I consigli per aggirare l’ostacolo di liste d’attesa superiori ai termini fissati dalla legge per esami diagnostici e visite specialistiche. Quando sono bloccate c’è Intramoenia con rimborso
Liste d’attesa interminabili, pazienti costretti a sostenere costi importanti per accelerare un esame o una visita specialistica quando la risposta che arriva dall’operatore del CUP è di un’aspettativa di quattro, sei o anche nove mesi. Questa la radiografia di una sanità malata che tutti vorrebbero “guarire”, ma, per ora, senza successo. Nessuno, infatti, sembra aver trovato ancora il rimedio giusto da adottare.
Liste d’attesa un’emergenza di tutti
In Lombardia ha provato Letizia Moratti con gli ambulatori aperti di sera e nei weekend, un esperimento che è durato qualche settimana, ma che a fine dicembre si è concluso senza aver riscosso particolari consensi. Guido Bertolaso, chiamato a prendere le redini di un assessorato scomodo, a fine corsa, ha cercato di intervenire con incentivi al personale. La situazione è migliorata, ma a macchia di leopardo: solo in alcuni ospedali, il che ha generato malcontento.
L’appello dei tecnici radiologi del Sacco
È accaduto all’ospedale Sacco dove i tecnici di radiologia hanno scritto alla direzione per cercare di migliorare un servizio che presenta attese dai sei ai dodici mesi anche per pazienti oncologici. «È grave se per una Tac di controllo a collo, torace e addome un malato oncologico deve aspettare fino a settembre – dice Davide Monterisi, tecnico radiologo e rappresentante sindacale -. Lo stesso discorso vale per le ecografie. È tempo che si aprano le agende a 360° soprattutto per i pazienti oncologici». Fa un appello alla direzione l’esponente sindacale dei lavoratori: «Si cerchi in tutti i modi di superare gli ostacoli, come hanno fatto altre realtà del territorio. A Garbagnate addirittura vengono erogate prestazioni anche di sera», sottolinea.
Le promesse della politica
Nel frattempo, in occasione delle elezioni regionali, le liste d’attesa sono diventate il cavallo di battaglia di tutti, maggioranza, opposizione. E i cittadini, invece, sono rimasti ad aspettare, con il rischio, concreto, di peggiorare la propria condizione di salute. Le urne hanno dato il verdetto nelle due Regioni più importanti ed allora toccherà al centrodestra mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Sia Attilio Fontana in Lombardia che Francesco Rocca nel Lazio, hanno messo tra le priorità il taglio alle lunghe liste d’attesa. I cittadini comunque hanno la possibilità di “ribellarsi” a questo sistema, ma non tutti lo sanno.
Liste d’attesa interminabili? La legge aiuta
Non tutti, infatti, sanno che la legge ha fissato dei tempi massimi di erogazione: 30 giorni per le visite mediche specialistiche e 60 per gli esami diagnostici. Non solo, per rendere ancora più “veloce” il sistema, il piano per il governo delle liste d’attesa PNGLA, approvato nel 2019, prevede un range entro cui deve essere effettuato l’esame: da 72 ore per le prestazioni urgenti a 120 giorni per quelli programmabili. Quindi è necessario che su tutte le prescrizioni sia riportato il quesito diagnostico e la classe di priorità in caso di primo accesso. In particolare, le classi di priorità fissate dal PNGLA sono U (urgente) da eseguire entro 72 ore; B (breve) da eseguire entro 10 giorni; D (differibile) da eseguire entro 30 giorni per le visite specialistiche e 60 giorni per gli esami diagnostici; e P (programmabile) da eseguire entro 120 giorni.
Quando le liste sono bloccate (o i tempi troppo lunghi) c’è l’Intramoenia con rimborso. I consigli di Cittadinanzattiva
Oltre a tempi di attesa molto lunghi, spesso si sente parlare di liste bloccate, in quel caso è possibile superare l’ostacolo come spiega Cittadinanzattiva, l’associazione di cittadini che sul territorio nazionale contano più di 35 mila iscritti. «Se al momento della prenotazione viene comunicato che le liste sono bloccate è possibile segnalarlo tramite raccomandata alla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria, all’Assessorato alla Sanità della Regione e a Cittadinanzattiva per richiedere lo sblocco delle liste e l’applicazione dell’ammenda». Il modulo è scaricabile dal sito di Cittadinanzattiva. Quindi si deve chiamare il CUP per conoscere quali altre strutture possono erogare la prestazione e se i tempi di attesa sono superiori a quelli previsti dal piano PNGLA consultabile sul sito del Ministero della Salute, occorre mettersi comunque in lista d’attesa e poi chiedere l’autorizzazione alla prestazione in Intramoenia senza oneri aggiuntivi, oltre al ticket. (sanitainformazione)