea fu prevista al momento dell’introduzione in alcuni settori) e la Spagna, pur di fronte a differenze regionali importanti, il salario minimo ha lo stesso valore su tutto il territorio nazionale.

Sono numerosi, invece, i paesi con minimi inferiori per i giovani e gli apprendisti.

Andrea Garnero

UFFICIALE: MARIALUISA FARO CANDIDATA ALLA CAMERA PER MOVIMENTO 5 STELLE

Candidati del movimento 5 stelle nei collegi plurinominali in Puglia: sono stati resi noti in serata, al pari degli altri che hanno vinto le parlamentarie in tutta Italia. La notizia importante per la comunità sannicandrese è che Marialuisa Faro del Movimento 5 Stelle sarà candidata alla Camera dei Deputati nel collegio Puglia 04, lista proporzionale. La Faro è posizionata al secondo posto ma è prima come quota rosa.

CON L’ASSOCIAZIONE PER DISABILI ED ANZIANI “NOI COME VOI” PER “P.E.B.A. RES PUBBLICA”

In collaborazione con il comune di San Nicandro l’Associazione “Noi come Voi” organizzano il convegno

“P.E.B.A.  RES PUBLICA” che si terrà il giorno   29 gennaio prossimo, alle ore 18.30 presso la sede comunale di Palazzo Fioritto in San Nicandro Garganico

Vista la rilevanza dell’argomento trattato e dei relatori presenti, si invitano i cittadini a partecipare.

Il PD: BANDO PUBBLICO PER SCRUTATORI E PRECEDENZA A STUDENTI E DISOCCUPATI

In vista delle elezioni politiche del 4 Marzo e amministrative di Giugno il Partito democratico cittadino chiede ufficialmente al sindaco e ai membri della commissione elettorale di dare un segnale forte di cambiamento e di legalità. Chiediamo di procedere alla nomina degli scrutatori con un sorteggio trasparente che dia precedenza a studenti e disoccupati/inoccupati, iscritti all’Albo delle persone idonee a svolgere la funzione di scrutatore. Il bando pubblico è ormai prassi in tutta Italia, lo hanno fatto non più di due giorni fa anche a Monte Sant’Angelo.

Signor Sindaco sappiamo che è difficile scardinare un sistema che va avanti da anni, ma bisogna fare la cosa giusta e lei ha la possibilità di farlo. Diciamo insieme basta al clientelismo spicciolo e poniamo in essere, una volta per tutte, una regola che valga per tutti.

Il direttivo cittadino PD

EDITORIALE DELLA DOMENICA, IL PROFILO DEL PROSSIMO CANDIDATO SINDACO

Tra non molto, subito dopo le candidature alla Camera e al Senato, si darà un colpo di reni per la individuazione delle coalizioni che si contenderanno la vittoria alle prossime comunali. Ora non si parla più di “candidati sindaci”, ma si pone l’attenzione a formare una coalizione fatta da partiti e movimenti che condividano un programma comune da presentare ai sannicandresi. Nessuno ora si azzarda a porre in essere la sua candidatura in quanto è uno step che segue i preliminari della composizione del raggruppamento ritenuto più forte e più credibile agli elettore.

Però, si sa che, comunque, il valore aggiunto per la vittoria finale è la figura del candidato sindaco che deve avere la funzione del leader aggregante. Per essere tale, il leader deve avere “le 5 C”. Carattere: deve averlo forte. Deve essere integro, tutto d’un pezzo. Deve sapersi assumere in pieno le proprie responsabilità. Carisma: cioè capacità di attirare persone, di essere circonfuso da un’aurea che lo differenzia dagli altri, innalzandolo ad un gradino superiore. Coraggio: il leader può avere paura. Come tutti. Ma la guarda in faccia e la affronta. Competenza: deve conoscere più degli altri. Cuore: dev’essere aperto e generoso. Altrimenti non è un leader, è un tiranno.

Se non si hanno queste qualità non sarà mai un leader accettato prima dalla coalizione e poi dagli elettori. Nemmeno una di queste qualità deve essere esclusa altrimenti il prossimo sindaco inizierà il suo mandato con un handicap e, quindi, il suo percorso amministrativo potrebbe avere tanti ostacoli da superare.

Ogni sannicandrese faccia mente locale su queste qualità e, solo dopo esserne veramente convinto, dia la sua preferenza alla sua scelta anche con l’esercizio del voto disgiunto.

Il Direttore

CONCORSO NAZIONALE DI POESIA ITALIANA

La Regione Puglia, il Comune di Vieste, la Lega Navale Italiana Punto d’Arte Club e l’Associazione Culturale Vieste hanno bandito il 2° concorso nazionale di poesia inedita italiana. Ecco il regolamento.

  1. I Concorrenti dovranno inviare tre poesie non superiori a trenta versi. Di ogni poesia
    dovranno essere inviate sei (6) copie. Queste non dovranno portare alcuna firma.
    Nel plico, contenente le poesie, i concorrenti invieranno in una busta chiusa le proprie generalità, l’indirizzo, il numero di telefono e, se in possesso, l’indirizzo di posta elettronica.
  2. Saranno assegnati, alle poesie più meritevoli, i seguenti premi:

A-Premio Regione Puglia – Poesia tema libero.

B-Premio dell’Amministrazione Comunale – Poesia a tema libero.

C-Premio della Critica – Poesia a tema libero.

D-Premio della giuria – Poesia a tema libero.

E-Premio Associazione Trabucchi – Poesia avente come tema il Paesaggio.

F-Premio Bacco – Il vino in poesia.

G-Premio Ceres – Il frumento in poesia.

H-Premio L. N. I. – Poesia avente come tema il Mare.

I-Premio Punto d’Arte Club – Poesia avente come tema il Gargano.

L-Premio Associazione Gargano Mare – Poesia a tema libero.

  1. I plichi contenenti il tutto nonché una banconota da venti euro (20,00 euro) quale contributo spese, dovranno essere inviati ad uno dei seguenti indirizzi: Prof. Raffaele Pennelli Via Santa Margherita, 59- 71019 Vieste, Fg Maestro Saverio Sciancalepore Via Trieste, 12- 71019 Vieste, Fg
  2. Il giorno della proclamazione dei vincitori avverrà nel mese di giugno 2018. La data ed il luogo della proclamazione saranno comunicati ai partecipanti Via E-Mail, telefonicamente o con avviso postale.
  3. I plichi dovranno essere inviati entro e non oltre il 30 marzo 2018. Per ulteriori informazioni telefonare ai seguenti numeri: 334/7341946-oppure-al 340/1700219.
  4. Il concorrente potrà scegliersi il lettore che darà voce al proprio componimento se lo riterrà opportuno.
  5. I premi dovranno essere ritirati personalmente dai concorrenti o da persone da loro stessi delegate. Non è prevista la spedizione degli stessi.
  6. Ad ogni concorrente sarà assegnato un attestato di partecipazione.
  7. Il comitato Organizzatore non fa parte della Giuria; il suo compito è quello di consegnare a quest’ultima i lavori pervenuti in maniera anonima.
  8. Il comitato organizzatore si impegnerà alla pubblicazione a mezzo stampa dell’elenco dei vincitori ed alla comunicazione a tutti i partecipanti a mezzo E-Mail.

P.S. Il comitato organizzatore si riserva, allorquando dovesse esserci la possibilità, di invitare i partecipanti al concorso e declamare i propri componimenti pubblicamente nei due giorni precedenti la manifestazione di premiazione. Sarà a cura dell’organizzazione di ospitare l’autore ed un accompagnatore nei giorni
di interesse. – NUNC EST BIBENDUM – ENOLOGIA E POESIA –

DIETRO FRONT NEL CENTRODESTRA, ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DEI COLLEGI

A Forza Italia 155 collegi, alla Lega 121, a Fratelli d’Italia 51, alla quarta gamba 21. È l’accordo di massima sui collegi uninominali – tenendo insieme i 232 della Camera e i 116 del Senato – raggiunto al tavolo del Centrodestra. A quanto si apprende, la ripartizione è così: Fi potrà schierare un suo candidato nel 45% dei 348 collegi totali, la Lega nel 35%, FdI nel 15%. Il resto, arrotondato per eccesso, alla quarta gamba. Non solo: ci sarebbe l’impegno di Forza Italia a concedere qualche altro collegio ai centristi. L’accordo generale va comunque ancora limato nei ‘decimali’ e ‘calato’ sui territori.

SE I POLITICI PARLANO SOLO AI PENSIONATI

La campagna elettorale entra nel vivo e le forze politiche sbandierano promesse sui più svariati argomenti. Forse perché i giovani votano meno, mentre la fascia d’età dei lavoratori prossimi al pensionamento registra elevati tassi di partecipazione al voto e rappresenta un corposo bacino elettorale, le pensioni sembrano essere tra i temi più caldi del dibattito. Nella sua ultima fase, il governo uscente si è mostrato sufficientemente lungimirante da non cedere alle pressioni di chi, da fuori e da dentro, proponeva di rimandare l’aumento dell’età pensionabile a non meglio specificati tempi migliori. Paolo Gentiloni ha infatti firmato la legge di bilancio che prevede, tra le altre novità, l’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita come previsto dalla normativa vigente. Contestualmente, forse anche per mediare tra le esigenze di bilancio e quelle elettorali, il governo ha trovato i fondi per escludere dall’adeguamento le categorie che svolgono lavori gravosi, introducendo una leggera ma sacrosanta differenziazione delle età pensionabili per queste tipologie di lavoratori. La norma prevede inoltre l’estensione della platea dell’Ape social e uno sconto sui requisiti per le donne con figli e i lavoratori precoci. Per esigenze di coerenza e credibilità, il Pd non propone per ora nessun cambio di rotta, limitandosi a promettere di proseguire sulla strada della flessibilità in uscita.

La controriforma del M5s. Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 Stelle, propone invece di abolire tutta la legge Fornero, aumentare le pensioni minime a 780 euro ed estendere la pensione anticipata a tutti coloro che abbiano maturato 41 anni di contributi, tornando dunque a requisiti ancora più favorevoli rispetto a quelli che vigevano prima della vituperata riforma del 2011. La popolarissima controriforma avverrebbe in due fasi: tagliando le pensioni d’oro, che a sua detta costerebbero allo stato italiano 12 miliardi l’anno, si finanzierebbe il ritorno ai vecchi requisiti per i lavori usuranti; mentre per le categorie di lavoratori residuali si agirebbe in una seconda fase, recuperando dai 50 miliardi di sprechi nel bilancio dello Stato. Sui 12 miliardi, il candidato premier si è mostrato molto sicuro, invitando un dubbioso giornalista a “controllare bene”, per poi essere fortemente contraddetto dal centro studi di Itinerari previdenziali, che ha spiegato che per ottenere un risparmio di 12 miliardi bisognerebbe eliminare del tutto gli assegni da 5 mila euro lordi in su. Tenendo conto che gli assegni non si possono certo azzerare, per ottenere un risparmio di 12 miliardi bisognerebbe tagliare drasticamente tutti quelli a partire dai 2.500 euro mensili, altro che pensioni d’oro. Difficile pensare che la Corte costituzionale possa ritenere la norma conforme ai “principi generali di ragionevolezza”. Quanto alla seconda cifra, ammesso e non concesso che sia corretta, se le recenti esperienze dei commissari alla spending review ci hanno insegnato qualcosa, è certamente che tra il quantificare gli sprechi ed eliminarli c’è una sostanziale differenza. Insomma, sulle pensioni Di Maio sembra essere molto sicuro sul cosa fare, meno sul come farlo.

Le proposte di Lega e Forza Italia. Matteo Salvini, oltre all’abolizione della Fornero, propone di introdurre la possibilità di andare in pensione per tutti coloro che abbiano raggiunto quota 100 con la somma di anzianità contributiva ed età anagrafica; e per i lavoratori che abbiano maturato 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Le coperture proposte dalla Lega, appena presentate, arriverebbero in gran parte dall’eliminazione delle salvaguardie e dell’Ape social, resi inutili dall’abrogazione della legge Fornero, e dallo sblocco del turnover dei disoccupati, per un totale di quasi 10 miliardi. Il restante verrebbe invece raccolto per 200 milioni dal taglio delle pensioni d’oro e per 4 miliardi da non meglio definiti tagli alle risorse per l’accoglienza dei migranti, per un totale di circa 14 miliardi. Senza entrare nel merito della fattibilità ed eticità dell’ultimo punto, le coperture proposte, comunque non sufficienti, proverrebbero per il 70 per cento dall’eliminazione delle norme tampone collegate alla legge Fornero e dallo sblocco del turnover, cioè dal venir meno di costi collaterali della riforma, già inclusi peraltro nelle stime del costo della sua abolizione. Difficile dunque definirle coperture.

Silvio Berlusconi, alla sua settima campagna elettorale, dopo aver ricordato con qualche licenza poetica i suoi passati interventi per le pensioni più basse e ventilato l’istituzione del “ministero della Terza età”, propone di innalzare le pensioni minime a mille euro per tutti, lorde o nette per ora non è dato sapere. Per quanto riguarda le coperture, l’ex premier per ora non si premura nemmeno di inventarsele, si limita a stimare il costo in 7 miliardi. Per valutare la correttezza delle stime e la fattibilità della proposta, occorre attendere i dettagli e le coperture, certo è che quei 7 miliardi sembrano pochi per una riforma così ambiziosa: secondo Il Foglio, ad esempio, costerebbe 20 miliardi nell’ipotesi più conservativa.

Va infine ricordato che, in un sistema contributivo, anticipare il pensionamento implica una riduzione dell’assegno spettante. Se si vuole evitare che gli assegni erogati scendano al di sotto di una soglia di adeguatezza, e se si pensa addirittura di aumentare contestualmente le pensioni minime, i costi diventano vertiginosi, impattando sul bilancio per molti anni a venire. Diventa dunque fondamentale definire coperture verosimili sullo stesso orizzonte temporale. Insomma, a sentire i programmi si prospettano tempi d’oro per i pensionati italiani, che sembrano essere in cima alle priorità delle opposizioni. Intanto, i giovani, aspettando proposte che li riguardino, invecchiano.

Simone Ferro

PIZZAIOLO LESINESE PRIMO ALLA “PIZZA MASTER CUP”, CATEGORA “DESSERT”

Vincenzo D’Apote, pizzaiolo lesinese, è arrivato primo nella categoria “Dessert” del “Pizza Master Cup” che si è svolto in questi giorni in Svizzera. Il titolare della pizzeria “La Cruna del Lago” di Lesina (FG) si è aggiudicato il primo premio con la sua pizza a base di cocco, cacao, noce macadamia, pistacchio e crema al mango.
D’Apote non è nuovo a questi riconoscimenti, infatti aveva già vinto nella categoria “Innovativa” al Pizza World Cup, campionato tenutosi a Roma a ottobre e organizzato dall’Upter (Unione Pizzaiuoli Tradizionali e Ristoratori). Complimenti! (Simona Giacobbi)

IL PD SMENTISCE: FALSITA’ E PAROLE OFFENSIVE CHE NON CI APPARTENGONO

A proposito delle indiscrezioni o meglio delle bugie scritte qualche giorno fa su sannicandro.org a firma del direttore e riguardanti il panorama politico cittadino e le dinamiche interne al Pd, considerata la delicatezza della comunicazione in campagna elettorale, riteniamo opportuno smentire e prendere le dovute distanze su tutta la linea. È un modo di fare politica che non ci appartiene e non nascondiamo tra l’altro l’amarezza per le parole offensive con cui sono stati “declinati” anche altri esponenti politici sannicandresi ai quali va la nostra solidarietà.

Il direttivo del Partito Democratico di San Nicandro G.co

UNA VOLTA SI PARLAVA DEL PORTO TURISTICO DI TORRE MILETO

Del porto turistico di Torre Mileto se ne è parlato 17 anni. La società Modimar fu interessata per la progettazione della struttura. Non se ne fece niente ma nel sito della società risulta ancora la descrizione dell’opera: “Progetto del nuovo porto turistico (300 posti) di Torre Mileto in Puglia comprendente: studio dell’inserimento ambientale e paesaggistico; progetto preliminare architettonico del centro commerciale con parti interrate ed a raso, ristorante bar, yachting club, servizi del porto, torre di controllo e uffici amministrazione portuale e terminal traghetti. Progetto preliminare (in collaborazione). Importo presunto dei lavori L. 22.000.000.000. Committente: Comune di San Nicandro”.

Così, in breve, la descrizione progettuale: “Il porto turistico di Torre Mileto ricade nel territorio comunale di San Nicandro Garganico, in corrispondenza del promontorio roccioso che divide le due falcate sabbiose costituenti i cordoni litoranei dei laghi costieri di Varano e di Lesina. La zona prescelta per la localizzazione del porto è particolarmente indicata per la bellezza dei luoghi e per la ridotta distanza dalla isole Tremiti, che risulta di sole 13 miglia nautiche, ben inferiore quindi a quella fra le stesse isole e le altre località più vicine, quali Termoli e Rodi Garganico. Un accurato studio delle potenzialità del porto ha mostrato che la capacità ricettiva prescelta, pari a circa 350 imbarcazioni di lunghezza compresa fra 6,5 e 25 metri, è soddisfatta dal solo bacino di utenza locale, senza considerare i potenziali utenti stranieri ed italiani. Data la particolare delicatezza dell’ambiente circostante si è progettato un intervento che ingenerasse la minima perturbazione, sia nei riguardi dei fondali, sia del panorama costiero, dominato dalla strutture della torre medioevale e di una vecchia masseria. L’opera di difesa principale, dalla caratteristica forma ad arco di cerchio, è isolata in mare e collegata con la terraferma per mezzo di un ponte pedonale in legno. Il molo di sottoflutto è radicato a terra in corrispondenza della strada di collegamento con la viabilità principale; al molo stesso si intesta un largo pontile all’incirca parallelo alla linea di riva e che termina con un piazzale circondato dall’acqua, sul quale sono collocati gli edifici indispensabili per la vita del porto. Dal pontile principale si distaccano quattro pontili secondari che accolgono la maggior parte della flotta turistica. Esternamente al molo di sottoflutto è stato collocato un ulteriore molo più corto che delimita un bacino destinata ad accogliere il cantiere nautico. Nell’avamporto posto immediatamente dopo l’imboccatura portuale sono ubicati due attracchi per traghetti o aliscafi di collegamento con le isole Tremiti e con gli altri porti del promontorio garganico”.

LA VIA DELL’ANGELO

Ecco l’evento di GARGANO NORDIC WALKING per domenica 21 gennaio.

8.00 – ritrovo a villa San Michele (San Nicandro Garganico) o in alternativa ore 8.20 al parcheggio di fronte al Bar Pertosa a Torre Mileto
8.30 – inizio escursione: da Torre Mileto saliremo alla grotta dell’Angelo (Monte Delio) attraverso un nuovo tracciato, quindi scenderemo a CalaRossa e infine faremo ritorno a Torre Mileto
Difficolta T / dislivello 200mt circa / lunghezza percorso 9 km / durata escursione 4 ore compreso le soste
Si raccomanda massima puntualità, abbigliamento adeguato e scarpe da trekking, acqua, cibo di conforto e mai devono mancare allegria e spirito di condivisione.
Per info: Michele 368.3733693, Nazario 329.4318289