NELL’ANNO DELLA PANDEMIA OLTRE 1 MILIONE DI POVERI IN PIU’

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L’Istat ha diffuso le stime preliminari su povertà e spese per consumi delle famiglie nel 2020. I dati, che chiaramente potrebbero essere rivisti (da qui a giugno quando saranno definitivi), offrono un quadro chiaro delle drammatiche conseguenze che la crisi economica prodotta dalla pandemia e dall’emergenza sanitaria ha determinato sulle condizioni di vita della popolazione italiana.

Nel 2020 le famiglie in povertà assoluta sono il 7,7% del totale (erano il 6,4% nel 2019) pari a oltre 2 milioni in termini assoluti (+335 mila rispetto all’anno precedente). Gli individui in povertà sono il 9,4% (erano il 7,7% nel 2009); si tratta di 5,6 milioni di persone, un dato che segna purtroppo un aumento di oltre 1 milione di individui rispetto al 2019. Il 2020 azzera quindi il miglioramento registrato nel 2019 (dopo quattro anni di crescita costante della povertà) e segna l’incidenza più alta mai registrata dal 2005 (ovvero da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore).

La povertà è cresciuta soprattutto nel Nord del Paese dove, rispetto al 2019, ci sono oltre 218 mila famiglie e 720 mila persone in più che si trovano in questa condizione. In termini percentuali l’incidenza passa dal 5,8% al 7,6% se si considerano le famiglie e dal 6,8% al 9,4% se si considerano gli individui. Nonostante questo aumento nel Nord, il Mezzogiorno continua a registrare le incidenze più elevate sul territorio nazionale. Nel Sud del paese si trovano infatti in povertà il 9,3% delle famiglie (dall’8,6% dell’anno precedente) e l’11,1% degli individui (dal 10,1%). In termini assoluti, e sempre con riferimento al Meridione, le famiglie in povertà sono aumentate di 64 mila unità e le persone di 185 mila nel 2020.

Ad eccezione delle famiglie unipersonali, nelle quali l’incidenza della povertà è stabile (5,7%), la povertà cresce in tutte le famiglie. Tale crescita è tuttavia più rilevante in quelle numerose. Se, infatti, fino a quattro componenti l’incremento si mantiene sotto i due punti percentuali o poco più (per le famiglie con 2 componenti passa dal 4,3% al 5,7%, per quelle con 3 dal 6,1% all’8,6%, per quelle con 4 dal 9,6% all’11,3%), per quelle con almeno cinque persone peggiora di oltre quattro punti, passando dal 16,2% al 20,7%.

La situazione peggiora soprattutto tra le famiglie monogenitoriali (l’incidenza passa dall’8,9% all’11,7%), le coppie con un figlio (da 5,3% a 7,2%) e quelle con due (dall’8,8% al 10,6%). Anche nel 2020, la presenza di figli minori ha esposto maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi: nel caso di questi nuclei infatti l’incidenza della povertà assoluta passa dal 9,2% all’11,6% (+ 2,4 punti percentuali). Al contrario, la presenza di un anziano ha garantito una riduzione dell’impatto della crisi: nei nuclei in cui è presente una persona di età pari o superiore a 65 anni, l’incidenza della povertà assoluta passa dal 5,1% del 2019 al 5,6% del 2020 (+0,5 punti percentuali).

L’incidenza di povertà tra i minori sale di oltre due punti percentuali passando dall’11,4% al 13,6%. In termini assoluti, nel 2020, i bambini e i ragazzi poveri raggiungono 1 milione e 346 mila, 209 mila in più rispetto all’anno precedente.

Un altro dato su cui riflettere è la crescita delle persone che, pur lavorando, si trovano in condizioni di povertà. Le famiglie con persone di riferimento occupata sono infatti quelle che stanno risentendo di più degli effetti della crisi. Qui l’incidenza passa dal 5,5% al 7,3% ed è più forte soprattutto tra chi si trova nel pieno del proprio percorso lavorativo: nella fascia 35-44 anni l’aumento è dall’8,3% al 10,7%, mentre in quella 45-54 è dal 6,9% al 9,9%. Per quanto riguarda la tipologia di impiego, l’incidenza di povertà assoluta passa dal 6,0% al 7,8% tra chi è dipendente – con un picco negativo per operai o assimilati, che passano dal 10,2% al 13,3% – e dal 4,0% al 6,1% per chi è indipendente; in particolare per i lavoratori in proprio l’incidenza è di quasi 2 punti e mezzo, dal 5,2% al 7,6%.

Nel 2020, la spesa media mensile delle famiglie è stata pari a 2.328 euro mensili in valori correnti, in calo del 9,1% rispetto ai 2.560 euro del 2019. La contrazione della spesa per consumi delle famiglie è diffusa in tutto il territorio nazionale ma è più intensa nel Nord Italia (-10,0%), seguito dal Centro (-8,9%) e dal Mezzogiorno (-7,3%). Nonostante questo la spesa media più elevata si osserva come sempre nel Centro-Nord, dove si attesta poco sopra i 2.500 euro mensili, a fronte dei circa 1.900 euro che si registrano invece nel Mezzogiorno.

Cosa ci dicono i nuovi dati?. I dati Istat evidenziano non solo che le conseguenze economiche della pandemia sono state enormi ma anche che le caratteristiche tipiche della povertà nel nostro Paese si stanno ulteriormente rafforzando. La crescita della povertà ha infatti riguardato in misura maggiore le famiglie numerose e quelle caratterizzate dalla presenza di minori nel nucleo. Allo stesso tempo, anche nell’anno della pandemia, la presenza di anziani in famiglia – per lo più titolari di almeno un reddito da pensione che garantisce entrate regolari – ha significativamente ridotto il rischio di cadere in povertà. (secondowalfare)