Numeri di vite sprecate, indegni di un Paese civile. Le categorie più a rischio sono operai più anziani e immigrati.
I morti sul lavoro rappresentano uno dei più gravi scandali del Paese, spesso ignorato. Nonostante l’enorme quantità di leggi, e anche le tecnologie che dovrebbero aiutare ad evitare questi omicidi, soltanto nel 2023, 1.467 persone, quattro al giorno, sono rimaste uccise sul lavoro. Vite sprecate.
MORTI SUL LAVORO OSSERVATORIO DI BOLOGNA
I dati sui morti sul lavoro in Italia vengono raccolti ed elaborati dall’Osservatorio di Bologna, aperto nel 2008 da Carlo Soricelli, per ricordare i sette operai morti nell’incendio della Thyssen di Torino. La progressione di questa strage silenziosa è spaventosa: nel 2017, i morti sul lavoro sono stati 632, meno di due al giorno. La metà dell’ultima rilevazione. Le categorie più a rischio sono gli anziani, (over 65 anni), i giovanissimi (di età compresa tra i 15 ed i 24 anni) e gli immigrati. L’incidenza di morti sul lavoro tra stranieri in Italia è pari a 59,9 ogni milione di occupati: per gli italiani l’incidenza scende al 29,1 per cento. Una statistica che ha una sola chiave di lettura: il lavoro degli immigrati è meno protetto in termini di garanzia sul posto dove si opera.
INFORTUNI SUL LAVORO INAIL
Le denunce di infortunio sul lavoro registrate dall’Inail nei primi undici mesi del 2022 sono state più di mezzo milione, esattamente 542.568, con un calo del 16,8 per cento rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Ma purtroppo questa diminuzione non è legata a una migliore sicurezza, quanto semplicemente, come spiegano dall’Inail, al minor peso dei casi di contagio da Covid-19. (nonsprecare)