Faceva tenerezza vedere quel falò acceso davanti alla Chiesa del Carmine ieri, il giorno di San Sebastiano. L’unico in tutta San Nicandro. D’altronde anche la festa di Sant’Antonio Abate è stata orfana di falò cittadini. Le previsioni fanno pensare che nemmeno il giorno di San Biagio, oltre al falò davanti all’omonima chiesa, non ci sarà null’altro in tutta la nostra cittadina. E poi si parla di rinnovare le tradizioni le quali, in altri contesti, creano turismo e quindi ricchezza per cittadini. Poi, tra due settimane, arriverà Carnevale e ci saranno solo sparuti avventurosi che, vestiti alla meno peggio, faranno il giro di Corso Garibaldi e del Convento, qualche coppia di Pacchiana e Pastore in visita ad amici e parenti tutti in attesa del suono dei campanacci che chiudono un Carnevale già spento. Questo solo per parlare delle tradizioni del periodo invernale. Una memoria forse dimenticata anche dagli anziani e quindi mai trasmessa alle nuove generazioni. Per evitare di toccare il declino definitivo occorre una cabina di regia per mettere in atto progetti culturali tra i quali la rivalutazione delle tradizioni locali, una regia che coinvolga l’associazionismo, il volontariato, le nuove generazioni e tutta la politica locale come supporto alla progettualità da inventare e da modellare sui ricordi di chi ha ancora a cuore la quotidianità di una volta. Se non si corre ai ripari la cultura, nel senso più in generale, a San Nicandro sarà una parola senza senso e cancellata anche dal vocabolario della nostra vita. Piccoli interventi è importante che ci siano (e in effetti ci sono), ma senza un coordinamento saranno sempre pillole di cultura senza però curare il malato che invece ha bisogno di interventi congiunti e di tanto, ma veramente tanto amore per la nostra cittadina che ha tutte le potenzialità per assurgere ai vertici del mondo culturale del Gargano e dell’intera provincia.
Il Direttore