ATTI INTIMIDATORI CONTRO AMMINISTRATORI PUBBLICI, COMMISSIONE STUDIO E INCHIESTA

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Tornano ad aumentare gli atti intimidatori registrati in Puglia, che secondo i dati del 2019, diventa la seconda regione in Italia, dopo la Campania. Sono 71 i casi censiti, con un incremento del 20% rispetto al 2018, quando furono 59. Casi raddoppiati nella provincia di Foggia che con 21 segnalazioni nel 2019 risulta anche la quarta area più colpita a livello nazionale.

Questo il dato emerso oggi nel corso delle audizioni della Commissione di studio e di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata della Regione Puglia, riunitasi per l’ultima seduta della legislatura. La presidente Rosa Barone, auspicando che la Commissione possa esserci anche nella prossima legislatura per continuare il lavoro svolto, ha voluto concludere il suo mandato con un focus sulla situazione pugliese così come emerge dal nono Rapporto “Amministratori sotto tiro” dell’associazione nazionale Avviso pubblico. Un lavoro che nasce nel 2010, e in cui ogni anno vengono raccolte e analizzate le minacce e le intimidazioni mafiose e criminali nei confronti degli amministratori locali e di persone che operano all’interno della Pubblica Amministrazione in tutta Italia.

Ad illustrare i dati, il coordinatore regionale di Avviso pubblico, Pierpaolo d’Arienzo, sindaco del Comune di Monte Sant’Angelo anche lui destinatario, insieme all’assessore al Bilancio, di minacce di morte.
A Cerignola e Manfredonia, comuni che nel corso del 2019 sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, si sono registrati incendi di auto e minacce verbali. Colpiti anche il Comune di Peschici, San Giovanni Rotondo Carapelle e Orta Nova.

La provincia di Lecce conferma l’elevato numero di casi (17) già fatto registrare nel 2018. A Parabita, Comune sciolto per mafia nel 2017 e già teatro di intimidazioni contro gli amministratori locali nel 2018, si è verificato uno dei casi più gravi con le lettere di minacce ai tre commissari prefettizi. Stabile invece il numero delle intimidazioni registrate nella provincia di Bari (14 casi distribuiti in 11 Comuni).

Otto i casi censiti nella provincia di Brindisi: ad Ostuni, le intimidazioni contro il sindaco Tanzarella hanno spinto la prefettura a dotarlo della scorta. In aumento le intimidazioni nella provincia di Barletta-Andria-Trani, dove si sono registrati 7 casi, mentre in provincia di Taranto sono stati 4.

Il Rapporto, con riferimento all’attività investigativa della Direzione Nazionale Antimafia, evidenzia come le mafie che operano nel Foggiano e nell’area del Gargano riassumono i tratti del familismo mafioso tipico della ‘ndrangheta a cui uniscono la vocazione agli affari, la capacità di infiltrazione nel tessuto economico-sociale, la scelta strategica di colpire i centri nevralgici del sistema economico della provincia, cioè l’agricoltura, l’edilizia e il turismo. Entrambe hanno comunque una caratterizzazione unitaria e completamente diversa dalla criminalità organizzata del circondario di Bari.

Altro fenomeno all’attenzione della DIA, quello della criminalità giovanile, evidenziato dal ruolo di rilievo ricoperto da ragazzi molto giovani o appena maggiorenni, già collegati alla criminalità organizzata, responsabili di gravi delitti, come rapine, estorsioni e porto illegale di armi.

Allargando poi l’analisi alle modalità e ai periodi di maggiore incidenza, il Rapporto evidenzia una prevalenza delle minacce dirette (87%), quelle rivolte ad amministratori locali, rispetto a quelle indirette (13%) che riguardano strutture, mezzi di raccolta dei rifiuti, intimidazioni a lavoratori e parenti e che si concentrano maggiormente nei periodi di competizione elettorale.

Da ultimo, rilevati chiari segnali di tentativi di infiltrazione mafiosa nel tessuto economico conseguenti alla crisi derivante dalla pandemia. Grande attenzione ai temi discussi e attività di controllo costante sono state confermate dalle Prefetture di Bari, Bat, Brindisi, Lecce e Taranto impegnate anche in iniziative di prevenzione e di educazione alla legalità nelle scuole.

Alla seduta sono intervenuti inoltre i rappresentanti dei sindacati dei dirigenti e direttivi degli enti locali (DIREL e DIRER) che per quanto riguarda la Regione Puglia hanno riferito di non aver ricevuto alcuna segnalazione relativa ad atti intimidatori.