Partire da sé stessi per essere fedeli anche con gli altri. Sapendo che qualche volta l’infedeltà può salvare la vita di una coppia
Non è facile riflettere sulla fedeltà senza guardarsi allo specchio. Personalmente, ho molta ammirazione, lo confesso, per le coppie che riescono a conservare integra la loro reciproca fedeltà. Tra uomini e donne, e anche tra amici.
FEDELTÀ
Si tratta sicuramente di una minoranza di persone fortunate e dotate, probabilmente, di un grande senso di responsabilità e di un’idea profonda della vita. A prescindere dalle convinzioni religiose, infatti, considero la fedeltà un valore assoluto, un traguardo da avere sempre al centro dei propri obiettivi esistenziali. Come la libertà. Al punto che entrambe, fedeltà e libertà, appaiono più come orizzonti che come realtà, e una volta conquistate non esiste la certezza di poterle avere per sempre. Vanno coltivate e preservate.
CHE COS’È’ LA FEDELTÀ
In termini religiosi la fedeltà si esprime attraverso la sua radice ebraica che corrisponde a un sinonimo di verità. Un credente fedele è affidabile, stabile, convinto che Dio non lo lascerà mai solo, capace di non tradire se stesso. Vive nella verità. In termini più laici, la fedeltà è il rispetto di un patto: verso un amico, verso chi ci ha dato fiducia, verso chi è qualche gradino sopra di noi nelle gerarchie del lavoro. Ma innanzitutto è la fedeltà coniugale, il rispetto reciproco dei doveri coniugali che escludono, almeno sulla carta, la possibilità del tradimento, anche solo per una notte di piacere. E le cosiddette “coppie aperte” che applicano l’infedeltà in modo reciproco e sistematico sono semplicemente un surrogato di una vita coniugale e esprimono un modo anche piuttosto rozzo di negarne il valore essenziale. Certo, non dobbiamo essere né ipocriti né maestri di virtù (ne abbiamo già tanti in giro e a piede libero…) e quindi è bene misurare il traguardo della fedeltà con i propri limiti, senza impiccarci troppo al dizionario e senza confondere il sacro con il profano, la rotondità di una fede religiosa con le spigolature della vita quotidiana.
L’IMPORTANZA DELLA FEDELTÀ IN COPPIA
Guardiamo le statistiche. Gli italiani sono i più fedifraghi in Europa: oltre il 60 per cento delle coppie riconosce di avere fatto e subito almeno un tradimento nel corso della vita. Siamo meno fedeli di francesi e spagnoli, che in classifica arrivano dopo di noi. E lo siamo in virtù di tre fattori che, invece, ricorrono in parti uguali in tutte le storie di tradimenti di coppia: la noia, la scarsa attenzione da parte del partner e l’insoddisfazione per la vita sessuale.
EFFETTI BENEFICI
Questi numeri fanno riflettere. Tradiamo più dei francesi, ovvero di un paese dove l’infedeltà è riconosciuta e tollerata come un comportamento di massa, uno stile di vita. La coppia, in Francia, è aperta per definizione, tutti tradiscono (sono frequenti anche gli scambi di coppia), di solito nella massima discrezione, e una sentenza della Corte costituzionale francese ha fatto scuola: l’infedeltà non è un atto contro la morale, come ancora viene considerata in Italia.
Dunque, non prendiamoci in giro: siamo un popolo di infedeli. E il tradimento ci accompagna nella vita di coppia, come nelle amicizie, come nei nostri comportamenti nella vita sociale. Diffidiamo di qualsiasi moralismo sull’argomento, accontentiamoci di qualche buona notizia scientifica (per esempio: le persone che superano il tradimento diventano più intelligenti), e proviamo a dare qualche risposta su questo atteggiamento così diffuso.
PERCHÉ NON TRADIRE
Sicuramente la fedeltà, come l’onestà, è uno dei valori che nel tempo ha perso significato. Non viene riconosciuto come tale. Coppie aperte, coppie fragili, famiglie allargate, amici-amanti: il ventaglio delle possibili relazioni si è molto allargato all’interno di una morale sempre più relativa e sempre più fai-da-te.
Se vogliamo restituire senso e valore alla fedeltà, forse è il caso di partire, senza nostalgie ma con lucidità, da come hanno funzionato per secoli i meccanismi di coppia. C’è sempre stata un’area di reciproca e assoluta dissimulazione, di detto e non detto, di qualcosa che ha a che fare con la parte più remota della nostra intimità. È in questa zona che dobbiamo decidere se resistere o cedere: una terza possibilità non esiste. È in questa zona che il nostro discernimento è chiamato a scendere in campo, senza cercare sempre qualche alibi per attenuare i nostri sensi di colpa. La noia, come la scarsa attenzione o una vita sessuale non appaganti, sono ottime motivazioni che possono spingere all’infedeltà, ma non la giustificano e non la rendono inevitabile.
COME REAGIRE AL TRADIMENTO
Una volta chiarito che abbiamo mezzi e risorse per resistere, senza diventare santi e casti, c’è poi il passaggio successivo. Come reagire al tradimento? Anche in questo caso, la vecchia morale, che tanto abbiamo contestato, ci può essere di aiuto. Ricordo un’amica di mia madre che si sfogava per i continui tradimenti del marito. Mia madre la invitava a resistere, a provocarlo senza cedere con lo scontro finale, a sfidarlo sul suo terreno, senza diventare fedifraga per reazione. In virtù di quali argomenti mia madre motivava i suoi dolci e amichevoli consigli? La tenuta della famiglia, la fatica di un progetto di vita che si è costruito nel corso degli anni, gli interessi superiori dei figli. E anche, era evidente nel suo ragionamento, un certo margine di tolleranza che andava consentito agli uomini, e non sempre alle donne. Una tolleranza anche questa ben nascosta nell’involucro della dissimulazione, di una realtà che non veniva mistificata, ma diciamo pure ammorbidita, arrotondata.
Solo attraverso il canale di un ragionamento, se ci riflettete, così profondo nella sua semplicità, nel suo banale buonsenso, si può trovare la forza per perdonare il tradimento, per superarlo, andando avanti e non indietro. Quasi come se il tradimento, una volta avvenuto, possa fare bene alla coppia, rilanciando la piattaforma di attenzioni, di premure, di complicità, sulla quale le storie reggono, al di là dei batticuore e delle palpitazioni che, per loro natura, hanno una durata piuttosto limitata. Se questi argomenti vi convincono, sappiate che essere fedeli vi porterà, in poco tempo, dalla parte di persone davvero trasgressive, davvero rivoluzionarie. Tradire è la norma, essere fedeli è l’eccezione: ognuno deve decidere da che parte stare.
COME PROTEGGERE LA FEDELTÀ
Un’ampia letteratura, indovinate per quale motivo di marca prevalentemente femminile, prova a orientare le persone lungo il crinale fedeltà-infedeltà. Si parte spesso, troppo spesso, dal presupposto che gli uomini non sono mai fedeli, per loro natura, e le donne devono accettare la regola. Ammesso che la teoria sia giusta, non si capisce però il motivo per il quale la prassi non debba essere reciproca. Con reciproca discrezione.
A leggere, o sfogliare, tanti manuali, mi tornano invece in mente le cose che mia madre ha provato a predicare, senza troppa enfasi, a quattro figli maschi, anche attraverso la propria, diretta esperienza. Costruire i legami forti, a partire dal matrimonio, sull’amore, e non sull’interesse e sulla convenienza. Le donne che cercano di sistemarsi sono destinate all’infelicità. Gli uomini che cercano di sistemarsi sono patetici.
Quando si ama una persona, la si rispetta a tutto tondo. Nei gesti (mai un accenno di violenza) e nei comportamenti, riuscendo anche a “sopportarsi” nei momenti difficili. Ma innanzitutto evitando qualsiasi forma di inutile e violento spionaggio. Non indagate sul vostro partner, non state a ricostruire tutti i suoi ultimi messaggi, non cercate di sondare il livello delle sue amicizie femminili e dove porta. La fedeltà è una scelta, è come tale va rispettata. Ma anche chi è infedele, magari per una debolezza o per una banalissima scivolata di fronte alla tentazione, non è detto che non sappia dare e ricevere amore. Ciò che rende davvero longeva la vita di coppia. (nonsprecare)