«Memorie Meridiane», la rubrica del nostro blog che offre ad amici e lettori gadget digitali sul nostro passato e sulla nostra identità, vi regala oggi un’autentica rarità: una delle prime carte, forse la più antica, del Gargano e delle isole Tremiti. Venne pubblicata nel 1568, come supplemento di una delle tante edizioni del «Descrittione di tutta Italia» di Leandro Alberti. L’opera era stata stampata per la prima volta a Bologna, nel 1550. Ebbe molto successo tanto che all’edizione bolognese seguirono molte altre, pubblicate a Venezia, postume. Nel 1861, quasi 10 anni dopo la morte dell’autore, la «Descrittione di tutta Italia» si arricchì di un capitolo dedicato alle Isole pertinenti ad essa, e nel 1865 un’altra edizione veneziana ospitò una serie di carte geografiche, tra cui quella di cui parliamo nel post.
Si tratta di una carta alquanto imprecisa, sia per quanto riguarda le proporzioni, sia per la scarsa fedeltà alla reale orografia del territorio rappresentato, ma proprio per questo possiede un suo fascino. C’è da tener presente, che la nascita della moderna cartografia, che si si suole far coincidere con la pubblicazione delle opere di Gerardus Mercator è di qualche anno successiva.
L’arcipelago delle Tremiti è rappresentato molto più grande di quanto non sia in realtà, il lago di Varano è posto a levante del promontorio garganico e in territorio abruzzese. Di particolare interesse sono invece i toponimi, che Alberti mutua dal dialetto locale, parlando per esempio della «città di Bestia, così dal volgo nominata, invece di Vesta». Così, Vieste diventa Bestie, Cagnano è Cognato; Carpino, Caprina; San Nicandro, Licandro; Capraia, Capara; Cretaccio, Gatizzo; San Domino, San Doimo; Termoli, Termine.
La «Descrittione» rappresenta la prima guida di viaggio e dal punto di vista letterario ha un valore notevole, soprattutto per la Puglia, in quanto offre una delle prime descrizioni dei suoi luoghi, con riferimento particolare proprio al Gargano e a Monte S.Angelo.
Alberti fu un testimone oculare dei luoghi di cui parlava in quanto viaggiò parecchio, una sorta di inviato speciale ante litteram. Era un frate domenicano, studioso in particolare della stregoneria, contro la quale lottò strenuamente come inquisitore.
Ricordiamo che quella che vedete nell’articolo è solo una miniatura della carta che da domani potrà essere scaricata in alta risoluzione dagli abbonati al canale whatsapp di Lettere Meridiane, in cui vengono pubblicati i contenuti Premium del blog.
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Geppe Inserra