La fiducia è una luce, che bisogna accendere anche correndo qualche rischio di restare delusi. E non va sciupata: si conquista nel tempo, ma si perde in un attimo
La fiducia è come un raggio di sole. Porta luce nella penombra della vita, illumina anche con il lampo dei sogni dove di solito comanda il buio della realtà. La fiducia è un approccio aperto, largo, con la vita, da non sprecare, che porta a coltivare l’ottimismo della volontà piuttosto che il pessimismo dell’intelligenza, e contribuisce a guardare gli altri attraverso lo sguardo fiducioso dei loro pregi e non con l’occhio torvo che inquadra i loro difetti.
La fiducia, da sola, ingloba le quattro virtù cardinali. Bisogna coltivarla per dosare bene la prudenza e non trasformarla in una forma di prevenzione se non di vera e propria chiusura nei confronti degli altri. Con la fiducia riusciamo a essere temperati, che non significa affatto diventare rinunciatari, e forti, mostrando il vigore dell’autorevolezza, non il pugno di ferro dell’autorità. E ancora: la fiducia riguarda anche la giustizia, guai se non avessimo appunto fiducia in una virtù, l’unica possibile, che può regolare in modo equo i rapporti tra le persone.
IMPORTANZA DELLA FIDUCIA
Nessuno, ma proprio nessuno, può dirsi al riparo dalle delusioni per la fiducia mal riposta. Delusioni in amore, in un’amicizia, in un rapporto di lavoro. Siamo stati traditi, e quante volte, da chi meno ci aspettavamo capace di un gesto simile. Un capitale di rapporti umani, di aperture e di condivisioni, costruito nel tempo e nel corso della vita, è sfumato nell’attimo della cocente delusione della fiducia tradita. O comunque non rispettata come ci aspettavamo.
VALORE DELLA FIDUCIA
L’antico adagio recita «Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio», e già questo dovrebbe essere un campanello d’allarme per il nostro atteggiamento nei confronti degli altri. Ma siamo sicuri che non fidarsi sia la scelta migliore? Dove poggia, concretamente, la convinzione in base alla quale la diffidenza non costa nulla, mentre la fiducia è un rischio puro, un azzardo? Noi la pensiamo esattamente in modo contrario, e siamo convinti che un approccio ispirato alla fiducia è sempre preferibile alle incertezze ed ai chiaroscuri dei diffidenti.
COME SI CONQUISTA LA FIDUCIA
La prima cosa per conquistare la fiducia degli altri, anche dei familiari più stretti, è mostrare, in modo concreto e senza opacità, la propria affidabilità. Specie quando soffia il vento del disagio, dei problemi, delle brutte sorprese. Poi la fiducia si conquista, come in un cocktail di lunga vita, con leggerezza, ironia, empatia, disponibilità a recepire le ragioni degli altri. I narcisisti possono piacere, ma non emanano il profumo della fiducia, semmai sollevano dubbi e sospetti sulla loro tenuta. Infine, la fiducia appartiene alla ristretta categoria dei beni più preziosi ma anche più facili da perdere ( e da sprecare). In questo si associa alla libertà. Basta davvero poco per perdere la fiducia che si è conquistata con tanta fatica, ed a quel punto non ci resterà che ricominciare. Partendo da meno di zero.
AVERE FIDUCIA NEGLI ALTRI
C’è in gioco, e non è poco, uno spreco importante: la luce della vita. La fiducia è luce, luce solare, e pazienza se poi arriva anche il buio della delusione. Fa parte del gioco. Non esercitarla significa rassegnarsi alle opacità dell’esistenza, a non assumersi il rischio di approfondire il contatto con le persone, specie se diverse da noi. Alcuni recenti studi scientifici dimostrano che chi ha fiducia nell’altro vive meglio e impara di più. La diffidenza, invece, esclude, crea un’abitudine a rinserrare in se stessi, non prende neanche in considerazione ciò che sarebbe potuto nascere da un rapporto.
La crisi della fiducia, della sua stessa identità e utilità, è figlia dei tempi. Nei quali appunto siamo tutti portati a fidarci poco, troppo poco. Degli altri, degli uni con gli altri e anche di noi stessi. È crollata la fiducia in figure di riferimento, che potremmo definire “istituzionali” per il peso che hanno sempre avuto nella nostra vita. Il prete. L’insegnante. E prima ancora il genitore. È ai minimi termini la fiducia nei confronti di tutto ciò che si associa ai vari gironi dell’establishment. Non ci sentiamo né rassicurati né governati dalla politica, che sconta forse la più grave crisi di fiducia nella sua storia millenaria. Una crisi che non riguarda solo la rappresentanza, i partiti, per intenderci, ma ha sfondato nelle istituzioni. Si è abbassata la fiducia nelle religioni, per le cattive prove che stanno dando: l’islam, con la sua aggressività che non sempre è circoscritta a gruppi minoritari; il cristianesimo con gli scandali autodistruttivi degli abusi sessuali. Per non parlare della diffidenza con la quale ci rapportiamo ai mezzi di informazione. Fino a poco tempo fa, era un classico dire: «Lo ha scritto…». E fatto il titolo del giornale citato, la nostra affermazione diventava una certezza, a prova di qualsiasi smentita. Aveva un timbro, una certificazione di qualità, di attendibilità e di serietà.
COME RIUSCIRE A DARE FIDUCIA
Con il moltiplicarsi delle fonti di informazione e dei relativi messaggi, con la confusione che circonda i social e il loro linguaggio dalle notizie, con l’idea (falsa) in base alla quale tutti possiamo essere cronisti della vita quotidiana, si è creato un vero e proprio corto circuito. Molte notizie, tantissime balle. Molti slogan, pochi fatti autentici e seriamente verificati. Un corto circuito al quale, almeno sembra, tendono a sottrarsi le nuove generazioni che vogliono, per esempio a proposito di sostenibilità e disastri climatici, potersi fidare. Di chi ha la competenza necessaria per dire realmente come stanno le cose. E contro chi finge di non ascoltare. Chissà, forse una nuova iniezione di fiducia nella nostra vita partirà da qui, da questa domanda crescente di cose attendibili da ascoltare e con le quali misurarsi. E forse, come diceva alla fine del Settecento il filosofo Joseph Joubert, a forza di fiducia metteremo gli altri nell’impossibilità di ingannarci. Li costringeremo a non deluderci. (nonsprecare)