CELLULARE A TAVOLA: LA MALEDUCAZIONE E’ SERVITA

0
348

Una ricerca anglosassone dimostra che con lo smartphone sul tavolo diminuisce il piacere. Per il cibo e per la compagnia. Eppure, tenerlo silenzioso o spegnerlo non è difficile.

Il cellulare a tavola, poggiato come se fosse un tovagliolo, specie a cena, è come un rutto. Un gesto innocuo ma di grave maleducazione, a discapito nostro e di chi ci accompagna durante il piacere dello stare insieme mentre si mangia.

CELLULARE A TAVOLA

Nessuno si sognerebbe di mettere sul tavolo altri oggetti personali, pensate a un mazzo di chiavi che tra l’altro ingombra le tasche dei pantaloni o della giacca, ma con lo smartphone ci sentiamo autorizzati a fare qualsiasi cosa. Anche a coltivare una contagiosa cattiva educazione che straccia le regole fondamentali del galateo a tavola.

USO DELLO SMARTPHONE A TAVOLA

A questo punto potreste anche fregarvene dello stile, e sarebbe comunque un errore, e allora proviamo a convincerci a spegnere il cellulare a cena con altre motivazioni. La prima è documentata da un punto di vista scientifico: state sprecando piacere. Un doppio piacere, quello del cibo e quello della convivialità.

La rivista Journal of Experimental Social Psychology ha pubblicato una ricerca che dimostra come e quanto il piacere diminuisce se la vostra cena è accompagnata dal cellulare. E dal suo possibile trillo. In una scala da 1 a 7 lo spreco di piacere per colpa dello smartphone piazzato nel posto sbagliato è tra il mezzo punto e un punto. Non poco. E attenzione: lo spreco di piacere colpisce sia l’apprezzamento del cibo sia che la gioia per la conversazione. Oltre l’11 per cento delle persone che mangiano in compagnia di un cellulare non apprezzano la qualità del cibo nel piatto. È come se non lo gustassero.

CELLULARE A TAVOLA E MALEDUCAZIONE

Secondo le statistiche, il 94 per cento delle persone si infastidiscono quando vedono l’interlocutore, mentre parlano, distratto a guardare lo schermo dello smartphone.  E il 92 per cento sente il bisogno di guardare negli occhi quando parla con qualcuno. E allora perché mettere questa pistola sulla tavola, mentre si mangia, pronta a sparare, cioè a distrarci? È davvero tanto complicato prendere una pausa dalle conversazioni con il cellulare inserendo una risposta automatica? Si dice: devo rispondere per questioni di lavoro.  Più falso che vero, perché non esistono risposte che bisogna dare sempre e comunque in tempo reale. E se qualcuno le chiede, bisogna spiegargli che una pausa alla connessione di qualche minuto, come il diritto alla pausa pranzo, non cambia la vita lavorativa di nessuno. Ma semmai la migliora.

CELLULARE A CENA

Ci sono poi altri effetti collaterali di questa pessima abitudine. Aumenta l’ansia. Uno smartphone acceso e piazzato sulla tavola annuncia sempre qualcosa. Non è distaccato. Ci può essere un messaggio, una telefonata (anche sgradita), il rilancio di una notizia. Tutte cose che hanno lo stesso effetto: aumentare un certo stress che abbiamo addosso e abbiamo accumulato nel corso della giornata. E invece la cena dovrebbe produrre un risultato opposto, ovvero liberarci da queste ansie, grazie al buon cibo e alla buona compagnia.

Lo smartphone a tavola, isola, crea un muro di separatezza tra le persone. Anche se non se ne accorgono. Guardate, e la scena purtroppo è molto frequente, alla coppia seduta al tavolo di un ristorante, a cena, entrambi con lo smartphone acceso e in funzione. Hanno la testa nel rispettivo apparecchio, sorridono e smanettano come se non ci fosse nessuno, e il compagno o la compagna della serata si trasformano in estranei. È una cena tra fantasmi.

RISTORANTI CELL FREE

Si stanno moltiplicando, e ne abbiamo parlato anche sul nostro sito, i ristoranti cell free. Sono iniziative lodevoli e provocatorie, ma abbiamo la sensazione che si tratti più che altro di operazioni di marketing. Qui la scelta di uno stile di vita tocca a noi, solo a noi. E in fondo non è difficile lasciare uno smartphone o un cellulare nella giacca o con il silenzioso mentre si cena. Durante il giorno lo tocchiamo, in media, almeno 80 volte. Se diventano 79 non crolla il mondo. (nonsprecare)