IN PUGLIA SUPERATE OLTRE LE 16 MILIONI DI PRESENZE NEL 2023

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Sono i numeri relativi al turismo in Puglia, in costante crescita dal 2015 e che hanno portato la Regione a essere una meta turistica internazionale tra le più apprezzate.

“Quest’anno i primi sei mesi segnano un +11% che dimostrano che la tanto agognata destagionalizzazione è ormai realtà. Questo grazie alla crescita del turismo straniero che, per esempio, nella città di Bari è pari al 59% delle presenze con un dato superiore alla media nazionale, inimmaginabile solo pochi anni fa”, le parole di 𝐋𝐮𝐜𝐚 𝐒𝐜𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐞, 𝐃𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐏𝐮𝐠𝐥𝐢𝐚𝐏𝐫𝐨𝐦𝐨𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, l’agenzia regionale del turismo, rilasciate a Repubblica.

C’era una volta, agli albori del nuovo millennio, una giovane generazione di pugliesi che, con la mente colma di sogni e il cuore ardente di speranze, si avventurava per le strade d’Europa. Con accenti che tradivano le radici profonde di una terra antica, si trovavano spesso a dover spiegare agli increduli interlocutori dove si trovasse la loro amata regione, la Puglia. “Do you know Italy is like a boot?” era la domanda che rivolgevano, con un sorriso timido ma determinato, cercando nei volti degli altri un barlume di comprensione. E quando l’ovvietà della forma a stivale del nostro Paese appariva negli sguardi, aggiungevano: “Puglia is the heel of the boot.”

Eppure Bari, Lecce, Brindisi, Foggia, Taranto non evocavano altro che una terra remota, persino sconosciuta, nascosta nelle pieghe di un Sud spesso trascurato e dimenticato come “de finibus terrae”. Poi, però, a partire dal “Pensiero Meridiano” di Franco Cassano, prese forma una storia nuova. Nacque così la “Primavera Pugliese”, allora inaspettata e, un po’ per caso, un po’ per volontà, ci fu una generazione che si fece trovare pronta, sotto la guida di politici lungimiranti.

In pochi anni cambiò la percezione internazionale di Bari e della Puglia su un fattore chiave per l’attrattività. Negli anni dell’impegno politico e amministrativo nella città di Bari arrivò la novità del piano strategico metropolitano: la voglia, cioè, di guardare lontano e sognare in grande. Bari riuscì a innovare per oltre vent’anni, migliorando sempre un po’ alla volta, sempre di più. Contemporaneamente, in quegli anni, la Regione Puglia si dotò di strumenti innovativi nel campo del teatro, del cinema e del turismo, di un sistema di voli low cost, e tanti altri trenta-quarantenni super competenti e appassionati furono artefici del loro destino. E fu così che la Puglia non fu più una regione sconosciuta ai più, diventando una terra dove ogni anno si iniziarono a riversare milioni di turisti, attratti dalle spiagge bianche del Salento, dai centri storici di Bari e Trani, dai trulli di Alberobello e dalle grotte di Castellana, dal Gargano e dalla struggente Taranto, che avrebbe trovato nella decarbonizzazione dell’Ilva il mantra del suo sviluppo.

Ma non solo: la Puglia diventò via via la regione con il mare più pulito d’Italia, che abbatteva gli ecomostri, che bonificava l’ambiente; un crocevia di cultura, opere letterarie e cinematografiche, ospitando star internazionali, festival di fama mondiale e, più recentemente, il G7, segno indiscusso del prestigio raggiunto a livello globale. Tutto ciò è avvenuto grazie a politiche urbane e regionali virtuose, a imprenditori illuminati che hanno investito e riqualificato intere aree della Puglia, e all’opera instancabile di tanti giovani che, arricchiti dalle esperienze maturate all’estero, sono tornati per promuovere la regione del tacco d’Italia in tutte le principali fiere del turismo internazionali, nei festival del cinema, nell’internazionalizzazione delle imprese.

La Puglia è diventata in pochi anni sinonimo di autenticità, di bellezza senza tempo, di una terra che accoglie a braccia aperte, offrendo non solo panorami mozzafiato, ma anche un’esperienza di vita che rimane impressa nell’anima di chi la visita. Questi giovani, che un tempo dovevano spiegare con fatica dove si trovasse la loro regione, oggi vivono il successo di una Puglia rinata, fiera e conosciuta in ogni angolo del mondo. Tanti altri, che sono andati via, da lontano manifestano nelle città di tutto il globo l’orgoglio di essere “pugliesi nel mondo” e si fanno strumento di pacifica promozione della loro terra di provenienza, considerata ormai un contesto vibrante, creativo, contemporaneo, internazionale e aperto alle diversità di genere, anche con leggi avanzatissime sull’omotransfobia.

La storia di questi ultimi vent’anni è quella di uomini e donne e di una terra che, passo dopo passo, sono riusciti a risalire la china, dimostrando che i sogni possono davvero cambiare il destino di un popolo e di un luogo. E così, mentre milioni di turisti passeggiano ogni anno per i vicoli dei centri storici, tra il profumo dei sapori nostrani e l’eco lontana delle parole di un tempo, l’economia pugliese ha trovato circa 200 mila occupati, secondo Confcommercio, e una parte rilevante (il 13% secondo Bankitalia) del suo prodotto interno lordo. La Puglia, secondo le recenti analisi, ha sfondato quota 16 milioni di presenze nel 2023, battendo ogni anno, dal 2015 a oggi, i suoi record in termini di arrivi (al netto delle annate in pandemia).Evocare ancora la destagionalizzazione, come avveniva nel Piano Strategico del Turismo “Puglia365”, approvato dalla Giunta Regionale nel 2016, è ormai anacronistico perché tutto questo sta avvenendo, ben prima delle previsioni. Nei primi sei mesi del corrente anno, infatti, la crescita a doppia cifra degli stranieri consente di affermare ormai che più del 40% delle presenze si concentra nei “mesi spalla” rispetto agli storici mesi di luglio e agosto. E i forecast dell’Osservatorio Regionale del Turismo prevedono un settembre e un autunno ancora caldi per le nostre strutture. Tutto questo si tiene insieme: le presenze internazionali allungano naturalmente la stagione, come per esempio accade a Bari, dove gli stranieri rappresentano il 59% dei turisti nei primi sei mesi di quest’anno (dato superiore alla media nazionale e impensabile solo 5 anni fa). Ed era appunto questo esattamente la base della strategia turistica messa in campo nel 2016.

Ma se è dunque innegabile che gli impatti sul territorio sono enormemente positivi, bisogna sempre essere autocritici e pensare a migliorare. La fuga di cervelli, purtroppo, continua e le esternalità negative di questi fenomeni oggi ci portano a leggere la realtà attraverso i suoi lati oscuri, che pure ci sono. E, in effetti, il turismo, essendo materia complessa ed essendo una vera e propria industria fatta di cluster con reti lunghe e reti corte, ha impatti diversi e non sempre felici per le popolazioni residenti, come dimostrano le cronache recenti in ogni parte del mondo.

Che fare dunque? Certo, sarebbe delittuoso buttare via questa rivoluzione; bisognerebbe invece aggiustare il tiro e, se necessario, elaborare un approccio partecipato, coerente con la cifra politica di vent’anni di leggi sulla partecipazione, con la popolazione residente a partire dal capoluogo di regione. Avendo come visione il tema della sostenibilità, che non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica, la Puglia saprà trovare la strada per il suo futuro. Bisognerà resistere al dramma della Xylella e trovare le formule per evitare la gentrificazione dei centri storici (che è cosa diversa dall’overtourism), con opportuni regolamenti di concerto con il Governo nazionale, che dovrà necessariamente intervenire. Allo stesso modo, le amministrazioni locali dovranno, con maggiore attenzione, garantire spiagge libere e accessibili; bisognerà ancora migliorare il sistema dei trasporti locali e nazionali, raffinare la formazione e stare attenti, infine, all’abbandono dei rifiuti urbani.

Ma non dobbiamo tornare indietro e guardare nello specchietto retrovisore: pensando a 25 anni fa, infatti, non troveremmo l’Eden, bensì vedremmo una terra che bisognava indicare sulla cartina geografica, con i contrabbandieri agli angoli delle strade e tutte le saracinesche abbassate nel mese di agosto.

Invece, la Puglia che un tempo doveva essere indicata sulla cartina geografica ed essere descritta con parole che faticavano a evocare immagini, oggi è il simbolo di un successo inarrestabile, che ha ridato vita e orgoglio a una regione un tempo dimenticata, ma ora al centro del mondo.