IMMIGRAZIONE, QUANDO L’INSICUREZZA SUPERA QUELLA REALE

0
627
Sbarco Migranti provenienti dalla Siria a Brancaleone Marina il 30 Settembre 2013

Il dibattito sulle conseguenze dell’immigrazione è all’ordine del giorno e spesso polarizza l’opinione pubblica a tal punto da generare forti tensioni tra italiani e immigrati. Un dibattito poco informato alimenta anche i pregiudizi religiosi e favorisce atteggiamenti razzisti nei confronti dello straniero. A questo si aggiunge la crescente convinzione che l’immigrazione incrementi i tassi di criminalità. Da qui nasce una forte percezione di insicurezza collettiva che si materializza nell’introduzione di politiche migratorie troppo restrittive e che può tradursi in un incremento di spesa in sicurezza, pur in assenza di un reale incremento dei reati.

Il caso italiano. In un recente lavoro, abbiamo analizzato la relazione tra l’immigrazione – numero di cittadini stranieri residenti regolari – e la spesa pubblica corrente dei comuni italiani durante il periodo 2003-2015. Consideriamo la spesa pubblica dei comuni sia in totale che disaggregata nelle sue funzioni più rilevanti. Ci siamo in particolare concentrati su quella per la sicurezza, calcolata come rapporto tra la spesa destinata alla funzione di polizia locale e il totale della spesa comunale.

Per identificare il nesso causale tra immigrazione e spesa in sicurezza, sfruttiamo l’allargamento dell’Unione Europea e informazioni sul paese di provenienza degli immigrati all’interno di ciascun comune. I risultati ottenuti sono da considerarsi al netto di una serie di importanti fattori, come il numero di abitanti, la densità di popolazione, la quota di anziani sul totale della popolazione e il reddito comunale, oltre che possibili shock annuali e caratteristiche intrinseche a ogni comune.

Se si vede la distribuzione geografica della quota di spesa per la sicurezza sul totale della spesa pubblica e la percentuale di immigrati nei comuni emerge come la relazione interessi indistintamente tutto il paese e non determinate aree, segno che si tratta di un fenomeno geograficamente diffuso e quindi generalizzabile.

La spesa in sicurezza. Nel dettaglio, i risultati del nostro studio indicano che esiste una relazione positiva e significativa tra l’immigrazione e la spesa in sicurezza nei comuni italiani. In media, l’ammontare di spesa destinato alla sicurezza aumenta di 0,12-0,30 punti percentuali per un solo punto percentuale di incremento della quota di immigrati; l’effetto è ancora più rilevante se consideriamo che in media i comuni destinano circa il 4 per cento delle risorse del proprio bilancio alla funzione di polizia locale. I risultati suggeriscono anche che la relazione positiva si amplifica al crescere delle distanze culturali che intercorrono tra i nativi e immigrati. Tuttavia, queste evidenze devono essere lette con cautela. Infatti, in mancanza di dati attendibili sui flussi irregolari, i risultati del nostro studio potrebbero non catturare del tutto l’effetto dovuto alla immigrazione irregolare.

Da notare, infine, che nel nostro studio mostriamo come l’incremento della spesa per la sicurezza, una componente improduttiva per la crescita economica locale, sia finanziato quasi integralmente dalle risorse destinate ad altre importanti funzioni di bilancio, quali cultura, turismo e sviluppo locale.

Ma perché aumenta la spesa in sicurezza? Alla luce delle dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno sarebbe lecito attendersi che nei comuni a più alta concentrazione di immigrati il numero dei reati sia maggiore, così da giustificare l’incremento di spesa in sicurezza. La nostra analisi tuttavia non rileva nessuna relazione significativa tra presenza di immigrati e incremento dei reati totali e per tipologia di reato.

Se quindi i reati non aumentano, perché aumenta la spesa in sicurezza? Una possibile spiegazione potrebbe essere fornita da un disallineamento tra la percezione del crimine e la realtà. Analizzando i dati individuali provenienti dal campione italiano dell’indagine campionaria World Value Survey, abbiamo riscontrato che i cittadini italiani che abitano in quartieri con presenza di individui di nazionalità non italiana hanno una maggiore probabilità di affermare che i) la lotta contro il crime è una priorità nazionale e ii) l’immigrazione aumenta il tasso di criminalità. Inoltre, le persone di nazionalità italiana che abitano in tali quartieri mostrano un livello inferiore di fiducia nelle interazioni sociali, un minore livello di cooperazione civica e minor coesione sociale, rispetto agli individui che vivono in aree a bassa densità migratoria. Quest’ultimo aspetto è ulteriormente corroborato dall’evidenza di una forte relazione negativa tra il tasso di immigrazione e il numero di organizzazioni senza scopo di lucro, misura quest’ultima che mira a catturare la rete sociale all’interno dei comuni italiani.

Alla luce dei nostri risultati, possiamo concludere che l’incremento della spesa in sicurezza non sembra essere causato dall’aumento dei rischi reali legati al crimine, bensì dal peggioramento della mera percezione nei confronti dell’immigrato, retorica spesso utilizzata da numerosi partiti politici, nazionali e locali, per guadagnare consenso elettorale.

L’incremento della spesa locale legata alla sicurezza ha, ovviamente, notevoli conseguenze sulla determinazione delle priorità di bilancio del comune, nel breve e nel lungo termine, e sui servizi locali da finanziare. Comprendere le conseguenze dell’immigrazione sulla posizione fiscale del comune è quindi cruciale per un’efficace elaborazione delle politiche pubbliche, soprattutto considerate le enormi difficoltà di bilancio che interessano molti comuni italiani, spesso gravemente indebitati. (lavoce)

Vincenzo Bove, Leandro Elia e Massimiliano Ferraresi