L’ABBAZIA DI KÀLENA DI PESCHICI NON DEVE MORIRE

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In Italia non si sgretolano soltanto Pompei o il Colosseo … ma anche monumenti-simbolo del Gargano come l’abbazia di santa Maria di Kàlena, in agro di Peschici.

Le piogge incidono … eccome se incidono! E si cerca, anno dopo anno, al massimo di porre rimedio con qualche pietra e un po’ di malta…

Non è più possibile assistere inerti a questo scempio!Il Centro Studi “Giuseppe Martella” si fa portavoce di un vasto movimento di opinione pubblica per sollecitare un intervento risolutivo (l’esproprio per pubblica utilità) da parte del Ministero dei beni culturali, della Regione Puglia, del Comune di Peschici e delle Istituzioni preposte alla tutela, per ridare dignità a un’abbazia che la Legge 1089 del 1939 e tutte le leggi successive sui beni culturali hanno dichiarato “sottoposta a tutela”.

Una tutela completamente disattesa, in tutti questi anni, dai proprietari che usano Kàlena come deposito di trattori e attrezzi agricoli. Ma anche da chi è preposto istituzionalmente a vigilare sul monumento.

Il grande storico e giureconsulto Pietro Giannone fa risalire la fondazione dell”abbazia all’872. Ben presto essa venne fortificata a difesa e baluardo contro le numerose invasioni, e assunse il ruolo di centro spirituale e materiale, controllando territori sempre più estesi. Nel 1023 il Vescovo di Siponto la assegnò come pertinenza all’Abbazia di Santa Maria di Tremiti, dalla quale si svincolò, guadagnando la sua indipendenza. I suoi beni si estesero oltre l’area garganica: nel 1420 possedeva trenta chiese, con relativi possedimenti di estesi territori coltivati, un numero imprecisato di molini, case, oliveti, ai quali si aggiungeva il diritto di pesca del lago di Varano oltre ai diritti feudali su Peschici e Imbuti.

Dal momento della presa di possesso da parte dei privati, probabilmente nel decennio francese, l’abbazia si è avviata verso un triste, inesorabile declino.

L’abbazia e le due chiese, un tempo luogo di culto di grande interesse storico-culturale, testimonianze irripetibili dello “spirito dei luoghi”, oggi versano in uno stato di sostanziale abbandono. La “chiesa nuova”, completamente en plein air dopo il crollo del tetto, e la chiesa più antica, divisa in due ambienti utilizzati come deposito di attrezzi agricoli, evidenziano capitelli ed affreschi che le intemperie e l’umidità stanno cancellando lentamente, parti preziose in irreversibile disfacimento. Il campanile a vela, con un prezioso bassorilievo della Madonna orante del 1393 (opera di Ambrosius) è pericolante. Un grande affresco della fine del quattrocento, posto nell’ex refettorio dell’abbazia, è decisamente fatiscente.  Inaccessibile al pubblico e agli storici dell’arte.

Il decreto del 2016 della Soprintendente Bonomi, che rilevava queste ultime criticità, è stato solo parzialmente rispettato dai proprietari.

Dopo una ventina d’anni di tentativi di accordo andati a vuoto, e di cospicui finanziamenti ministeriali e regionali stanziati o programmati, ed immancabilmente perduti, l’esproprio per pubblica utilità è ormai l’unica strada percorribile con un progetto di pubblico utilizzo per consentire la fruizione di questo monumento nazionale.

L’intero complesso dell’abbazia di Kàlena deve tornare alla collettività di Peschici e degli innumerevoli “cittadini del mondo” che scelgono il nostro paese ogni anno come “luogo del cuore” o semplicemente per trascorrere le loro vacanze e trovano le porte dell’abbazia sempre chiuse!

L’apertura è stata infatti “concessa” fino al 2022 soltanto per un giorno all’anno (l’8 settembre).

Dopo 25 anni dall’inizio della battaglia civile del Centro Studi Martella per riportare Kalena alla fruibilità pubblica, nell”estate 2023 un protocollo d’intesa della pro loco di Peschici con i proprietari ha reso possibile due ore di apertura settimanali per meno di due mesi estivi.

Non basta.

Kàlena deve entrare nella politica di recupero e di valorizzazione del patrimonio storico-culturale italiano, per diventare un “libro aperto” su cui si possa ancora continuare a leggere la nostra storia.

Kàlena, simbolo della storia e dell’arte del Gargano, non può e non deve morire!

Liberiamo l’abbazia prigioniera!

Teresa Maria Rauzino (Presidente Centro Studi “Giuseppe Martella” )