Sono pronti a ricorrere anche alla Corte europea dei Diritti dell’uomo i quarantadue migranti eritrei che erano a bordo della nave Diciotti e hanno presentato istanza al Tribunale civile di Roma per chiedere al governo italiano un risarcimento per essere stati costretti a rimanere sull’imbarcazione diversi giorni. Gli atti da inviare alla Cedu sono già pronti, assicura ad HuffPost Giovanna Cavallo, responsabile dell’area legale dalla onlus Baobab Experience, che aveva accolto presso il proprio presidio alle spalle della stazione Tiburtina di Roma – sgomberato a novembre – un gruppo dei migranti che viaggiavano sulla nave della Guardia costiera italiana, nell’agosto scorso bloccata dal ministro dell’interno, Matteo Salvini, per dieci giorni prima di consentire la discesa a terra di tutti i 177 immigrati salvati. “Insieme a loro, nel corso di tre incontri, abbiamo deciso di presentare questo ricorso – aggiunge Cavallo – nato dalla collaborazione tra il Baobab e la rete legale delle associazioni al nostro fianco nell’attività di tutela e assistenza ai migranti”. Il testo, 35 pagine stilate dallo studio legale romano dell’avvocato Alessandro Ferrara, sarà presentato domani in una conferenza stampa convocata per le 13 a piazzale Spadolini – dove il Baobab ha continuato a prestare assistenza ai migranti in transito dopo la chiusura del presidio alle spalle della stazione Tiburtina.
Il tempo che circolasse la notizia – avallata anche da fonti del Viminale – del ricorso presentato dai migranti per chiedere un risarcimento al Governo italiano – tra i 42mila e i 71mila euro – che dalla provincia di Cagliari è arrivato il commento di Salvini. Ha risposto “con una grassa risata”, il ministro dell’interno, aggiungendo: “Tutti nati il primo gennaio, tutti scomparsi, non prendessero in giro gli italiani, la pacchia è finita, i barconi non arrivano più, al massimo gli mandiamo un Bacio Perugina”.
“I dati sensibili dei richiedenti asilo non possiamo diffonderli, ma posso garantire che non è come dice Salvini – ha replicato Cavallo – Sì, c’è anche un minore, figlio di una coppia che ha firmato il ricorso. I ricorrenti hanno un’età compresa tra i venti e i trent’anni e non sono scomparsi. Siamo in contatto con loro, sono rintracciabili”. Poi un riferimento a quanto è successo al ministro dell’interno, salvato dal processo in relazione al caso della Diciotti, e alla decisione, ieri, della Procura della Repubblica di Catania – che aveva aperto un nuovo filone d’inchiesta dopo la lettera con cui il premier Conte e i ministri Di Maio e Toninelli si erano dichiarati corresponsabili delle scelte di Salvini – di chiedere l’archiviazione per tutti gli esponenti del governo. “Visto che non è stato possibile agire penalmente – ha aggiunto la responsabile dell’area di Baobab Experience – abbiamo agito sul piano civile”.
Il ricorso è stato presentato “affinché venga accertata l’illegittimità – si legge nel testo – della condotta del Governo italiano e/o del Ministero dell’interno, con conseguente condanna al risarcimento danni per lesione del diritto alla libertà personale”. Lente puntata, dopo la ricostruzione di tutte le fasi della vicenda della Diciotti, sulla “illiceità della condotta delle Autorità Italiana”. “Si è assistito ad una restrizione della libertà personale, platealmente arbitraria ed ingiustificata”, si puntualizza. Citando, a riprova, le due informative inviate alle Procure di Agrigento e Catania, nelle quali il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, che il 23 agosto salì a bordo della nave della Guardia costiera bloccata per giorni al largo di Lampedusa, segnalava: “Alle persone non è consentito scendere dell’imbarcazione malgrado non vi sia alcun atto motivato di limitazione della libertà personale disposto nei loro confronti da parte della competente Autorità, né alcuna apparente ragione pratica di impedimento”.
Ad aggravare la situazione il fatto che, si evidenzia nel ricorso, “come candidamente riconosciuto dal Ministero dell’interno e dalla Questura si Roma, non sembra che si sia proceduto alla acquisizione dei rilievi foto-dattiloscopici dei ricorrenti”, che sono “persone non destinatarie di alcun provvedimento di espulsione o respingimento, ma, addirittura, potenziali richiedenti asilo, in quanto tutti eritrei”. Quindi le richieste di accertare e dichiarare “l’illegittimità della condotta del Governo italiano”, nelle persone di Conte e Salvini e condannarli al risarcimento dei danni. Le stesse richieste saranno avanzate alla Corte europea dei diritti dell’uomo. (huffingtonpost)