È solo e sempre una questione di scelta. Ognuno vive la propria vita secondo le proprie scelte che possono essere sbagliate per gli altri ma che per chi le mette in opera rappresentano il cammino della propria vita e le tappe della visione del suo essere, del suo far parte della comunità.
A parte le scelte della propria vita familiare, la scelta che fa una comunità è quella di indicare da chi vuole essere amministrata. Evidentemente una scelta politica che non sempre, o non per tutti, è una scelta ideologica di partito, ma una fiducia nelle persone. Infatti, affidare ad altri i propri sogni per una comunità migliore significa mettere nelle mani degli altri il proprio domani.
L’esperienza della rielezione di Mattarella insegna che non è stato un bello spettacolo in quanto coloro che hanno ricevuto il nostro consenso elettorale non hanno saputo darsi un presidente condiviso con un modo di fare politica lontana da ogni logica che poteva portare ad una soluzione nella quale tutti potessero individuare una personalità nella quale riconoscersi.
Ecco quindi l’importanza delle scelte nella vita e quella della politica è quella che più condiziona la comunità.
San Nicandro ha fatto la sua scelta e giudicare dopo cento giorni un’amministrazione comunale si rischia il ridicolo proprio per la tempistica che caratterizza l’amministrazione pubblica che, invece, ha bisogno di tempi più dilazionati per le azioni da svolgere. Infatti, la rigenerazione urbana che è stata avviata in Corso Garibaldi ne è prova di quando sia lungo l’iter procedurale cominciato con l’amministrazione Gualano.
Perché questo discorso sulle scelte? Perché c’è chi dà i primi giudizi sulle scelte fatte in cabina elettorale nell’ottobre scorso. Infatti, sono in tanti a dare giudizi positivi sull’operato del governo cittadino ma ci sono anche quelli che o si astengono e quindi non pronti a giudicare, oppure si lasciano andare a considerazioni che la politica è sempre la stessa e che è utopistico immaginare negli uomini che fanno politica il senso del benessere collettivo.
Questi ultimi sono convinti che nulla cambia quando, invece, tutto può succedere. E allora la scelta tra l’assuefazione e la speranza, forse è meglio scegliere la speranza.
Il Direttore