S’intitolava “Inclusione sociale – Tra realtà e utopia” il convegno che si è tenuto nella Biblioteca della Camera dei Deputati Sala del refettorio. Fra i relatori c’era anche l’onorevole Antonio Tasso, che, in qualità di consigliere della FITeT, ha svolto un intervento volto a illustrare l’impegno federale a favore delle persone con disabilità.
«Il livello di civiltà di un popolo e di uno Stato – ha spiegato Tasso – si misura anche dalla capacità di assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e partecipazione a tutte le aree della vita pubblica, sociale ed economica. In questo contesto, lo Sport fa la sua parte, perché risponde ai criteri di inclusività, solidarietà, sensibilità e diritti sociali riconosciuti verso le persone con disabilità. Riveste un ruolo importante nello sviluppo fisico, psichico e sociale della persona, consente di approfondire la conoscenza del proprio corpo, delle potenzialità, ma anche dei propri limiti e diventa un elemento fondamentale come opportunità di crescita e formazione, che permette di raggiungere un importante benessere interiore».
Il consigliere federale ha poi ricordato che «istituire discipline sportive nella terapia è sicuramente utile sia a livello fisico sia psicologico. Praticare sport aiuta infatti a ritrovare la propria autonomia, realizzarsi a livello sociale e recuperare la mobilità. Queste attività rafforzano l’autostima, oltre ad avere la valenza di un percorso riabilitativo. Per un soggetto disabile la pratica regolare dell’attività sportiva migliora le qualità fisiche, potenzia gli aspetti cognitivi e psichici e sviluppa competenze socio-relazionali, facilitando l’inserimento in un contesto sociale».
Con riferimento al tennistavolo, Tasso ha sottolineato che «è uno sport che può essere praticato da chiunque, bambini, adulti, disabili… senza differenza di sesso. Storicamente è stato una delle prime discipline sportive a essere state utilizzate dal neurologo inglese Ludwig Guttman come terapia riabilitativa per i reduci del secondo dopoguerra e ancora oggi è la prima disciplina sportiva impiegata per la riabilitazione. La pratica da parte degli atleti paraplegici, ad esempio, ha effetti positivi sui muscoli dorsali e addominali ed è utile nei primi tempi per prendere confidenza con la carrozzina».
A questo proposito «la Federazione Italiana Tennistavolo, con i suoi organi periferici, ha avviato dei veri e propri studi che hanno dimostrato che, ad esempio, i benefici ottenuti dalla pratica del tennistavolo su soggetti affetti da malattie neurodegenerative (come il Morbo di Parkinson) sono notevoli e incoraggianti. Riduzione dei tremori, della rigidità e, di conseguenza, dell’utilizzo dei farmaci, sono alcuni dei benefici più immediati riscontrati. Dopo la Sicilia e la Sardegna, un nuovo studio sta per essere avviato dall’università di Foggia, grazie alla collaborazione con il locale Comitato FITeT. I risultati ottenuti in Italia vanno a confermare quanto conseguito in Giappone e in Germania»
In chiusura Tasso ha esemplificato l’aspetto dell’inclusività: «La FITeT, in occasione degli Europei Master dello scorso anno a Rimini, ha chiesto e ottenuto l’introduzione, per la prima volta nel programma agonistico, degli atleti paralimpici, un’azione che sarà replicata anche per i Mondiali Master di Roma, che si svolgeranno nel luglio 2024. Di fatto quello della capitale sarà il primo evento mondiale realmente integrato nella storia del tennistavolo».
ROBERTO LEVI