Competenze e benessere dei ragazzi in pandemia. La pandemia ha causato la chiusura delle scuole, ma ha anche ridotto la possibilità per bambini e ragazzi di imparare in altri ambienti, socializzando con coetanei e adulti al di fuori dall’ambito familiare. Gli effetti devono quindi essere valutati nel loro complesso e sono solo in parte imputabili alle restrizioni imposte alla scuola in presenza.
Purtroppo, non ci sono ancora evidenze su come la pandemia abbia influenzato lo sviluppo di competenze come la capacità di collaborare con gli altri, di risolvere problemi complessi autonomamente o la creatività. Nonostante sia sempre più riconosciuto che queste competenze sono cruciali nel mondo del lavoro e per essere cittadini attivi e consapevoli, lo sforzo per misurarle e promuoverle rimane finora inadeguato.
Gli studi che hanno analizzato il benessere dei ragazzi mostrano come in alcuni paesi i livelli di ansia, stress, solitudine e noia siano aumentati. Mostrano anche come ci sia stato un aumento della proporzione di bambini e ragazzi che manifestano sintomi di malessere grave rispetto al periodo pre-pandemico. Per esempio, in Germania la percentuale dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni che dichiarava di soffrire di ansia è passata dal 15 per cento del periodo pre-Covid al 24 per cento durante la pandemia. Nei Paesi Bassi, tra i ragazzi tra gli 8 e i 18 anni i disturbi di ansia sono cresciuti dal 9 al 17 per cento e i disturbi del sonno dal 6 al 12 per cento.
L’abbandono scolastico. Una seconda emergenza a livello globale riguarda l’abbandono scolastico. In tutto il mondo, le difficoltà in cui si sono trovate le famiglie hanno spinto molti ragazzi, soprattutto bambine e ragazze in condizioni socio-economiche svantaggiate, ad abbandonare gli studi. Nonostante i miglioramenti dell’ultimo decennio, con un tasso del 13 per cento nel 2020, l’Italia rimane uno dei paesi dell’Unione europea con livelli di abbandono scolastico superiori ai target fissati in sede europea. La pandemia potrebbe avere effetti negativi di lungo termine in questo senso.
Cosa succede agli apprendimenti. L’evidenza degli effetti della pandemia sugli apprendimenti rivela una grande eterogeneità. In alcuni paesi, come la Francia e l’Australia, sono rimasti essenzialmente stabili, mentre in altri sono stati decisamente inferiori rispetto a quelli attesi. Per esempio, il calo nella regione fiamminga del Belgio nella comprensione linguistica degli studenti del grado 6 rappresenta l’equivalente del 50-75 per cento del guadagno medio stimato in un anno scolastico normale. In Italia, i punteggi degli studenti del tredicesimo grado (quinta superiore) calano tra il 40 e il 60 per cento rispetto ai guadagni attesi in un anno scolastico prima del diffondersi del Covid.
Conseguenze sulle disuguaglianze. Si è molto discusso se – e quanto – la pandemia possa aver ampliato le disuguaglianze nel breve termine e quali siano le conseguenze nel lungo se non si adottano interventi correttivi. I risultati degli studi empirici rivelano che in Belgio, Olanda e Inghilterra le differenze socio-economiche nei risultati scolastici sembrano essere aumentate, in Germania l’effetto sembra essere stato omogeneo tra diversi gruppi, mentre in Francia sembrano esserci state conseguenze più negative per gli studenti nelle scuole di aree socio-economiche svantaggiate.
Anche se può apparire un paradosso, una diminuzione delle disuguaglianze a seguito della pandemia non è necessariamente positiva. Una riduzione dovuta a un livellamento verso il basso, con effetti negativi più marcati tra gli studenti avvantaggiati e nessun effetto tra gli studenti svantaggiati, può infatti rivelare la scarsa efficacia del sistema scuola per questi ultimi prima della pandemia. In uno studio recente sugli apprendimenti, abbiamo osservato proprio questo effetto: in Italia, gli apprendimenti in matematica degli studenti del grado 8 (terza media) che avevano un basso livello socio-economico, ma alti livelli di competenze di partenza non sembrano essere diminuiti tanto quanto quelli degli altri.
Gli investimenti per la Dad. Stime recenti indicano che, dall’inizio della pandemia fino a giugno 2021, sono stati investiti 16 mila miliardi di dollari in pacchetti di stimolo in tutto il mondo, il 97 per cento dei quali in paesi ad alto reddito. Ma solo 467 miliardi delle risorse aggiuntive sono state destinate all’istruzione. La maggior parte dei paesi ha investito molte risorse per rafforzare la possibilità di effettuare insegnamento a distanza, per il supporto mirato agli studenti in difficoltà, per l’estensione dell’orario o del calendario scolastico e per aumentare le competenze degli insegnanti.
Penso si tratti di un’importante azione di lungo termine. In Italia, come altrove, molti insegnanti erano poco preparati alla didattica a distanza per mancanza di familiarità con i supporti digitali. Ma, come indicato dallo studio Ocse Talis, un freno ancora più forte è stata forse la scarsa familiarità di molti docenti con approcci pedagogici che, durante la pandemia, potessero garantire maggiore coinvolgimento e partecipazione dei ragazzi. Investire in formazione iniziale e in aggiornamento continuo del corpo docente è cruciale per consolidare i passi avanti che sono stati fatti e adattare le tante innovazioni e sperimentazioni frutto delle necessità legate alla pandemia per costruire una scuola del futuro che sia inclusiva e di qualità. (lavoce)