Spesso il visitatore che per la prima volta giunge alle Isole Tremiti rimane colpito alla vista dell’Isola di San Nicola. Lo sguardo è rapito dall’imponente facciata della chiesa di Santa Maria a Mare che incombe con maestosità sul piccolo arcipelago.
La storia di questa abbazia affonda le sue origini nel Medioevo, e proprio della sua fondazione parleremo in questo articolo.
Dal “Chartularium Tremitense” si evince che il primo centro religioso venne costituito ad opera dei Benedettini cassinesi verso la metà del IX secolo. Dallo stesso documento sappiamo anche che, nel 1010 sulle isole era presente il monastero di S. Michele e S. Jacopo in Tremiti.
Poi nel 1026 in un atto della città di Campomarino appare con il nome: “monasterium Beate Dei genitrici et Virginis Marie et Sancti Jacobi apostoli”, nome che le resterà fino ed oltre la metà del XI secolo per poi essere sostituito definitivamente con l’appellativo: “monasterum Beate Dei genitrici et Virginis Marie”.
Il primo “storico” delle isole Tremiti, Benedetto Cocarella nella sua opera “Cronica Istoriale di Tremiti” del 1606 sostiene che molto probabilmente il primo centro religioso sia sorto sull’isola di San Domino e che solo successivamente i monaci si siano stabiliti sull’isola di San Nicola, in quanto le sue alte coste si prestavano meglio per la difesa dagli attacchi provenienti dal mare, perché di difficile accesso.
Secondo documenti analizzati dal Muratori la data di nascita dell’abbazia di Tremiti risale al 1045 anno in cui i monaci s’insediarono sull’isola di S. Nicola sotto la guida dell’abate Alberico.
Sicuramente un ruolo principale per la diffusione del monachesimo benedettino nella Capitanata fu svolto dai grandi monasteri dell’aria beneventana, la cui azione è documentata con certezza a partire dal VIII secolo. E la parte da leone la faceva il monastero di Monte Cassino, creando dipendenze attraverso una fitta opera di colonizzazione.
«Ma da sempre sulla nascita della chiesa aleggia anche una leggenda, che narra di un uomo approdò sulle coste tremitesi, allora deserte, desideroso di condurvi una vita da eremita». (Marlintremiti)