Tutti vogliono bene alla loro città, o meglio, tutti dovrebbero voler bene alla loro città. Sembra abbastanza scontata questa affermazione, ma è veramente così?
Forse non c’è ne accorgiamo ma, molto spesso dimentichiamo, nonostante tutto, che è qui che scorre la nostra vita, che è qui che dobbiamo inventarci il nostro futuro per creare opportunità di crescita, per renderla più accogliente, più attrattiva e competitiva e darle un futuro che ieri non c’era.
Ma perché si deve voler bene alla propria città?
Amo San Nicandro perché ho rispetto per il luogo in cui vivo e, per fare questo, bastano gesti semplicissimi come il rispetto dei luoghi del bene comune, dai marciapiedi ai giardini, alle strade e non fare ciò che non oseremmo mai fare a casa nostra, come gettare a terra un mozzicone di sigaretta o sfregiare o rompere una pianta. Ma anche il muoversi nel traffico, con qualsiasi mezzo, rispettando un minimo di regole della strada e del buon senso. Tali regole del buon senso devono essere applicate anche sui social evitando insulti, denigrazioni e contrapposizioni che non aiutano a risolvere alcun tipo di problemi.
Ma chi ancora dovrebbe aver cura della propria città?
La politica, la scuola e la famiglia. Sono tre entità di vitale importanza per la costruzione stessa della città e che non possono vivere senza una interazione continua per dare vita ad un organismo vivente, complesso ed articolato, di cui ognuno è parte costituente.
La politica che organizza la vita sociale della città, la famiglia, il nucleo di ogni aggregato e la scuola, come struttura portante della crescita e della formazione delle nuove generazioni. La famiglia, valore residuo della tradizione, resiste come luogo degli affetti sconvolta com’è dai venti della aridità dei valori, del consumismo ad ogni costo e della insoddisfazione perenne. La famiglia combatte quotidianamente contro l’indifferenza di coloro i quali dovrebbero preservarne la vita, alimentandone le energie.
Infine, la scuola che è la principale agenzia educativa e cantiere per l’innovazione, capro espiatorio per tante manovre di riforme sempre chiamata al cambiamento per assecondare l’interesse di movimenti politici, sindacali e, raramente, di categoria. La “buona” scuola ha arrecato più danni che benefici per chi la legge dall’esterno.
E molto può fare e deve fare la politica locale in quanto un bravo sindaco, con una buona squadra di amministratori, può fare la differenza e cambiare la storia di una città anche quella più complicata. Ma far fare tutto questo alla politica non deve essere assolutamente un alibi per il nostro disimpegno. Ogni giorno, prima di chiedere a un sindaco, a un assessore, a un consigliere comunale, che cosa stanno facendo per la città, domandiamoci cosa stiamo facendo noi, in prima persona.
Il Direttore