Qualità, salute, controllo, identità, cultura, rete, innovazione. Sono le parole chiave protagoniste dell’incontro, svoltosi oggi nella Sala Consiglio della Camera di Commercio di Foggia, dal titolo “L’arte del grano”, il made in Italy e la pasta biologica di grano duro Senatore Cappelli.
L’evento, organizzato dall’azienda agricola Terre Lucane, ha ruotato intorno al grano duro Senatore Cappelli, varietà molto coltivata nel Mezzogiorno d’Italia nella prima metà del Novecento, per poi scomparire negli anni ’60 soppiantata da cultivar a più alta resa. Oggi il grano duro Senatore Cappelli è tornato sulle nostre tavole ed è stato protagonista di una tavola rotonda, vivace e appassionata, con la partecipazione di diversi relatori che ne hanno esplorato caratteristiche, potenzialità e problematiche.
“Il Senatore Cappelli è un grano di eccellenza, che ha caratteristiche nutraceutiche particolari con un punto proteico altissimo e un indice glicemico basso”, ha dichiarato Lucia Di Domenico presidente, nonché fondatrice, dell’associazione grano duro Senatore Cappelli. Lucia da progettista con studi in architettura, un po’ di anni fa ha deciso di cambiare vita e trasferirsi con la famiglia sui Monti Dauni, per reinventarsi in un settore che è diventato una filosofia di vita. Da anni coltiva il grano duro Senatore Cappelli e come cuoca lo ha portato in diversi paesi del mondo. “Nella nostra terra il pane si faceva con il grano duro – ha raccontato Lucia – sono ripartita da questo e da cose che hanno uno spessore storico, perché credo siano motivo di attrazione per il nostro territorio”.
A sottolineare il diritto-dovere di tutelare il grano duro Senatore Cappelli e chi lo produce è stato Giorgio Lovecchio, rappresentante dell’associazione Grano Salus. “Per essere buono il Senatore Cappelli deve essere prodotto nelle terre del sud, al 42° parallelo” ha affermato Lovecchio, sollevando la questione del bando del Crea (ente di ricerca pubblico vigilato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) che ha affidato i diritti in esclusiva per 15 anni sulla moltiplicazione e commercializzazione di questa varietà alla SIS (Società Italiana Sementi spa). “Questo accordo crea un regime di monopolio – ha evidenziato Lovecchio – la fornitura del seme all’azienda agricola è condizionata alla sottoscrizione di un contratto con la ditta sementiera nel quale si prevede il conferimento dell’intera produzione agricola. Gli imprenditori non avranno quindi la possibilità di sviluppare e promuovere un progetto di filiera a tutto tondo”.
E proprio i progetti di filiera sono necessari per garantire la qualità e il controllo del prodotto. Un esempio sul territorio di realtà che tracciano l’intera filiera è quello di Terre Lucane, azienda giovane che si ispira alla ricerca della sostenibilità e al rispetto per l’ambiente. “Il nostro grano è coltivato con metodi rigorosamente biologici ed è subito molito in un antico molino di Altamura che utilizza metodi artigianali; la semola ottenuta è prontamente consegnata ai maestri pastai di Gragnano. E, per concludere la filiera, abbiamo aperto un ristorante a Palma di Maiorca che si chiama ‘L’arte della pasta’ dove sono presenti prodotti di eccellenza del territorio”, ha raccontato il rappresentante della Società Agricola Terre Lucane Michele Piacquadio.
E se da una parte ci sono esempi di best practice, come quello di Terre Lucane, dall’altro c’è la necessità di fare in modo che il grano sia remunerativo, come ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Foggia Filippo Schiavone che ha sottolineato anche l’importanza di avere più controlli sulle importazioni e politiche agronomiche uniformi, almeno in Europa.
A puntare l’attenzione sulla necessità di valorizzare le risorse locali e offrire prodotti certificati è stato il presidente del comitato scientifico regionale Fare Ambiente Francesco Bacchelli: “è importante certificare le qualità ambientali: aria, acqua, suolo e sottosuolo. Questo ha valore per la salute pubblica e può diventare il valore aggiunto che contraddistingue i nostri prodotti”.
La sfida futura e immediata, lanciata dalla presidente del Club per l’Unesco di Alberona Orfina Scrocco, è che ci siano leggi serie, capaci di tutelare la persona. “Fare pasta buona e salutare per tutti, è questa la sfida che dovremmo vincere”, ha detto la Scrocco evidenziando che il grano è uno degli ingredienti della Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’Unesco Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Durante la tavola rotonda è emersa la necessità di fare rete, anche per evitare che le eccellenze del territori si perdano. “Oggi occorre fare sinergia tra macrosistemi – produttivo, finanziario, economico, sociale – perché siamo un cervello collettivo”, ha sostenuto il rappresentante di Rete SPAC (Sistema Produttivo Agricolo di Capitanata) Michele Lauriola.
Infine, ma non meno importante, la necessità e l’opportunità dell’innovazione in agricoltura, come evidenziato da Massimo Calabria: “inquinare meno, ridurre i consumi e guadagnare più redditività. Tutto questo è possibile attraverso l’agricoltura 4.0 che ha a disposizione tecnologie innovative”.
Durante l’evento l’artista Ido Erani ha presentato le sue opere – La seduzione del grano, La dolcezza del grano e L’aroma del grano – selezionate da Vittorio Sgarbi per la mostra “Il Tesoro d’Italia” all’Expo di Milano e scelte per personalizzare il packaging della pasta Terre Lucane.
L’intensa mattinata di lavori si è chiusa con il cooking show dello chef Francesco Morra che ha proposto due piatti a base di pasta di grano duro Senatore Cappelli: mezze maniche integrali con crema di cime di rapa e stracciatella, festoni con ragù di cinghiale e agnello podolico. Presenti anche i prodotti da forno a base di grano duro della Auresgroup di Cerignola