LA TARI AUMENTA IN PUGLIA DEL 50%, ARRIVA LA STANGATA SUI RIFIUTI E I SINDACI TREMONO PROTESTE

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Comincia male l’anno per i pugliesi. È in arrivo una stangata sulla Tari, la tassa che si paga per lo smaltimento dei rifiuti. Si profila un incremento vicino al 50 per cento, anche se i calcoli dipendono da Comune a Comune. I sindaci sono molto preoccupati perché saranno i principali destinatari delle lamentele.

Gli aumenti tuttavia non dipendono dalla volontà dei primi cittadini. Sono conseguenza di una sentenza del Consiglio di stato che lo scorso 6 dicembre ha annullato definitivamente una delibera del 2021 adottata dall’Arera (agenzia di regolazione per energia reti e ambiente) cui la Regione si era uniformata. Ora quelle delibere (che miravano a calmierare le tariffe) non ci sono più, travolte dalla sentenza. Tutto torna al regime di mercato, con gli incrementi previsti dalle rivalutazioni dell’Istat.

La sintesi della vicenda la fornisce la lettera inviata a tutti i Comuni dall’Ager (l’agenzia per la gestione dei rifiuti composta dai sindaci pugliesi). Questa la sintesi: l’Agenzia dei rifiuti – sulla base della delibera di Arera e della Regione – aveva promosso l’applicazione del regime dei cosiddetti «impianti minimi». Ossia siti considerati essenziali per la chiusura del ciclo dei rifiuti. Impianti che, in condizioni sfavorevoli di mercato con eccessiva domanda e scarsa offerta, potevano essere assoggettati ad una tariffazione regolata secondo i criteri di Arera. Con parole povere: il prezzo era fissato dalla mano pubblica.

Tutte le delibere in questione sono state impugnate dai gestori degli impianti prima davanti al Tar di Lombardia (Arera ha sede a Milano) e poi in appello davanti al Consiglio di Stato. I giudici di secondo grado hanno dato ragione ai gestori e cancellato tutte le decisioni (Arera, Regione, Ager). La sentenza spiega che la materia è riservata al legislatore, non all’autorità amministrativa. Insomma, ci vorrebbe una legge per fare quello che era stato deciso con delibera.

Nella lettera ai sindaci, il neo direttore di Ager, Angelo Pansini, spiega che la sentenza rende «ineludibile l’applicazione della disciplina contrattuale». Tradotto: valgono i contratti con i gestori e non le tariffe fissate da Ager. Per di più nei contratti si prevede un meccanismo di revisione delle tariffe «che si lega all’andamento dell’indice Istat» sui prodotti industriali. Per l’anno anno 2021: +41,8 per cento; per il 2022: +11,6 per cento. Dunque non solo aumenterà la Tari per il futuro, ma occorrerà pagare gli arretrati dal 2021. Grosso modo l’aumento sarà pari al 50% rispetto alle tariffe attuali.

L’applicazione degli arretrati e degli aumenti non sarà omogeneo sul territorio. Dipenderà dai contratti relativi ai singoli impianti: ogni Comune subirà l’aumento relativo al sito in cui deposita i rifiuti.

Questi gli impianti interessati (prima definiti «minimi»): Conversano: biostabilizzazione, produzione di Css (combustibile solido secondario) e discarica di servizio/soccorso; Cavallino (produzione di Css); Manfredonia (produzione Css); Poggiardo (selezione e linea di biostabilizzazione»; Ugento (selezione e linea di biostabilizzazione con discarica di servizio/soccorso); Massafra (biostabilizzazione, produzione di Css e annessa discarica di servizio/soccorso).

«Gli uffici stanno lavorando per completare i conteggi» conferma Massimo Colia, sindaco di Stornarella e presidente di Ager. Una cosa è certa e la scrive Pansini nella lettera ai sindaci: la revisione tariffaria produce «un significativo aumento dei costi a carico delle comunità coinvolte».

Un possibile ricorso ai giudici, secondo Pansini, è impensabile: «Non vi è alternativa legittimamente perseguibile – scrive il direttore di Ager – diversa dall’applicazione delle clausole contrattuali a suo tempo stipulate» con gli impianti. Alcuni sindaci vanno ipotizzando un possibile intervento della Regione: un aiuto per evitare la stangata sulle famiglie. È materia che riguarda direttamente la presidenza della Regione e gli uffici dell’assessorato al Bilancio. Si vedrà. (https://bari.corriere.it/)