Una perdita netta di quasi 3 milioni di quintali in meno rispetto al 2021: è negativo il bilancio di chiusura della campagna del pomodoro in provincia di Foggia. In Capitanata, sono stati raccolti circa 12 milioni di quintali di prodotto, a fronte dei 14.782.000 del 2021. In decrescita anche le superfici coltivate: lo scorso anno, l’oro rosso ricoprì 17.140 ettari, nel 2022 si è scesi a 15mila (complessivamente, in Italia, 32.500 ettari).
“Le industrie conserviere sono state miopi, e questi sono i risultati”, ha dichiarato Angelo Miano, presidente di CIA Agricoltori Italiani Capitanata, a commento dei dati emersi anche ad Angri (Salerno) dove si è riunita l’OI Pomodoro, l’Organizzazione Interprofessionale del settore per tutto il Centro Sud.
“Il calo delle superfici coltivate e, di conseguenza, la minore produttività”, ha aggiunto Miano, “è la diretta conseguenza delle politiche attuate dalla parte industriale. Abbiamo penato per mesi prima di poter arrivare a un accordo sul prezzo del pomodoro da industria. Un’incertezza e uno stallo durati diverse settimane, tanto da convincere molti imprenditori agricoli a rompere gli indugi e a rinunciare a trapiantare”. L’accordo fu raggiunto nei primi giorni di luglio, con un’intesa basata su 13 centesimi al chilo per il tondo, 14 centesimi al chilo per il lungo, e una maggiorazione pari al 30% per il biologico. “A fine campagna”, ha spiegato Miano, “il tondo ha raggiunto i 16 centesimi e il pelato ha toccato i 21 centesimi. Un’ulteriore dimostrazione di quanto poco assennate siano state le scelte della parte industriale, arroccata su quotazioni insufficienti anche a coprire i costi di produzione per le aziende agricole, ma poi costretta a subire le conseguenze delle sue stesse azioni con la riduzione delle superfici e la conseguente corsa all’accaparramento che hanno fatto schizzare i prezzi ben oltre le richieste iniziali del mondo agricolo”.
Per CIA Agricoltori Italiani di Capitanata, dunque, si poteva fare molto meglio. Occorreva, però, che le industrie conserviere arrivassero molto prima a riconoscere un prezzo remunerativo al pomodoro prodotto in provincia di Foggia. “E’ necessario che la parte industriale sia guidata da visioni più ampie, capaci di considerare l’interesse dell’intera filiera. Si tornerà ai numeri del 2021 solo e soltanto se ci sarà un cambiamento da questo punto di vista, rompendo il muro creato da egoismi di parte che poi si rivelano autolesionistici, come dimostra il bilancio di questa stagione del pomodoro”. Proprio CIA Agricoltori Capitanata, già a partire dall’inizio del 2022, aveva lavorato a lungo sulla ricerca di un’intesa soddisfacente ed equa per i produttori. Un traguardo che sembrava a portata di mano a fine maggio, ma poi non si riuscì a trovare la quadra.
IL RUOLO DELLA CAPITANATA. Nel sistema produttivo del pomodoro da industria, Foggia e la sua intera provincia rivestono un ruolo centrale, soprattutto per ciò che riguarda i numeri e la qualità espressi dalle aziende agricole che investono in quello che, un tempo, era definito “oro rosso”. In tutta la Puglia, con la provincia di Foggia a farla da padrona, lo scorso anno furono coltivati a pomodoro 17.170 ettari, per una produzione totale raccolta pari a 14.782.950 quintali. Da sola, la nostra regione rappresenta oltre il 50% della superficie coltivata a pomodoro in tutto il Sud e circa il 70% del raccolto di tutto il Mezzogiorno. In provincia di Foggia, zona di massima produzione in Italia, la situazione è diversificata rispetto alle rese: si va dagli 800 ai 1200 quintali raccolti per ogni ettaro. I pomodori pugliesi hanno specificità qualitative che li rendono unici per proprietà nutritive e richiesta sul mercato, di qui la necessità di garantire agli agricoltori una redditività all’altezza del loro impegno e del loro prodotto.