Nella mattinata del 15 settembre scorso militari della Stazione Carabinieri di Lucera hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere nei confronti di 41 enne, già noto alle forze dell’ordine; a suo carico sono emersi infatti gravi indizi di colpevolezza, tali da giustificare la suddetta misura cautelare, per i reati di maltrattamenti contro familiari, detenzione illegale di arma comune da sparo e violenza privata tentata.
Siamo all’interno dell’alveo di quello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce ambiente di “violenza domestica”, espressione mutuata dal legislatore nella Legge 19 luglio 20219 n. 69, strumento normativo che rappresenta l’architrave per la “tutela delle vittime”, per l’appunto, “di violenza domestica”. Più semplicemente, con riferimento cromatico che immediatamente ci fa percepire la gravità del fenomeno, parliamo di reato di “codice rosso”.
L’attenzione al fenomeno, così come la preparazione degli operatori di polizia, in materia, negli ultimi tempi è diventata particolarmente elevata ed affinata; al contempo la celerità degli accertamenti imposti all’Autorità Giudiziaria, fa sì che la risposta, nei casi in cui le responsabilità appaiano evidenti, sia rapida, tempestiva ed efficace, avendo come primo obiettivo la tutela della vittima vulnerabile.
Come nel caso di Lucera di questi giorni. In particolare alla fine del mese di luglio scorso, una donna si presenta in lacrime alla Stazione Carabinieri di Lucera, denunciando una serie di violenze, fisiche, psicologiche che era costretta a patire da tempo (oltre due anni e mezzo) ad opera del marito. La donna parla di una relazione difficile, di un rapporto coniugale, che seppur nel tempo aveva dato vita a due splendidi figli, ora adolescenti, negli ultimi anni si era fatto insopportabile; liti discussioni prima saltuarie, poi reiterate poi divenute quasi continue, sfociate in vere e proprie aggressioni fisiche, minacce, alcune delle quali, riferisce la donna, con una pistola,
Minacce, aggressioni e comportamenti violenti avvenuti alla presenza dei figli minori che, in alcuni casi, sono diventati loro stessi bersaglio delle scriteriate condotte. Condotte andate avanti anche dopo il mese di luglio, quando la donna, esasperata, aveva deciso di portare via con sé i figli e andare via di casa.
Il meticoloso e celere lavoro dei carabinieri, con il prezioso ausilio, per quanto riguarda l’audizione dei due minori, di psicologa nominata quale consulente dalla Procura, ha consentito di delineare in maniera chiara un quadro indiziario tale da fare scattare le manette a carico del pervenuto, tradotto, dopo le formalità di rito, presso il carcere di Foggia.