Tre regole: non affiggetevi con pensieri negativi. E utilizzate l’ottimismo della volontà. Cercate compagnie che ispirano simpatia e sorrisi. Passate all’azione, di fronte alle difficoltà.
COME SMETTERE DI LAMENTARSI
Di fronte alle difficoltà, e in questo periodo davvero non ne mancano, più che le parole servono i fatti. Serve una sana concretezza e una rinuncia a una tendenza molto diffusa, specie tra i popoli mediterranei: la tendenza al lamento, alla lagna, all’auto-commiserazione, a uno stile di vita dove ci si sente sempre vittime di qualcosa o di qualcuno. Quello appena passato è stato un anno difficile per molti ma è il caso, in previsione del 2023, di attrezzarsi, anche psicologicamente, per affrontare al meglio i prossimi 12 mesi. Per esempio: non lamentandosi in continuazione. Non serve a nulla, è una reazione sterile, che aumenta malumore e pigrizia, e induce alla rassegnazione.
PERCHÉ LAMENTARSI NON SERVE A NULLA
Sono anni in cui invece dobbiamo imparare a reagire, ad essere duttili nei nostri comportamenti, pronti a modificarli sulla base delle circostanze. Un primo modo efficace per non lamentarsi è quello di allontanare i pensieri negativi, e sostituirli con ventate di ottimismo (della volontà). Pensate a una difficoltà sul lavoro, a cose che non vanno come avevate immaginato, e alla reazione istintiva. Di lamentarsi, appunto. Fate il contrario: ricordate che in questo momento il lavoro è quasi un lusso, e comunque una fortuna. E in ogni caso siete sicuramente nella condizione di migliorare la vostra condizione.
INUTILITÀ DEL LAMENTARSI
Seconda regola: non cercate solidarietà nel vostro lamento. Tenete presente che lamentarsi spesso allontana dagli altri, vi mette in una condizione di essere respinti. Diventate perfino insopportabili. Depurate il lamento nell’ironia, nella leggerezza, in un’idea della vita in base alla quale non tutto va preso, sempre e comunque, sul serio. E cercate la compagnia di persone che ispirano simpatia e sorrisi. Sono loro i vostri modelli.
AGIRE INVECE DI LAMENTARSI
Infine, terza regola: agire. Il lamento porta, direi: trascina, alla passività, alla rassicurazione del “tanto capitano tutte a me”. Al contrario, l’azione è la prova concreta che vi state assumendo una responsabilità, anche di fronte a voi stessi, e cercate di esercitarla fino in fondo. Vedrete, che poi le cose andranno meglio. (nonsprecare)