GIOVENTU’ NAZIONALE: “L’ITALIA MERITA UN NUOVO RISORGIMENTO, ORA”

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L’ Italia vive uno dei momenti più drammatici della propria storia. Crisi occupazionale, con la conseguente fuga dei migliori cervelli, decadenza dei costumi, perdita di idee, fazioni politiche che rendono la divisione motivo di battaglia da più di settant’anni e la morte dei valori tradizionali mettono costantemente a rischio la fiera nazione di Augusto, Virgilio, Dante e Garibaldi. Molti giovani non conoscono la storia dei loro padri, sono ossessionati da elementi effimeri e dal consumismo, non sono proiettati verso il futuro, non comprendono il valore della Nazione e, sopiti, non si accorgono che la vita di un uomo perde il suo massimo senso se non è calata in determinati contesti sociali, il più alto dei quali è la Patria. La nostra Terra ha bisogno di un nuovo Risorgimento e la rivoluzione in tal senso deve basarsi sugli ideali che animarono i giovani ribelli come Goffredo Mameli. Nel 1861 ci si liberava dall’invasione dello Straniero, oggi, i Nemici sono altri e sono più subdoli e sottili; interessi occulti, relativismo culturale, materialismo, globalismo e apatia vanno sicuramente annoverati tra i maggiori. Una vita il cui unico fine si racchiude nel consumare, vivere senza vincoli, trastullarsi e accettare passivamente qualunque decisione venga presa dall’ alto non è degna di essere vissuta. La Nazione delle menti geniali di Dante e Michelangelo, spinti dall’ amore, dalla visione in grande, dall’indagine filosofica e dalla volontà di avvicinarsi alla perfezione divina e di rigenerare l’umanità rischia di trasformarsi in una terra spoglia e sterile, destinata a scomparire. La gioventù si rialzi e riscopra il valore della frase “Sono italiano”. Solamente l’attaccamento alla propria terra, che è la più dolce di tutte- per usare un’espressione omerica- può consentirci di vivere con i piedi per terra e l’anima tesa a cose sempre più grandi, di preservare le meraviglie che i nostri Padri ci hanno lasciato e di progredire moralmente, economicamente e spiritualmente. Omnia vicit amor è un principio che racchiude il tutto; l’amore per la Famiglia, per la Patria e per una dimensione divina, ci permetterà di andare oltre e di non arrenderci. La chiave per rinascere sta nella riscoperta del passato e nei punti di partenza, dai quali è possibile proseguire solo se lo vogliamo. Siamo dei piccoli sulle spalle di giganti. Tra vari secoli, i nostri discendenti dovranno poter dire la stessa cosa parlando dell’Italia e della sua gente. Abbiamo perso fin troppo tempo, ogni anno che passa nuove tragedie si aggiungono e la pandemia potrebbe piegarci definitivamente. Iniziare ora è un obbligo e vanno abbandonate la desistenza e la paura del fallimento. La vita è militanza costante e la vittoria arriva solo se c’è volontà e unità e la politica cambierà soltanto se l’iniziativa partirà dalle nuove generazioni; non siamo impotenti e inermi, se dei giovani Patrioti hanno potuto combattere militarmente contro uno dei più grandi imperi, per noi non sarà impossibile ritrovare l’orgoglio e il vigore. Non è retorico ribadire che un nuovo Risorgimento può partire solo dal riscatto giovanile. Senza farsi schiacciare dalle esigenze dell’attualità, ma mantenendo uno sguardo lucido sulle prospettive future, crediamo che la politica debba prestare attenzione a queste tre tematiche che rappresentano elementi imprescindibili per il rilancio Nazionale e tre emergenze da affrontare con chiarezza e decisione:

Lavoro ai giovani: ostacolare la gerontocrazia

Nel 2020 erano 3 milioni i dipendenti statali con età media di 50,7 anni. Quasi il 18% di questi avevano oltre 62 anni al momento della rilevazione. Questo dato ci porta al primo posto della classifica europea per la più alta età media per i lavoratori nel settore pubblico. Nel settore Privato la situazione sembra analoga: l’età media dei CEO delle grandi aziende è, attualmente, di 59 anni. Una Nazione che non dà lavoro ai giovani, sicuramente è una Nazione che non punta sul futuro: secondo dati Istat, il 64.3 % dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive o è mantenuto dalla propria famiglia; di questi, solo il 36% è uno studente. Bisogna essere critici: dalla bozza del PNRR, il Recovery Plan italiano, non sembra che ci siano buone notizie. Dei 208 miliardi di euro che arriveranno al nostro paese solo 2% (4,53 miliardi) verrà speso per le politiche giovanili, per di più spalmati su sei anni. Riaprire scuole, musei e centri sportivi per aiutare la socializzazione Mentre si fatica a garantire un sostegno economico alle imprese colpite con ferocia dalle disposizioni governative anti-Covid, non esiste “ristoro” al mondo capace di risarcire la gioventù italiana delle esperienze perdute dietro ad uno schermo piuttosto che quelle vissute tra i banchi di scuola o in palestra: luoghi, questi, insostituibili nel loro ruolo di socializzazione. Il confronto con i propri compagni di classe, con i docenti o con la propria squadra rappresenta quel modo di vivere che non potrà mai essere sostituito da nessun altro strumento. Più che comprensibili i motivi che hanno portato ad una loro iniziale chiusura; ma la nostra preoccupazione nasce sulla scarsa considerazione che si dà a questi luoghi e alle attività ad essi collegate. Il fenomeno della depressione giovanile è sempre stato considerato “un male del nostro tempo” ed in Italia, ogni anno muoiono circa 200 giovani (sotto i 24 anni) per suicidio. In questo periodo di crisi sono poi impressionanti i dati legati ai ricoveri per autolesionismo e tentativi di suicidio: nel 2011 ci sono stati 12 ricoveri nel 2020 siamo arrivati a 300 (quasi uno al giorno). Oltre al fattore sociale, bisogna anche prendere in considerazione il danno che si fa alla nazione in termini di “regressione professionale”. La DAD non solo facilità l’alienazione dell’adolescente, ma non ne garantisce nemmeno una corretta formazione, cosa che lo studente (quindi la Nazione) pagherà amaramente nel corso degli anni. Lo sviluppo di figure professionali altamente qualificate rischia di essere inficiato da un percorso universitario mutilato che non riesce, tramite l’apprendimento a distanza, a trasmettere interamente l’offerta formativa allo studente.

L’Italia che non nasce: sostegno alla natalità

Nel parlare di nuovo risorgimento non si può certamente evitare di trattare l’annoso problema della natalità, viviamo ormai una lenta e triste decrescita nel numero di nuovi nati che nel lungo periodo porterà ad una netta riduzione della consistenza numerica del popolo italiano. Un triste fenomeno che appare inevitabile dover risolvere se si vuole davvero tentare di dare una svolta alla situazione attuale del paese. Ogni tentativo di ricostruzione in effetti sarà inutile se il problema verrà glissato. La sopravvivenza della cultura nazionale italiana è chiaramente ancorata alla prosecuzione storica del suo popolo, per quanto possibile è quindi dovere, in qualità di forza politica, tentare la svolta. La risoluzione del problema certamente genererà l’inversione, di una deriva che sembra ormai inarrestabile, tale da rendere congrua la definizione di nuovo risorgimento. La direzione globalista che sta prendendo la società di oggi, non lascia spazio alla nascita di nuovi bambini: la cultura dell’individualismo e quindi l’annullamento del valore della famiglia; l’emergenza abitativa che vede i giovani relegati in casa con i genitori; ed infine la mancanza di un lavoro stabile che permette l’indipendenza e la sopravvivenza dell’individuo. Si è scelta una narrazione in cui l’aborto sembra l’unica soluzione percorribile, siamo arrivati in un momento storico che non solo non permette l’indipendenza dell’individuo, ma arriva a negare anche la vita dei suoi stessi figli: un figlio è un bene di lusso, se lo possono permettere solo ragazzi che hanno il sostegno delle generazioni passate. Gli altri stati europei, che sembrano non aver perso il valore della vita umana, affrontano la situazione con sostegni economici alle giovani coppie, che diventano più cospicui man mano che si scende nella scala sociale, addirittura prevedendo un bonus aggiuntivo se il bambino viene cresciuto da un solo genitore! Francia e Norvegia prevedono un bonus mensile per il sostegno dei bambini, mentre l’Ungheria garantisce prestiti a tasso zero per le nuove coppie. L’Italia, invece, nel 2019 ha registrato un dato inquietante: un ricambio naturale che si attesta a percentuali peggiori di quelle del 1918 (anno della fine dalla Grande Guerra). La soluzione che intravediamo passa col raggiungimento di tre traguardi: sgravi fiscali ed aiuti economici alle giovani famiglie; accesso agevolato al mercato immobiliare e, ultimo ma più importante, la tutela delle giovani donne nel mondo lavorativo che spesso le vede vittime di un vero e proprio ricatto occupazionale.

Gioventù Nazionale