ECCO IL PALAZZO SANNICANDRO DI NAPOLI

0
281

Un lettore di Civico 93 ci ha inviato un messaggio comunicando che a San Giovanni a Teduccio, quartiere di Napoli, c’è la bellissima villa San Nicandro e se c’è qualche relazione con la città di San Nicandro Garganico in quanto  il proprietario del palazzo, fino agli anni 90, era il principe di San Nicandro e che poi, sembra, sia stata donata a qualche ente, tipo beni culturali o Regione Campania o altro.

Si ripropongono le informazioni sul palazzo con un articolo di Orlando Catalano pubblicato sul sito conosciamo Napoli e la Campania.

Palazzo Sannicandro si trova in via Stella 120 sulla destra salendo a metà circa di quest’antica strada che risale il pendio naturale del colle di Fonseca, nell’area denominata della Stella dal complesso religioso contiguo di Santa Maria della Stella.

La storia. Questo palazzo fu edificato alla fine del Cinquecento, su una struttura preesistente di proprietà di un certo Fabrizio Cardito, per volontà del duca di Maddaloni Marzio Carafa della Stadera che lo acquistò nel 1585. La costruzione si collocava sul retro della coeva chiesa di S. Maria della Stella (fondata nel 1571 e ampliata già nel 1587). Il Duca era un appassionato di cavalli e necessitava di ampi spazi coperti per svolgere adeguatamente il loro allevamento. Egli quindi costruì un fabbricato del tutto nuovo, con scuderie, pozzi di approvvigionamento idrico e appartamenti sfarzosi con preziosi mobili e arazzi. I lavori, curati dagli ingegneri Tango e Papa, terminarono nel 1598.

Dal 1606 il duca Marzio e suo figlio Diomede risedettero con grande sfarzo in questo palazzo. Tuttavia nel 1647, nel corso della rivolta di Masaniello, l’edificio, così come vari palazzi nobiliari napoletani, fu attaccato dagli insorti che lo saccheggiarono di tutte le cose preziose ospitate, compresa una carrozza coperta di lamine d’argento e di ornamenti d’oro. Molti di questi oggetti, portati al castello del Carmine, furono incamerati da Gennaro Arnese, uno dei capi della rivolta.

Dopo questi eventi il duca di Maddaloni non volle più risiedere nel palazzo della Stella. Nel 1656 lo permutò con il palazzo in via Toledo (ancora oggi noto come palazzo Maddaloni) appartenente allora al marchese Ferrante Francesco d’Avalos. Tuttavia il Marchese vendette a sua volta la proprietà, cedendola al ricchissimo banchiere fiammingo Gaspare Roomer. Questi lo restaurò, affidando i lavori sempre a Onofrio Tango. La costruzione fu ampliata con la costruzione del secondo cortile, arrivando fino a vico Tagliaferri (oggi via A. Villari). Il palazzo ospitava la collezione di dipinti del Rommer, con più di 1000 opere di autori quali Rubens, Ribera e Luca Giordano. Alla sua morte (1674) il fiammingo lasciò tutti i propri averi al monastero di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, sito a Salvator Rosa, di cui era badessa la figlia. Tuttavia, dopo pochi anni (1684) il Monastero decise di vendere il palazzo a Carlo Caracciolo duca d’Airola. Alla morte di questi, avvenuta senza eredi maschi nel 1709, la proprietà passò alla sorella Antonia e infine pervenne a Bartolomeo Di Capua, principe della Riccia, ed alla moglie di questi Anna Cattaneo, figlia del principe di San Nicandro. Nel 1715, dinanzi a personalità quali Giambattista Vico, Pietro Metastasio vi improvvisò quaranta ottave sul tema “La magnificenza dei prìncipi e le sue lodi”. Nel 1724 il palazzo pervenne a Baldassarre Cattaneo della Volta, terzo principe di San Nicandro. Questi restaurò l’edificio, soprattutto dal punto di vista decorativo più che da quello architettonico, affidando la direzione dei lavori a Francesco Solimena. Il portale, come si presenta attualmente, vide forse l’intervento di entrambi i Vanvitelli mentre affreschi e decorazioni, oggi in gran parte scomparsi, furono opera prima di Solimena e poi del Vecchione. I lavori terminarono nel 1730.

Il successore, Domenico Cattaneo (1696-1782), fu inviato ambasciatore in Spagna nel 1740 e tra i tutori del piccolo Ferdinando IV nel momento in cui re Carlo lasciò Napoli per salire sul trono di Spagna (1759). Nel 1782 il principe morì a Barra, dove aveva trascorso la vecchiaia nella grandiosa villa Giulia (tuttora esistente a S. Giovanni a Teduccio in via Principe di Sannicandro, appunto). Nel 1785 il suo corpo fu collocato nella cappella gentilizia costruita, già nel 1731, all’interno della vicina chiesa di S. Maria della Stella (una porta ancora esistente, situata di fronte all’ingresso del palazzo, consentiva ai Principi di accedere direttamente nella chiesa attraverso una scala). Il monumento funebre, scolpito dal Sammartino, andò purtroppo perduto nel 1944 quando un terribile incendio danneggiò gravemente la chiesa della Stella.

Per due secoli la famiglia Sannicandro fu in possesso del palazzo, pur risiedendovi incostantemente fino al decimo principe, Francesco, scomparso nel 1953. Nel 1905 Ippolita Cattaneo, proprietaria di ampia parte del palazzo, sposò Antonio Giusso del Galdo. Già dall’800 il palazzo era stato comunque frazionato in appartamenti. Oggi è un condominio.