I VINCITORI DELLA XVIII EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE DI POESIA “IL SENTIERO DELL’ANIMA”

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Domenica 29 maggio sono stati resi noti i vincitori della XVIII edizione del Premio Nazionale di Poesia “Il Sentiero dell’Anima” nella cornice naturale dell’omonimo parco artistico ambientale.

Il premio, promosso dall’associazione culturale “Il Sentiero dell’Anima” e dalle “Edizioni del Rosone”, con il patrocinio di “Fondazione Pasquale e Angelo Soccio”, “Fondazione Monti Uniti di Foggia”, “Per il Meglio della Puglia” e “Fa Call”, ha conquistato quest’anno la diciottesima edizione.

Tre le sezioni del certamen: una sezione, la C, riservata ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado; le sezioni A e B, invece, danno respiro e spazio alla poesia edita ed inedita in lingua italiana e dialetto.

È un contenitore sicuramente non convenzionale per un premio poetico, quello del parco artistico ambientale de Il Sentiero dell’Anima, eppure risulta essere il luogo ideale per calarsi in toto in una vera e propria esperienza multisensoriale e godere della primavera e dei versi di tutti i poeti in gara. Posto sulla SP 48 San Marco in Lamis – San Nicandro Garganico (Fg), km13, il parco è la risultante di un progetto visionario e quasi onirico dell’artista Filippo Pirro, in una visione panica della natura e delle arti, tanto da perdere il confine tra l’una e l’altra. I figli del compianto artista, con rinnovato vigore, proseguono il sogno di una poesia scevra da qualsivoglia costrizione e vicina il più possibile alla bellezza della natura.

Le Edizioni del Rosone di Foggia da 18 anni condividono questo sogno che porta lungo il Sentiero poeti di tutta Italia a confrontarsi e decantare i propri versi, mostrando che “è ancora possibile la poesia oggi, nel nostro mondo che è il regno del prosaico, del tutto e subito… della pandemia… della guerra… e si spera… della pace!”. Così scrive la Professoressa Falina Marasca delle Edizioni del Rosone sulla antologia che raccogli tutti i lavori meritevoli di questo premio 2022, e aggiunge che la poesia si fa “anticorpo contro il dilagare della superficialità. Il suo compito è stato ed è quello di tirarci fuori dalla quotidianità, non offrendoci una banale via di fuga dalla realtà, piuttosto risvegliando qualcosa che magari non ci siamo nemmeno accorti si fosse addormentata”.

Fare poesia dentro La Poesia, dunque, tanto che il Professor Aldo Ligustri, Presidente della Fondazione Monti Uniti di Foggia, così si esprime in merito: “Non si tratta solo di una gara di componimento: è un bel pretesto per parlare di noi, delle nostre aspirazioni, dei nostri desideri, delle nostre fragilità in un contesto, il meraviglioso Parco di Tempi diVersi, capace di rinfrancare dagli affanni di questa vita frenetica e a volte indecifrabile”.

La giuria, composta da una equipe di letterati e addetti al settore e presieduta dall’insigne Professor Franco Salcuni, ha avuto un importante ruolo nel lavoro di selezione dei numerosi lavori giunti in concorso e nell’assegnazione dei riconoscimenti. La sezione dedicata alla poesia edita ha trovato sul podio tre sillogi: Primo premio al friulano Maurizio Benedetti, con la silloge Davanti ai Visigoti, Kappa Vu editori; secondo premio a Franco Casadei con Donna del mare, Mediterraneo editore; terzo premio a Marilù dell’Aquila con la raccolta poetica Versi d’a mare, Malatesta editrice.

“Una voce poetica importante e complessa pone la densità della parola a barriera della memoria e costruisce un lungo esodo che porta l’attualità verso nuovi orizzonti interpretativi. Maurizio Benedetti osserva e mette la sua parvenza scenica per dare spazio alle piccole cose e all’intimo pudore dell’esistere, così da nominare persone, animali e insetti e farli vivi e presenti, per sempre. L’uso dell’italiano come del vernacolo consentono all’autore di toccare differenti registri linguistici e semantici, sull’ossatura di una visione lirica sempre salda e possente”. Si è espressa così la giuria sulla raccolta poetica di Maurizio Benedetti, meritevole del primo premio per la sezione A.

Per la sezione dedicata alla poesia inedita il primo premio è andato a Borgo antico di Gino Tagarelli da Noicattaro (BA); Dopo un tempo in secca di Elisabetta Liberatore da Pratola Peligna (AQ) ha meritato il secondo premio ed il terzo premio è stato assegnato a Note di primavera di Delia Renghea da Foggia.

Questo il giudizio critico della giuria per la lirica Borgo antico di Tagarelli “Un disegno pastello, delicato, un chiaroscuro sulla parte antica del paese e sulla propria fanciullezza. C’è un’immagine vivida, le generazioni di un paese che si fanno staffette e tedofori insieme, che si staglia al centro del componimento. Il ritmo è piano, scorrevole, senza rinunciare ad una ricercata accuratezza formale. L’opera tiene insieme uso sapiente del linguaggio poetico e impegno civile, centrando un grande e diffuso bisogno d’identità e di comunità”.

Emozionante e ricca di piccoli poeti pronti a lasciar echeggiare i propri versi lungo il Sentiero, è stata la premiazione della sezione dedicata agli autori in erba. Il Primo premio è stato assegnato ex aequo alla classe II A dell’I. C. “Ungaretti – M. T. di Calcutta” Manfredonia (FG) Plesso Zapponeta con la lirica Non è facile, ad Angela Pia Lamedica e Marianna Pia Lamedica, I A – I. C. “Via P. Nenni” Torremaggiore (FG), con la poesia La magia della diversità e a Michele Longo, II A – I. C. “S. G. Bosco – De Carolis” San Marco in Lamis (FG), con il componimento Vecchio terrore.

Antonio Pirro, del centro culturale “Il Sentiero dell’Anima”, ha voluto sottolineare la forza inclusiva della poesia. Potere, quello dell’abolizione di qualsiasi diversità, chiarito ad espresso nei versi della Merini, “la casa della poesia non avrà mai porte”, scelti quest’anno per dare voce al tema proposto dal concorso, quello del superamento di ogni differenza mediante la poesia e della sua capacità di valorizzare tutte le diversità, unendo tutti gli uomini e la natura in un amore universale.

Il figlio dell’artista, infatti, prende in prestito parole del poeta kurdo Doğan Akçali, che in un componimento dedicato al rabarbaro e al suo indomito popolo libertario e combattente, lo definisce “come pelle esposta al sole / Non vive negli orti, nei giardini / È una pianta che ama vivere nelle difficoltà”. Antonio Pirro comunica agli astanti che “queste parole potrebbero scivolare dalle foglie venate del rabarbaro alla poesia come mezzo espressivo e comunicativo” e continua dicendo che “la poesia ha queste affinità botaniche, di essere una pianta pioniera, di essere la ginestra leopardiana e il fico d’India di Garcia Lorca e ora anche il rabarbaro di Doğan Akçali. Pianta che ama vivere nelle difficoltà e lì, nelle difficoltà, colonizza, si fa siepe, popola i deserti e modifica il suolo, lo rende diverso e migliore, tanto che la poesia non vive nelle difficoltà ma ama farlo, rifugge i luoghi comodi, potremmo dire che non predilige sostare in una comfort zone ma tende a superare i propri limiti, allargarsi verso orizzonti inesplorati, sfondare scenari di consuetudine. La poesia è l’oltre.”

In questa ultima domenica di maggio, tra i volti, gli odori, i versi, i colori di così tanti presenti, tra le tante bellissime liriche segnalate e menzionate nel corso della premiazione, torna alla mente l’interrogativo del presidente della Fondazione Pasquale ed Angelo Soccio, il professor Claudio Lecci: “Chi mette in comunicazione persone estranee ed eventi lontani per generare ricompensa inaspettata a chi sa donare senza preventivare ritorno? Così vanno le cose: l’acqua va al mare e il bene è un seme che riempirà i campi di frutti. La poesia è la lingua degli animi nobili, la bontà è essa stessa poesia”. E se c’è un gioco comunicativo tra enti e persone che sarebbero rimasti estranei, è anche vero che il nodo, la congiunzione, il legame sta nella potenza accogliente della poesia che, come ha sottolineato il presidente della giuria 2022 Franco Salcuni, “resta un campo aperto, come le canzoni e la musica, in cui esprimere emozioni, trasmettere saperi altri, costruire sentire comune. È anche il linguaggio che esprime tutto l’esprimibile, sfugge ad ogni censura, elude l’inquisizione, è un rifugio inclusivo dove c’è spazio per tutti, ricchi e poveri, sani e malati, bianchi o neri, senza esclusioni e preclusioni, dove ognuno può trovare salvezza. Jim Morrison sembra fare eco alla Merini e a quell’assenza di porte della poesia, sottolineando che non solo quella casa è aperta come una stazione di arrivo per rifugiati esistenziali, ma anche come stazione di partenza dalla quale andare verso le proprie possibilità di vita, e dice “la vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità. Apre tutte le porte. E voi potete passare per quella che preferite”.

A noi, dunque, scegliere la porta attraverso cui passare, la stazione da cui partire, il possibile da rendere reale.

Il Sentiero dell’Anima