In questi giorni di corona virus mi sono trovato in fila con tanti cittadini presso i negozi di frutta e verdura e, attendendo, mi è passato per la mente un pensiero che mi piacerebbe condividere con voi sul lavoro del contadino. Indubbiamente nel settore agroalimentare c’è bisogno di censire le eccellenze di ogni Regione, e di farlo davvero, quelle che meritano di essere esportate nel mondo, un po’ come fa Eataly che ne ha selezionate circa 100 (e non so se sono poche o tante).
Ma credo soprattutto che sia necessario restituire spirito d’impresa al contadino. Io credo che il contadino sia un imprenditore meraviglioso, il numero uno, semplicemente perché crea queste eccellenze. Dobbiamo rimettere chi lavora la terra in condizione di tirare fuori lo spirito d’impresa e di affidarci a lui nella scelta delle colture giuste, forse anche smettendo di desiderarle tutte in ogni stagione. E poi dobbiamo aiutarlo. Le aziende agricole che pagano le tasse come impresa devono godere di incentivi importanti attraverso sgravi fiscali SIGNIFICATIVI se producono qualità italiana. Ripeto, che sia qualità vera! E non, per esempio, come il Ferrarini ed altre aziende simili che, forse anche per ragioni fiscali, comprano, allevano e preparano maiali in prosciutti, chissà con quali trattamenti, in Paesi stranieri a più bassa tassazione, e poi è sufficiente che questi prosciutti facciano solo la stagionatura in Italia (e dico solo la stagionatura) per avere il made in Italy!
Non va bene! Pensate che il maiale e il pangolino (quest’ultimo è il maggiore indiziato di questo corona virus) sono gli animali attraverso cui si attua quello che in virologia chiamano lo spillover, ossia il salto del virus dal pipistrello a questi animali e il successivo contagio all’uomo (a tal proposito vi consiglio la visione del film “contagion” del 2015). Ci deve essere un solo marchio italiano al 100%, facile da capire su cui investire in comunicazione e che riconosca i prodotti che lo meritino veramente. Semplifichiamo le denominazioni, eliminiamo gli istituti inutili i cui numerosi passaggi burocratici fanno perdere di vista l’obiettivo principale, quello della qualità vera, interveniamo cioè più nei campi che sulle carte. Non preoccupiamoci del danaro, i nostri padri, chi nel campo dell’agricoltura e chi nella zootecnia, ci hanno regalato una vita agiata con questi mestieri, ci hanno permesso di studiare e di conoscere di più anche per migliorare l’azienda agricola e zootecnica di famiglia. Tracciamo meglio la nostra storia.
Ed in ultima analisi, ma non da meno, inseriamo l’educazione alimentare e l’agricoltura come materia scolastica primaria nelle elementari e nelle medie. Quanti bambini sono già obesi e diabetici! Io credo che dopo il coronavirus le nostre scuole devono essere rivoluzionate su due materie forti: l’educazione alimentare e il senso civico, importanti e indispensabili almeno quanto la matematica e l’italiano.
Un modesto pensiero ai tempi del coronavirus.
Domenico Fallucchi