“I PATRIARCHI VERDI” DI NAZARIO PALMIERI

0
88

Sono alberi della speranza, che sfuggono alI’usura del tempo.Dalla potente simbologia, queste piante indicano la via del bosco come l’unico strumento efficace per il mantenimento degli equilibri biosferici e la lotta alla crisi climatica.

II primo segnale di vita sul Pianeta risale a 4 miliardi di anni fa e, secondo i biofisici, si tratterebbe di un segnale clorofilliano. Il regno vegetale superiore inizia con le Tallofite del Paleolitico, si evolve con le Gimnosperme e Angiosperme e neIl‘Eocene appaiono gli alberi di specie ancora oggi presenti dopo l’alternarsi delle glaciazioni.

LA NATURA E LA SUA EVOLUZIONE

Gli alberi sono nati, dunque, prima dell’uomo e la Natura, secondo Empedocle, aggregando incessantemente Acqua, Aria, Terra e Fuoco, ha generato la varietà ecosistemica, naturalistica e paesaggistica del Pianeta Terra, variandone di continuo la primigenia composizione in una multiforme e biodiversa materializzazione della vita vegetale e animale.

Nell’eterno divenire del caleidoscopio evolutivo una menzione d’onore spetta ai patriarchi verdi che ne simboleggiano la testimonianza, sedimentata nel tempo e nella storia, con la cristallizzazione della monumentale e malcelata superbia della Natura. Nel patrimonio forestale italiano, esteso per oltre 11 milioni di ettari e caratterizzato da una spiccata variabilità floristica che origina cenosi vegetazionali ai differenti livelli altitudinali, sono stati individuati dal Ministero deIl‘Agricoltura, Sovranità alimentare delle Foreste 4.287 alberi monumentali, appartenenti a oltre 250 specie botaniche, a testimonianza della peculiare posizione geografica dell’Italia quale crocevia floristico di specie mediterranee ed europee, che ha originato particolari endemismi e fenomeni di gigantismo negli esemplari arborei che, con la Ioro monumentale statura, testimoniano le antiche vestigia delle millenarie selve del passato, celebrate in ogni tempo da storici, scrittori e narratori.

UOMO E PIANTE, UN LEGAME INDISSOLUBILE

Questi patriarchi verdi, dal respiro secolare, testimoniano il legame, talvolta millenario, con l’uomo e la sua storia in una dimensione identitaria, nel contempo biologica e antropologica, che li identifica — per dirla con le parole del compianto Direttore Generale dell’economia montana e delle foreste, Alfonso Alessandrini — quali guerrieri del presente, protagonisti della storia e della leggenda, indicatori del tempo e della civiltà, simboli del costume e punti di riferimento per uccelli, pastori, monaci, soldati, amanti, artisti, bracconieri e briganti.

I patriarchi verdi sono cattedrali del bosco che hanno un potente valore carismatico, culturale, storico e religioso. Sono, inoltre, molto spesso, legati alla vita dei Santi come quella di San Francesco, San Giovanni Gualberto e di Padre Pio, o a episodi storici come gli alberi della libertà, piantati dagli aderenti ai moti carbonari per simboleggiare l’esultanza popolare nella caduta dei regimi assolutistici, sulla scia della nuova cultura sociale nata con la Rivoluzione francese.

MONUMENTI ARBOREI MILLENARI

Alcuni di questi monumenti arborei (ginepri, tassi, cipressi, abeti, larici, pini, lecci, castagni, faggi, cerri, roverelle, tigli, ulivi, carrubi ecc.) hanno più di 2.000 anni e altri ancora hanno diametri da primato come il Castagno dei cento cavalli, radicato nelle vicinanze di Sant’AIfio alle pendici dell‘Etna, presso cui, secondo la leggenda, avrebbe trovato riparo dalla tempesta la regina Giovanna d’Aragona, con i| seguito dei suoi cento cavalieri.

Sono templi di sacralità che generano rispetto e stupore, al cui cospetto, neII’antichità, venivano celebrati gli atti più solenni della vita pubblica, come l’esercizio della giustizia o la deliberazione di importanti decisioni per la comunità.

INDICATORI DELL’AMBIENTE

Sono anche archivi naturali di informazioni ambientali nelle varie epoche del passato. Negli anelli di crescita del loro tronco, infatti, attraverso la dendrocronologia siamo in grado di risalire agli accadimenti climatici del passato e ricostruire la storia ambientale.

I patriarchi verdi costituiscono indicatori viventi della qualità ambientale e il loro aspetto, salute, vigore e decadenza diventano misura e prova anche della qualità della nostra esistenza, in una dimensione di reciprocità che lega, da sempre, alberi e uomini e che necessita di essere codificata attraverso atti di civiltà, lungimiranza e solidarietà in favore dei boschi.

I vecchi patriarchi sono iscritti d’ufficio nel patrimonio storico-culturale del Paese, ma sono anche patrimonio della gente che ha sempre riservato loro premure e attenzioni, nascenti più da un timore riverenziale che da vincoli di legge, a motivo di quelI’affinità bioantropogenetica e deIl‘ancestrale convi- venza degli uomini con gli alberi.

Gli alberi monumentali sono alberi della speranza, che sfuggono all’usura del tempo e idealmente schierati a combattere sulla comune frontiera della Pace con la Natura, per preservare i boschi dal fuoco che di- strugge e cancella gli ecosistemi, uccide la fauna e carica l’atmosfera di anidride carbonica, peggiorando il clima, riducendo Io spessore delle risorse naturali e predisponendo il territorio al dissesto idrogeologico.

LA CRISI CLIMATICA

A livello planetario il fronte degli alberi arretra, avanza il deserto e le modificazioni climatiche con il riscaldamento globale. I polmoni verdi della Terra (foreste amazzoniche ed equatoriali) stanno scomparendo al ritmo di 13 milioni di ettari all‘anno, con negative influenze sui cicli biosferici e idrologici che generano processi di desertificazione e perdita di risorse naturalistiche.

Adottiamo la potente simbologia dei patriarchi verdi per indicare la via del bosco come strumento per il mantenimento degli equilibri biogeosferici su scala planetaria, mediante il rafforzamento della cooperazione internazionale per la tutela de| bosco, delle aree protette e delle risorse idriche.

L’effetto bosco contro l’effetto serra e la desertificazione è l’arma più sicura ed economica di cui disponiamo per riequilibrare la biosfera su scala planetaria.

Le conferenze mondiali sul clima, di Rio de Janeiro e di Kyoto, hanno riconosciuto l’effetto bosco come valore biosferico planetario nel tempo della globalizzazione incalzante, promuovendo l’attività di forestazione come misura diretta di lotta contro la desertifica- zione e il riscaldamento globale.

Tuttavia, le convenzioni internazionali da sole non bastano, poichè occorre un lavoro sapiente e soprattutto paziente delle istituzioni preposte, da sviluppare nel corso degli anni.

Custodire (Gen. 2.15) e avere cura del Creato richiede in effetti tempo, attenzione, attesa, solidarietà: in una sola parola pazienza.

Il rispetto del Creato, in coerenza con i Salmi 104 e 148 deII’Antico Testamento, necessita della solidarietà tra uomini e Natura, con la consacrazione di un Giubileo ambientale che incida nella coscienza ed etica umana, per il recupero e il consolidamento della civiltà dell’albero, con l’universale e armonico linguaggio dell’umanesimo che collega Natura e cultura, materia e spiritualità.

Nazario Palmieri (Gen. Div. Comandante Comando Carabiniere Tutela Forestale e Parchi)

Estratto da Natura, rivista di territorio e ambiente Arma dei Carabinieri n. 143 novembre-dicembre 2024