CONVIVERE CON UN POSITIVO RESTANDO NEGATIVI. ECCO COME

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I consigli di Ignazio Grattagliano, coordinatore della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) Puglia.

La quarta ondata della pandemia da Covid-19, con la diffusione della variante Omicron che in quanto a contagiosità non ha precedenti, sta mettendo a dura prova gli italiani. Imbattersi in una famiglia che abbia al suo interno almeno un positivo non è affatto cosa rara.

E allora, come gestire questa “scomoda” convivenza? È possibile vivere nella stessa casa di una persona affetta da Covid-19 e non contagiarsi?

Ne parliamo con Ignazio Grattagliano, coordinatore della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) Puglia.

L’auto-isolamento in una casa, anche se piccola, in cui possa vivere solo la persona infetta è, ovviamente, la situazione ideale. Ma anche piuttosto utopica. Per questo, ci riferiremo alla condizione comune alla maggior parte degli italiani, in cui si trovano a convivere in un unico appartamento di medie dimensioni (tra i 60 e gli 80 mq) dalle 2 alle 5 persone, compresi bambini e, talvolta, anche soggetti anziani o fragili.

Le variabili. Oltre alle dimensioni dell’appartamento e al numero di persone che vi abitano, sono diverse altre le variabili da valutare. «È bene tenere presente – spiega il medico di medicina generale – se i soggetti conviventi sono tutti vaccinati, con quante dosi, quanto tempo è trascorso dall’ultima somministrazione. Oltre a coloro che sono già considerati fragili a causa di malattie pregresse, sarà da considerare più a rischio, e quindi da tutelare maggiormente chi non è “in regola” con l’iter vaccinale (ovvero chi non è in possesso del cosiddetto Green passa rinforzato), e chi non rientra tra le fasce di popolazione vaccinabile, come i bambini al di sotto dei cinque anni».

Gli ambienti comuni. Prima di entrare nel dettaglio, analizzando i comportamenti più consoni ai diversi ambienti di un appartamento, il dottor Grattagliano ricorda alcune norme di buon comportamento: «Numero uno: indossare esclusivamente mascherine FFP2, sia che si tratti della persona infetta, che di chi rischia il contagio. Questa tipologia di mascherina pare rappresenti una barriera più efficace contro la variante Omicron. Due: utilizzare frequentemente soluzioni idroalcoliche per sanificare i luoghi in cui transita la persona affetta da Covid-19. Tre: usare guanti monouso laddove sia strettamente necessario condividere uno spazio, avendo cura di farlo per un periodo molto limitato».

Se la camera da letto è una sola. La situazione ideale sarebbe poter destinare una camera ad uso esclusivo della persona contagiata. «Se si è costretti a condividere lo stesso ambiente anche di notte, come nel caso di un monolocale, è più difficile offrire suggerimenti particolarmente utili – ammette Grattagliano -. Tuttavia, non è escluso che, rispettando precisi accorgimenti, si possa evitare il contagio. L’areazione della stanza è estremamente importante: va ripetuta più volte al giorno, prestando attenzione a non esporre il malato a delle correnti d’aria fredda che potrebbero aggravare la sua condizione di salute. Poi, se non crea eccessivi problemi respiratori, sarebbe preferibile dormire con la mascherina, anche chirurgica. Infine, laddove possibile, separare i letti o distanziare i materassi verso i poli opposti della stanza, per evitare di ritrovarsi a distanza troppo ravvicinata durante il sonno».

Se il bagno è in comune. «L’utilizzo del bagno deve avvenire sempre in maniera separata. Se ad usufruirne è il soggetto contagiato deve far seguito una pulizia con soluzioni idroalcoliche di tutte le superfici, dei sanitari e di eventuali accessori – commenta Grattagliano -. Se ad effettuare la sanificazione è il soggetto sano è bene che entri nell’ambiente “bardato”, con mascherina, guanti monouso, visiera e che si cambi d’abito al termine dell’operazione».

I pasti. «Ricordando che chi è affetto da Covid-19 deve mantenere un regime alimentare sano ed equilibrato, consiglio che i pasti siano consumati nella stessa stanza in cui dorme, come accadrebbe se fosse ricoverato in ospedale. Le stoviglie utilizzate dal contagiato devono essere lavate separatamente da tutte le altre, sempre utilizzando detergenti idroalcolici. Nel caso di stoviglie usa e getta, riporle separate da tutti gli altri rifiuti, chiudendo accuratamente il sacchetto e smaltendolo nella maniera opportuna», aggiunge il medico.

Occhiali in casa, sì o no? È ormai risaputo che il virus possa “entrare” anche attraverso gli occhi. «Per questo, in mancanza di apposite visiere o di occhiali in grado di fasciare completamente il volto, è consigliabile che i portatori di occhiali da vista li indossino durante tutto il giorno, evitando l’utilizzo di lenti a contatto», suggerisce Grattagliano.

E con i bambini? Baci e abbracci devono essere completamente banditi, cercando di avvicinarsi il meno possibile ai più piccoli. «Laddove possibile, l’ideale sarebbe isolarli in una stanza protetta, a cui la persona contagiata non ha accesso. Se, invece, è il bambino ad aver contratto il virus, così come si farebbe per assistere un paziente fragile affetto da Covid-19, sarebbe necessario prestargli assistenza utilizzando tutti i dispositivi di protezione individuale e cambiandosi d’abito in entrata ed uscita», dice il coordinatore SIMG Puglia.

Le “insidie” dell’aerosol. “No alle cure fai da te” è l’ultima ed importante raccomandazione del dottor Gattragliano. «Non “tentare” di curare il Covid-19 con farmaci che non siano prescritti da medici. In particolar modo, non utilizzare l’aerosol, che pur essendo utile al trattamento di manifestazioni faringo-tracheali, può trasformarsi in un mezzo di diffusione del virus all’interno della casa. Il rischio di contagiare gli altri conviventi – conclude – è nettamente superiore all’eventuale utilità terapeutica». (sanitainformazione.it)